Una vita fraterna |
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Fratelli
in Cristo Lo
scopo di tutta la vita monastica è la perfezione dell'amore di Dio. Ma il
Cristo ci ha insegnato che non si possono separare l'amore di Dio e l'amore del
prossimo; l'uno e l'altro si approfondiscono insieme. Tutta la vita cristiana, e
dunque anche la vita certosina, comportano una dimensione fraterna. Durante
l'ultima cena Gesù ha detto: «vi do un comandamento nuovo: amatevi gli uni gli
altri. Come io vi ho amato, così anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo
tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri». L'apostolo
San Giovanni, indirizzandosi alle prime comunità cristiane, fa eco alle parole
del suo Maestro: «Ecco il comandamento che abbiamo ricevuto da Lui: chi ama
Dio, ami anche il suo fratello... Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché
l'amore viene da Dio. Chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama
non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore..... Se ci amiamo gli uni gli altri
Dio dimora in noi e il suo amore è perfetto in noi.... Dio è amore; chi sta
nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui». Come
già detto, i certosini formano una famiglia; essi sono dei solitari che vivono
come dei fratelli riuniti attorno a Cristo presente in mezzo ad essi. Solitudine
e vita fraterna si equilibrano mutuamente: una solitudine che non è isolamento
o ripiegamento su sé stessi, ma desiderio di Dio e comunione dei santi; una
vita comunitaria che non è né libero sfogo né ricerca di compensazioni
affettive, ma ricerca delle esigenze dell'amore, se c'è bisogno fino alla
croce. Nella
vita concreta del certosino non mancano le occasioni di mettere in pratica la
carità fraterna, dal semplice sorriso, quando capita di incontrare un fratello
con cui non si è potuto rompere il silenzio, fino ad altri momenti in cui la
carità può rivelarsi più difficile, poiché l'amore vero esige sovente la
rinuncia a se stesso: «Se non siamo d'accordo con un altro, sappiamolo
ascoltare, e cerchiamo di capire il suo modo di vedere.... di certo conviene in
modo tutto speciale a noi, che dimoriamo nella casa del Signore, testimoniare la
carità che procede da Dio, accogliendo amorevolmente i fratelli coi quali
conviviamo e sforzandoci di comprenderne con il cuore e la mente i temperamenti
e i caratteri, sebbene diversi dai nostri». All'interno di una vera solitudine il certosino conosce la gioia di essere unito a dei fratelli con legami di reciproco affetto; così da poter cantare con il salmista: «Quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!». |