Dalle Meditationes 

 

 

Dalle Meditationes

 

Sventurato il solitario che non ti ha conosciuto come solo compagno! Quanti uomini sono tra la folla e si trovano soli perché sono con te! Possa io, stando con te, non essere mai solo. La terra della mia anima taccia in tua presenza, Signore, perché intenda ciò che dice in me il Signore mio Dio, poiché il mormorio delle tue parole non può essere inteso che in un profondo silenzio. L'intenderle eleva il solitario che sta silenzioso al di sopra di se stesso, perché chi si umilia sarà innalzato e colui che rimarrà seduto solitario e avrà conservato il silenzio sarà elevato al di sopra di se stesso. Dove? Si tratta di un luogo? No, ma dell'amore. E questo amore, come si sorpassa da se stesso? Per il fatto che non guarda verso di sé. O, più precisamente, esso medita e ama ciò che è al di sopra di lui, il supremo Bene, il suo Dio; vedendolo e amandolo, vede e ama se stesso in un modo migliore.

(Meditatio I)

 

La mortificazione delle membra è la croce della carne, il timore di Dio è la croce dell'anima, (...) ma vi è una terza croce, una croce dello spirito, che è la carità. “Sono stato crocifisso con Cristo” (Gal 2,20) dice l'Apostolo: “Chi mi separerà dunque dall'amore di Cristo?” (Rm 8, 35). (...) Questa croce è l'amore che ci dona un cuore di carne, il che vuol dire: dolce e tenero. Per questo noi vediamo prefigurato nel “vitello tenero e buono” (Gen 18, 7) il Cristo crocifisso per il suo immenso amore.

Chiunque è giunto a questa croce attraversa la nube che lo separava da Dio ed effonde la sua preghiera alla presenza del Signore. Ed è anche per questo che “la nube coprì il monte (Sinai) per sei giorni, ma al settimo il Signore chiamò Mosè dalla nube. La gloria del Signore appariva agli occhi degli Israeliti come fuoco divorante sulla cima della montagna. Mosè entrò dunque nella nube e salì sul monte” (Es 24,16-1.8).

Cosa significano i sei giorni durante i quali Mosè è ancora coperto dalla nube, se non le sei virtù per cui si sale fino alla sapienza? Infatti solo sulla vetta della sapienza il fuoco di un'ardentissima carità manifesta la bellezza della gloria di Dio, e tutto ciò che è inferiore a questo settimo grado è ritenuto nube e oscurità.

Che dunque la prima croce crocifigga la carne col timore di Dio, la pietà e la scienza, affinché siano corrette l'intemperanza dal timore, l'alterigia dalla pietà, l'eccesso dalla scienza. Che la seconda croce prenda possesso dell'anima per opera della fortezza, del consiglio e dell'intelletto, affinché quest'anima atterrisca il demonio con la fortezza, diriga il prossimo col consiglio e si governi col dono dell’intelletto. La terza croce trascende tutto ciò; unificata nell'unità dell'amore, l'anima vi si riposa nel sonno della pace.

(Meditatio IV)

 

Mi accorgo, Signore, che la terra del mio spirito è ancora inconsistente e vuota, che le tenebre ricoprono la superficie dell'abisso (cfr. Gen 1,2).E inconsistente perché naviga in una misera inquietudine causata dalla vanità di cose vuote e dalle sue immaginazioni; è vuota dei frutti di buone opere, o come dice un'altra versione della Scrittura, è invisibile e informe. Essa è infatti nella confusione come in una specie di caos spaventoso e oscuro, ignorando sia il suo fine che la sua origine e il modo della sua natura. (...) Essa è certamente informe, poiché non conserva la bellezza delle virtù e la forma dell'immagine divina di cui aveva ricevuto la somiglianza. Così è esiliata nell'abisso del suo accecamento e il suo viso è oscurato dalle tenebre delle sue illusioni. Così è la mia anima, Dio mio, così è la mia anima: una terra deserta e vuota, invisibile e informe, e le tenebre sono sulla superficie dell'abisso. Tuttavia “l'abisso fa sentire la sua voce” (Ab 3,10), e l'abisso inferiore e oscuro chiama l'abisso superiore: tu che sorpassi ogni intelligenza. L'abisso del mio spirito ti invoca, Signore, affinché tu crei, anche da me, dei cieli nuovi e una nuova terra.

(Meditatio V)

 

O Vergine delle vergini, mia Signora, bellissima d'aspetto “in cui gli angeli desiderano fissare lo sguardo” (1Pt 1,12), volgi, ti prego, verso di me, il tuo sguardo verginale; degnati di intingere la punta del tuo dito nella tua anfora, per bagnare anche solo con una goccia d'acqua, la mia lingua affaticata e riarsa. Io so, mia Signora, io so con quale incomparabile amore e benevolenza tu guardi ognuno dei servi del grande Abramo per offrire la bevanda della tua misericordia, non solo ad ogni uomo che la chiede, ma anche ai suoi cammelli (cfr. Gen 24,19). (...)

“Tutta bella sei, amica mia, in te nessuna macchia” (Ct 4, 7); bellissima di viso, castissima di corpo, santissima di spirito e, ciò che è particolarmente splendente in te, prontissima a soccorrere le necessità dei miseri. Infatti tu sei colei che per prima attinge alle più profonde sorgenti della misericordia, porti la tua anfora piena di grazia sulla spalla della tua potente comprensione. Che fece dunque quella fanciulla che era tua figura, o mia Signora? “In fretta - dice la Scrittura - calò l'anfora sul braccio” (Gen 24, 18) e, non contenta di dare da bere soltanto a colui che lo chiedeva, “anche per i tuoi cammelli - disse - ne attingerò, finché finiranno di bere” (Gen24,19). Ciò significa, o Vergine beatissima, che tu fai bere dalla tua anfora anche me, peccatore deforme, gobbo e tortuoso. Tu compatisci veramente le nostre miserie, ben al di là di ciò che possiamo chiedere, sperare o pensare. (...)

O Vergine, bellissima per il tuo volto e per la tua verginità, concedi anche a me ti supplico, questa bevanda, e prepara per me un luogo in cui dimorare per questa notte, poiché presso di te, come dici, c'è un vasto luogo per alloggiare. Questa terra su cui moriamo è stretta, e gli uomini ne traggono motivo per litigare: Mia è la terra, mia la sorgente, mio il bosco. Ma con te lo spazio per dimorare è vasto. (...) Introducimi, Madre di misericordia, nella casa di tuo Padre, perché non rimanga fuori, non sia consumato dal gelo e dal freddo e non sia assalito dai terrori della notte. Introducimi, perché dopo essermi lavato i piedi io riposi (...) finché «spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre» (Ct 2, 17).

Tu mi ricondurrai al tuo sposo Isacco. (...) Infatti tu sei veramente colei che il Signore ha preparato per il figlio del mio Padrone (cfr. Gen24,44), per essere sua madre, sua sposa e sorella. ( ..) Tu sei realmente prescelta ed eletta su tutte le donne; sei piena di grazia, “il Signore è con te” (Lc t,28).

Il Signore, Dio Padre, ti ha preparata per il Signore, Dio suo Figlio, affinché tu ci prepari per lui. Tu che ti degni di prendere posto sul dorso di questo cammello che si inginocchia dinanzi a te, prepara il tuo Figlio stesso per noi; rendicelo favorevole nel giorno in cui si leverà a percuotere la terra col soffio della sua bocca.

(Meditatio VII)

 

Bisogna seguire il Cristo in tutto, soprattutto nelle sofferenze, poiché l'amicizia si testimonia nella prova. “Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me” (Mt 10, l8). Simone di Cirene ha portato la croce dietro a Cristo, ma non è giunto fino al supplizio della croce. Bisogna seguire Cristo, si deve aderire a lui: non si deve abbandonarlo fino alla morte. (...) Settantadue discepoli seguivano il Cristo, ma dopo aver udito una parola che non potevano comprendere, tornarono indietro. Pietro seguiva Gesù nella Passione, ma da lontano, perché stava per rinnegarlo. Solo il ladrone Io ha seguito fino alla morte di croce. Che dire? È il ladro che ha seguito il Cristo fino alla morte di croce o è il Cristo che ha seguito il ladro? In verità Cristo ha inseguito il ladro per lungo tempo, finché il ladro non poté più fuggire e quando il ladro non ebbe più via di scampo, allora seguì il Cristo ed entrò con lui nel Paradiso. É dunque necessario seguire Cristo, aderire a lui. “Il mio bene è stare vicino a Dio” (Sal 72,28); “a te si stringe l'anima mia e la forza della tua destra mi sostiene” (Sal 62, 9); infatti, “chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito” (1 Cor 6,I7). Non soltanto un solo corpo, ma un solo spirito. Dello Spirito di Cristo tutto il suo corpo vive. Per mezzo del corpo di Cristo si giunge allo Spirito di Cristo. Sii per la fede nel corpo di Cristo e sarai un giorno un solo spirito con lui. Già per la fede tu sei unito al suo corpo, per mezzo della visione sarai unito anche allo spirito. Tuttavia, né la fede sarà quaggiù senza lo spirito, né lo spirito sarà lassù senza il corpo, poiché i nostri corpi non saranno allora degli spiriti, ma saranno spirituali (cfr. 1Cor 15, 44). “Padre - dice il Signore - voglio che come tu sei in me e io in te, siano in noi anch'essi una sola cosa, perché il mondo creda” (Gv 17, 21). Ecco l'unione nella fede. E poco dopo: “Perché siano perfetti nell'unità, perché il mondo conosca,” (cfr. Gv 17,2)). Ecco l'unione nella visione.

(Meditatio X)