Origine e sviluppo dell'Ordine |
San Bruno non lasciò una regola scritta, né aveva la precisa intenzione di fondare un Ordine. Ha però il merito di avere dato alla piccola comunità di Certosa e a quella di Santa Maria del Bosco uno spirito e un orientamento che conferiranno un carattere specifico all’Ordine certosino. Bruno si sentì ispirato a imitare la vita solitaria semi-eremitica dei monaci anacoreti del Basso Egitto. Alla sua morte la comunità della Grande Certosa stava aumentando, come pure la fama del suo genere di vita in tutta la Francia. A
partire dal 1115, sotto il priorato di Guigo I, quinto priore della Casa Madre
in Francia (1109-1136), cominciarono a sorgere le prime fondazioni. Verso il
1127 Guigo redige le «Consuetudini» che sono praticamente la veste legislativa
del tipo di vita condotta da san Bruno e i suoi compagni. Il testo è approvato
dal Papa nel 1133 e venne via via adottato dalle nuove fondazioni, i cui priori
si riunirono per la prima volta nel 1140 alla Gran Certosa, durante il priorato
di sant’Antelmo, per il primo Capitolo Generale a cui tutte le case, compresa
quella di Certosa, affidarono per sempre le loro sorti, segnando così la
nascita giuridica dell’Ordine Certosino. Verso la stessa epoca, le monache di
Prébayon, in Provenza, decisero di abbracciare la regola di vita certosina. Le
fondazioni si susseguirono a ritmo crescente: alla fine del dodicesimo secolo si
contavano 33 Certose; nel 1371 giunsero a 150, e nel 1521 arrivarono alla
massima espansione con 195 Certose, presenti in tutte le Nazioni d’Europa, 39
case nella sola Italia. Ma
dall’inizio del secolo XVI l’Ordine assiste ad una costante e spesso
violenta riduzione dei propri monasteri. Le guerre di religione soppressero nei
paesi passati al protestantesimo una quarantina di Certose, prevalentemente
negli stati nordici. L’imperatore Giuseppe II d’Asburgo, sotto influsso
dell’Illuminismo, soppresse tutte quelle dei suoi stati (Austria, Ungheria,
Paesi Bassi, Lombardo - Veneto). La Repubblica di Venezia non tardò ad
imitarlo. La rivoluzione francese chiuse ed alienò tutte le numerose Certose
della Francia, e Napoleone quelle dei territori da lui occupati. Nel 1810
l’Ordine era quasi scomparso. Dopo
il periodo napoleonico fu ripresa lentamente la ricostruzione, che però non
tardò ad attraversare nuove dure prove, con soppressioni e incameramenti di
beni. La prova più grande fu quella dell’inizio del ventesimo secolo, quando
in Francia le leggi antireligiose, avendo soppresso tutti gli ordini religiosi,
costrinsero i certosini all’esilio. Anche dalla Gran Certosa, culla
dell’Ordine, i figli di san Bruno furono espulsi con la violenza. La Comunità della Gran Certosa ricomprò allora la Certosa di Farneta, presso Lucca, soppressa nel 1806 da Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone, e ne fece la Sede Generalizia. Finalmente, nel 1940, il Padre Generale D. Ferdinando Vidal, con due monaci francesi, poté ritornare in Francia e stabilirsi di nuovo negli edifici della Gran Certosa, che resteranno per sempre proprietà del demanio. |