Celebrazione eucaristica del 6 ottobre 2001 |
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È
grande l’emozione e trepidazione che provo, carissimi fratelli e sorelle
nel Signore, nel vivere con voi questo momento solenne di spiritualità,
di preghiera e di fede, anche perché mi trovo qui come Inviato speciale
del santo Padre, non solo come pellegrino. Devo quindi rappresentare con
le mie parole l’animo del Papa, la sua benevolenza, la memoria gioiosa
che conserva del suo viaggio pastorale in questa terra nell’ottobre
1984, il suo amore per voi e la sua devozione per san Bruno.
Saluto e ringrazio cordialmente anzitutto l’Arcivescovo di Catanzaro
Squillace, Monsígnor Antonio Cantisani, per l’invito che mi ha rivolto qualche
tempo fa. L’affetto e la stima che nutro verso questo mio confratello mi
ha spinto ad accettare il suo amabile invito, e lo ringrazio per le parole
di bontà con cui mi ha accolto. Come pure ringrazio la Certosa e il
Priore per la loro affabile ospitalità.
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Desidero
inoltre salutare e ringraziare tutti gli Arcivescovi e Vescovi Eparchi di
Calabria; voglio ringraziare le autorità che fin da ieri sera mi hanno
attestato quella squisita ospitalità che è patrimonio vivo della vostra
terra. Saluto e ringrazio cordialmente tutti i sacerdoti e diaconi,
religiosi e religiose presenti. Saluto
e ringrazio ciascuno di voi, membri del popolo di Dio, che avete una forte
tradizione di spiritualità, di religiosità, di fede; una tradizione
della quale godiamo anche a Milano, dove risiedono numerosi vostri
conterranei e concittadini, e ci auguriamo che la loro carica di
spiritualità e di religiosità sappia opporsi al gelo dell’indifferenza
e della secolarizzazione. Dunque, come arcivescovo di Milano, mi sento in
comunione con voi e partecipo intensamente alla celebrazione che ci ha
riuniti. Celebriamo
infatti il dies natalis di san
Bruno, avvenuto il 6 ottobre 1101 in questo luogo silenzioso. I
contemporanei hanno descritto il passaggio del santo fondatore della
Certosa dalla vita mortale alla vita eterna con parole sacre, tratte dal
vangelo di Giovanni, e ricordate nel Messaggio dei Vescovi calabresi:
Bruno “sapendo che era giunta per lui l’ora di passare da questo mondo
al Padre, convocò i suoi fratelli e ricordò tutte le tappe della sua
vita. Poi espose, con un ampio e profondo discorso, la sua fede nella
Trinità”. Commentano i Vescovi: “Come un bambino che si addormenta
nelle braccia di suo padre, Bruno si abbandona al Padre rimettendo
un’ultima volta nelle sue mani tutta la sua vita, le sue opere, la sua
anima”. E il documento antico continua: “La domenica successiva
quell’anima santa fu sciolta dalla carne”. Questo
evento di 900 anni fa noi ricordiamo con devozione e con amore. Vorrei
lasciarmi ispirare dalle letture bibliche che sono state proclamate per
poi passare a una riflessione più globale sulla figura di san Bruno;
successivamente cercheremo di cogliere il messaggio che oggi viene
consegnato ai monaci certosíni, a voi conterranei del santo, che
continuate ad amarlo e a venerarlo, e alla Chiesa universale. "Ricordati" La
prima lettura, dal libro del Deuteronomio
(8,2-5), inizia cosi: “Ricordati di tutto il cammino che il Signore
tuo Dio ti ha fatto percorrere”. È un invito al popolo di Israele di
rileggere il suo passato, scoprendo in esso la provvidenza di Dio e
l’amore con cui il Signore lo ha condotto anche attraverso sentieri
difficili. Questa
parola è detta oggi a voi: ricordatevi
del cammino che il Signore vi ha fatto percorrere in 900 anni, come vi è
stato vicino mediante la presenza dei Certosini e della Certosa - momenti
di gioia e di dolore, momenti di costruzione e di distruzione. Sempre il
Signore ha trionfato, e la vostra fede, sostenuta dalla forza dello
Spirito, ha vinto e continua a vincere. Molte delle realtà di 900 anni fa
sono scomparse, sono state dimenticate, ma la Certosa è vivente, è
ancora un forte segno di spiritualità, segno della fede e dell’amore
con cui avete accompagnato, protetto, difeso, aiutato questa presenza
straordinaria di Dio in mezzo a voi. Attendere, aspettare Della
seconda e della terza lettura sottolineo una parola significativa, ricca
di simboli e di insegnamenti: aspettiamo,
attendiamo. Nel
testo tratto dalla lettera ai Romani
(8,22-30), san Paolo afferma: “Gemiamo interiormente aspettando
l’adozione a figli” e ripete: “attendiamo con perseveranza” quello
che speriamo. La
pagina del vangelo di Luca (12,35-40) parla di coloro che “aspettano il padrone per aprirgli
subito, appena arriva e bussa”. “Aspettare,
attendere” è una parola chiave della spiritualità certosina. Il Papa,
ricalcando l’insegnamento di san Bruno, ha descritto i Certosini come
coloro che “in una perseverante vigilanza attendono il ritorno del loro
Signore”. E lo attendono con speranza, quella speranza che ritma il
brano di san Paolo: “Nella speranza siamo stati salvati”, “ciò che
si spera, se visto, non è più speranza”, “speriamo quello che non
vediamo”. Di
speranza e di attesa il mondo di oggi ha un immenso bisogno. Siamo in un
tornante grave della storia umana; dopo decenni in cui ci sembrava di
godere di pace e di sicurezza, ci ritroviamo in un momento di insicurezza
e di timore. Solo l’attesa con speranza della pienezza della
manifestazione di Gesù può sostenere i nostri cuori in questi giorni
difficili. Ed
è confortante pensare che 250 Vescovi rappresentanti degli episcopati di
tutto il mondo sono riuniti a Roma, insieme col santo Padre - li ho
lasciati per venire da voi -, per un mese intero nel desiderio di
riflettere sul “Vescovo, segno di speranza”. Vi
chiedo anzi di pregare perché questo Sinodo universale sia davvero segno
di speranza per la Chiesa e l’umanità intera, in un momento grave e
difficile della storia contemporanea. La
figura *
Bruno è un santo europeo, che precorre per così dire l’unità
dell’Europa. Nato a Colonia, insegna a Reims, in Francia, e diventa
Rettore dell’Università. All’età di 50 anni fonda, sempre in
Francia, la Chartreuse, quindi viene in Italia, a Roma, e poi in Calabria:
in questi luoghi termina i suoi giorni, dopo aver dato vita a una nuova
forma di vita monastica. È
bello pensare come i santi, in tempi da noi lontani, giravano l’Europa
trovandosi ovunque a casa loro, sentendosi sempre a loro agio, senza
frontiere. Noi stiamo cercando di realizzare negli ultimi decenni il
grande disegno di un’Europa senza frontiere, di un’Europa in cui
ciascun popolo e ciascuna città mantengano la propria identità, ma uniti
dalla solidarietà nel difendere la dignità umana e la pace. San
Bruno potrebbe certamente essere considerato, con i santi Benedetto,
Cirillo e Metodio, patrono d’Europa e dell’unità europea. *
È anche un santo completo,
ricco di carismi: cristiano esemplare, è stato studioso, teologo, pastore
e consigliere di pastori, contemplativo. Da teologo ha servito la Chiesa
nell’insegnamento e nella formazione di studiosi; chiamato a Roma dal
suo antico alunno, diventato papa Urbano II, lo aiuta nel servizio
pastorale di tutte le Chiese; nella Chartreuse e a Serra di Calabria cerca
Dio solo, distinguendosi per la sua tensione spírituale. Come ricordava
l’Arcivescovo Monsignor Cantisani, Bruno ha vissuto un grandissimo amore
per la Chiesa da costruire, da edificare, da sostenere e per la quale
intercedere incessantemente nella preghiera. *
È il santo della contemplazione,
e soprattutto per questo aspetto è passato alla storia ed è giunto fino
a noi. È il santo del primato assoluto di Dio, di Dio amato sopra ogni
cosa, di Dio cercato e gustato nel silenzio contemplativo. Nel silenzio
accoglieva e viveva la Parola, nel silenzio la irradiava. *
Perciò è stato un testimone coraggioso della verità. Non ha esitato a richiamare i
pastori aì loro doveri di amore alla Chiesa, di povertà e di fedeltà al
Signore. Ha pagato di persona per il suo coraggio, ma ha continuato a
servire la verità pur nei problemi e nelle difficoltà della Curia
romana. Infine, dal silenzio della Certosa ha detto sempre la verità ai
suoi fratelli, senza compromessi e insieme con grande tenerezza e amore.
Davvero la carità e la verità erano in lui una sola cosa. *
È un santo che ha cercato sempre la solitudine,
non come fuga o disprezzo del mondo. Le sue lettere attestano un profondo
amore verso i fratelli e verso la Chiesa universale, e anche un senso
profondo per la bellezza del creato, per lo splendore di questi luoghi che
descrive con parole appassionate. Ha cercato la solitudine semplicemente
per essere sempre di più nel cuore della Chiesa e del mondo. Il
messaggio Di
fronte a una figura tanto alta, tanto eccelsa e ricca di carismi, ci
domandiamo che cosa dice oggi, in questo inizio del nuovo millennio, ai
Certosini, a noi suoi devoti, alla Chiesa. San
Bruno evoca il senso della vita
certosina per la Chiesa universale, espresso dal Papa nel messaggio
che è stato letto e, più ampiamente, nella Lettera del maggio scorso al
Ministro generale dei Certosíni: “Voi siete nel cuore della Chiesa” -
e io lo ripeto a tutti i monaci nel nome del santo Padre - “siete quei
forti che combattono per il regno di Dio e che hanno un messaggio da dare
a tutto il mondo. Voi non avete soltanto da richiamare e da raccontare una
storia gloriosa di 900 anni, ma avete da costruire per il futuro una
storia grande. Guardate all’avvenire, dove lo Spirito vi invia per fare,
per mezzo vostro, cose ancora più grandi”. E
vorrei citare come rivolte ai Certosini le parole del Papa nella Novo
millennio ineunte: “‘Duc in altum!’, gettate al largo le reti
... andate avanti con speranza nell’oceano vasto del terzo millennio”.
La vostra missione contemplativa di intercessione, di silenzio e di
preghiera è e sarà sempre essenziale per la Chiesa di oggi e di domani. A
voi, fedeli devoti di san Bruno, pellegrini, concittadini di questo grande
santo, viene consegnato un messaggio di preghiera e di fede. Come dicono i
vostri Vescovi delle Chiese in Calabria, “anche quando si è nella notte
più oscura, rimane nel profondo del cuore un desiderio nascosto, un
qualcosa che chiama verso il cielo. È proprio in questo che Bruno si
rivela più vicino alla fede schietta e semplice, spesso sofferta, della
gente di Calabria e ci spinge perciò a non abbandonare o dimenticare la
preghíera: non quella occasionale, che cerca e chiede interventi
straordinari di Dio, ma quella che accompagna tutto lo scorrere dei giorni
e fa che Dio non resti una bella parola, o un’idea astratta, o al più
un passeggero sentimento, ma sia la presenza d’amore e di luce che dà
senso ed interpreta tutti i colori, chiari o scuri. di cui la nostra vita
è come intessuta”. La
vostra preghiera, la vostra religiosità è importante sia per voi sia per
la Chiesa italiana e il mondo intero. Carissimi amici e devoti di san
Bruno, avete un grande messaggio da portare. C’è
un secondo messaggio specifico per voi, richiamato nella lettera dei
Vescovi: quello della libertà. Un messaggio che continua ad avere il suo
peso e che va in qualche maniera rínnovato, “non sottovalutando le
nuove forme di schiavitù che emergono più sottili e subdole” - la
schiavitù del consumismo, della indifferenza, del denaro e del successo.
“Tutti noi credenti ci sentiamo invitati da Bruno a trovare in Cristo la
misura di ogni autentico e vero bene”. È questa libertà dai condizionamenti che vi viene
raccomandata. *
Infine mi interrogo sul messaggio per l’intera
Chiesa, che nasce dalla nostra celebrazione. In proposito mi piace utilizzare ancora alcune parole
del Papa nella splendida lettera Novo
millennio ineunte, là dove pone la domanda: “Non è forse compito
della Chiesa riflettere la luce di Cristo in ogni epoca, farne risplendere
il volto anche davanti alle generazioni del nuovo millennio?”. Egli ci
esorta a far risplendere per gli uomini del terzo millennio il volto di
Gesù. E commenta: “La nostra testimonianza sarebbe, tuttavia,
insopportabilmente povera, se noi per primi non fossimo contemplatori del
suo volto” (n.16). Per
questo il II capitolo della bellissima lettera è dedicato a contemplare
il volto di Gesù. E la Chiesa italiana, nel documento programmatico dal
titolo Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, guardando al decennio
che abbiamo davanti insiste per un intero capitolo sulla contemplazione
del volto di Gesù. Ecco
la grande missione affidata alla Chiesa: far risplendere il volto
misterioso, mite e umile di Cristo in un mondo che fatica a comprenderlo. Aggiunge
il Papa: “La contemplazione del volto di Cristo non può che ispirarsi a
quanto dice di lui la sacra Scrittura” (n.
17). Dobbiamo contemplare il volto di Gesù leggendo la Scrittura, a
partire dal vangelo, in un clima di silenzio e di preghiera. Però
“alla contemplazione piena del volto del Signore non arriviamo con le
sole nostre forze, ma lasciandoci prendere per mano dalla grazia. Solo
l’esperienza del silenzio e della preghiera offre l’orizzonte adeguato
in cui può maturare e svilupparsi la conoscenza più vera, aderente e
coerente, di quel mistero che ha la sua espressione culminante nella
solenne proclamazione dell’evangelista Giovanni: ‘Il Verbo si fece
carne’” (n.20). Tutto ciò
non è concepibile “che a partire da un rinnovato ascolto della parola di Dio”. Per tutti i cristiani, non solo per
i monaci o per i preti, è necessario “che l’ascolto della Parola
diventi un incontro vitale nell’antica e sempre valida tradizione della lectio
divina, che fa cogliere nel testo biblico la parola viva che
interpella, orienta, plasma l’esistenza” (n.39). Posso
dire che nella mia esperienza più che ventennale di Vescovo di Milano, ho
visto accadere cose meravigliose dal contatto con la parola di Dio. Quanti
giovani si sono sentiti interpellati dalle pagine dei vangeli meditate nel
silenzio! Quanti hanno trovato la strada verso la fede e verso la
consacrazione piena! Quante persone sofferenti hanno compreso il senso del
loro dolore grazie alla Parola! Quante donne e quanti uomini scoraggiati
hanno ripreso forza nel cammino anche di servizio caritatívo e civile
alla società, per costruire la civiltà dell’amore! Nei
momenti trepidi che stiamo vivendo abbiamo molto bisogno di meditare la
parola di Dio, perché ci infonda conforto e coraggio, perché ci renda
capaci di essere servitori instancabili della pace, di attutire i
conflitti che insanguinano il mondo, in particolare la terra di Gesù, di
vivere da figli di Dio. Affido
queste intenzioni alla Madonna. da secoli invocata qui come Madre, e a lei
ripeto: “Donna, ecco i tuoi figli, ecco coloro che Gesù ti ha
affidato”. Insieme con Maria cammineremo su strade di pace. Serra San Bruno, 6 ottobre 2001
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