Letture della preghiera notturna dei certosini |
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Anno A
Tempo di Pasqua
Lunedì fra l’Ottava
Primo Notturno
1 Dal vangelo secondo Luca. 24,13-35
Il terzo giorno dopo la morte di Gesù, due discepoli erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus.
Dai Discorsi di sant'Agostino. Sermo CCXXXV,1-4. PL 38,1118-1119.
L'evangelista Luca è il solo a tramandarci questo racconto. Marco riferisce succintamente l'apparizione dei due lungo la via ma non riporta né le parole dette dai discepoli al Signore né quelle del Signore ai discepoli. Qual è dunque il contenuto specifico che la presente lettura offre a noi? Davvero importante, se lo comprendiamo. Gesù appare: i discepoli lo vedevano con gli occhi, ma senza riconoscerlo. Il Maestro camminava con loro per via, anzi egli stesso era la via, ma loro non camminavano per quella via. Egli stesso dovette constatare che erano andati fuori della via. Nel tempo trascorso con loro prima della passione, infatti, egli aveva predetto ogni cosa: che avrebbe patito, che sarebbe morto e che il terzo giorno sarebbe risorto. Aveva predetto tutto, ma la sua morte fu per loro come una perdita di memoria. Quando lo videro sospeso al patibolo furono così turbati che dimenticarono i suoi insegnamenti, non attesero più la sua risurrezione, non rimasero saldi nelle sue promesse.
2
Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele. O discepoli, l'avete sperato. Vuol dire che adesso non lo sperate più? Ecco, Cristo vive, ma in voi la speranza è morta. Sì, Cristo è veramente vivo; ma questo Cristo vivo trova morti i cuori dei discepoli. Apparve e non apparve ai loro occhi; era visibile e insieme nascosto. In effetti, se non lo si vedeva, come potevano udire le sue domande e rispondere ad esse? Camminava per via come un compagno di viaggio, anzi era lui che li conduceva. Quindi lo vedevano, ma non erano in grado di riconoscerlo. I loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Erano incapaci non di vederlo ma di riconoscerlo. Ebbene, fratelli, quand'è che il Signore volle essere riconosciuto? All'atto di spezzare il pane. È una certezza che abbiamo: quando spezziamo il pane riconosciamo il Signore. Non si fece riconoscere in altro gesto diverso da quello; e ciò per noi, che non lo avremmo visto in forma umana ma avremmo mangiato la sua carne. Sì, veramente, se tu - chiunque tu sia - sei nel numero dei fedeli, se non porti inutilmente il nome di cristiano, se non entri senza un perché in chiesa, se hai appreso ad ascoltare la parola di Dio con timore e speranza, la frazione del pane sarà la tua consolazione. L'assenza del Signore non è assenza. Abbi fede, e colui che non vedi è con te. Quanto invece a quei discepoli, quando il Signore parlava con loro, essi non avevano più la fede, perché non lo credevano risorto e non speravano che potesse risorgere. Avevano perso la fede e la speranza: pur camminando con uno che viveva, loro erano morti. Camminavano morti in compagnia della stessa Vita! Con loro camminava la Vita, ma nei loro cuori la vita non si era ancora rinnovata.
3 E ora mi rivolgo a te. Se vuoi ottenere la vita, fa' quello che fecero quei discepoli, in modo che ti sia dato riconoscere il Signore. Essi lo invitarono a casa. Il Signore fece finta d'essere uno che doveva andare lontano, ma loro lo trattennero. Arrivati nella località dove erano diretti, gli dissero: Resta con noi perché si fa sera. Accogli l'ospite, se desideri riconoscere il Salvatore. Ciò che la mancanza di fede aveva ostacolato fu conseguito per mezzo dell'accoglienza. E il Signore si mostrò loro nell'atto di spezzare il pane. Imparate dov'è da ricercarsi il Signore, dove lo si possiede, dove lo si riconosce: è quando lo mangiate. In questa lettura i fedeli sanno scoprire qualcosa che capiscono meglio di quanto non riescano a fare coloro che ancora certe cose non le capiscono. Il Signore Gesù fu dunque riconosciuto, ma, dopo che fu riconosciuto, non si lasciò più vedere: si allontanò con il corpo da quelli che ormai lo ritenevano mediante la fede. Se il Signore si sottrasse corporalmente agli occhi di tutta la Chiesa quando salì al cielo, lo fece perché crescesse la fede. Se infatti non ammetti altro fuori di ciò che vedi, quando sarà giunta l'ora di vederlo ne avrai gioia. Cresca la fede, per avere in compenso la visione. Poiché quel che noi non vediamo verrà; sì, verrà e grande sarà la gioia per quelli che hanno creduto.
Secondo Notturno
Inizio della lettera di san Paolo apostolo agli Efesini. 1,1-6
Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, ai santi che sono in Efeso, credenti in Cristo Gesù: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto.
Martedì fra l’Ottava
Primo Notturno
1 Dal vangelo secondo Luca. 24,35-48
I discepoli che tornavano da Emmaus riferirono agli undici apostoli e ai loro compagni ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto il Signore nello spezzare il pane.
Dalle Omelie di Beda il Venerabile. Homilia II,2, in vigilia Paschae. PL 94,140-141.144.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: “Pace a voi”. Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: “Sono io, non temete”. Qui anzitutto dobbiamo rilevare e tenere bene a mente che il Signore si è degnato stare in mezzo ai discepoli e svelare loro la sua presenza quando essi parlavano di lui. Proprio questo aveva promesso a tutti i fedeli quando aveva detto in altra occasione: Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro. Per rinforzare la costanza della nostra fede, Gesù talvolta ha mostrato con la presenza e l'apparizione del corpo quella invisibile presenza di cui la sua tenerezza divina ci fa sempre dono. Così anche se siamo molto inferiori agli apostoli, dobbiamo anche noi sperare questo dalla sua misericordia: ogni volta che ci riuniamo nel suo nome, egli sta in mezzo a noi. Il suo nome è Gesù, cioè salvatore. E quando ci riuniamo per parlare della nostra salvezza eterna, è chiaro che ci riuniamo nel nome di Gesù. Neppure è lecito dubitare che sia presente quando noi parliamo di quello che egli ama; e tanto più reale sarà la sua presenza, quanto più perfetto è il cuore in cui sono custoditi quei sentimenti che esprimiamo a parole.
2
Notiamo che il Salvatore, apparendo ai discepoli, subito comunica loro la gioia della pace; ora che ha celebrato la gloria dell'immortalità, rinnova la raccomandazione incalzante che aveva lasciato ai discepoli avviandosi alla passione e alla morte, compagno speciale di salvezza e di vita. Vi lascio la pace, vi do la mia pace, egli aveva detto. Questo medesimo dono divino avevano celebrato gli angeli apparsi ai pastori subito dopo la sua nascita, quando avevano annunziato lodando il Signore: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama. La riconciliazione del mondo è il fine di tutta la vita terrena del nostro Redentore; per questo si è incarnato, per questo ha patito, per questo è risuscitato dai morti: per ricondurre, riconciliandoci, alla pace di Dio noi che col peccato eravamo incorsi nell'ira divina. Perciò, a ragione è chiamato dal profeta Padre per sempre, Principe della pace. E l'Apostolo, scrivendo di lui ai pagani che avevano creduto, dice. Egli è venuto ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui possiamo presentarci gli uni e gli altri al Padre in un solo Spirito. I discepoli, turbati e atterriti per l'apparizione del Signore, credevano di vedere uno spirito. Riconobbero il Signore in colui che era apparso, però credevano di vederlo non nella sostanza del corpo, ma dello spirito; non pensavano cioè di vedere risuscitato il suo corpo che era morto ed era stato seppellito, ma piuttosto di avere davanti agli occhi lo spirito che, abbandonato il corpo, si era affidato nelle mani del Padre. Invece il Maestro provvide a eliminare quel loro errore e insieme la falsa paura che li aveva colpiti alla nuova e inaspettata apparizione, con la grazia del suo conforto e dei suoi ammonimenti.
3
Gesù aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare il terzo giorno”. Cristo doveva patire e risorgere dai morti, perché era impossibile che il mondo si salvasse se non fosse venuto il Dio uomo. Egli apparendo sotto forma umana, ci avrebbe insegnato ciò che è di Dio; affrontando la morte come uomo, l'avrebbe vinta con la potenza divina e così avrebbe acceso in quanti credessero in lui il disprezzo della morte e la certa speranza della risurrezione e della vita eterna. Niente poteva meglio innalzare gli uomini a credere nella gloria futura, nella partecipazione alla vita immortale, quanto l'esempio di Dio che in persona era venuto a condividere la loro condizione umana e mortale. Non c'era nulla di più efficace per indurci a sopportare qualsiasi avversità in vista della salvezza quanto conoscere che il nostro Creatore aveva sopportato ogni genere di insulti e addirittura la morte per donarci la vita eterna. In quale modo più conveniente avremmo potuto accogliere la speranza della risurrezione se non ricordando di essere stati purificati e santificati dai sacramenti e uniti al corpo di Cristo risuscitato dai morti? Ecco perché era necessario che Cristo patisse e poi risorgesse affinché nel suo nome fossero predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati. L'economia della salvezza esigeva che per la redenzione del mondo prima fosse sparso il sangue di Cristo e, in virtù della sua risurrezione e ascensione, fosse aperta agli uomini la porta del regno celeste. Allora finalmente sarebbero stati inviati nel mondo i missionari a predicare a tutte le genti la parola di vita e ad amministrare i sacramenti della fede. Attingendo a queste fonti gli uomini avrebbero potuto salvarsi e raggiungere le gioie della patria celeste con l'aiuto del mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che vive e regna nei secoli dei secoli.
Secondo Notturno
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini, capitolo primo. 1,7-14 -
In Cristo abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza, poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto, nella sua benevolenza, aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra. In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente, conforme alla sua volontà, perché noi fossimo a lode della sua gloria, noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo. In lui anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria.
Mercoledì fra l’Ottava
Primo Notturno
1
Dal vangelo secondo Giovanni. 21,1-14 Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù.
Dalle Omelie di san Giovanni Crisostomo su questo vangelo. In Io, hom . LXXXVII,2-3. PG 59,475-476.
Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. Avrai notato che egli non sta continuamente con i discepoli, come faceva prima. Appare loro una sera e si dilegua. Fa un'altra apparizione otto giorni dopo e scompare. Poi si manifesta in riva al mare e di nuovo suscita un forte spavento. Che vuol dire che egli si manifestò? Il vocabolo indica che il vederlo dipendeva unicamente dalla sua accondiscendenza. Ormai il suo corpo era spirituale e incorruttibile. Perché è menzionato il luogo in cui appare? Per mettere in risalto che il Signore aveva in gran parte liberato i suoi dalla paura, per cui essi, cominciando a uscire di casa, circolavano un po' dovunque. Tuttavia, per evitare il pericolo dei Giudei, passarono in Galilea. Simone va dunque a pescare. Cristo non viveva più ininterrottamente con loro e lo Spirito Santo non era ancora stato dato, né essi avevano ricevuto una qualche missione. Non avendo nulla da fare, erano perciò tornati al proprio mestiere. Si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso, Natanaele, chiamato da Filippo, i due figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disoccupati, vanno a pescare, ma ci vanno di notte, perché dominati dalla paura. Anche Luca narra di una pesca notturna, ma si tratta di un altro episodio. Gli altri discepoli li seguivano; ormai sono saldati in un solo gruppo e vogliono assistere insieme alla pesca, godendo tranquillamente un po' di riposo. Gli apostoli si mettono dunque all'opera e mentre erano così impegnati Gesù si presenta; non si fa riconoscere subito, per dar loro agio di parlargli con più libertà.
2
Gesù interpella i discepoli: Non avete nulla da mangiare? Parla ancora un linguaggio umano, come se volesse comprare da loro qualche pesce. Poiché accennano di non aver nulla, ordina di gettare la rete alla loro destra. La gettano e ottengono una pesca favolosa per cui immediatamente lo riconoscono. Qui di nuovo Pietro e Giovanni manifestano nel comportamento le coordinate specifiche del proprio carattere. Pietro è d'animo più caldo, Giovanni più elevato; il primo è più pronto, il secondo più perspicace. Perciò Giovanni riconosce per primo Gesù, Pietro è il primo a raggiungerlo. Avevano sotto gli occhi segni poco comuni. Quali? Anzitutto una pesca sovrabbondante; poi la rete non si era strappata; infine, prima di scendere a terra, trovarono un fuoco di braci con sopra del pesce e del pane. Gesù non faceva tutto questo servendosi di materiale già esistente, come di solito usava fare prima di morire. Pietro, dunque, non appena lo riconosce, getta via tutto: pesci e reti, e si cinge la veste ai fianchi. Vedi il suo rispetto, il suo amore? Sebbene fossero a un centinaio di metri dalla riva, non si attarda nell'andarvi con la barca, ma si getta a nuoto per raggiungere il Signore. Ascoltiamo ora Gesù: “Venite a mangiare”. E nessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”. Non hanno più la confidenza e l'ardire di prima, quando gli si facevano attorno incalzandolo di domande. Se ne stanno seduti in silenzio con gran timore e rispetto, protesi verso di lui. Sapevano bene - dice l'Evangelista - che era il Signore. Perciò non si azzardavano a domandargli chi fosse, ma vedendolo con un aspetto diverso, erano stupefatti e sbigottiti. Certo avrebbero voluto saperne di più, ma intimoriti com'erano e convinti che doveva proprio trattarsi del Signore e non di un altro, si astenevano dall'interrogarlo. Si limitano a mangiare il cibo che Gesù aveva creato per loro con la sua potenza soprannaturale.
3
In questa occasione il Signore non leva gli occhi al cielo né compie qualche gesto umano, per cui dimostra che un tempo aveva agito così per accondiscendenza divina. Questa - sottolinea l'Evangelista - era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. Non è più la presenza continua né la medesima familiarità coi suoi. Egli ordina loro di portargli del pesce: è la prova che quanto vedono non è un fantasma. Qui Giovanni non dice che Gesù mangiò con i discepoli, come invece riferisce Luca in un altro passo. In che modo Gesù mangi non è in nostro potere spiegarlo. Ciò avvenne in modo misterioso, non perché la sua natura avesse bisogno di nutrimento, ma per accondiscendere a provare la realtà della sua risurrezione. Ascoltando questo racconto, vi sarete sentiti ardere dal desiderio e forse avrete pensato: "Beati quelli che erano allora con Gesù, beati coloro che lo saranno nella risurrezione universale". Allora facciamo di tutto per giungere a contemplare quel volto meraviglioso. Adesso, solo ad ascoltare il racconto evangelico, ognuno di noi s'infiamma dal desiderio di essere vissuto contemporaneo del Cristo mortale, per udirne la voce, vederne il volto, avvicinarlo, toccarlo, servirlo. Che cosa sarà mai vederlo non più in un corpo mortale o facendo azioni umane, ma circondato da angeli? Pensate che cosa sarà condividere la sua condizione immortale e contemplarlo con una felicità che trascende ogni dire. Perciò, vi supplico, facciamo di tutto per non perdere una tale gloria. Niente è difficile, se lo vogliamo davvero, niente è gravoso se restiamo vigili nella fede. Se parteciperemo alle sue sofferenze, parteciperemo anche alla sua gloria.
Secondo Notturno
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini, capitolo primo. 1,15-23
Fratelli, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi, non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza. Egli la manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose.
Giovedì fra l'Ottava
Primo Notturno
1
Dal vangelo secondo Giovanni. 20,11-18 Maria stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli.
Dai Discorsi di sant'Agostino. Sermo CCXLVI,3-5. PL 38,1154-1156.
Se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo. È come se dicesse: Per me si tratta di una persona indispensabile, per te no. O donna, credi che ti sia indispensabile Cristo morto? Guarda com'egli è vivo! Tu cerchi un morto, ma egli è qui vivo con te e ti parla. Cristo non ci avrebbe recato alcun giovamento se fosse restato morto, ma solo in quanto risuscitò da morte. Ecco pertanto che, mentre lo si cercava morto, lui si fece vedere vivo. In che senso vivo? La chiama per nome: Maria; e lei, non appena sente il suo nome, risponde: Rabbuni. Il custode dell'orto poteva, sì, dire: Chi cerchi? Perché piangi?, ma Maria poteva dirlo solo Cristo. La chiamò per nome colui che l'aveva chiamata al regno dei cieli; pronunziò infatti quel nome che egli aveva scritto nel suo libro: Maria. E lei: Rabbuni, che significa Maestro. In colui che prima ella riteneva essere il custode dell'orto ora vedeva Cristo. Le disse il Signore: Non mi trattenere, perché non solo ancora salito al Padre.
2
Che significa toccare se non credere? Cristo infatti lo si tocca con la fede, ed è meglio non toccarlo con le mani ma toccarlo con la fede, anziché palparlo con le mani senza toccarlo con la fede. Toccare Cristo con le mani non fu una cosa eccezionale: lo toccarono anche i Giudei quando lo catturarono, quando lo legarono, quando lo sollevarono sul patibolo. Toccandolo, però, con animo malvagio, persero ciò che toccavano. Toccalo con fede, o Chiesa cattolica, tu, toccalo con la fede. Se ritieni che Cristo è soltanto un uomo, lo tocchi in terra; se invece credi che egli è il Signore, uguale al Padre, lo tocchi nel suo regno presso il Padre. La sua ascensione avviene appunto quando noi lo conosciamo secondo quello che egli è. Salì al cielo una volta, in quel momento storico, ma sale anche oggi, ogni giorno. Viceversa per molti non ascende, per molti giace sulla terra. Quanti dicono: Fu un grand'uomo, fu un profeta! E quanti sono sorti a dire, come qualche eretico, che fu un uomo, nient'altro; superò nella perfezione della sapienza e della santità tutti gli altri uomini, ma non era Dio.
3
Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro. Perché non dire al Padre nostro e al Dio nostro, ma distinguere: Al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro ? Padre mio, perché io sono il Figlio unigenito; Padre vostro, per grazia, non per natura. Padre mio, perché da sempre lo è stato. Padre vostro, poiché io vi ho scelti. Dio mio e Dio vostro. In che senso il Padre è Dio di Cristo? Gli è Padre perché lo ha generato. E come gli è Dio? Perché lo ha creato. Lo ha generato in quanto Verbo unigenito; lo ha creato in quanto, secondo la carne, trae origine dalla stirpe di Davide. Quindi è Padre di Cristo e Dio di Cristo. Padre di Cristo nella divinità, Dio di Cristo nella debolezza. Ascolta come sia Dio di Cristo, ricerchiamolo nel salmo: Dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio. Sei mio Padre prima che entrassi nel seno di mia madre; da quando vi sono entrato sei il mio Dio. Perché allora quest'altra distinzione: Dio mio e Dio vostro? Eppure occorreva proprio distinguere. Noi tutti siamo stati formati da Dio attraverso una generazione inficiata dal peccato, mentre Cristo, come uomo, è stato creato in maniera diversa. Egli nacque da una vergine, una donna che lo concepì non per concupiscenza ma per la fede, sicché egli non contrasse da Adamo una natura contagiata dal peccato. Noi tutti nasciamo come frutto di peccato; lui, venuto a purificarci dal peccato, nacque senza peccato. È quindi motivata la distinzione: Dio mio e Dio vostro. Secondo Notturno
Dalla lettera di san Paolo Apostolo agli Efesini, capitolo secondo. 2,1-10
Fratelli, voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli. Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d'ira, come gli altri. Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo.
Venerdì fra l’Ottava
Primo Notturno
1
Dal vangelo secondo Matteo. 28,16-20 Al tempo di Pasqua, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano.
Commento di Pascasio Radberto a questo vangelo. Expositio in Matthaeum, lib.XII, cap.28. PL 120,988-989.
I discepoli gli si prostrarono innanzi perché avevano riconosciuto in lui tutti i segni della divinità e di una reale risurrezione. Egli era davvero la medesima persona che, prima di patire, si era manifestata come Dio e come uomo. Ora, risuscitato, manifestava di vivere una vita immortale e andava formandoli e istruendoli sul regno di Dio. Perciò i discepoli, rassicurati e completamente informati, lo adorano come Dio. Alcuni però dubitavano, aggiunge l'Evangelista, forse alludendo a un'apparizione precedente, in cui leggiamo che Tommaso dubitò. Oppure si fa riferimento a quando i discepoli, spaventati e increduli, pensavano di vedere un fantasma. Nonostante i dubbi e le perplessità precedenti, adesso la loro fede, comfermata dalla presenza stessa del Signore, è diventata solida. Essi non possono più vacillare, pronti ormai ad essere rivestiti di potenza dall'alto, cioè di Spirito Santo. Sopra un monte avviene questa apparizione, quasi a simboleggiare la perfetta visione, dato che Cristo si manifesta qui in modo ben più completo di prima. Forse si tratta della montagna da dove aveva pronunziato il discorso delle beatitudini; potrebbe anche darsi che sia sempre il monte ove, prima della passione, si era trasfigurato in anteprima davanti a pochi dei discepoli.
2
Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Cristo non parla qui secondo la sua natura divina ed eterna, che ha in comune con il Padre, ma secondo la sua condizione umana. Facendosi uomo, Cristo, benché Dio, è divenuto un poco inferiore agli angeli. Poi, risorto, è stato coronato di gloria e di onore nella sua umanità vincitrice della morte. Questa realtà appunto egli afferma dicendo: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Ormai come uomo-Dio è costituito sopra tutte le opere del Padre. Ogni cosa è posta sotto i suoi piedi, inclusa la stessa morte che per un istante l'aveva dominato. Cristo però l'ha vinta, distrutta, calpestata con la sua risurrezione. Ne segue che Matteo, pur avendo tralasciato molti episodi narrati dagli altri evangelisti, in questa sola frase condensa tutti i misteri della nostra redenzione portati a compimento e consumati in Cristo. Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra sono le parole che ci fanno vedere il Signore nella sua maestosa gloria. Lui che poco prima era stato crocifisso, morì e giacque nella tomba, eccolo risorto e Signore del cielo e della terra. Se ogni potere gli è stato dato, la sua umanità virtualmente e di diritto gode dell'onnipotenza propria della divinità a cui è unita. Dio è verità e non può mentire: se Cristo risorto non fosse onnipotente, vorrebbe dire che il Padre onnipotente non vuole (persino non può) dargli ogni potere.
3
Crediamo, proclamiamo che Cristo è onnipotente grazie all'unità della sua persona, non perché il suo essere umano sia stato, per così dire, adottato. Questo lo blaterano quegli insensati che parlano di due figli. Secondo la fede cattolica, la persona di Cristo è quella stessa dell'unico Figlio di Dio. Uno e identico, infatti, è colui che ha detto: Tutto quello che il Padre possiede è mio; e rivolgendosi al Padre: Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie. Eppure, come si fa a dire che tutto gli è stato dato, se in virtù dell'uguaglianza di natura e della divinità onnipotente, tutto ciò che è del Padre è anche del Figlio? Non l'avrebbe già posseduto prima che gli fosse stato dato? Ecco un profondo mistero della nostra fede: affermiamo l'unità della persona del Figlio, per cui tutte le eresie vengono condannate in blocco. Colui che riceve la grazia nella sua umanità, possiede al tempo stesso, per l'identità della natura divina, tutto quello che è del Padre. Non sono due persone chi riceve e chi possiede. Colui che disse al Padre: Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie è lo stesso che proclama: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Infatti, Cristo è uno in due nature, l'umana e la divina, ed è una sola persona in seno alla Trinità di Dio. Poiché è una sola persona, come uomo dice: Mi è stato dato tutto; e come Dio, uguale al Padre, afferma: Tutte le cose tue sono mie. Nelle due nature Cristo è così un solo Dio, l'Onnipotente.
Secondo Notturno
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini, capitolo secondo. 2,11-18
Fratelli, ricordatevi che un tempo voi, pagani per nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi perché tali sono nella carne per mano di uomo, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia. Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui possiamo presentarci gli uni e gli altri, in un solo Spirito.
Sabato fra l’Ottava
Primo Notturno
1 Dal vangelo secondo Giovanni. 20,1-9 Dopo la morte di Gesù, il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.
Dal Discorso "Sulla risurrezione di Cristo" di san Gregorio di Nissa. In Christi Resurrectionem, Oratio II. PG 46,633-637.
L'incredulo Tommaso, che investiga e vuole toccare con mano, ha confermato la nostra fede eliminando ogni favola frutto d'immaginazione. Perciò noi crediamo che l'Emmanuele è risuscitato con quello stesso corpo con cui aveva patito. Anche Maria Maddalena, riemersa dall'incredulità in cui ancora più facilmente era scivolata, con la sua inquieta e inconcludente ricerca permise che fosse più credibile la risurrezione del Signore: miracolo, questo, che supera qualsiasi possibile fede e ragionamento. La donna va al sepolcro travagliata dal dubbio e vede soltanto la pietra ribaltata dall'apertura della tomba; l'angelo non vi è più seduto, come poco prima, per cui ella si lascia sopraffare dal dubbio. Pensa che quanto ha veduto prima fosse frutto di delirante immaginazione, da stimare falso, del tutto inautentico. Corre da Pietro e dall'altro discepolo, quello amato da Gesù, lanciando il grido: Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto! Maddalena aveva avuto un vago sentore delle storie inventate dai Giudei dopo il mandato dei custodi al sepolcro. Guarda come la sua mente si lascia stravolgere! Ella pensò che gli avversari, furtivi, avessero sottratto il corpo di Gesù per far credere che gli apostoli fossero i responsabili del trafugamento. Ma Pietro e Giovanni subito si alzarono e corsero al sepolcro.
2
Giacché gli apostoli non credevano alla risurrezione di Gesù, la notizia, divulgata e ascoltata come "diceria", non era affatto straordinaria. Anzi, aveva tutte le apparenze del vero, perché si addiceva bene alla perfidia dei Giudei. I discepoli dovevano aver potuto senza paura prelevare il corpo del Signore, nel silenzio notturno, quando tutto era immerso nelle tenebre, attingendo coraggio in Dio. Ma i due Apostoli, come giungono sul luogo, si trovano di fronte ai segni inequivocabili della risurrezione. Vedono nel sepolcro le bende per terra: cosa impossibile qualora il corpo fosse stato furtivamente sottratto. Ai ladri infatti interessa soprattutto depredare le vesti e commettere il furto il più velocemente possibile per non essere colti in flagrante e condannati a terribili pene. Giovanni così scrive a proposito del corpo di Gesù: Lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com’è usanza seppellire per i Giudei. Sarebbe stato assai laborioso per i malandrini sciogliere i lacci e liberare il corpo dalle bende; ormai incollate alla carne e difficilmente distaccabili, si sarebbero lacerate prima di essere tolte. Non dimentichiamo poi che ai lini era impastata la mistura di mirra e aloe recata da Nicodemo. Ma c'è altro: non trovarono per terra con le bende il sudario posto sul capo di Gesù, bensì piegato a parte. Prova evidente che non si era prodotto nessuno scompiglio tipico di chi poteva aver trafugato il cadavere. Che agio e che sicurezza avrebbero dovuto avere i ladri per piegare con ordine il velo del capo e riporlo a parte! Anche questo indizio attesta in modo lampante la realtà della risurrezione.
3
Il sudario ripiegato in disparte accenna anche a un mistero degno di Dio: il "capo" della divinità ha diritto a un suo posto proprio, poiché sta scritto che capo di Cristo è Dio. I discorsi che sono stati fatti a tal proposito e in ordine alla sua venuta nella carne rimangono per noi come arrotolati e indecifrabili. Invece, le cose meno sublimi in ordine all'economia dell'incarnazione e alla dimora di Cristo con gli uomini sulla terra (di cui le bende erano la figura), si presentano come spiegate ed esposte ai nostri occhi a misura della nostra capacità. Al vedere quei segni, Pietro e il suo compagno credettero, non solo per una considerazione ordinaria ma per una più profonda penetrazione dovuta al loro carisma di apostoli. Infatti, il sepolcro era sfolgorante di luce. Pur essendo di notte, essi videro doppiamente - con i sensi e con lo spirito - quanto si trovava lì dentro. Se, come sta scritto, la luce splende senza posa per i giusti, tanto più splende per il Dio di ogni giustizia. Essi non avevano creduto, perché annota l'Evangelista, non avevano ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. Certo, i discepoli sapevano bene che il Salvatore sarebbe risorto, com'egli aveva loro spesso predetto. Ma credevano come uomini ancora incerti e vacillanti, perché la loro fede non si basava sulla Scrittura e sulle profezie riguardanti la Risurrezione; esse infatti non potevano non compiersi.
Secondo Notturno
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini, capitolo secondo. 2,19-22. 3,14-21
Fratelli, voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito. Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la potenza di Dio. A colui che in tutto ha potere di fare molto di più di quanto possiamo domandare o pensare, a lui, la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli. Amen.
Anno C
Tempo di Pasqua
LUNEDI' FRA L'OTTAVA VANGELO
(Lc
24,13-35) Riconobbero
Gesù nello spezzare il pane. +
Dal Vangelo secondo Luca Nello
stesso primo giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in
cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di
nome Èmmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre
discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e
camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed
egli disse loro: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi
durante il cammino?”. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di
nome Cleopa, gli disse: “Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da
non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?”. Domandò: “Che
cosa?”. Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu
profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo;
come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo
condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui
a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste
cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti;
recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono
venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali
affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e
hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto”. Ed
egli disse loro: “Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei
profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per
entrare nella sua gloria?”. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti
spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando
furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse
andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si fa
sera e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con
loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo
spezzò e lo diede loro. Ed ecco si aprirono loro gli occhi e lo
riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un
l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con
noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”. E
partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono
riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano:
“Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. Essi
poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano
riconosciuto nello spezzare il pane.
Dai
Trattati ascetici di Gilberto d’Hoila
Tractati
ascetici,IV,2s;I,6s.9s. PL 184,267.255-258.
Il vangelo ci narra che i due discepoli in cammino per Emmaus
discorrevano e discutevano insieme. Discutevano perché non avevano
ancora compreso, esitavano perché non erano ancora saldi nella fede. Parlavano
lungo il percorso, disputando su quello che era accaduto, quando Gesù
in persona si accostò e camminava con loro. Rievochiamo,
fratelli, quel ricordo soave: Non ardeva forse anche a noi il cuore per
Gesù mentre per via parlavamo di lui? Ciò che dicevamo di lui, lui
l’aveva già detto in noi. Possa io fare più spesso di lui l’unico
oggetto delle mie ricerche, dei miei dialoghi, dei miei rapporti! La
Sapienza creatrice splende attraverso le sue opere e ci affascina
soavemente, ma non può bastarci.
Mostrami, Signore, quello che solo può bastarmi. Mostra
te stesso. Sono
teso nella ricerca di te, ma
stento a trovarti. Fatico
a trattenerti, perché
tu eludi la presa e mi sfuggi; sicché
ti bacio soltanto col desiderio. Sono
baci soavi, ma
come nel sogno, come nell’ombra. Sono
baci che un istante rianimano, ma
non mi soddisfano. Dammi,
Signore, quello che solo può colmarmi. 2 Baciami
con un bacio della tua bocca, col bacio del Verbo e non della carne, con
un bacio che viene dal cuore e non è carpito con la violenza, col bacio
che ti manifesta a me e a te mi rende conforme.
Per
essere con te un solo spirito, mi preparerò, mi congiungerò, perché chi
si unisce al Signore forma con lui un solo spirito.
Questa stretta indissolubile di amore e d’unione porta
giustamente il nome di bacio. Ti incarico di abbracciarmi, Signore, e te
ne do il diritto, appunto perché tutto qui è opera tua e non mia. E’
il segno della tua bontà, non della mia premura; è indice della tua
presenza, non frutto della mia ricerca. Perciò ti dico: Mostrati a me così
come sei, senza mediazioni. Questo mi basta. Al tuo apparire mi sazierò
allora della tua gloria, quando mi disseterai col vino nuovo che tu stesso
bevi e offri nel tuo Regno. 3
Nel tuo regno sarà continuamente giorno, sarà sempre il meriggio.
Sarà scacciata, per cosi dire, la notte sterile che separa sera e
mattino. Il mezzogiorno unirà questi due termini senza nessun declino,
perché sta scritto: Il tuo sole non tramonterà più.
Non ci saranno più cambiamenti di tempo o eclissi
passeggere. Ma
quando sarà ciò? Quando ti manifesterai a noi in pieno giorno cosi come
sei, o buon Gesù? Quel giorno in te vedremo il Padre e ci basterà. O
giorni, lenti a venire! O
cuori, lenti anche voi, lenti
a discernere, se non lenti a credere. Vieni
a noi, o Signore, perché possiamo dire: Eccolo,
viene saltando
per i monti. balzando
per le colline. Avvicinati
dunque, e precedi la nostra lentezza. Quando
ti accostasti ai due discepoli in cammino per Emmaus, li rimproverasti
come tardi di cuore nel credere, spiegasti loro in tutte le Scritture
quello che si riferiva te. Ti rendesti visibile, apristi i loro cuori, pur
scomparendo subito agli sguardi. Non
ti manifestasti loro in pieno giorno, ma verso sera, al tramonto del sole.
Quando saremo in patria, sederemo a mensa con te in un eterno meriggio. Frattanto
siamo ancora per via e ti preghiamo, Signore: sii il nostro conforto
mentre oscura cala la sera.
MARTEDI'
FRA L’OTTAVA
VANGELO
(Lc 24,35-48) Il
Cristo doveva patire e risuscitare dai morti il terzo giorno. +
Dal
Vangelo secondo Luca In
quel tempo, i discepoli [di Èmmaus] riferirono ciò che era accaduto
lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane. Mentre
essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e
disse: “Pace a voi!”. Stupiti e spaventati credevano di vedere un
fantasma. Ma egli disse: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi
nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!
Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io
ho”. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la
grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: “Avete qui
qualche cosa da mangiare?”. Gli offrirono una porzione di pesce
arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: “Sono
queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si
compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti
e nei Salmi”. Allora
aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: “Così
sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo
giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e
il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete
testimoni”.
Dai
Discorsi di san Pietro Crisologo. Sermo
81. PL 52,428.429-430.
1 I
pensieri e i sentimenti dei discepoli ondeggiavano tra gli innumerevoli
miracoli che avevano rivelato il Cristo e le svariate umiliazioni che gli
erano state inflitte durante la passione. Essi erano divisi tra i segni
della sua divinità e le debolezze della sua carne, tra la grazia che fu
la sua vita e la perdita che rappresentava la morte. Ora le menti si
elevavano al cielo, ora si abbattevano a terra. I cuori, in preda a simili
bufere, non riuscivano a trovare un porto tranquillo, un’oasi di pace.
Alla vista di ciò, Cristo li rafforza immediatamente nella
sua pace, perché egli sonda i cuori, comanda ai venti e con un cenno
placa le tempeste. Egli dice loro: Pace
a voi!
Sono io, non abbiate paura. Sono io, il crocifisso, il morto,
il sepolto. Sono io. Dio per me, uomo per voi. Non uno spirito sotto
sembianze umane, ma la verità fatta carne. Sono io, il vivente tornato
dai morti, colui che scende dal cielo e risale dagli inferi. Sono io, che
la morte ha fuggito, che l’impero delle tenebre temette e l’inferno
atterrito riconobbe. Non
temere, Pietro, che mi hai rinnegato, tu,
Giovanni, che fuggisti, voi
tutti, che mi abbandonaste, voi che pensaste solo a tradirmi e ancora non
credete pur vedendomi. Non abbiate paura, sono io. Sono
io che gratuitamente vi ho chiamati, vi ho scelti con il perdono, vi ho
sostenuti con la mia tenerezza, vi ho portati nel mio amore. Sono
io che oggi vi accolgo per pura bontà, perché il Padre non ha più
sguardi per il male, quando riceve il suo Figlio e nell’amore ritrova i
suoi. 2 Guardate
le mie mani e i miei piedi. Se
non scorgete in me i segni di Dio,
guardate quelli
dei nemici. Toccatemi: se
il vostro occhio resta accecato, vi convinca la vostra mano. Guardate: scorga
il tatto ciò che l’occhio non sa vedere. Ficcate il dito nel buco dei
chiodi, esplorate
con la mano il fondo delle mie ferite, allargate i fori delle piaghe, lacerate
il costato, rinnovate le ferite. Potrò rifiutare ai miei discepoli questi
gesti che li condurranno alla fede, quando li accettai dai nemici che mi
torturavano? Palpate, tastate, indagate, cocciuti: le ossa ci sono. Sì,
le ossa del mio corpo vi grideranno la verità, le piaghe aperte
attesteranno che sono proprio io, Gesù.
Perché non credete che sono risorto? Non
seppi risuscitare tutti quei morti sotto i vostri occhi? La mia potenza
avrebbe agito sugli altri e non sopra di
me? Così
pensò chi si fece beffe di me insultandomi quando pendevo dalla croce: Ha
salvato gli altri, non può
salvare se stesso. E' il re
d'Israele. Scenda ora dalla croce e gli crederemo1. Cos’è
più grande: svellere
i chiodi e scendere dalla croce oppure
vincere la morte e risalire dagli inferi? Voi
non credete nella mia divinità. Eppure
mi sono salvato da me, ho
infranto le catene infernali e
sono salito nei cieli. 3 Per
la gran gioia ancora non credevano ed erano stupefatti.
Quando una felicità
ardentemente bramata ci viene offerta, stentiamo a credervi; la
realizzazione dei nostri desideri ci lascia fulminati dallo stupore. Cosi
accade agli apostoli: sono sbalorditi per la risurrezione di Cristo che
sopraggiunge più veloce di quanto non sperassero. Quella
loro lentezza a credere non dipende tanto da diffidenza, ma piuttosto dal
loro amore. Tutte quelle investigazioni dimostrano che non respingono la
fede, ma la cercano. Indagano a lungo, perché ardono dal desiderio che
quella apparizione sia vera. Fratelli,
non è una diffidenza timorosa che fa esitare i discepoli e li immerge
nella stupefazione, ma la grandezza stessa del mistero. Non è
l’incredulità che vieta loro di vedere l’evidente e di credere nel
certo, ma la singolarità del miracolo. Fratelli, di fronte alla potenza
divina, la natura umana è peggio di un bambino. Se Dio non lo fa
crescere, non può comprendere ciò che è proprio dell’adulto, né
conoscere la verità completa. Dio ci conceda perciò di comprendere e di
conoscere grazie a lui i misteri che ci superano.
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