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Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

Anno A

 

Tempo di Pasqua

 

Lunedì fra l’Ottava

 

Primo Notturno

 

1

Dal vangelo secondo Luca.

24,13-35

 

Il terzo giorno dopo la morte di Gesù, due discepoli erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus.

 

Dai Discorsi di sant'Agostino.

Sermo  CCXXXV,1-4.  PL 38,1118-1119.

 

     L'evangelista Luca è il solo a tramandarci questo racconto. Marco  riferisce succintamente l'apparizione dei due lungo la via ma non riporta né le parole dette dai discepoli al Signore né quelle del Signore ai discepoli.

     Qual è dunque il contenuto specifico che la presente lettura offre a noi? Davvero importante, se lo comprendiamo. Gesù appare: i discepoli lo vedevano con gli occhi, ma senza riconoscerlo. Il Maestro camminava con loro per via, anzi egli stesso era la via, ma loro non camminavano per quella via. Egli stesso dovette constatare che erano andati fuori della via. Nel tempo trascorso con loro prima della passione, infatti, egli aveva predetto ogni cosa: che avrebbe patito, che sarebbe morto e che il terzo giorno sarebbe risorto. Aveva predetto tutto, ma la sua morte fu per loro come una perdita di memoria. Quando lo videro sospeso al patibolo furono così turbati che dimenticarono i suoi insegnamenti, non attesero più la sua risurrezione, non rimasero saldi nelle sue promesse.

 

2

 

     Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele. O discepoli, l'avete sperato. Vuol dire che adesso non lo sperate più?  Ecco, Cristo vive, ma in voi la speranza è morta. Sì, Cristo è veramente vivo; ma questo Cristo vivo trova morti i cuori dei discepoli. Apparve e non apparve ai loro occhi; era visibile e insieme nascosto. In effetti, se non lo si vedeva, come potevano udire le sue domande e rispondere ad esse? Camminava per via come un compagno di viaggio, anzi era lui che li conduceva. Quindi lo vedevano, ma non erano in grado di riconoscerlo. I loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Erano incapaci non di vederlo ma di riconoscerlo.

     Ebbene, fratelli, quand'è che il Signore volle essere riconosciuto? All'atto di spezzare il pane. È una certezza che abbiamo: quando spezziamo il pane riconosciamo il Signore. Non si fece riconoscere in altro gesto diverso da quello; e ciò per noi, che non lo avremmo visto in forma umana ma avremmo mangiato la sua carne. Sì, veramente, se tu - chiunque tu sia - sei nel numero dei fedeli, se non porti inutilmente il nome di cristiano, se non entri senza un perché in chiesa, se hai appreso ad ascoltare la parola di Dio con timore e speranza, la frazione del pane sarà la tua consolazione. L'assenza del Signore non è assenza. Abbi fede, e colui che non vedi è con te.

     Quanto invece a quei discepoli, quando il Signore parlava con loro, essi non avevano più la fede, perché non lo credevano risorto e non speravano che potesse risorgere. Avevano perso la fede e la speranza: pur camminando con uno che viveva, loro erano morti. Camminavano morti in compagnia della stessa Vita! Con loro camminava la Vita, ma nei loro cuori la vita non si era ancora rinnovata.

 

3

     E ora mi rivolgo a te. Se vuoi ottenere la vita, fa' quello che fecero quei discepoli, in modo che ti sia dato riconoscere il Signore. Essi lo invitarono a casa. Il Signore fece finta d'essere uno che doveva andare lontano, ma loro lo trattennero. Arrivati nella località dove erano diretti, gli dissero: Resta con noi perché si fa sera.

     Accogli l'ospite, se desideri riconoscere il Salvatore. Ciò che la mancanza di fede aveva ostacolato fu conseguito per mezzo dell'accoglienza. E il Signore si mostrò loro nell'atto di spezzare il pane. Imparate dov'è da ricercarsi il Signore, dove lo si possiede, dove lo si riconosce: è quando lo mangiate. In questa lettura i fedeli sanno scoprire qualcosa che capiscono meglio di quanto non riescano a fare coloro che ancora certe cose non le capiscono.

     Il Signore Gesù fu dunque riconosciuto, ma, dopo che fu riconosciuto,  non si lasciò più vedere: si allontanò con il corpo da quelli che ormai lo ritenevano mediante la fede. Se il Signore si sottrasse corporalmente agli occhi di tutta la Chiesa quando salì al cielo, lo fece perché crescesse la fede. Se infatti non ammetti altro fuori di ciò che vedi, quando sarà giunta l'ora di vederlo ne avrai gioia. Cresca la fede, per avere in compenso la visione. Poiché quel che noi non vediamo verrà; sì, verrà e grande sarà la gioia per quelli che hanno creduto.

 

 

 

Secondo Notturno

 

Inizio della lettera di san Paolo apostolo agli Efesini.

1,1-6

 

Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio,

ai santi che sono in Efeso, credenti in Cristo Gesù:

grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro,

e dal Signore Gesù Cristo.

Benedetto sia Dio,

Padre del Signore nostro Gesù Cristo,

che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale

nei cieli, in Cristo.

In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo,

per essere santi e immacolati

al suo cospetto nella carità,

predestinandoci a essere suoi figli adottivi

per opera di Gesù Cristo,

secondo il beneplacito della sua volontà.

E questo a lode e gloria della sua grazia,

che ci ha dato nel suo Figlio diletto.


 

 

Martedì fra l’Ottava

 

Primo Notturno

 

1

Dal vangelo secondo Luca.

24,35-48

 

I discepoli che tornavano da Emmaus riferirono agli undici apostoli e ai loro compagni ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto il Signore nello spezzare il pane.

 

Dalle Omelie di Beda il Venerabile.

Homilia  II,2, in vigilia Paschae.  PL 94,140-141.144.

 

     Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: “Pace a voi”. Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: “Sono io, non temete”.

     Qui anzitutto dobbiamo rilevare e tenere bene a mente che il Signore si è degnato stare in mezzo ai discepoli e svelare loro la sua presenza quando essi parlavano di lui. Proprio questo aveva promesso a tutti i fedeli quando aveva detto in altra occasione: Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro. Per rinforzare la costanza della nostra fede, Gesù talvolta ha mostrato con la presenza e l'apparizione del corpo quella invisibile presenza di cui la sua tenerezza divina ci fa sempre dono. Così anche se siamo molto inferiori agli apostoli, dobbiamo anche noi sperare questo dalla sua misericordia: ogni volta che ci riuniamo nel suo nome, egli sta in mezzo a noi.

     Il suo nome è Gesù, cioè salvatore. E quando ci riuniamo per parlare della nostra salvezza eterna, è chiaro che ci riuniamo nel nome di Gesù. Neppure è lecito dubitare che sia presente quando noi parliamo di quello che egli ama; e tanto più reale sarà la sua presenza, quanto più perfetto è il cuore in cui sono custoditi quei sentimenti che esprimiamo a parole.

 

2

 

     Notiamo che il Salvatore, apparendo ai discepoli, subito comunica loro la gioia della pace; ora che ha celebrato la gloria dell'immortalità, rinnova la raccomandazione incalzante che aveva lasciato ai discepoli avviandosi alla passione e alla morte, compagno speciale di salvezza e di vita. Vi lascio la pace, vi do la mia pace, egli aveva detto.

     Questo medesimo dono divino avevano celebrato gli angeli apparsi ai pastori subito dopo la sua nascita, quando avevano annunziato lodando il Signore: Gloria a Dio nellalto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama. La riconciliazione del mondo è il fine di tutta la vita terrena del nostro Redentore; per questo si è incarnato, per questo ha patito, per questo è risuscitato dai morti: per ricondurre, riconciliandoci, alla pace di Dio noi che col peccato eravamo incorsi nell'ira divina.

     Perciò, a ragione è chiamato dal profeta Padre per sempre, Principe della pace. E l'Apostolo, scrivendo di lui ai pagani che avevano creduto, dice.  Egli è venuto ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui possiamo presentarci gli uni e gli altri al Padre in un solo Spirito.

     I discepoli, turbati e atterriti per l'apparizione del Signore, credevano di vedere uno spirito. Riconobbero il Signore in colui che era apparso, però credevano di vederlo non nella sostanza del corpo, ma dello spirito; non pensavano cioè di vedere risuscitato il suo corpo che era morto ed era stato seppellito, ma piuttosto di avere davanti agli occhi lo spirito che, abbandonato il corpo, si era affidato nelle mani del Padre. Invece il Maestro provvide a eliminare quel loro errore e insieme la falsa paura che li aveva colpiti alla nuova e inaspettata apparizione, con la grazia del suo conforto e dei suoi ammonimenti.

 

3

 

     Gesù aprì loro la mente allintelligenza delle Scritture e disse: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare il terzo giorno”. Cristo doveva patire e risorgere dai morti, perché era impossibile che il mondo si salvasse se non fosse venuto il Dio uomo. Egli apparendo sotto forma umana, ci avrebbe insegnato ciò che è di Dio; affrontando la morte come uomo, l'avrebbe vinta con la potenza divina e così avrebbe acceso in quanti credessero in lui il disprezzo della morte e la certa speranza della risurrezione e della vita eterna.

     Niente poteva meglio innalzare gli uomini a credere nella gloria futura, nella partecipazione alla vita immortale, quanto l'esempio di Dio che in persona era venuto a condividere la loro condizione umana e mortale. Non c'era nulla di più efficace per indurci a sopportare qualsiasi avversità in vista della salvezza quanto conoscere che il nostro Creatore aveva sopportato ogni genere di insulti e addirittura la morte per  donarci la vita eterna. In quale modo più conveniente avremmo potuto accogliere la speranza della risurrezione se non ricordando di essere stati purificati e santificati dai sacramenti e uniti al corpo di Cristo risuscitato dai morti?

     Ecco perché era necessario che Cristo patisse e poi risorgesse affinché nel suo nome fossero predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati. L'economia della salvezza esigeva che per la redenzione del mondo prima fosse sparso il sangue di Cristo e, in virtù della sua risurrezione e ascensione, fosse aperta agli uomini la porta del regno celeste. Allora finalmente sarebbero stati inviati nel mondo i missionari a predicare a tutte le genti la parola di vita e ad amministrare i sacramenti della fede. Attingendo a queste fonti gli uomini avrebbero potuto salvarsi e raggiungere le gioie della patria celeste con l'aiuto del mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che vive e regna nei secoli dei secoli.

 

 

Secondo Notturno

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini, capitolo primo.

1,7-14                            -

 

In Cristo abbiamo la redenzione

mediante il suo sangue,

la remissione dei peccati

secondo la ricchezza della sua grazia.

Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi 

con ogni sapienza e intelligenza,

poiché egli ci ha fatto conoscere

il mistero della sua volontà, secondo quanto,

nella sua benevolenza, aveva in lui prestabilito

per realizzarlo nella pienezza dei tempi:

il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose,

quelle del cielo come quelle della terra.

In lui siamo stati fatti anche eredi,

essendo stati predestinati secondo il piano

di colui che tutto opera efficacemente,

conforme alla sua volontà,

perché noi fossimo a lode della sua gloria,

noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.

In lui anche voi,

dopo aver ascoltato la parola della verità,

il vangelo della vostra salvezza

e avere in esso creduto,

avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo

che era stato promesso,

il quale è caparra della nostra eredità,

in attesa della completa redenzione di coloro

che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria.

 


 

Mercoledì fra l’Ottava

 

Primo Notturno

 

1

 

Dal vangelo secondo Giovanni.

21,1-14

Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva,

ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù.

 

Dalle Omelie di san Giovanni Crisostomo su questo vangelo.

In  Io, hom . LXXXVII,2-3.  PG 59,475-476.

 

     Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. Avrai notato che egli non sta continuamente con i discepoli, come faceva prima. Appare loro una sera e si dilegua. Fa un'altra apparizione otto giorni dopo e scompare. Poi si manifesta in riva al mare e di nuovo suscita un forte spavento. Che vuol dire che egli si manifestò? Il vocabolo indica che il vederlo dipendeva unicamente dalla sua accondiscendenza. Ormai il suo corpo era spirituale e incorruttibile.

     Perché è menzionato il luogo in cui appare? Per mettere in risalto che il Signore aveva in gran parte liberato i suoi dalla paura, per cui essi, cominciando a uscire di casa, circolavano un po' dovunque. Tuttavia, per evitare il pericolo dei Giudei, passarono in Galilea.

     Simone va dunque a pescare. Cristo non viveva più ininterrottamente con loro e lo Spirito Santo non era ancora stato dato, né essi avevano ricevuto una qualche missione. Non avendo nulla da fare, erano perciò tornati al proprio mestiere. Si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso, Natanaele, chiamato da Filippo, i due figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disoccupati, vanno a pescare, ma ci vanno di notte, perché dominati dalla paura. Anche Luca narra di una pesca notturna, ma si tratta di un altro episodio.

     Gli altri discepoli li seguivano; ormai sono saldati in un solo gruppo e vogliono assistere insieme alla pesca, godendo tranquillamente un po' di riposo. Gli apostoli si mettono dunque all'opera e mentre erano così impegnati Gesù si presenta; non si fa riconoscere subito, per dar loro agio di parlargli con più libertà.

 

2

 

     Gesù interpella i discepoli: Non avete nulla da mangiare? Parla ancora un linguaggio umano, come se volesse comprare da loro qualche pesce. Poiché accennano di non aver nulla, ordina di gettare la rete alla loro destra. La gettano e ottengono una pesca favolosa per cui immediatamente lo riconoscono.

     Qui di nuovo Pietro e Giovanni manifestano nel comportamento le coordinate specifiche del proprio carattere. Pietro è d'animo più caldo, Giovanni più elevato; il primo è più pronto, il secondo più perspicace. Perciò Giovanni riconosce per primo Gesù, Pietro è il primo a raggiungerlo. Avevano sotto gli occhi segni poco comuni. Quali? Anzitutto una pesca sovrabbondante; poi la rete non si era strappata; infine, prima di scendere a terra, trovarono un fuoco di braci con sopra del pesce e del pane. Gesù non faceva tutto questo servendosi di materiale già esistente, come di solito usava fare prima di morire.

     Pietro, dunque, non appena lo riconosce, getta via tutto: pesci e reti, e si cinge la veste ai fianchi. Vedi il suo rispetto, il suo amore? Sebbene fossero a un centinaio di metri dalla riva, non si attarda nell'andarvi con la barca, ma si getta a nuoto per raggiungere il Signore.

     Ascoltiamo ora Gesù: Venite a mangiare”. E nessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”. Non hanno più la confidenza e l'ardire di prima, quando gli si facevano attorno incalzandolo di domande. Se ne stanno seduti in silenzio con gran timore e rispetto, protesi verso di lui. Sapevano bene - dice l'Evangelista - che era il Signore. Perciò non si azzardavano a domandargli chi fosse, ma vedendolo con un aspetto diverso, erano stupefatti e sbigottiti. Certo avrebbero voluto saperne di più, ma intimoriti com'erano e convinti che doveva proprio trattarsi del Signore e non di un altro, si astenevano dall'interrogarlo. Si limitano a mangiare il cibo che Gesù aveva creato per loro con la sua potenza soprannaturale.

 

3

 

     In questa occasione il Signore non leva gli occhi al cielo né compie qualche gesto umano, per cui dimostra che un tempo aveva agito così per accondiscendenza divina. 

     Questa - sottolinea l'Evangelista - era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.  Non è più la presenza continua né la medesima familiarità coi suoi. Egli ordina loro di portargli del pesce: è la prova che quanto vedono non è un fantasma. Qui Giovanni non dice che Gesù mangiò con i discepoli, come invece riferisce Luca in un altro passo. In che modo Gesù mangi non è in nostro potere spiegarlo. Ciò avvenne in modo misterioso, non perché la sua natura avesse bisogno di nutrimento, ma per accondiscendere a provare la realtà della sua risurrezione.

     Ascoltando questo racconto, vi sarete sentiti ardere dal desiderio e forse avrete pensato: "Beati quelli che erano allora con Gesù, beati coloro che lo saranno nella risurrezione universale".  Allora facciamo di tutto per giungere a contemplare quel volto meraviglioso. Adesso, solo ad ascoltare il racconto evangelico, ognuno di noi s'infiamma dal desiderio di essere vissuto contemporaneo del Cristo mortale, per udirne la voce, vederne il volto, avvicinarlo, toccarlo, servirlo.

     Che cosa sarà mai vederlo non più in un corpo mortale o facendo azioni umane, ma circondato da angeli? Pensate che cosa sarà condividere la sua condizione immortale e contemplarlo con una felicità che trascende ogni dire. Perciò, vi supplico, facciamo di tutto per non perdere una tale gloria. Niente è difficile, se lo vogliamo davvero, niente è gravoso se restiamo vigili nella fede. Se parteciperemo alle sue sofferenze, parteciperemo anche alla sua gloria.

 

Secondo Notturno

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini, capitolo primo.                       

1,15-23

 

     Fratelli, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi, non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui.

     Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza.

     Egli la manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose.


 

Giovedì fra l'Ottava

 

Primo Notturno

 

1

 

Dal vangelo secondo Giovanni.

20,11-18

Maria stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli.

 

Dai Discorsi di sant'Agostino.

Sermo CCXLVI,3-5. PL 38,1154-1156.

 

Se lhai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo.

È come se dicesse: Per me si tratta di una persona indispensabile, per te no. O donna, credi che ti sia indispensabile Cristo morto? Guarda com'egli è vivo! Tu cerchi un morto, ma egli è qui vivo con te e ti parla. Cristo non ci avrebbe recato alcun giovamento se fosse restato morto, ma solo in quanto risuscitò da morte.

     Ecco pertanto che, mentre lo si cercava morto, lui si fece vedere vivo. In che senso vivo? La chiama per nome: Maria; e lei, non appena sente il suo nome, risponde: Rabbuni. Il custode dell'orto poteva, sì, dire: Chi cerchi? Perché piangi?, ma Maria  poteva dirlo solo Cristo. La chiamò per nome colui che l'aveva chiamata al regno dei cieli; pronunziò infatti quel nome che egli aveva scritto nel suo libro: Maria. E lei: Rabbuni, che significa Maestro. In colui che prima ella riteneva essere il custode dell'orto ora vedeva Cristo. Le disse il Signore:  Non mi trattenere, perché non solo ancora salito al Padre.

 

2

 

     Che significa toccare se non credere?  Cristo infatti lo si tocca con la fede, ed è meglio non toccarlo con le mani ma toccarlo con la fede, anziché palparlo con le mani senza toccarlo con la fede. Toccare Cristo con le mani non fu una cosa eccezionale: lo toccarono anche i Giudei quando lo catturarono, quando lo legarono, quando lo sollevarono sul patibolo. Toccandolo, però, con animo malvagio, persero ciò che toccavano. Toccalo con fede, o Chiesa cattolica, tu, toccalo con la fede. Se ritieni che Cristo è soltanto un uomo, lo tocchi in terra; se invece credi che egli è il Signore, uguale al Padre, lo tocchi nel suo regno presso il Padre.

     La sua ascensione avviene appunto quando noi lo conosciamo secondo quello che egli è. Salì al cielo una volta, in quel momento storico, ma sale anche oggi, ogni giorno. Viceversa per molti non ascende, per molti giace sulla terra. Quanti dicono: Fu un grand'uomo, fu un profeta! E quanti sono sorti a dire, come qualche eretico, che fu un uomo, nient'altro; superò nella perfezione della sapienza e della santità tutti gli altri uomini, ma non era Dio.

 

3

 

     Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro. Perché non dire al Padre nostro e al Dio nostro, ma distinguere: Al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro ?  Padre mio, perché io sono il Figlio unigenito;  Padre vostro, per grazia, non per natura. Padre mio, perché da sempre lo è stato. Padre vostro, poiché io vi ho scelti.

     Dio mio e Dio vostro. In che senso il Padre è Dio di Cristo? Gli è Padre perché lo ha generato. E come gli è Dio? Perché lo ha creato. Lo ha generato in quanto Verbo unigenito; lo ha creato in quanto, secondo la carne, trae origine dalla stirpe di Davide. Quindi è Padre di Cristo e Dio di Cristo. Padre di Cristo nella divinità, Dio di Cristo nella debolezza. Ascolta come sia Dio di Cristo, ricerchiamolo nel salmo: Dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio. Sei mio Padre prima che entrassi nel seno di mia madre; da quando vi sono entrato sei il mio Dio.

     Perché allora quest'altra distinzione: Dio mio e Dio vostro? Eppure occorreva proprio distinguere. Noi tutti siamo stati formati da Dio attraverso una generazione inficiata dal peccato, mentre Cristo, come uomo, è stato creato in maniera diversa. Egli nacque da una vergine, una donna che lo concepì non per concupiscenza ma per la fede, sicché egli non contrasse da Adamo una natura contagiata dal peccato. Noi tutti nasciamo come frutto di peccato; lui, venuto a purificarci dal peccato, nacque senza peccato. È quindi motivata la distinzione: Dio mio e Dio vostro.

 

 
Secondo Notturno

 

Dalla lettera di san Paolo Apostolo agli Efesini, capitolo secondo.                           

2,1-10

 

     Fratelli, voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli. Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d'ira, come gli altri.

     Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.

     Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo.


 

 

Venerdì fra l’Ottava

 

Primo Notturno

 

1

 

Dal vangelo secondo Matteo.

28,16-20

Al tempo di Pasqua, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano.

 

Commento di Pascasio Radberto a questo vangelo.

Expositio in Matthaeum, lib.XII, cap.28.  PL 120,988-989.

 

     I discepoli gli si prostrarono innanzi perché avevano riconosciuto in lui tutti i segni della divinità e di una reale risurrezione. Egli era davvero la medesima persona che, prima di patire, si era manifestata come Dio e come uomo. Ora, risuscitato, manifestava di vivere una vita immortale e andava formandoli e istruendoli sul regno di Dio.

     Perciò i discepoli, rassicurati e completamente informati, lo adorano come Dio. Alcuni però dubitavano, aggiunge l'Evangelista, forse alludendo a un'apparizione precedente, in cui leggiamo che Tommaso dubitò. Oppure si fa riferimento a quando i discepoli, spaventati e increduli, pensavano di vedere un fantasma.

     Nonostante i dubbi e le perplessità precedenti, adesso la loro fede, comfermata dalla presenza stessa del Signore, è diventata solida. Essi non possono più vacillare, pronti ormai ad essere rivestiti di potenza dall'alto, cioè di Spirito Santo.

     Sopra un monte avviene questa apparizione, quasi a simboleggiare la perfetta visione, dato che Cristo si manifesta qui in modo ben più completo di prima. Forse si tratta della montagna da dove  aveva pronunziato il discorso delle beatitudini; potrebbe anche darsi che sia sempre il monte ove, prima della passione, si era trasfigurato in anteprima davanti a pochi dei discepoli.

 

2

 

     Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Cristo non parla qui secondo la sua natura divina ed eterna, che ha in comune con il Padre, ma secondo la sua condizione umana. Facendosi uomo, Cristo, benché Dio, è divenuto un poco inferiore agli angeli. Poi, risorto, è stato coronato di gloria e di onore nella sua umanità vincitrice della morte.

     Questa realtà appunto egli afferma dicendo: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Ormai come uomo-Dio è costituito sopra tutte le opere del Padre. Ogni cosa è posta sotto i suoi piedi, inclusa la stessa morte che per un istante l'aveva dominato. Cristo però l'ha vinta, distrutta, calpestata con la sua risurrezione.

     Ne segue che Matteo, pur avendo tralasciato molti episodi narrati dagli altri evangelisti, in questa sola frase condensa tutti i misteri della nostra redenzione portati a compimento e consumati in Cristo. Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra sono le parole che ci fanno vedere il Signore nella sua maestosa gloria. Lui che poco prima era stato crocifisso, morì e giacque nella tomba, eccolo risorto e Signore del cielo e della terra. Se ogni potere gli è stato dato, la sua umanità virtualmente e di diritto gode dell'onnipotenza propria della divinità a cui è unita. Dio è verità e non può mentire: se Cristo risorto non fosse onnipotente, vorrebbe dire che il Padre onnipotente non vuole (persino non può) dargli ogni potere.

 

3

 

     Crediamo, proclamiamo che Cristo è onnipotente grazie all'unità della sua persona, non perché il suo essere umano sia stato, per così dire, adottato. Questo lo blaterano quegli insensati che parlano di due figli. Secondo la fede cattolica, la persona di Cristo è quella stessa dell'unico Figlio di Dio. Uno e identico, infatti, è colui che ha detto: Tutto quello che il Padre possiede è mio; e rivolgendosi al Padre: Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie.

     Eppure, come si fa a dire che tutto gli è stato dato, se in virtù dell'uguaglianza di natura e della divinità onnipotente, tutto ciò che è del Padre è anche del Figlio? Non l'avrebbe già posseduto prima che gli fosse stato dato? Ecco un profondo mistero della nostra fede: affermiamo l'unità della persona del Figlio, per cui tutte le eresie vengono condannate in blocco.

     Colui che riceve la grazia nella sua umanità, possiede al tempo stesso, per l'identità della natura divina, tutto quello che è del Padre. Non sono due persone chi riceve e chi possiede. Colui che disse al Padre: Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie è lo stesso che proclama: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Infatti, Cristo è uno in due nature, l'umana e la divina, ed è una sola persona in seno alla Trinità di Dio. Poiché è una sola persona, come uomo dice: Mi è stato dato tutto; e come Dio, uguale al Padre, afferma:  Tutte le cose tue sono mie. Nelle due nature Cristo è così un solo Dio, l'Onnipotente.


 

Secondo Notturno

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini, 

capitolo  secondo. 2,11-18

 

     Fratelli, ricordatevi che un tempo voi, pagani per nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi perché tali sono nella carne per mano di uomo, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo.

Egli infatti è la nostra pace,

colui che ha fatto dei due un popolo solo,

abbattendo il muro di separazione che era frammezzo,

cioè l'inimicizia,

annullando, per mezzo della sua carne,

la legge fatta di prescrizioni e di decreti,

per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo,

facendo la pace,

e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo,

per mezzo della croce,

distruggendo in se stesso l'inimicizia.

Egli è venuto perciò ad annunziare pace

a voi che eravate lontani

e pace a coloro che erano vicini.

Per mezzo di lui possiamo presentarci gli uni e gli altri, in un solo Spirito.

 

 

Sabato fra l’Ottava

 

Primo Notturno

 

1

Dal vangelo secondo Giovanni.

20,1-9

Dopo la morte di Gesù, il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.

 

Dal Discorso "Sulla risurrezione di Cristo" di san Gregorio di Nissa.

In Christi Resurrectionem, Oratio II. PG 46,633-637.

 

     L'incredulo Tommaso, che investiga e vuole toccare con mano, ha confermato la nostra fede eliminando ogni favola frutto d'immaginazione. Perciò noi crediamo che l'Emmanuele è risuscitato con quello stesso corpo con cui aveva patito. Anche Maria Maddalena, riemersa dall'incredulità in cui ancora più facilmente era scivolata, con la sua inquieta e inconcludente ricerca permise che fosse più credibile la risurrezione del Signore: miracolo, questo, che supera qualsiasi possibile fede e ragionamento.

     La donna va al sepolcro travagliata dal dubbio e vede soltanto la pietra ribaltata dall'apertura della tomba; l'angelo non vi è più seduto, come poco prima, per cui ella si lascia sopraffare dal dubbio. Pensa che quanto ha veduto prima fosse frutto di delirante immaginazione, da stimare falso, del tutto inautentico.

     Corre da Pietro e dall'altro discepolo, quello amato da Gesù, lanciando il grido: Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove lhanno posto! Maddalena aveva avuto un vago sentore delle storie inventate dai Giudei dopo il mandato dei custodi al sepolcro. Guarda come la sua mente si lascia stravolgere! Ella pensò che gli avversari, furtivi, avessero sottratto il corpo di Gesù per far credere che gli apostoli fossero i responsabili del trafugamento.

     Ma Pietro e Giovanni subito si alzarono e corsero al sepolcro.

 

2

 

     Giacché gli apostoli non credevano alla risurrezione di Gesù, la notizia, divulgata e ascoltata come "diceria", non era affatto straordinaria. Anzi, aveva tutte le apparenze del vero, perché si addiceva bene alla perfidia dei Giudei. I discepoli dovevano aver potuto senza paura prelevare il corpo del Signore, nel silenzio notturno, quando tutto era immerso nelle tenebre, attingendo coraggio in Dio. Ma i due Apostoli, come giungono sul luogo, si trovano di fronte ai segni inequivocabili della risurrezione. Vedono nel sepolcro le bende per terra: cosa impossibile qualora il corpo fosse stato furtivamente sottratto. Ai ladri infatti interessa soprattutto depredare le vesti e commettere il furto il più velocemente possibile per non essere colti in flagrante e condannati a terribili pene.

     Giovanni così scrive a proposito del corpo di Gesù: Lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, comè usanza seppellire per i Giudei. Sarebbe stato assai laborioso per i malandrini sciogliere i lacci e liberare il corpo dalle bende; ormai incollate alla carne e difficilmente distaccabili, si sarebbero lacerate prima di essere tolte. Non dimentichiamo poi che ai lini era impastata la mistura di mirra e aloe recata da Nicodemo. Ma c'è altro: non trovarono per terra con le bende il sudario posto sul capo di Gesù, bensì piegato a parte. Prova evidente che non si era prodotto nessuno scompiglio tipico di chi poteva aver trafugato il cadavere. Che agio e che sicurezza avrebbero dovuto avere i ladri per piegare con ordine il velo del capo e riporlo a parte! Anche questo indizio attesta in modo lampante la realtà della risurrezione.

 

3

 

     Il sudario ripiegato in disparte accenna anche a un mistero degno di Dio: il "capo" della divinità ha diritto a un suo posto proprio, poiché sta scritto che capo di Cristo è Dio. I discorsi che sono stati fatti a tal proposito e in ordine alla sua venuta nella carne rimangono per noi come arrotolati e indecifrabili. Invece, le cose meno sublimi in ordine all'economia dell'incarnazione e alla dimora di Cristo con gli uomini sulla terra (di cui le bende erano la figura), si presentano come spiegate ed esposte ai nostri occhi a misura della nostra capacità.

     Al vedere quei segni, Pietro e il suo compagno credettero, non solo per una considerazione ordinaria ma per una più profonda penetrazione dovuta al loro carisma di apostoli. Infatti, il sepolcro era sfolgorante di luce. Pur essendo di notte,  essi videro doppiamente  - con i sensi e con lo spirito - quanto si trovava lì dentro. Se, come sta scritto, la luce splende senza posa per i giusti, tanto più splende per il Dio di ogni giustizia.

     Essi non avevano creduto, perché annota l'Evangelista, non avevano ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. Certo, i discepoli sapevano bene che il Salvatore sarebbe risorto, com'egli aveva loro spesso predetto. Ma credevano come uomini ancora incerti e vacillanti, perché la loro fede non si basava sulla Scrittura e sulle profezie riguardanti la Risurrezione; esse infatti non potevano non compiersi.

 

Secondo Notturno

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini,

capitolo secondo. 2,19-22. 3,14-21

 

     Fratelli, voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito.

     Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore.

     Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la potenza di Dio.

     A colui che in tutto ha potere di fare molto di più di quanto possiamo domandare o pensare, a lui, la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli. Amen.         

 

 

Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

Anno C

 

Tempo di Pasqua

 

LUNEDI' FRA L'OTTAVA

VANGELO (Lc 24,13-35)

Riconobbero Gesù nello spezzare il pane.

 + Dal Vangelo secondo Luca

Nello stesso primo giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Èmmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto.  

Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?”. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Cleopa, gli disse: “Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?”. Domandò: “Che cosa?”. Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto”.

Ed egli disse loro: “Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Ed ecco si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”.

E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”.

Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

 

Dai Trattati ascetici di Gilberto d’Hoila nd.

Tractati ascetici,IV,2s;I,6s.9s. PL 184,267.255-258.

       Il vangelo ci narra che i due discepoli in cammino per Emmaus discorrevano e discutevano insieme. Discuteva­no perché non avevano ancora compreso, esitavano perché non erano ancora saldi nella fede.

Parlavano lungo il percorso, disputando su quello che era accaduto, quando Gesù in persona si accostò e cammina­va con loro.

Rievochiamo, fratelli, quel ricordo soave: Non ardeva forse anche a noi il cuore per Gesù mentre per via parlava­mo di lui? Ciò che dicevamo di lui, lui l’aveva già detto in noi. Possa io fare più spesso di lui l’unico oggetto delle mie ricerche, dei miei dialoghi, dei miei rapporti!

La Sapienza creatrice splende attraverso le sue opere e ci affascina soavemente, ma non può bastarci.

        Mostrami, Signore, quello che solo può bastarmi.

Mostra te stesso.

Sono teso nella ricerca di te,

ma stento a trovarti.

Fatico a trattenerti,

perché tu eludi la presa e mi sfuggi;

sicché ti bacio soltanto col desiderio.

Sono baci soavi,

ma come nel sogno, come nell’ombra.

Sono baci che un istante rianimano,

ma non mi soddisfano.

Dammi, Signore, quello che solo può colmarmi.

 2

 Baciami con un bacio della tua bocca, col bacio del Verbo e non della carne, con un bacio che viene dal cuore e non è carpito con la violenza, col bacio che ti manifesta a me e a te mi rende conforme.

Per essere con te un solo spirito, mi preparerò, mi congiungerò, perché chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. Questa stretta indissolubile di amore e d’unio­ne porta giustamente il nome di bacio. Ti incarico di abbracciarmi, Signore, e te ne do il diritto, appunto perché tutto qui è opera tua e non mia. E’ il segno della tua bontà, non della mia premura; è indice della tua presenza, non frutto della mia ricerca. Perciò ti dico: Mostrati a me così come sei, senza mediazioni. Questo mi basta. Al tuo apparire mi sazierò allora della tua gloria, quando mi disseterai col vino nuovo che tu stesso bevi e offri nel tuo Regno.

3

         Nel tuo regno sarà continuamente giorno, sarà sempre il meriggio. Sarà scacciata, per cosi dire, la notte sterile che separa sera e mattino. Il mezzogiorno unirà questi due termini senza nessun declino, perché sta scritto: Il tuo sole non tramonterà più. Non ci saranno più cambiamen­ti di tempo o eclissi passeggere.

Ma quando sarà ciò? Quando ti manifesterai a noi in pieno giorno cosi come sei, o buon Gesù? Quel giorno in te vedremo il Padre e ci basterà.

O giorni, lenti a venire!

O cuori, lenti anche voi,

lenti a discernere, se non lenti a credere.

Vieni a noi, o Signore, perché possiamo dire:

Eccolo, viene

saltando per i monti.

balzando per le colline.

Avvicinati dunque, e precedi la nostra lentezza.

Quando ti accostasti ai due discepoli in cammino per Emmaus, li rimproverasti come tardi di cuore nel credere, spiegasti loro in tutte le Scritture quello che si riferiva te. Ti rendesti visibile, apristi i loro cuori, pur scomparen­do subito agli sguardi.

Non ti manifestasti loro in pieno giorno, ma verso sera, al tramonto del sole. Quando saremo in patria, sedere­mo a mensa con te in un eterno meriggio.

Frattanto siamo ancora per via e ti preghiamo, Signore: sii il nostro conforto mentre oscura cala la sera.

 

MARTEDI' FRA L’OTTAVA

VANGELO (Lc 24,35-48)

Il Cristo doveva patire e risuscitare dai morti il terzo giorno.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, i discepoli [di Èmmaus] riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane.

Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho”. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”.

Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni”.

 Dai Discorsi di san Pietro Crisologo.

Sermo 81. PL 52,428.429-430.

    1

I pensieri e i sentimenti dei discepoli ondeggiavano tra gli innumerevoli miracoli che avevano rivelato il Cristo e le svariate umiliazioni che gli erano state inflitte durante la passione. Essi erano divisi tra i segni della sua divinità e le debolezze della sua carne, tra la grazia che fu la sua vita e la perdita che rappresentava la morte. Ora le menti si elevavano al cielo, ora si abbattevano a terra. I cuori, in preda a simili bufere, non riuscivano a trovare un porto tranquillo, un’oasi di pace. Alla vista di ciò, Cristo li rafforza immediatamente

nella sua pace, perché egli sonda i cuori, comanda ai venti e con un cenno placa le tempeste. Egli dice loro: Pace a voi! Sono io, non abbiate paura. Sono io, il crocifisso, il morto, il sepolto. Sono io. Dio per me, uomo per voi. Non uno spirito sotto sembianze umane, ma la verità fatta carne. Sono io, il vivente tornato dai morti, colui che scende dal cielo e risale dagli inferi. Sono io, che la morte ha fuggito, che l’impero delle tenebre temette e l’inferno atterrito riconobbe.

Non temere, Pietro, che mi hai rinnegato,

 tu, Giovanni, che fuggisti,

 voi tutti, che mi abbandonaste, voi che pensaste solo a tradirmi e ancora non credete pur vedendomi. Non abbiate paura, sono io.

Sono io che gratuitamente vi ho chiamati, vi ho scelti con il perdono, vi ho sostenuti con la mia tenerezza, vi ho portati nel mio amore.

Sono io che oggi vi accolgo per pura bontà, perché il Padre non ha più sguardi per il male, quando riceve il suo Figlio e nell’amore ritrova i suoi.

 2

 Guardate le mie mani e i miei piedi.

Se non scorgete in me i segni di Dio,

     guardate quelli dei nemici. Toccatemi:

se il vostro occhio resta accecato, vi convinca la vostra mano.

Guardate:

scorga il tatto ciò che l’occhio non sa vedere. Ficcate il dito nel buco dei chiodi,

esplorate con la mano il fondo delle mie ferite, allargate i fori delle piaghe,

lacerate il costato, rinnovate le ferite. Potrò rifiutare ai miei discepoli questi gesti che li condur­ranno alla fede, quando li accettai dai nemici che mi tortu­ravano? Palpate, tastate, indagate, cocciuti: le ossa ci sono.

Sì, le ossa del mio corpo vi grideranno la verità, le piaghe aperte attesteranno che sono proprio io, Gesù.  Perché non credete che sono risorto?

 Non seppi risuscitare tutti quei morti sotto i vostri occhi? La mia potenza avrebbe agito sugli altri e non sopra di  me?

Così pensò chi si fece beffe di me insultandomi quando pendevo dalla croce: Ha salvato gli  altri, non può salvare se stesso.  E' il re d'Israele. Scenda ora dalla croce e gli crederemo1.

 

Cos’è più grande:

svellere i chiodi e scendere dalla croce

oppure vincere la morte e risalire dagli inferi?

Voi non credete nella mia divinità.

Eppure mi sono salvato da me,

ho infranto le catene infernali

e sono salito nei cieli.

 3

 Per la gran gioia ancora non credevano ed erano stupe­fatti. Quando una felicità ardentemente bramata ci viene offerta, stentiamo a credervi; la realizzazione dei nostri desideri ci lascia fulminati dallo stupore. Cosi accade agli apostoli: sono sbalorditi per la risurrezione di Cristo che sopraggiunge più veloce di quanto non sperassero.

Quella loro lentezza a credere non dipende tanto da diffidenza, ma piuttosto dal loro amore. Tutte quelle investigazioni dimostrano che non respingono la fede, ma la cercano. Indagano a lungo, perché ardono dal desiderio che quella apparizione sia vera.

Fratelli, non è una diffidenza timorosa che fa esitare i discepoli e li immerge nella stupefazione, ma la grandezza stessa del mistero. Non è l’incredulità che vieta loro di vedere l’evidente e di credere nel certo, ma la singolarità del miracolo. Fratelli, di fronte alla potenza divina, la natura umana è peggio di un bambino. Se Dio non lo fa crescere, non può comprendere ciò che è proprio dell’adulto, né conoscere la verità completa. Dio ci conceda perciò di comprendere e di conoscere grazie a lui i misteri che ci superano.

 

MERCOLEDI' FRA L’OTTAVA

VANGELO (Gv 21,1-14)

Gesù si avvicina, prende il pane e lo dà a loro, e così pure il pesce.

 + Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.

Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.

Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”. Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.

Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: “Portate un po’ del pesce che avete preso or ora”. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: “Venite a mangiare”. E nessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”, poiché sapevano bene che era il Signore.

Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.

 Dai Discorsi di san Pietro Crisologo.

Sermo 78. PL 52,420‑422.

 La morte del Creatore aveva sconvolto l’ordine della creazione e le basi stesse dell’universo sembravano vacilla­re. Si sarebbe detto d’essere tornati alle tenebre primordiali e all’antico caos.

Con la luce improvvisa della sua risurrezione il Signore riporta il giorno e ridà al mondo intero il suo aspetto consue­to. Fa risorgere con se nella gloria quell’universo che aveva partecipato alle sue sofferenze. L’evangelista difatti sottoli­nea: Quando era gia l’alba, - ciò che indica come si siano dissipate le tenebre della Passione del Signore.

        Gesù sì presentò sulla riva significa che il Signore viene per ricondurre ogni essere al suo fine originario, per rinfrancare la titubanza, per calmare l’agitazione e ristabilire l’ordine. Sta lì eretto, immobile: così stabilizza le fondamenta dell’universo tragicamente scosse e raccoglie sotto l’autorità del Creatore tutto quello che si era scon­quassato a causa degli oltraggi inflitti a Cristo.  

2

Al sorgere del giorno Gesù stette lì sulla spiaggia per ridare alla Chiesa la stabilità della fede anche quando i discepoli sono ancora sballottati dai flutti del mare. Infatti Gesù trova la loro fede senza consistenza, come se i disce­poli avessero perso forza e coraggio. Perciò si rivolge a loro come a bambini, interpellandoli così: Figlioli, non avete nulla da mangiare?

C’è lì Pietro che rinnegò, Tommaso che aveva dubitato e Giovanni che si dette alla fuga. Gesù non si rivolge loro come a prodi soldati ma come a fanciulli impauriti. Visto che non li trova preparati per la lotta, li chiama a tavola come bambini, dicendo: Figlioli, non avete nulla da mangia­re? Vedendo il Signore prendere cibo come un uomo qualsia­si, i discepoli possono ormai credere che è risorto: l’umanità di Cristo ridà loro la grazia, il pane che gli vedono mangiare ristabilisce la loro fiducia, il pesce che prende li riporta alla fede. Lui, il pane vivo che sazia ogni creatura, chiede cibo, perché non di pane sempre è affamato, ma dell’amore dei suoi.

  3

 Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: E’ il Signore. Il discepolo amato lo riconosce per primo, perché l’amore posa su tutto uno sguardo più perspicace, e chi ama è dotato di una sensibilità più vibrante.

Simon Pietro quando udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste. Perché Pietro è così fiacco? Perché ha bisogno della testimonianza di un altro quando era lui quello che di solito annunziava agli altri il Signore? Dov’è la sua storica confessione: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente?1 Dov’è finita?

 Quando Pietro era andato a rifugiarsi in casa del sommo sacerdote Caifa, aveva udito perfettamente il parlottare sommesso della serva, ma ora è lento nel riconoscere il suo Signore.

 Pietro si cinse ai fianchi la sopravveste e si gettò in mare. Sperava così che il mare avrebbe lavato quello che il suo rinnegamento aveva insozzato. Voleva essere il primo a raggiungere il suo Signore, lui che aveva ricevuto la primazia. Si cinge con una veste, ma sarà un altro a mettergli la cintura al momento del martirio. Il Signore infatti gli dirà: Un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi.

Gli altri discepoli vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci. Vi è qui un’immagine della Chiesa di questo secolo che, sballottata dalle tempeste, grazie alla rete del vangelo conduce al Signore tutti quelli che ha tratto dall’abisso e riportato alla luce del cielo con labo­riosa fedeltà.

Non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Il che significa che i discepoli sono vicini alla terra dei vivi, perché l’addio alle realtà presenti li porta in vista di quelle future.

 

GIOVEDI' FRA L’OTTAVA

 

VANGELO (Gv 20,11-18)

Ho visto il Signore e mi ha detto queste cose.

 + Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Maria stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”.

Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria!”. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbunì!”, che significa: Maestro! Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”.

Maria di Magdala andò subito ad annunziare ai discepoli: “Ho visto il Signore” e anche ciò che le aveva detto.

 Discorso di un ignoto autore renano-fiammingo.

Oeuvres de Tauler. Sermon 2 pour les féries pasca1es, trad.Noé1,Tra­lin,Parigi,1911,t.II,327-328.332-333.

       Quando nostro Signore Gesù Cristo risuscitò dai morti, Maria Maddalena fu presa da un immenso desiderio di veder­lo. Allora il Signore le apparve nelle sembianze di un ortolano, ma lei non lo riconobbe.

Gesù scuote l’attenzione di Maria chiamandola per nome; lei si gira verso di lui, lo riconosce e gli dice: Rabbunì!, che in ebraico significa Maestro.

Notate, dilettissimi, che il Signore si nasconde a Maria stando dietro di lei, finché ella sta in piedi davanti al sepolcro a fissare gli angeli. L’onnipotente e glorioso Iddio non usa infatti mostrarsi a chi si occupa in modo disordinato delle creature oppure a chi cede a un dolore smodato per la perdita di beni caduchi.

Invece, tutti coloro che si distolgono dalle creature per cercare il Creatore, non tardano a vederlo manifestarsi. Ecco perché Maria Maddalena riconobbe il Signore quando si staccò dal sepolcro, attirata dalla voce di lui che pronunziò il suo nome.

Il nome di Maria significa stella del mare, regina del mondo, illuminata dallo Spirito Santo. Chi brama di vedere Dio deve proprio essere come una stella che sta in alto sopra le contingenze terrene; occorre che domini tutto quello che appartiene al tempo e sia divinamente illuminato per contemplare le realtà celesti.

 2

       Appena Maria si sentì chiamare per nome, riconobbe il Signore ed esclamò: Rabbunì!, ossia Maestro. I discepoli infatti davano a Gesù il nome di Maestro e anche Maddalena lo chiamava così quando egli viveva sulla terra. Lo attestò Gesù stesso quando disse: Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono!

Sì, davvero egli è il maestro del bene supremo e per tale titolo deve essere amato più di ogni altra realtà; è il maestro della verità suiprema e per questo titolo dobbiamo contemplarlo; è il maestro della perfezione suprema sicché per tale titolo dobbiamo imitarlo, senza più occhi per quanto abbandonammo.

Soprattutto Gesù è il maestro dell’amore, per tre moti­vi: egli ricompensa quello che è fatto nell’amore, per amore e con amore.

Anzitutto Dio ricompensa soltanto nell’amore. Notiamo a tal proposito che sono tre le modalità mediante le quali l’uomo può meritare: attraverso le opere, tramite la contem­plazione oppure mediante i desideri del cuore. Ora, le opere esterne sono meritorie soltanto quando sono compiute nella carità.

 3

         In secondo luogo, Dio ricompensa ciò che è fatto soltan­to con l’amore. Si tratta dell’amore per cui egli ci ama gratuitamente e mediante il quale dona se stesso in ricom­pensa. Egli si dà interamente e non soltanto frazionato; ci ama, secondo le sue precise parole, di amore eterno, e si dona a noi in persona. Ecco perché disse ad Abramo: Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande2.

Nel terzo modo, infine, Dio ricompensa l’uomo con amore. Il premio dell’uomo consiste soprattutto nel fatto che vedrà Dio in modo chiaro, non mediato; egli potrà gode­re di lui e abbracciarlo eternamente nell’amore.

Maria Maddalena ha dunque ragione di chiamare nostro Signore Rabbunì!, Maestro, dato che egli è davvero il mae­stro dell’amore.

Tu poi, anima fedele, chiunque tu sia, rivolgiti al Signo­re con fiducia piena e digli dal fondo del cuore:

"0 Maestro del sommo bene, o Signore mio Dio,

attirami verso di te mediante l’amore,

perché l’amore sei tu.

Fammi assaporare la tua bontà,

perché io possa amarti sopra ogni cosa,

con tutto l’affetto del mio spirito

e perché io rimanga sempre unito a te".

 

VENERDI' FRA L’OTTAVA

 

VANGELO (Mt 28,16-20)

Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.

 + Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.

Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato.

Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

 

 Dalle Omelie di san Beda il Venerabile.

Nom.3 in feria VI inter Oct.Paschae. PL 94,144-146.

       Un profondo mistero avvolge le apparizioni che il Signo­re risorto fece ai discepoli in Galilea oppure sul monte, come riferiscono i vangeli.

Egli si manifesta sul monte per ricordare che il suo corpo, impastato della nostra argilla umana, quando risorge è rivestito di potenza celeste, distanziato ormai da ogni realtà terrena.

Apparendo sul monte il Signore ammonisce inoltre i fedeli che se anelano a contemplare nell’altro mondo la grandezza della sua risurrezione, devono impegnarsi a passare quaggiù da interessi meschini a desideri di cielo.

Gesù ha comandato ai discepoli di andare in Galilea. Il significato nascosto del nome Galilea ci è ben noto attra­verso i commenti dei Padri. Non sarà vano ricordarlo, perché è bene che la mente rammenti tali nozioni. Galilea significa appunto trasmigrazione o rivelazione.

In funzione di questo primo significato, trasmigrazione, il Signore sceglie di precedere i discepoli in Galilea per apparire loro, affinché seguano le sue tracce e lo adorino. Infatti Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.

Quelli che sono di Cristo lo seguono dunque in Galilea, dove trasmigrano come lui dalla morte alla vita: possono allora adorarlo contemplandolo nella gloria della sua divinità ed espandersi nella lode che non ha fine.

         Per tale visione del Risorto va bene interpretare Galilea anche come rivelazione. Infatti san Paolo ci attesta che a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine. Questa è la condizione di chiunque fra noi si apre al Signore e ne segue le orme con fede sincera.

 2

        Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Questo potere non è dato a Gesù in quanto è Dio coeterno con il Padre, ma all’umanità assunta dal Verbo. Per quell’unione Gesù era diventato poco meno degli angeli, ma ora che è risorto dai morti, lo vediamo coronato di gloria e di onore  perché tutto è posto sotto i suoi piedi. Tutto, anche la morte che sembrò sopraffarlo un momento, è ormai calpe­stata sotto i suoi piedi.

Il salmista, rivolgendosi al Padre, gli aveva detto a proposito del Salvatore risorto: Gli hai dato potere sulle o­pere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi. Gesù riprende esattamente l’idea quando annunzia ai disce­poli: Mi e stato dato ogni potere in cielo e in terra. Anche prima della risurrezione, le potenze angèliche sapevano di essere soggette a quell’uomo che vedevano assunto nell’unica Persona del loro Creatore. Purtroppo, in terra, gli uomini, nella loro cecità, non accettavano di sottomettersi a lui, perché lo vedevano un comune mortale come loro. Rifiutavano di riconoscere nei suoi miracoli la potenza divina, dopo aver visto la fragilità umana del suo patire.

Perciò il mediatore tra Dio e gli uomini, il misericordio­so, volle offrire la certezza che aveva ricevuto ogni potere in cielo e in terra, affinché gli uomini potessero, come gli angeli, possedere la vita definitiva del cielo. Per questo inviò i discépoli come dottori con la missione di predicare la parola di vita a tutte le nazioni dell’universo.

 3

      Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, inse­gnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato.

Ecco scanditi limpidissimi i tempi dell’evangelizzazio­ne, ai quali anche oggi nella Chiesa devono attenersi con cura i ministri della parola. Anzitutto chi viene per ascolta­re deve essere istruito; poi sarà segnato dai sacramenti della fede; quindi imparerà a osservare i comandamenti del Signore in modo libero, secondo le circostanze.

Infatti senza una sufficiente conoscenza della fede cristiana nessuno può essere lavato dai sacramenti di questa medesima fede. E non basta essere purificato dai propri peccati mediante il lavacro del battesimo se poi non ci si impegna nell’adesione perseverante al bene.

Riepilogando, i tempi della missione prescritti dal Signore sono: anzitutto ammaestrare le nazioni, cioè radi­carle nella scienza della verità, perché senza fede è impos­sibile essere graditi a Dio, poi battezzare, perché se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio.

Il Signore soggiunge: Insegnando loro ad osservare tut­to ciò che vi ho comandato, perché come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta. Il Signore suggella il suo triplice comandamento lumeg­giando la ricompensa promessa al credente che coniughi bontà e fervore nella sua vita. Si tratta della beatitudine futura, già pregustata nel mondo presente e che il Signore implicitamente esprime così: Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.

 

SABATO FRA L’OTTAVA

VANGELO (Gv 20,1-9)

Egli doveva risuscitare dai morti.

 + Dal Vangelo secondo Giovanni

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.

Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”.

Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.

Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.

 Dai Discorsi di sant’Agostino.

Sermo 244 & 231. PL 38,1147-1149.1107.

Oggi leggiamo il racconto della risurrezione del Signore

nel vangelo di Giovanni.

Vi ascoltiamo e vi scorgiamo con gli occhi della fede

la tenerezza affettuosa di una pia donna

verso il Signore.

Ella cerca il Signore Gesù,

eppure tenta di rintracciare

soltanto le spoglie di un morto.

Ama Gesù come il Maestro pieno di bontà,

ma non lo pensa risorto dai morti:

questo non lo crede.

Quando Maria vede la pietra rimossa

all’entrata del sepolcro,

immagina che il corpo sia stato portato via,

e va a riferire la triste notizia ai discepoli.

Due di essi accorrono subito: sono Pietro e Giovanni.

Quest’ultimo è il discepolo

che Gesù amava più degli altri,

anche se li amava tutti, perché era il loro Signore.

I due discepoli accorrono dunque per vedere

se il corpo è stato trafugato dalla tomba,

così come afferma Maria Maddalena.

Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura,

che egli cioè doveva risuscitare dai morti.

Forse il Signore non aveva dichiarato loro

più volte, prima della passione,

che doveva essere tradito, ucciso,

ma che sarebbe risorto?

Purtroppo egli parlava a gente sorda.

Eppure Pietro gli aveva dichiarato:

Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.

E si era sentito rispondere:

Beato te, Simone figlio di Giona,

perché né la carne né il sangue te l’ hanno rivelato,

 ma il Padre mio che sta nei cieli.

E io ti dico: Tu sei Pietro

e su questa pietra edificherò la mia Chiesa

e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.

Ma la fede di Pietro naufragò alla vista del crocifisso.

Pietro credette  Gesù Figlio di Dio,

finché non lo vide appeso al patibolo,

trafitto dai chiodi, morto e sepolto.

Allora perse tutta la fede che aveva.

Che cosa divenne quella pietra?

Dove finì la sua solidità?

Solo Cristo è la vera pietra

e soltanto grazie ad essa Simone è Pietro.

Questi sarebbe stato un uomo finito,

se la pietra angolare non avesse riacquistato la vita.

All’ epoca in cui si situa il racconto evangelico,

gli apostoli non sapevano ancora

quello che noi conosciamo.

Apprenderanno più tardi quello che oggi noi sappiamo:

Cristo è Dio e uomo ad un tempo,

Creatore degli esseri e creatura tra le altre,

Creatore dell’uomo e uomo creato.

Noi lo sappiamo,

ma gli apostoli lo ignoravano ancora

Cristo è Dio, uguale al Padre,

grande come lui, perfettamente simile a lui.

Egli è ciò che è il Padre,

ma non è il Padre.

E’ Dio come il Padre,

è onnipotente e immutabile come lui.

E’ ciò che è il Padre,

ma non è il Padre,

perché l’uno è Padre, l’altro è Figlio.

Per chiunque conosce questi misteri

Cristo è salito al Padre;

per colui che li ignora

Cristo non è ancora asceso,

ma resta piccolo, sulla terra, come lui;

non è ancora l’Onnipotente.

E per chi progredisce nella fede

Cristo sta salendo,

sale al Padre insieme con lui.

Che cosa ci dice Cristo?

"Credete davvero questo:

sarete ammessi alle delizie della mia tavola,

giacche io non sdegnai le amarezze della vostra".

Cristo, che ha preso il tuo male,

non ti darà il suo bene? Ma certamente!

Egli ci ha promesso la sua vita,

ma ha fatto qualcosa di ben più incredibile:

come anticipo ci ha elargito la sua morte per noi.

Ascoltiamolo mentre ci dice:

"Vi invito a condividere la mia vita,

là ove nessuno muore,

ove la vita è davvero beata,

ove il cibo nutre e non si guasta,

ove la tavola è sempre pronta.

Vi chiamo ad abitare il paese degli angeli,

a godere l’amicizia del Padre e dello Spirito Santo,

a sedere al banchetto eterno,

ad avermi come fratello

a stare sempre con me,

a condividere la mia vita.

Se non volete credere che vi dono la vita,

almeno la mia morte vi sia di pegno".

Mentre viviamo in questa carne corruttibile,

moriamo con Cristo,

grazie alla conversione dei costumi,

e viviamo con lui

mediante l’impegno per la giustizia.

Riceveremo la vita beata soltanto

quando saremo saliti verso Cristo,

che è disceso in mezzo a noi,

e quando avremo cominciato a vivere con lui,

che è morto per noi.