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Letture della preghiera notturna dei certosini

 

 

 

 29 giugno

SANTI PIETRO E PAOLO apostoli

 

1

 

Dai Discorsi di san Gregorio Palamas.

 

Homilia 28. PG 151,355‑362.

 

Gli apostoli fanno brillare una luce che non conosce mutamento o declino sopra coloro che abitano nella regione delle tenebre, poi li rendono partecipi di questa luce, anzi suoi figli. Cosi ognuno di essi potrà splendere come un sole quando nella sua gloria si manifesterà il Verbo, uomo e Dio, luce sovressenziale.

Tutti questi astri, che oggi sorgono, rallegrano la Chiesa, perché le loro congiunzioni non producono nessuna eclissi, ma accendono una sovrabbondanza di luce. Cristo splende nella sua sfera eccelsa, senza gettare ombra su quelli che ruotano in regioni meno elevate. E tutti questi astri si muovono in piena luce, senza che vi sia alternanza fra il giorno e la notte, o i loro raggi differiscano per luminosità, dal momento che il loro splendore proviene da un'unica f onte.

 

2

 

Tutti coloro che fanno parte di Cristo, fonte perenne di luce eterna, hanno il medesimo fulgore e la sua gloriosa luminosità. La congiunzione di questi astri si manifesta cosi agli occhi dei fedeli attraverso un duplice sfavillio.

Satana, il primo ribelle, riuscì a far apostatare Adamo, il primo uomo, il progenitore dell'umanità. Quando dunque Satana vide Dio creare Pietro, il capostipite dei fedeli,

e dirgli: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa 1.( Mt 16,18 ), nella sua malvagità suicida, cercò di tentare Pietro come aveva tentato Adamo.

Colui che è il maligno per eccellenza sapeva che Pietro era dotato d'intelletto e incendiato d'amore per Cristo. Perciò non s'azzardò ad assalirlo di petto, ma con fare sornione lo aggredì di fianco, per spingerlo a violare il suo dovere.

 

3

 

Nell'ora della passione il Signore disse ai suoi discepoli:

 Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte2.( Mt 26,31 ). Pietro, incredulo non solo lo contraddice, ma si esalta sopra gli altri, affermando: Anche se tutti si scandalizzassero di te. io non mi scandalizzerò mai.3.( Mt 26,33 )

Dopo l'arresto di Gesù, Pietro, come punito per la sua presunzione, abbandona il Signore più degli altri. Ma più degli altri umiliato, egli avrebbe a suo tempo ritrovato un onore più grande.

Infatti il suo comportamento è ben differente da quello di Adamo. Questi, una volta tentato, era caduto vinto precipitando cosi nella morte, mentre Pietro, dopo essere stato atterrato, riesce a rialzarsi e trionfa sul tentatore.

In che modo Pietro fu vincitore? Rendendosi conto del suo stato, provandone un dolore cocente, effondendosi in lacrime di penitenza, assai preziose per espiare. Il salmo dice infatti: Un cuore affranto e umiliato, tu, o Dio, non disprezzi, 4.( Sal 50,19 )

 perché il rincrescimento di avere offeso Dio opera una guarigione irreversibile. E chi semina una preghiera intrisa di pianto, meriterà il perdono intessuto di allegrezza.

 

4

 

Possiamo notare che Pietro espiò in modo adeguato il suo rinnegamento, non solo pentendosi e facendo penitenza, ma anche perché l'orgoglio che lo spingeva al protagonismo fu espulso radicalmente dalla sua anima.

Il Signore lo volle dimostrare a tutti quando il terzo giorno risuscitò dai morti, dopo la passione sofferta per noi nella sua carne. Nel vangelo infatti egli dice a Pietro, accennando agli apostoli: Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?5.( Gv 21,15 )

La risposta ci rivela un Pietro umile, davvero convertito. Al Getsemani, senza essere interpellato, si era spontaneamente messo sopra gli altri, dicendo: Anche se tutti si scandalizzassero di te. io non mi scandalizzerò mai.3.( Mt 26,33 )

 Ma dopo la risurrezione, quando Gesù gli domanda se lo ama più degli altri, Pietro risponde di si, sul fatto di amare, ma tralascia di far menzione del grado, limitandosi a dire: Certo, Signore, tu lo sai che ti amo!

 

5

 

Gesù disse a Simon Pietro: ''Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti amo".5.( Gv 21,15 )

Quando Gesù vede che Pietro gli ha conservato l'amore e ha acquistato l'umiltà, da compimento alla sua promessa e gli dice: Pasci i miei agnelli. 5.( Gv 21,15 )

In precedenza, quando il Signore aveva paragonato l'assemblea dei fedeli a una costruzione, aveva promesso a Pietro di costituirlo a fondamento, dicendo: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa 1.( Mt 16,18 ) Nel racconto evangelico della pesca miracolosa, Gesù aveva pure detto a Pietro: D'ora in poi sarai pescatore di uomini. 6.( Lc 5,10 )

 Infine, dopo la risurrezione, Gesù paragona i suoi discepoli ad un gregge e chiede a Pietro di esserne il pastore, affermando: Pasci i miei agnelli. 5.( Gv 21,15 )

Vedete, fratelli, come il Signore arde dal desiderio della nostra salvezza! Non cerca che il nostro amore, in modo da poterci guidare ai pascoli e all'ovile della salvezza. Desideriamo perciò anche noi la salvezza, obbediamo in parole e nei fatti a coloro che devono essere le nostre guide in questo cammino. Basterà che bussiamo alla porta della salvezza e subito si presenterà la guida designata dal nostro Salvatore. Nel suo amore eterno per gli uomini, il Signore stesso sembra non aspettare che la nostra richiesta, anzi la previene e si affretta a presentarci il capo che ci guiderà alla salvezza definitiva.

 

6

 

Davanti alla triplice interrogazione del Signore, Pietro è addolorato, perché pensa che Gesù non si fidi di lui.. E' convinto di amare Gesù e che il Maestro lo sa meglio di lui. Con le spalle al muro e senza via d'uscita, Pietro dichiara il suo affetto e proclama l'onnipotenza del suo interlocutore, dicendo: Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo.7.( Gv 21,17 )

Dopo una simile confessione, Gesù costituisce Pietro pastore, anzi supremo pastore della sua Chiesa e gli promette la forza necessaria per resistere fino alla morte di croce, mentre per l'innanzi Pietro era crollato davanti alle parole di una servetta.

Gesù gli afferma: In verità. in verità ti dico: quando eri più giovane ‑ non solo di corpo, ma spiritualmente ‑ ti cingevi la veste da solo. e andavi dove volevi. ossia seguivi i tuoi impulsi e vivevi secondo i tuoi desideri naturali. Ma quando sarai vecchio ‑ quando cioè sarai pervenuto anche alla maturità dello spirito ‑ tenderai le tue mani. E queste ultime parole alludono alla morte di croce; il verbo tendere è alla forma attiva, per specificare che Pietro si lascerà crocifiggere di sua libera volontà.

 

7

 

Tenderai le tue mani,, e un altro ti cingerà la veste cioè ti fortificherà ‑ e ti porterà dove tu non vuoi.8.( Gv 21,18 )

Il testo da un lato segnala che la nostra natura non vuole dissolversi nella morte per l'istinto congenito verso la vita, e d'altro canto il martirio di Pietro oltrepassa ampiamente le sue forze naturali. Il succo delle parole del Signore è questo: "A causa mia e rafforzato da me, tu sopporterai supplizi che normalmente la natura umana è incapace di assumere''.

Questo è Pietro e assai pochi lo conoscono sotto tale angolatura.

E Paolo, chi è? Chi potrà far conoscere la sua pazienza nel sopportare ogni cosa per Cristo, fino alla morte? La morte, Paolo l'affrontava ogni giorno, pur continuando a vivere. Rammentiamoci di quando ha scritto: Non sono più io che vivo. ma Cristo vive in me. 9.( Gal 2,20 )

Per amore di Cristo, egli considerava tutto come spazzatura, al punto da stimare il futuro come qualcosa di secondario nei confronti di quell'amore. Egli dice infatti: Io sono persuaso che ne morte ne vita, ne angeli ne principati, ne presente ne avvenire, ne potenze, ne altezza ne profondità, ne alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù nostro Signore. 10.( Rm 8,39 )

Pieno di zelo per Dio, Paolo non mirò che a infonderlo anche in noi.

 

8

 

Tra gli apostoli, Paolo non è inferiore per gloria al solo Pietro. Considera la sua umiltà quando esclama: lo sono l'infimo degli apostoli. e non sono degno neppure di,essere chiamato apostolo. 11.( 1 Cor 15,9 )

Se Paolo eguaglia Pietro per la fede, lo zelo, l'umiltà .e la carità, perché non ricevette in parte il medesimo premio da parte di Dio che giudica con giustizia e tutto pesa su un'esatta bilancia?

All'uno il Signore dice: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. In ordine all'altro, dichiara ad Anania: Egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli.12.( At 9.15 )Di che nome si tratta? Certamente di quello della Chiesa di Cristo di cui Pietro garantì la costruzione.

Vedete come Pietro e Paolo sono eguali in gloria, come la Chiesa di Cristo riposa sul fondamento di loro due? Ecco perché in questo giorno la Chiesa gli attribuisce una solennità comune, per cui oggi celebriamo una festa in loro onore.

 

 

9

 

Dal vangelo secondo Matteo.

16,13‑19

Gesù chiese ai suoi discepoli:"Voi chi dite che lo sia?". Rispose Simon Pietro:"Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente".

 

Dai Discorsi di Luigi di Granada. Serm. I&II para 29/6.Sermones para las principales fiestas de los Santos,Madrid,P.B.Lopez,1792‑93,t.XII,260‑297.

 

La fede in Gesù Cristo è il fondamento della nostra religione. Volendo stabilire saldamente questa virtù della fede nell'animo dei discepoli, nostro Signore procede con discrezione e prudenza, poiché conosce il fondo dei cuori e sa perfettamente ciò che vi è in quello degli apostoli.

Gesù vuole dunque che Pietro gli renda testimonianza; dopo aver confermato tale testimonianza, il Signore ricompensa Pietro, mettendolo a capo della sua Chiesa, perché gli altri imparino dal capo degli apostoli quello che devono credere a proposito del Messia.

Il metodo che Gesù ha per insegnare è molto più modesto che se avesse proclamato senza ambagi: "Io sono il Figlio del Dio vivente". Leggiamo qualcosa di analogo in san Giovanni; dopo la lavanda dei piedi, Gesù non dice agli apostoli: "Io sono Maestro e Signore ma usa parole più umili: Voi mi chiamate Maestro e Signore.1.( Gv 13,13)

 

10

 

Gesù domanda inizialmente ai discepoli che cosa la gente pensi di lui. "Alcuni Giovanni il Battista ‑ essi rispondono ‑altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti Disse loro: "Voi chi dite che io sia?".

Pietro, illuminato con una rivelazione del Padre ed elevandosi sopra il corpo e la materia, oltre la carne e il sangue, risponde a nome di tutti: Tu sei il Cristo , il Figlio del Dio vivente. Gesù gli risponde proclamandolo beato, perché non grazie a una sapienza puramente umana egli ha reso quella testimonianza, ma per ispirazione dell'alto. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa.

In questo passo Gesù da un nome nuovo al suo Apostolo, che inizialmente si chiamava Simone. Un tempo era successa la medesima cosa con il Patriarca degli Ebrei, quando era stato scelto come padre di una moltitudine di nazioni. Allora Dio aveva cambiato il suo nome in quello di Abramo, per indicare la sua numerosa posterità.

Qui Gesù, volendo fare del figlio di Giovanni il fondamento saldo e incrollabile della sua Chiesa, lo chiama "Pietro". Il nome vuole sottolineare la perenne stabilità e resistenza che balza chiara dal seguito del testo evangelico: Su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. Sono parole che offrono un sostegno stupendo alla fede cristiana.

 

11

 

Non passiamo sotto silenzio l'altra magnifica promessa che Gesù fa a Pietro, quella cioè di dargli le chiavi del regno dei cieli. Un simile potere non è conferito a Pietro solo per la sua gloria, ma in vista della nostra salvezza. Non per se Pietro riceve le chiavi, ma per noi.

La grazia delle chiavi non fa riferimento alla legge antica, ma all'evangelo. C'è una gran differenza tra la legge e il vangelo: la legge chiede, il vangelo da; la legge spaventa, il vangelo consola; quella comanda, questo conferisce la grazia per obbedire. La prima addita la via del cielo, mentre il vangelo da la forza adeguata a percorrere quell'itinerario.

La legge racchiude la lettera che uccide, il vangelo contiene lo Spirito che da la vita. L'Apostolo definisce la legge ministero di morte e il vangelo ministero di Spirito e vita. 2( 2 Cor 3,7.8 )

 

12

 

L'annunzio a Pietro delle chiavi del Regno appartiene al vangelo, non,alla legge. E poi non soltanto al capo degli apostoli, ma a tutti quelli che tengono il suo posto nella Chiesa è concesso il potere meraviglioso di rimettere i peccati, di conferire la grazia dello Spirito Santo, di riconciliare gli uomini con Dio, d'aprire loro le porte del cielo e renderli compagni degli angeli.

Questo potere delle chiavi muta la contrizione da imperfetta in perfetta, lo stato di peccato in stato di grazia, facendo passare le anime dalla condanna eterna all'eterna salvezza.

La bontà e la misericordia di Dio sono ineguagliabili! Ci pensate che condiscendenza sia aver affidato le chiavi del cielo a un uomo della terra? E' concesso a un mortale quanto appartiene soltanto a Dio: il potere di rimettere i peccati.

Fratello, se le tue colpe ti hanno chiuso il cielo, non sarà necessario che tu travalichi i mari, che tu vada all'estremità della terra e che tu sparga sangue di animali secondo la legge antica. Basta che confessi i tuoi peccati a un ministro della Chiesa, unendo alla confessione il pentimento per il passato e il proposito di vivere bene in futuro. Col perdono delle tue colpe riceverai la grazia e l'amicizia di Dio.

Ecco il vangelo! Ecco la buona, la notizia bella per eccellenza! Ecco la grazia sopra tutte le grazie, conferita al mondo per i meriti del sangue di Gesù Cristo, lui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, come si esprime l'Apocalisse. 3.( Ap 1,5 )

 

 

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