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Letture della preghiera notturna dei certosini

 

 

29 agosto

   Martirio di san Giovanni Battista

1

Dalla Lettera a Donato di san Cipriano di Cartagine.

Epist. I. ad Donatum, 3-6. 14 . PL 4,198-205. 220-221.

   

    Un tempo io giacevo nelle tenebre di una notte buia; mi trovavo come sballottato sul mare del mondo che mi gettava in tutte le direzioni; incerto delle vie che mi si paravano innanzi, vagavo in balia di me stesso e non ero consapevole della mia vita.

    Lontano dalla verità e dalla luce, ritenevo che fosse davvero difficile e duro, per i miei sentimenti di quel periodo, ciò che la misericordia di Dio mi pro­metteva per portarmi alla salvezza.

    Reputavo fosse difficile poter nuovamente rinasce­re e deporre le abitudini precedenti, anche se il batte­simo nell’acqua della salvezza mi rinnovava a nuova vita. Stimavo ugualmente difficile che un uomo potesse cambiare la mente e l’animo senza mutare nel suo fisico.

    Continuavo a dirmi: “Come sarà possibile una conversione così grande da liberarmi tutto ad un tratto da ciò che fin dalla nascita si solidificò come quando si colloca del materiale e lo si ammucchia in depositi? Come sarà possibile liberarmi di quelle abitudini che ho indebitamente contratte?”.

 

2

 

   Spesso mi trovavo con questi pensieri. Ero legato dai moltissimi errori della mia vita passata e non crede­vo di potermene liberare. I vizi aderivano alla mia vita e io continuavo ad assecondarli. Non pensavo più di poter raggiungere i beni migliori; per questo favorivo ciò che mi nuoceva come se fosse qualcosa che ormai mi appartenesse e fosse cresciuto con me.

    Ma sopraggiunse l’aiuto dell’acqua che rigenera. La corruzione della vita precedente venne cancellata e dall’alto si diffuse una luce nel mio cuore purificato e mondo. Ricevetti dal cielo lo Spirito e attraverso una seconda nascita diventai un uomo nuovo.

    Dopo questo evento, ciò che era segnato dal dub­bio improvvisamente divenne, in modo che non saprei descrivere, una certezza; quello che era impenetrabile e pieno di tenebra mi apparve accessibile e luminoso.

    Potevo raggiungere quello che prima mi sembrava assurdo e fare quello che finora ritenevo impossibile. Avevo così la possibilità di capire come fosse terreno l’uomo di prima, nato dalla carne e schiavo dei vizi.

 

3

 

    Comprendevo che cominciava ad appartenere a Dio quello che lo Spirito Santo aveva già animato. Sai bene anche tu, e lo ammetti con me, ciò che questa morte del peccato, ciò che questa vita di virtù mi hanno rispettivamente tolto e donato. Lo sai e non insisto; è odioso lodare se stessi, anche se non può essere millanteria ma gratitudine ciò che attri­buiamo al dono di Dio e non alla nostra capacità umana. Infatti ammettiamo quale effetto della fede il non peccare, e quale effetto dell’errore umano il peccato.

    È opera di Dio, lo ripeto, è opera di Dio tutto ciò che noi possiamo. Da lui abbiamo la vita e il vigo­re; grazie alla capacità che ci dona, possiamo pregusta­re qualcosa dei beni futuri, anche se siamo ancora su questa terra. Ci deve essere solo il timore come custode della nostra innocenza, perché il Signore, che si è riversato nei nostri cuori con il tocco della sua bontà e del suo perdono celeste, si fermi nel nostro animo, allietato dalla buona ospitalità delle nostre opere sante.

4

    Se tu riesci a camminare con passo sicuro sulla via dell’innocenza e della salvezza, se tu, unito a Dio con tutte le forze e con tutto il cuore, rimani sempli­cemente quello che hai cominciato ad essere, ti sarà concessa possibilità di agire in proporzione di quanto crescerà in te la grazia dello Spirito.

    Nell’usufruire dei doni di Dio non vi è nessuna misura o limite, come invece accade per i benefici terreni. Lo Spirito si effonde abbondante e non viene costretto da confini, non è obbligato entro limiti, non viene frenato in spazi circoscritti. Lo Spirito scaturisce senza posa, fluisce traboccando; occorre solo che il nostro cuore abbia sete e si apra.

    Attingeremo l’abbondante grazia in proporzione della nostra capacità di fede. Dallo Spirito scende a noi la possibilità di vivere una vita sobria e casta, di avere sinceri pensieri e una parola altrettanto since­ra. Grazie allo Spirito possiamo superare vittoriosi i mortali veleni quando veniamo colpiti; da lui abbiamo la capacità di ritornare in salute e di eliminare le brutture del nostro animo quando sbagliamo.

 

5

 

    È lo Spirito che ci permette di far diventare paci­fici coloro che sono sconvolti dall’ira e dall’odio e di ridurre i violenti a mitezza. È lo Spirito che ci dona la forza di minacciare e umiliare gli spiriti immondi che si aggirano intorno e penetrano negli uomini per corromperli. Con lo Spirito possiamo sferzare terribilmente questi spiriti e costrin­gerli ad andarsene o abbatterli mentre oppongono resistenza, lamenti e gemiti, aumentandone le sofferen­ze. Con lo stesso Spirito li flagelliamo e li tormentiamo con il fuoco. È una battaglia che si combatte e non si vede: i colpi sono invisibili ma la pena è manifesta.

    Lo Spirito che abbiamo ricevuto agisce con la sua potenza, perché noi partecipiamo ad una vita nuova. Non abbiamo però ancora cambiato il corpo e le mem­bra; per questo la vista umana resta ancora nel buio, perché il sensibile si frappone come una nube.

 

6

 

    Che potenza spirituale, che forza è questa! Non solo sottrarsi ai contatti perniciosi del mondo, ma non lasciarsi più contagiare dalla corruttela del nemico che rinnova i suoi assalti, purificati come siamo. L’ani­mo si rinvigorisce e si rinsalda nelle proprie forze tanto da dominare imperiosamente tutto l’esercito del nemico che viene all’assalto.

    Perché gli effetti della presenza divina ti appaiano più luminosi, cercherò di illuminarti svelandoti la veri­tà. Dopo aver dissipato la caligine del male, ti mostrerò le tenebre che avvolgono il mondo.

    Immagina di essere sollevato su una delle cime più alte di un monte scosceso e di osservare da lassù le cose che si estendono ai tuoi piedi. Gira lo sguardo in diverse direzioni e contempla il turbinare che scon­volge il mondo, mentre tu sei libero da ogni contatto terreno.

 

7

 

    Avrai allora compassione per questo mondo e maggiormente consapevole della tua situazione, ne sarai tanto più riconoscente a Dio e con gioia più viva lo ringrazierai di esserne scampato. Osserva: le strade sono infestate da rapinatori, i pirati percorrono i mari, dappertutto l’orrore del sangue sparso e dei campi di guerra. Il mondo gronda di sangue fraterno: l’omici­dio, considerato un delitto quando è commesso dai singoli, diventa virtù se compiuto in nome dello stato! A questo livello, l’impunità non è garantita dall’innocen­za, ma dall’atrocità della ferocia.

    Esiste una sola tranquillità certa e serena, una sola sicurezza stabile su cui si possa contare: quella di chi si ritrae dal turbinio di questo mondo inquieto e, gettata per sempre l’ancora nel porto della salvezza, eleva lo sguardo dalla terra verso il cielo. Ammesso a godere del tesoro divino, tale uomo è ormai interiormente ac­canto al suo Dio. Si vanta di non avere più occhi per le cose terrene che ad altri appaiono grandi e sublimi.

 

8

 

    Chi è superiore al mondo non può ormai attendere o desiderare qualcosa dalla società mondana. Essere sciolto dai lacci del mondo circostante, purificato dalla feccia terrena sotto la luce dell’eterna immortali­tà, significa avere garantita una protezione continua e irreversibile e il sostegno celeste per giungere ai beni eterni.

    Allora ci si rende conto fino a che punto il nemico con i suoi attacchi tramava insidiosamente a nostra rovina. Così siamo spinti ad amare quel che saremo, tanto più che ci è possibile conoscere e condannare quello che eravamo. Non abbiamo bisogno per questo di denaro, di raggiri e di forza, come se si trattasse di procurarci una grandissima dignità. E’ dono di Dio gratuito e facile. Come spontaneamente il sole diffonde i suoi raggi, il giorno porta la luce, la fonte zampilla d’acqua, la pioggia irrora la terra, così lo Spirito celeste si diffonde in noi.

    Dopo che l’uomo si è rivolto verso il cielo e ha conosciuto il suo Creatore, si innalza sopra il sole e ogni potenza terrena, cominciando ad essere ciò che sa di essere.

 

9

 

Dal vangelo secondo Marco.

6,17-29

 

Erode aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodiade, moglie di sua fratello Filippo, che egli aveva sposato.

 

Dal Discorso di Giovanni Giusto Lanspergio per la festa del martirio di san Giovanni Battista.

Sermo in festo Decollationis s.Joannis Baptistæ. Opera omnia, Monsterolii, 1889, t. II, 514-515. 518-519.

 

    La morte di Cristo è all’origine di una innumerevole folla di credenti. Per la potenza del Signore Gesù e grazie alla sua bontà, la morte preziosa dei suoi martiri e dei suoi santi ha fatto nascere una gran moltitudine di fedeli. Infatti, la religione cristiana non ha potuto essere distrutta dalla persecuzione dei tiranni e dalla morte ingiusta di innocenti; ogni volta invece ne ha ricevuto un accrescimento vigoroso.

    Ne abbiamo un esempio di san Giovanni che ha battezzato Cristo e che noi oggi festeggiamo come martire. Erode, questo re infedele, per fedeltà al suo giuramento, volle sopprimere in modo radicale dalla memoria degli uomini il ricordo di Giovanni. Ora non soltanto il Battista non fu dimenticato, ma migliaia di uomini, infiammati dal suo esempio accolsero con gioia la morte per la giustizia e la verità. Così, l’ignominia di cui il tiranno voleva coprirlo, in realtà lo rese ancora più illustre. Quale cristiano, degno di questo nome, non venera oggi Giovani, il battezzatore di Cristo? Ovunque nel mondo i fedeli venerano la sua memoria, tutte le generazioni lo proclamano beato e le sue virtù riempiono di profumo la Chiesa.

 

10

 

    Giovanni non visse soltanto per se stesso, e neppure morì solo per sé. Quanti uomini, carichi di peccati, la sua vita dura e austera seppe trarre a conversione! Quante persone la sua morte immeritata incoraggiò a sopportare le avversità! E a noi, da dove viene oggi l’occasione di rendere grazie a Dio con fede se non dal ricordo di san Giovanni ucciso per la giustizia, cioè per Cristo?

    Egli non amò la sua anima, cioè la parte sensitiva che cerca il piacere e rifugge l’austerità, ma la odiò nel senso che non volle affatto acconsentire alle voglie istintive. Così odiandola, o meglio amandola in modo vero e religioso, l’ha conservata per la vita eterna. E non ha salvato soltanto se stesso, ma col suo esempio ha coinvolto moltissimi nella difesa della giustizia.

 

11

 

    Che cosa mai possiamo dire in lode di Giovanni Battista? Come non ci fu uno più santo di lui, così è indubitabile che tutto il suo essere in modo meraviglioso anelò alla visione immediata del volto di Dio. Fu in seguito al suo esempio che alcuni martiri desiderarono dare la vita per Dio e per la giustizia arrivarono a offrire volontariamente se stessi in olocausto.

    Infine, tutti i santi hanno un tale desiderio di Dio che, in attesa esso venga appagato, si consolano rivolgendosi al Signore in preghiera continua, ascoltando la sua Parola nella Scrittura, facendo memoria dei suoi doni e benefici. Soprattutto si accostano con grande frequenza alla santa Comunione, che offre a noi il segno più alto e mirabile dell’amore divino: qui incontrano davvero presente colui che amano, quantunque nessuno potrebbe avere esperienza e godimento di lui così come Egli è.

    Possiamo quindi tirare questa conclusione: se uno ha spento dentro di sé gli effimeri desideri della terra, mentre avvampa per quelli del cielo; se uno si auspica la morte per poter in tal modo essere sempre con Cristo, e da nulla trae tanto conforto come da questo adorabile sacramento, costui può andar certo di essere abitato dall’amore di Dio.

 

12

 

    La caratteristica primaria di un cuore incendiato dall’amore divino consiste nel far dono di sé e di tutto ciò che è suo al Signore per onorarlo e seguire la sua volontà. Arriva al punto che preferirebbe morire — il che sarebbe anche necessario per la salvezza — piuttosto che commettere un peccato mortale che offenda Dio in modo gravissimo. Comunque, l’amore perfetto non evita soltanto la colpa mortale, ma si impegna nell’adesione operosa del beneplacito divino.

    Così, appunto, Giovanni Battista ha sacrificato generosamente la vita quaggiù per amore di Cristo; ha scelto di disprezzare gli ordini del tiranno piuttosto che quelli di Dio. Questo esempio ci insegna che nulla deve esserci più caro della volontà di Dio. Piacere agli uomini non serve a gran cosa; anzi, spesso proprio questo ci nuoce moltissimo. Ma offendere Dio non può che portare cattive conseguenze Perciò, con tutti gli amici di Dio moriamo ai nostri peccati e alle nostre passioni, calpestiamo il nostro amor proprio sviato e impegniamoci a lasciar crescere in noi l’amore fervente di Cristo: quanto più fervido esso avvamperà in noi, tanto più in cielo saremo beati e uniti con Cristo.

 

 

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