Home

Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

Anno A

Tempo Ordinario

Sesta Settimana

 

 

154

 

Dalle “Lettere a Serapione sullo Spirito Santo” di Sant’Anastasio.

Epistolae ad Serapionem.  I, 28.30. PG 26, 596. 97 – 600.

 

La nostra fede è questa: la Trinità santa e perfetta è quella che è distinta dal Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, e non ha nulla di estraneo o di aggiunto dal di fuori; neppure risulta costituita del Creatore e di realtà create, ma è tutta potenza creatrice e forza operativa.

Una è la natura della Trinità, identica e se stessa. Uno è il principio attivo e una è l’operazione. Infatti il Padre compie ogni cosa per mezzo del Verbo nello Spirito Santo e, in questo modo, è mantenuta intatta l’unità della Trinità santa.

Perciò nella Chiesa viene annunziato un solo Dio che è al di sopra di ogni cosa, agisce per tutto ed è in tutte la cose. È al di sopra ogni cosa ovviamente come Padre, come principio e origine. Agisce per tutto, certo per mezzo del Verbo. Infine opera in tutte le cose nello Spirito Santo.

Dio e Trinità non solo di nome o per puro suono verbale, ma per sussistenza vera. Come infatti il Padre è colui che è e così anche il suo Verbo e colui che è e Dio sopra ogni cosa.

E lo Spirito Santo non è insussistente, ma esiste e sussiste veramente.

Se è vero, com'è vero, che Dio è Trinità indivisibile e non dissimile, ne segue necessariamente che essa possiede un’unica santità, un’unica eternità, un'unica natura immutabile.

Una è dunque la fede nella Trinità che abbiamo ricevuta per tradizione, ed è questa fede che ci unisce a Dio. Come infatti uno è il battesimo dato nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, e come una è la fede nella Trinità, ‑ secondo quanto disse l'Apostolo -, così la santa Trinità, identica in se stessa e unita in se stessa, non ha nulla in sé della molteplicità delle creature. Ecco, questa è l'unita indivisibile della Trinità santa, e unica è la fede in questa Trinità.

 

 

                                       155                                   

 

Dalle "Lettere a Serapione sullo Spirito Santo" di sant'Atanasio.

Epistolae ad Serapionem. I,30. PG 26,600.

 

L'apostolo Paolo, allorché scrive ai Corinzi sulle realtà spirituali, riconduce tutte le cose ad un solo Dio Padre come al principio, in questo modo: Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo e il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo e Dio, che opera tutto in tutti.

Quelle cose infatti che lo Spirito distribuisce ai singoli, sono date dal Padre per mezzo del Verbo. In verità tutte

le cose che sono del Padre sono pure del Figlio. Onde quelle cose che sono concesse dal Figlio nello Spirito sono veri doni del Padre.

Parimenti, quando lo Spirito è in noi, è anche in noi il Verbo dal quale lo riceviamo, e nel Verbo vi è anche il Padre; così si realizza quanto è detto: Verremo io e il Padre e prenderemo dimora presso di lui.

Dove infatti vi è la luce, là vi è anche lo splendore; e dove vi è lo splendore, ivi c’è pure la sua efficacia e la sua splendida grazia.

Questo stesso insegnamento espone Paolo nella seconda lettera ai Corinzi dicendo: La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti Voi. Infatti la grazia è il dono che viene dato nella Trinità, ed è concesso dal Padre per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo.

Come dal Padre per mezzo del Figlio viene data la grazia, così in noi non può avvenire la partecipazione del dono se non nello Spirito Santo. E allora, resi partecipi di esso, noi abbiamo l'amore del Padre, la grazia del Figlio e la comunione dello stesso Spirito.

 

 

156

 

Dalle "Lettere a Serapione sullo Spirito Santo" di sant’Atanasio.

Epistolae ad Serapionem. II1,1.6. PG 26,625‑628.633‑636.

 

Lo speciale rapporto che sappiamo essere proprio del Figlio verso il Padre è identico a quello che lo Spirito ha verso il Figlio.

E come il Figlio dice: Tutto quello che il Padre possiede e mio, così troveremo che mediante il Figlio tutto questo è anche nello Spirito.

Come il Padre diceva, manifestando il Figlio: Questi è il mio Figlio prediletto. nel quale mi sono compiaciuto. così lo Spirito è lo Spirito del Figlio, come dice l'Apostolo: Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre.

C’è qualcosa ancora più sorprendente: come il Figlio dice: Tutte le cose mie sono del Padre, così lo Spirito Santo, che è detto essere del Figlio, appartiene anche al Padre, secondo le parole di Gesù: Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza.

Tiriamo qualche conclusione: il Figlio non è creatura, ma consostanziale al Padre, sia per il rapporto personale che ha con il Padre, sia perché è il frutto proprio generato dalla sostanza di lui. Così neppure lo Spirito Santo è creatura, sia a motivo del rapporto personale che ha con il Figlio, sia perché lo Spirito e dato a tutti dal Figlio e tutto quello che ha è del Figlio.

Perciò, quando lo Spirito viene in noi, verranno pure il Figlio e il Padre e faranno dimora presso di noi. La Trinità infatti è inseparabile, e unica è la sua divinità: Un solo Dio, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti. Questa è la fede della Chiesa cattolica. Il Signore l'ha appunto fondata e radicata nella Trinità, dicendo ai discepoli: Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Se lo Spirito Santo fosse una creatura, Cristo non l'avrebbe messo alla pari del Padre, affinché l'aggiunzione di un essere estraneo e diverso non rendesse la Trinità dissimile a sé stessa. Mancava forse qualcosa a Dio perché gli si dovesse aggiungere una sostanza estranea insieme a cui egli fosse glorificato? Non sia mai!

 

 

157

 

Dai Discorsi di Isacco di Ninive.

Discorso 2. Logia, Astir, Atene,1961,8‑9.

 

Come scrive l'apostolo Paolo, siamo il tempio del Dio vivente. Purifichiamo perciò il suo tempio, come Lui è puro, perché egli desideri abitarlo. Rendiamolo santo, come Dio è santo. Orniamolo di ogni specie di opere buone e virtuose. Profumiamolo con la fragranza della preghiera pura, perché la volontà divina vi possa riposare, vale a dire con la preghiera del cuore, che è impossibile acquistare abbandonandosi al movimento tumultuoso e convulso del mondo. Allora la nube della gloria divina coprirà la tua anima e la luce della sua grandezza brillerà nel tuo cuore.

Perciò, fratello, rimprovera te stesso di continuo, dicendo: "Guai a te, povera anima mia. Considera chi hai deliziato sul cammino della tua vita, perché tu possa ora riposarti nel suo porto. Esamina per chi tanto hai penato, per poter ora andare verso di lui. Considera quale amico ti facesti nel secolo futuro, perch'egli ti accolga nell'ora della tua dipartita. Osserva in che campo hai lavorato e vedi chi sia colui che deve pagarti il salario, quando lascerai questa vita all'ora del tramonto.

Esaminati, anima mia. A quale terreno appartiene la tua parte? Se hai conosciuto quel campo che al coltivatore produce i frutti dell'amarezza, tra gemiti e patimenti grida forte quelle cose che appagano il tuo Dio molto più dei sacrifici e degli olocausti. Dalla tua bocca scorra quel dolore che è la consolazione degli angeli. Lava le guance con il pianto che scende dagli occhi, perché si riposi in te lo Spirito Santo e ti purifichi dall' inquinamento della tua malizia. Placa il Signore con le lacrime, perché egli si accosti a te. Domanda a Maria e a Marta che ti insegnino i gemiti della compunzione e del lutto. Invoca il Signore!”.

 

158

 

Dai Discorsi di Isacco di Ninive.

Discorso 5. Logia, Astir, Atene,1961,18.

 

Chi può sopportare l'ingiustizia con gioia, benché abbia la possibilità di respingerla, riceve da Dio la consolazione per la sua fede in lui.

Chi sopporta con umiltà accuse pesanti e giunto alla perfezione: gli angeli lo ammirano. Non c’è virtù più ardua e più grande di questa.

Non crederti forte, finché tu non sia stato sottoposto a svariate tentazioni e non ti sia accorto di saper rimanere irremovibile. In ogni evenienza, prova così la tua anima.

Procurati una fede retta e sarai capace di calpestare la testa dei nemici.

Non confidare nella tua forza, per non essere abbandonato alla debolezza della natura e imparare allora dalla tua caduta quanto sei fragile.

Non confidare nemmeno nella tua scienza, perché il nemico non ne colga l'occasione per irretirti nel laccio della sua malizia.

Rendi mite e umile la tua lingua e non ti capiterà il minimo disprezzo; rendi soavi le labbra e ti troverai amico di ogni uomo.

Non vantarti mai delle tue opere, per non vederti coperto di vergogna. Provvidenzialmente Dio opera un cambiamento in qualunque cosa di cui l'uomo si vanta, perché egli sia umile o impari l'umiltà Ti conviene perciò attribuire tutto alla prescienza di Dio e non credere di poter trovare alcunché di immutabile in questa vita.                                                              

 

159

 

Dai Discorsi di Isacco di Ninive.

Discorso 5. Logia, Astir,Atene,1961, 24.

 

Con i patimenti e le afflizioni Dio ti fa crescere in cuore la memoria di sé, e con la paura delle avversità fa si che tu vegli alla porta della sua misericordia.

Per liberarti da queste afflizioni, egli ha seminato in te l'amore per Lui. Facendo scendere l'amore, si è fatto a te vicino. Ti ha dato l'onore dell'adozione a figlio suo, ti ha offerto la ricchezza sconfinata della sua grazia.

Da cosa infatti potresti conoscere la sua provvidenza e la sua sollecitudine se non avessi provato contraddizioni e amare pene?  Il mezzo per eccellenza che fa crescere l'amore di Dio nell'anima è appunto la comprensione dei suoi doni e la memoria della sua illimitata provvidenza.

Tutti questi beni ti provengono da quello che ti fa soffrire, perché tu apprenda a rendere grazie. Dunque, ricordati di Dio, perché egli si ricordi sempre di te. E ricordandosi di te, ti salverà da ogni angustia e tu riceverai da lui ogni beatitudine.

Non gettar via dalla mente il pensiero di Dio, dissipandoti nelle vanità, perché egli non ti abbandoni nel tempo della lotta e delle prove.

Nella prosperità sta vicino a Dio e sii obbediente; così quando patirai afflizioni potrai godere della sua vici­nanza, per essere rimasto con lui nel tuo cuore mediante la preghiera continua.

Non smettere di purificarti davanti al suo volto, mantenendo costante in cuore il ricordo di lui; altrimenti, indugiando lontano da Dio per lunghi intervalli di tempo, non sarai capace di parlargli con familiarità quando verrai da lui. La confidenza con Dio nasce dal rapporto continuo con lui e dalla preghiera frequente.

 

 

 

Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

Anno C

Tempo Ordinario

Sesta Settimana

 

 

Accogliere la parola di Dio

 

Solo Cristo e il suo Spirito possono trasfigurare la nostra arida terra (68,69). Il banchetto della  Parola (70), dalle ricchezze inesauribili (77), ci veda suoi assidui frequentatori (73), che vi si accostano con cuore di povero (73).

 

 

 

68

Lunedì

 

Dai "Capitoli gnostici" di Niceta Stethatos.

Cap.Gnost.84.83. FG 30,489.488.

 

Molti hanno lavorato con grande cura il proprio terreno e hanno seminato in esso seme puro, strappando prima le spine e bruciando i triboli con il fuoco del pentimento, ma poiché Dio non vi ha fatto piovere la pioggia dello Spirito Santo che viene dalla compunzione, non vi hanno raccolto nulla. Così si sono inariditi per la siccità e non hanno fruttificato per sé la spiga copiosa della conoscenza di Dio. Perciò sono spirati, se non proprio per fame della parola di Dio, tuttavia poveri e a mani vuote della conoscenza di Dio, essendosi riforniti dal banchetto di troppo poco viatico per nutrirsi.

Il Verbo, infatti, non porta con sé, alla rivelazione dei suoi misteri nascosti e più grandi, tutti i suoi ministri e discepoli, ma alcuni, ai quali è stato aggiunto un orecchio ed è stato aperto un occhio alla visione ed è stata sciolta una lingua nuova. Questi, prendendoli ancora con sé, li separa dagli altri, ‑ che pure sono allo stesso modo anch'essi discepoli ‑ e sale sul Tabor, il monte della contemplazione, e si trasfigura davanti a loro, non più iniziandoli ai misteri del regno dei cieli, ma mostrando loro la gloria e lo splendore della divinità; e fa sì che l'impronta della loro vita e della loro parola risplenda, da lui, come il sole in mezzo alla Chiesa dei fedeli; trasforma i loro concetti in biancore e purezza di luce splendidissima; introduce in loro il proprio intelletto.

 

69

Martedì

 

Dal "Commento sul Diatessaron" di sant'Efrem siro.

11,12-15.17s. 5 Ch 121,203,5.

 

Una porte del seme cadde sulla strada: (Mt 13,4) ecco un'immagine dell'anima ingrata, di colui che non ha fatto fruttificare il proprio talento, e ha disprezzato il suo benefattore. La terra che aveva tardato ad accogliere il seme, è divenuto luogo di passaggio per tutti i malintenzionati; così non vi fu più posto in essa per il padrone, perché vi potesse entrare da lavoratore, ne potesse rompere la durezza e spargervi il suo seme.

Un'altra parte cadde in luogo sassoso (Mt 13,5). Dio che è buono manifesta così la sua misericordia; quantunque la durezza della terra non fosse rotta dal lavoro, nondimeno egli non l'ha privata del suo seme. Questa terra rappresenta coloro che si estraniano dalla dottrina del vangelo, come quei tali che dissero; Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo? (Gv 6,60)

Il terreno spinoso, poi, nonostante il grano accolto, ha ceduto la sua forza ai rovi e agli spini. Buttando audacemente il seme su una terra ribelle al lavoro altrui, il padrone ha manifestato la sua carità. Nonostante il predominio dei rovi, egli ha sparso a profusione il suo seme nella terra, perché essa non potesse avere scusanti. La terra buona e ubertosa è immagine delle anime che agiscono secondo verità alla maniera di coloro che sono stati chiamati e hanno abbandonato tutto per seguire Cristo. Nonostante una volontà unanimemente buona che ha ricevuto con gioia il seme dei beni, la terra ubertosa produce in modi diversi, dove il trenta, dove il sessanta, dove il cento; tutte le parti della terra fanno crescere secondo il proprio potere e nella gioia, alla stregua di coloro che avevano ricevuto cinque talenti e ne hanno guadagnati dieci, ciascuno secondo la sua capacità.

 

70

Mercoledì

 

Dal "Commento alla Genesi" di Origene.

 

Patiscono la fame della parola di Dio quelli che non ascoltano i comandamenti, non conoscono i profeti, ignorano le consolazioni degli apostoli, non sperimentano la medicina del vangelo. Giustamente per loro si dice che la fame gravò sulla terra. Invece per i giusti e quelli che meditano la legge del Signore giorno e notte, la Sapienza imbandisce la mensa, mesce nella coppa il suo vino e grida ad alta voce: non grida però perché vengano tutti, perché si dirigano a lei i possidenti, i ricchi e i dotti di questo mondo; chiama invece quelli che sono privi di senno, cioè che sono miti di cuore, poveri di spirito, ma ricchi di fede: questi convengano al banchetto della Sapienza e, ristorati dalle sue vivande, scaccino la fame che grava sulla terra. Sta' attento anche tu che non ti vinca la fame e tu diventi estraneo agli alimenti della Sapienza. Se distogli l'orecchio da quello che si legge in chiesa, certo patirai la fame della parola di Dio; ma se discendendo dalla stirpe di Abramo, custodirai anche la nobiltà della gente israelita, sempre ti nutrirà la legge; i profeti e gli apostoli ti presenteranno lauti conviti. I vangeli ti inviteranno a giacere sul seno di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nel regno del Padre, perché là tu mangi dell'albero della vita e beva il vino della vite vera, il vino nuovo con Cristo nel regno del Padre suo. I figli dello Sposo non possono infatti digiunare di questi cibi né patire la fame finché lo Sposo è con loro.

 

71

Giovedì

 

Dal "Commento sul Diatessaron" di sant'Efrem siro.

1,18-19. 5 Ch 121,52s.

 

Chi è capace di comprendere, Signore, tutta la ricchezza di una sola delle tue parole? E' molto più ciò che ci sfugge di quanto riusciamo a comprendere. Siamo proprio come gli assetati che bevono ad una fonte. La tua parola offre molti aspetti diversi, come numerose sono le prospettive di coloro che la studiano.

Il Signore ha colorato la sua parola di bellezze svariate, perché coloro che la scrutano possano contemplare ciò che preferiscono. Ha nascosto nella sua parola tutti i tesori, perché ciascuno di noi trovi una ricchezza in ciò che contempla.

Colui al quale tocca una di queste ricchezze non creda che non vi sia altro nella parola di Dio oltre ciò che egli ha trovato. Si renda conto piuttosto che egli non è stato capace di scoprirvi se non una sola cosa fra molte altre. Dopo essersi arricchito della parola, non creda che questa venga da ciò impoverita. Incapace di esaurirne la ricchezza, renda grazie per l'immensità di essa. Rallegrati perché sei stato saziato, ma non rattristarti per il fatto che la ricchezza della parola ti superi. Colui che ha sete è lieto di bere, ma non si rattrista perché non riesce a prosciugare la fonte. E' meglio che la fonte soddisfi la tua sete, piuttosto che la sete esaurisca la fonte. Se la tua sete è spenta senza che la fonte sia inaridita, potrai bervi di nuovo ogni volta che ne avrai bisogno. Se invece saziandoti seccassi la sorgente, la tua vittoria sarebbe la tua sciagura.

 

 

72

Venerdì

 

Dalle "Conferenze" di san Giovanni Cassiano.

XIV,10. 5 Ch 54,

 

Se brami arrivare ad una vera conoscenza delle divine Scritture, sforzati innanzi tutto di acquistare una fermissima umiltà di cuore. Questa ti condurrà, non alla scienza che gonfia, ma alla scienza che illumina nella perfetta carità. Un'anima che non sia pura non potrà ottenere il dono della scienza spirituale.

Evita perciò con la massima premura che il tuo zelo per la lettura del Libro sacro, invece di procurarti la luce della scienza e la gloria senza fine che è promessa all'uomo illuminato dalla chiarezza della dottrina, non divenga causa di perdizione, a motivo della vanagloria.

Poi, dopo aver allontanato da te tutte le preoccupazioni e le ansietà terrene, sforzati con ogni energia di applicarti assiduamente, anzi di continuo, alla lettura sacra, per cui questa meditazione continua pervada il tuo cuore e lo formi per così dire, a sua immagine.

La lettura allora farà dell'anima tua una nuova arca dell'alleanza, che conserva in sé le due tavole di pietra, vale a dire l'eterna fermezza dell'uno e dell'altro Testamento. Farà di te una nuova urna d'oro, simbolo di una memoria pura e sincera, che conserva per sempre il tesoro nascosto della manna, cioè l'eterna e celeste dolcezza del senso spirituale e del pane degli angeli.

 

73

Sabato

 

Dalla "imitazione" di Gesù Cristo.

Lib III,3.1.

 

Figlio mio, ascolta le mie parole: sono dolcissime e superiori a tutto il sapere dei filosofi e dei sapienti di questa terra. Le mie parole sono spirito e Vita (Cf Gv 6,63), e non hanno il senso delle parole umane. Non devono essere pretesto alla vana compiacenza: vanno ascoltate in silenzio, con tutta umiltà, e accolte con il più grande affetto. Io ho fatto dire al salmista: Beato l'uomo che tu istruisci, Signore, e che ammaestri nella tua legge, per dargli riposo nei giorni di sventura (Sal 93,12.13) e per non lasciarlo solo sulla terra.

Io stesso,-dice ancora il Signore - ho ispirato fin dal principio i profeti, e continuo sempre a parlare a voi tutti. Ma molti sono sordi e freddi alla mia voce. La maggior parte ascoltano più volentieri il mondo che me; sono più pronti a seguire i propri desideri che la mia volontà.

Invece, beati gli orecchi che sanno cogliere i sussurri del divino ruscello e sono chiusi alle mormorazioni del mondo: veramente beati, questi orecchi, che ascoltano, anziché la voce risonante fuori, la stessa Verità che ammaestra le anime nel loro segreto. Beati gli occhi che, chiusi su ogni realtà esterna, sono continuamente attenti a tutto ciò che è interiore. Beati coloro che spingono l'orecchio nelle realtà dell'anima e, in costante esercizio, si studiano di preparare sempre più la propria mente a ricevere i misteri del Cielo.

 

 

Send this page to a friend -
 
Manda questa pagina ad un amico