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Letture della preghiera notturna dei certosini

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 Anno A

 

Santissima Trinità

Domenica dopo Pentecoste

 

1

 

Dal profeta Isaia, capitolo 6o.

6,1-12

 

Nell'anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l'uno all'altro.

 

 “Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti.  Tutta la terra è piena della sua gloria”. Vibravano gli stipiti delle porte alla voce di colui che gridava, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi:  “Ohimè! Io sono perduto,  perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti”.

 

2

 

Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare. Egli mi toccò la bocca e mi disse “Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua iniquità e il tuo peccato è espiato”. Poi io udii la voce del Signore che diceva:“Chi manderò e chi andrà per noi”. E io risposi: “Eccomi, manda me. Egli disse: “Va' e riferisci a questo popolo: Ascoltate pure, ma senza comprendere, osservate pure, ma senza conoscere. Rendi insensibile il cuore di questo popolo, fallo duro d'orecchio e acceca i suoi occhi e non veda con gli occhi, né oda con gli orecchi, né comprenda con il cuore,  né si converta in modo da esser guarito”.

Io dissi: “Fino a quando, Signore?”. Egli rispose: “Finché non siano devastate  le città, senza abitanti, le case senza uomini e la campagna resti deserta e desolata”. Il Signore scaccerà la gente e grande sarà l'abbandono nel paese.


 

3

 

Dal libro di Isaia, capitolo 40o.

40,25-41,5

 

A chi potreste paragonarmi quasi che io gli sia pari?” dice il Santo. Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato quegli astri? Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito e li chiama tutti per nome; per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza non ne manca alcuno. Perché dici, Giacobbe, e tu, Israele, ripeti: “La mia sorte è nascosta al Signore e il mio diritto è trascurato dal mio Dio”?

Non lo sai forse? Non lo hai udito? Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra. Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile.  Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi.


 

4

 

Ascoltatemi in silenzio, isole, e voi, nazioni, badate alla mia sfida!

Si accostino e parlino; raduniamoci insieme in giudizio. Chi ha suscitato dall'oriente

colui che chiama la vittoria sui suoi passi? Chi gli ha consegnato i popoli e assoggettato i re? La sua spada li riduce in polvere e il suo arco come paglia dispersa dal vento. Li insegue e passa oltre, sicuro; sfiora appena la strada con i piedi. Chi ha operato e realizzato tutto questo, chiamando le generazioni fin dal principio? Io, il Signore, sono il primo e io stesso sono con gli ultimi. Le isole vedono e ne hanno timore; tremano le estremità della terra insieme si avvicinano e vengono.

 

5

 

Dai poemi dogmatici di san Gregorio Nazianzeno.

Carmina Arcana  I,I-II. PG 37,397-411.

 

So che affrontiamo su piccole barche una lunga traversata e ci muoviamo verso il cielo trapunto di stelle servendoci di deboli ali, quando l'animo ci spinge a cantare Dio e le vie dell'Onnipotente, governatore dell'universo. Nemmeno gli abitanti del cielo sono capaci di onorarlo come conviene. E tuttavia - spesso, infatti, neppure a Dio piace tanto il dono che proviene dalla mano di un ricco quanto quello che gli offre una mano a lui amica e povera - proprio per questo farò risuonare audacemente la mia parola. Uno solo è Dio, senza principio né causa, non circoscritto da cosa alcuna preesistente o futura, infinito che abbraccia il tempo,

grande Padre del grande e santo Figlio unigenito: purissimo spirito, nulla ha sofferto nel Figlio di quanto egli ha patito nella carne.

 

6

 

Unico Dio, distinto nella persona, ma non nella divinità, è il Verbo divino:

Egli è la viva impronta del Padre, unico Figlio di Colui ch'è senza principio,

l'assolutamente unico Figlio dell'Essere unico, a lui uguale. Così, mentre quegli rimane pienamente genitore, egli, il Figlio, è anche lui creatore e reggitore del mondo, la potenza e l'Intelletto del Padre E vi è un solo Spirito, che è Dio,

e proviene da Dio, che è buono. Il Figlio, senza nulla perdere della sua divinità,

mi salvò, chinandosi, medico misericordioso,  sulle mie ferite purulente.

Era mortale, ma Dio; discendente di Davide, ma creatore di Adamo;  rivestito di corpo, ma non partecipe della carne. Ebbe una madre, ma vergine, circoscritto, ma immenso. Fu vittima, ma anche sommo sacerdote; sacrificatore,  eppure era Dio. Offerse a Dio il suo sangue,  per cui purificò il mondo intero. Una  croce lo tenne sollevato da terra, ma rimase confitto ai chiodi il peccato. Andò dai morti, ma risorse dall'inferno e prima risuscitò molti che erano morti. Il primo evento - la sua morte - è proprio della miseria umana, il secondo - la risurrezione - si addice alla ricchezza dell'essere incorporeo. Non gridare allo scandalo, come se la vicenda umana fosse disdicevole a Dio, ma onora ancor più la tua forma terrena

che il Figlio immortale ha assunto su di sé, perché ti vuol bene.

 

7

 

Mio cuore, che aspetti? Anche dello Spirito tu devi cantare la gloria. Non separare con le tue parole ciò che non è estraneo a Dio per natura. Tremiamo davanti alla grandezza dello Spirito Santo. Egli è senza dubbio Dio  e grazie a lui io ho conosciuto Dio. Lo Spirito è Dio che si manifesta,  colui che fa nascere Dio quaggiù. È onnipotente, concede i doni più svariati. Lo cantano negli inni i cori dei santi; è donatore di vita agli esseri che sono in cielo e in terra. Risiede nell'alto; procede dal Padre; è la potenza del Figlio; non è sottomesso a nessuno.

Non è il Figlio - uno solo è il Figlio dell'Uno, Figlio buono dell'ottimo Padre -

eppure non è estraneo all'invisibile natura divina, ma riceve la sua stessa gloria.

Chiunque nelle Lettere divinamente ispirate desidera cogliere la divinità dello Spirito celeste, vedrà molte e frequenti strade raccogliersi insieme, purché lo voglia, se nel suo cuore ha attinto qualcosa dello Spirito Santo e se la sua vista è acuta.

 

8

 

In un primo tempo la Parola antica aveva manifestato l'intera divinità del Padre, ma fece soltanto intravedere la gloria immensa di Cristo a pochi mortali dal cuore prudente. Così, più tardi, rivelando in modo più chiaro la natura divina del Figlio, fece risplendere velata la natura del fulgido Spirito. Ma allora fu soltanto un barlume, perché la pienezza dell'illuminazione era riservata a noi. Per noi lo Spirito, quindi, si divise in un secondo momento in lingue di fuoco, mostrando il segno della sua natura divina, quando il Salvatore fu assunto in alto nel cielo. Infatti io so che Dio è fuoco per i malvagi, così come è luce per i buoni.

Ecco: ti ho presentato le varie Persone della divinità. Bada di non disdegnare nessun aspetto di essa, ponendo qualcosa, al suo interno, su di un piano superiore e qualcos'altro su di un piano inferiore. Una sola è la natura divina: sostanza smisurata, increata, fuori del tempo, ottima, libera, degna di uguale onore; un solo Dio che nei suoi tre splendori fa muovere il mondo.

Da tutti e tre col battesimo io vengo rigenerato nell'uomo nuovo; distrutta la morte, avanzo nella luce, risorto a nuova vita. La triplice Deità mi ha elevato in alto e mi ha fatto portatore di luce.

 

9

 

Dal vangelo secondo Matteo.

28,16-20

Gesù disse agli undici discepoli: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo".

 

Dalla "Esposizione della predicazione apostolica" di sant'Ireneo di Lione.

Démonstration de la prédication apostolique, 6-8.41.  SC 62, 38-43.96-97.

 

Ecco l'ordine della nostra fede, il fondamento dell'edificio e la base della nostra condotta. Dio Padre, increato, incircoscritto, invisibile, unico Dio, creatore dell'universo. Tale è il primo e principale articolo della nostra fede. Il secondo è: il Verbo di Dio, Figlio di Dio, Gesù Cristo nostro Signore, è apparso ai profeti secondo il disegno della loro profezia e secondo il modo disposto dal Padre; per suo mezzo è stato creato l'universo. Inoltre alla fine dei tempi per ricapitolare tutte le cose si è fatto uomo tra gli uomini, visibile e tangibile, per debellare la morte, far risplendere la vita e ristabilire la comunione di Dio e dell'uomo.

Il terzo articolo della nostra fede è lo Spirito Santo.Per virtù dello Spirito i profeti hanno pronunciato le loro profezie, i padri hanno appreso ciò che riguarda Dio e i giusti sono stati condotti per la via della giustizia; alla fine dei tempi lo Spirito è stato diffuso in modo nuovo sull'umanità per tutta la terra rinnovando l'uomo per Dio.

 

10

 

Il battesimo, che ci fa nascere di nuovo, passa attraverso questi tre articoli e ci consente di rinascere a Dio Padre tramite suo Figlio e nello Spirito Santo. Perciò coloro che portano lo Spirito di Dio sono condotti al Verbo, cioè al Figlio, che li accoglie e li presenta al Padre e il Padre dona loro l'incorruttibilità. Senza lo Spirito Santo non si può vedere il Verbo di Dio e senza il Figlio nessuno può accostarsi al Padre, perché il Figlio è la conoscenza del Padre e la conoscenza del Figlio avviene tramite lo Spirito Santo. Ma il Figlio, secondo la benevolenza del Padre, dispensa come ministro lo Spirito a chi vuole e come il Padre vuole.

 

11

 

Lo Spirito chiama il Padre Altissimo, Onnipotentee Signore degli eserciti per insegnarci che tale è Dio, cioè creatore del cielo della terra e di tutto l'universo, creatore degli angeli e degli uomini, Signore di tutti. Per mezzo di lui tutto esiste ed è mantenuto in vita; egli è misericordioso, compassionevole, pieno di tenerezza, buono, giusto, Dio di tutti, dei Giudei, dei pagani e dei credenti.

Di questi è Padre, perché alla fine dei tempi ha aperto il testamento dell'adozione filiale; dei Giudei invece è Signore e legislatore, perché quando nei tempi intermedi quegli uomini dimenticarono Dio allontanandosi e ribellandosi a lui, li ricondusse all'obbedienza mediante la legge, affinché imparassero che avevano un Signore che è creatore; a lui che dona il soffio vitale dobbiamo prestare culto giorno e notte; dei pagani poi è creatore e signore onnipotente.

 

12

 

Gli apostoli, con la potenza dello Spirito Santo mandati per tutta la terra, realizzarono la chiamata dei pagani additando agli uomini la via di Dio per stornarli dagli idoli, dalla fornicazione e dall'avarizia. Purificarono le loro anime e i loro corpi col battesimo d'acqua e di Spirito Santo, distribuendo e somministrando ai credenti questo Spirito Santo, che avevano ricevuto dal Signore. Così istituirono e fondarono le chiese.

Con la fede, la carità e la speranza gli apostoli attuarono la chiamata dei pagani, che già i profeti avevano preannunziata come loro rivolta secondo la misericordia di Dio; e gli apostoli  manifestarono questa chiamata con il loro ministero, accogliendoli nella promessa fatta ai patriarchi.

A coloro che crederanno e ameranno Dio, in cambio della santità, della giustizia e della pazienza, il Dio di tutti accorderà, mediante la risurrezione dei morti, la vita eterna per merito di colui che è morto e risuscitato, Gesù Cristo. A lui Dio ha dato il dominio su tutti gli esseri della terra, l'autorità sui vivi e sui morti, e il giudizio finale.

 

 

Letture della preghiera notturna dei certosini

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Anno C

 

 

SANTISSIMA TRINITA'

Domenica dopo Pentecoste

 

I

 

Dal Libro della più alta verità di Giovanni Ruusbroec,

scritto per i monaci della Certosa di Herinnes.

 

Livre de la plus haute verité,8‑11. Oeuvres,Bruxelles‑Paris, 1921, t. I1, 211‑ 218.

 

Vi descriverò come l'uomo interiore fa l'esperienza dell'unione con Dio non mediata.

Quando un uomo si eleva verso Dio con tutto se stesso con tutte le sue forze, e vi si consacra con amore vivo operante, sente nel fondo del suo essere un amore dilettevole e senza limiti. Egli prova una gioia estrema in questo fondo donde proviene e ove ritorna questo amore.

Se poi con il suo amore operante egli vuole penetrare più addentro in quell'amore dilettevole, allora tutte le potenze della sua anima devono cedere e accettare di patire la verità e la bontà di Dio, cioè Dio stesso.

Sapete che l'aria è bagnata dalla lucentezza e dal calore del sole; vi è noto che Il ferro, quando è tutto penetrato dal fuoco, scalda e illumina come il fuoco stesso. Anche l'aria, se fosse dotata di ragione, potrebbe dire: "Rischiaro e illumino il mondo intero". Tuttavia, ogni elemento conserva la propria natura e il fuoco non diventa ferro, cosi come il ferro non diventa fuoco.

L'unione non avviene tramite elementi intermedi, perché il ferro è nel fuoco e il fuoco nel ferro; ugualmente, l'aria è nella luce del sole e la luce del sole nell'aria.

 

2

 

Dio è sempre presente nell'essenza dell'anima. Quando le potenze superiori dell'anima rientrano in se stesse con amore attivo, sono unite a Dio in modo non mediato.

Questa unione è una conoscenza semplice della verità, un sentimento e un gusto essenziale per il bene. Possediamo questa conoscenza e questa esperienza semplici di Dio nell'amore dilettevole ed essenziale, e le esercitiamo mediante l'amore attivo.

Questa conoscenza ed esperienza di Dio, a cui si accede per le potenze dell'anima, supera poi queste potenze, perché il ritorno interiore a Dio esala nell'amore. Eppure le potenze sono necessarie, perché dimorano sempre nella parte essenziale dell'anima.

Ecco perché dobbiamo sempre far ritorno all'amore e rinnovarci in esso, se vogliamo trovare l'amore con l'amore. Ce lo insegna san Giovanni, quando scrive: Chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.

Tuttavia, benché quest'unione tra lo spirito amante e Dio sia senza modi intermedi, i due esseri rimangono perfettamente distinti. La creatura non diventa Dio ne Dio diventa creatura, così come ho spiegato sopra nell'esempio del ferro e del fuoco o dell'aria e del sole.

 

3

 

Abbiamo detto che le cose materiali create da Dio, come il ferro e il fuoco, potevano unirsi senza elementi medianti. A maggior ragione, Dio stesso può unirsi in modo non mediato con i suoi diletti, purché questi si applichino e si preparino a ciò, aiutati dalla grazia.

Per rendere possibile quest' unione, Dio ha ornato di virtù l'uomo interiore e lo ha innalzato alla vita contemplativa. Nell'atto supremo del ritorno verso Dio, l'uomo non sperimenta nessun'altra funzione intermediaria tra 1 (Gv 4,16) se e Dio, se non la sua ragione illuminata e il suo amore operante. Tramite queste attività, egli aderisce a Dio o, per dirla con san Bernardo, è uno con Dio.

Oltre la ragione e l'amore operante, l'uomo è elevato fino all'amore essenziale in una visione pura e scevra di attività. Egli è un solo spirito e un solo amore con Dio, come vi descrissi. Quest'unione‑ è abituale per i contemplati vi e trascende l'intelligenza.

 

4

 

Finché l'uomo permane in questo stato, è capace di contemplare e di avvertire l'unione non mediata. Sente in se quel tocco di Dio che è un rinnovamento della grazia e di tutte le virtù divine.

Dovete sapere che tale grazia di Dio penetra pure nelle potenze inferiori dell'anima. Essa tocca il cuore dell'uomo, vi produce un amore tenero e provoca un'attrattiva sensibile per Dio.

Il sentimento di questa unione è la nostra beatitudine sovra essenziale. Dio gode allora dei suoi eletti ed essi godono di lui. Questa beatitudine è silenzio nelle tenebre, è quiete. Tale silenzio appartiene all'essenza stessa di Dio, ma è sovra essenziale a ogni creatura.

In quella quiete le persone divine ritornano nell'amore essenziale e vi s'inabissano come in un'unione fruitiva; eppure rimangono sempre distinte, secondo le loro proprietà personali e le loro operazioni.

 

5

 

Secondo il modo delle persone divine, la Trinità è eternamente attiva, mentre secondo la semplicità della sua essenza dimora eternamente nella quiete e senza modo. Ecco perché tutto quello che Dio ha eletto e accolto nel suo amore eterno e personale, lo gode perfettamente nell'unità dell'amore essenziale.

Infatti le persone divine si abbracciano in una reciproca compiacenza eterna. Nella loro unità esse condividono un amore infinito e operoso che si rinnova senza posa nella sorgente viva della Trinità. Infatti, in seno a essa vi è sempre nuova generazione e nuova conoscenza, nuova compiacenza e nuova ispirazione in nuovo amplesso, nuovo torrente d'amore eterno.

Tutti gli eletti, angeli e uomini, dal primo all'ultimo, sono coinvolti in questa compiacenza. Da essa dipendono il cielo e la terra, la vita, l'essere, l'attività e la conservazione di tutte le creature.

Dall'amore divino però è escluso il peccato, che proviene dalla cieca perversità propria alla creatura e che la allontana da Dio.

 

6

 

Dalla compiacenza divina derivano la grazia, la gloria, tutti i doni in cielo e in terra. Questa compiacenza si manifesta in ogni essere con modo differente, secondo la necessità e le capacità che gli sono proprie. Infatti la grazia di Dio si offre ad ogni uomo e aspetta che ogni singolo peccatore faccia ritorno.

Quando, soccorso dalla grazia, il peccatore consente ad avere pietà di se stesso e ad implorare Dio con fiducia, si scopre sempre perdonato da lui. La compiacenza amorosa lo conduce fino all'eterna compiacenza di Dio, per cui egli è afferrato e risucchiato nell'amore infinito che è Dio stesso.

L'uomo così abbracciato da Dio, va rinnovandosi in amore e in virtù, perché esercita l'amore e partecipa alla vita eterna non appena si compiace in Dio e Dio si compiace in lui.

Se capissimo davvero che l'amore di Dio e la sua compiacenza sono eterne, il nostro amore e la nostra compiacenza verso di lui si rinnoverebbero senza posa, ad immagine delle relazioni tra le persone divine. In esse infatti vi è sempre nuova compiacenza nell'unità, e nuova emanazione d'amore in nuovo amplesso.

 

7

 

L'amplesso divino è fuori del tempo, senza prima ne dopo, in un eterno presente. Tutto è consumato nell'unità di questo abbraccio; tutto si attua nell'effusione di questo amore, e tutto riceve l'esistenza nella natura viva e feconda della Trinità.

In questa natura viva e feconda, il Figlio è nel Padre, il Padre nel Figlio e lo Spirito Santo in entrambi, L'unità trinitaria è all'inizio di ogni vita e all'origine di ogni divenire. In Dio tutte le creature sono presenti come nella loro causa eterna, condividendo cosi una medesima essenza e una medesima vita con Dio.

La distinzione delle persone divine proviene dalla loro reciproca emanazione. Il Figlio è generato dal Padre e lo Spirito Santo procede dall'uno e dall'altro.

Grazie all'emanazione del Figlio nello Spirito, il Padre crea e ordina ogni cosa, ciascuna nella sua essenza propria. Là, per quanto dipende da lui, Dio ricrea l'uomo mediante le sue grazie e la sua morte in croce; lo adorna d'amore e di virtù, e lo riconduce con se nell'unità divina.

 

8

 

Nella Trinità, tutti gli eletti sono afferrati e risucchiati nel vincolo dell'amore con il Padre e il Figlio, cioè nell'unità dello Spirito Santo. L'unità trinitaria feconda l'emanazione delle persone divine e nel loro ritorno è legame d'amore eterno e indissolubile.

Tutti coloro che hanno l'esperienza di quel legame d'amore posseggono una beatitudine eterna; sono ricchi in virtù, illuminati nella loro contemplazione e semplici nel loro riposo fruitivo. Quando infatti ritornano nel loro fondo interiore, vedono l'amore di Dio effondersi in essi con tutti i beni e attirarli nell'unità divina. Essi avvertono questo amore come sovra essenziale e senza modo in una quiete eterna.

 

Ecco perché i beati sono uniti a Dio in modo non mediato, mediato e anche senza differenza. I giusti avvertono l'amore di Dio come un bene comune che si espande in cielo e sulla terra, e sentono la santissima Trinità china su di loro e presente in loro con la pienezza di grazie.

 

 

 

Dal vangelo secondo Matteo.

28,16‑20

 

Al tempo di Pasqua, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano.

 

Dal trattato Contro Noeto di sant'Ippolito di Roma

Contra Haeresim Noeti,9‑14. PG 10,816‑821.

 

Fratelli, uno solo è Dio, che conosciamo per l'unica via delle Scritture. Se qualcuno volesse praticare la sapienza di questo mondo, dovrebbe per forza valersi egli insegnamenti dei filosofi. E se vogliamo adorare Dio, ascolteremo la sua parola. Dobbiamo dunque sapere tutto quello che annunziano le divine Scritture e conoscere quanto esse ci insegnano. Crediamo al Padre, come egli vuole che in lui crediamo, glorifichiamo il Figlio, come lui vuole essere glorificato, riceviamo lo Spirito Santo, come egli vuole donarsi. Non cerchiamo di giungere a una comprensione delle realtà divine secondo il nostro intelletto, quasi facendo violenza ai doni di Dio, ma comprendiamo Dio come egli stesso volle rivelarsi nelle sacre Scritture.

 

10

 

Nel tempo fissato da lui, Dio ci rivelò la sua Parola, per mezzo di cui crea tutte le cose. Questa Parola, il Verbo, fa tutto secondo il volere del Padre, porta a compimento il pensiero di Dio, quando crea; manifesta le parole di Dio, quando parla; esprime la sapienza di Dio, quando plasma le creature.

Tutte le cose vengono create mediante la parola e la sapienza: con la parola Dio crea, con la sapienza adorna, secondo la sua volontà, perché è Dio.

 Dio genera il Verbo, perché sia guida, consigliere e artefice di tutto il creato. Prima dell'incarnazione il Verbo era presente in Dio, ma inaccessibile al mondo creato. Pronunziando la sua unica Parola e generando luce da luce, Dio presentò alla creazione come Signore il proprio Pensiero; egli rese visibile colui che fino allora era invisibile al mondo creato. Dio lo rivelò, perché il mondo lo vedesse e cosi potesse essere salvato. Perciò il Verbo sta vicino a Dio. Ma parlando di un altro, non nomino due dei: Il Verbo è come luce che nasce da luce, come acqua da fonte, come raggio da sole. Unica è la potenza, che emana da tutto; questo tutto è il Padre, e da lui emana la sua potenza: il Verbo.

Noi vediamo il Verbo incarnato e per lui conosciamo il Padre. Crediamo allora al Figlio, e adoriamo lo Spirito Santo. Scrutiamo dunque la Scrittura che proclama la manifestazione del Verbo e la sua apparizione nel mondo. San Pietro lo attesta cosi Questa e la Parola che Dio ha inviato ai figli d'Israele,recando la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che il Signore di tutti.1

(At 10,36)

Se dunque il Verbo è mandato per mezzo di Gesù Cristo, Gesù Cristo è la volontà del Padre. Ecco quanto ci manifesta la Scrittura, fratelli. Anche san Giovanni ci rivela quest'economia divina, attraverso la testimonianza del suo vangelo. Egli confessa la divinità del Verbo, dicendo:

In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio e

 il Verbo era Dio.2 (Gv 1,1)

Se il Verbo era presso Dio ed era Dio, si dirà forse che Giovanni parla di due dei? Non dirò due divinità, ma piuttosto due persone divine a cui si aggiunge una terza disposizione, la grazia dello Spirito Santo. Dio è unico, in due persone divine, Padre e Figlio, da cui procede una terza, lo Spirito Santo. Il Padre manda la sua Parola in missione, il Figlio la porta a compimento, manifestandosi al mondo, perché si creda nel Padre.

 

12

 

L'economia trinitaria è l'opera del Dio unico. Vi è soltanto un Dio che comanda nella persona del Padre, che obbedisce nella persona del Figlio, e che insegna nella persona dello Spirito Santo. Il Padre domina tutto, e tutto si fa per il Figlio nello Spirito Santo.

Non possiamo concepire un solo Dio, senza credere realmente al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Il Verbo conosce il disegno e la volontà del Padre e sa che il Padre non vuole essere glorificato in altro modo. Ecco come: dopo la sua risurrezione, Gesù disse ai discepoli: Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Con queste parole Cristo mostra che non può glorificare perfettamente Dio chi ometta una delle tre persone divine. Quindi proprio dall'economia trinitaria è glorificato Dio: il Padre volle, il Figlio compì, lo Spirito Santo rese manifesto. Tutta la Scrittura parla cosi.

 

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