Home

Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

Anno A

 

Sacratissimo Cuore di Gesù

Venerdì dopo la 1a dom. dopo la SS. Trinità

 

Clic per ingrandire [76K]

 

 

1

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini,cap.1o.

1,3-10

 

Benedetto sia Dio,

Padre del Signore nostro Gesù Cristo,

che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale

nei cieli, in Cristo.

In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo,

per essere santi e immacolati

al suo cospetto nella carità,

predestinandoci a essere suoi figli adottivi

per opera di Gesù Cristo,

secondo il beneplacito della sua volontà.

E questo a lode e gloria della sua grazia,

che ci ha dato nel suo Figlio diletto;

in lui abbiamo la redenzione

mediante il suo sangue,

la remissione dei peccati

secondo la ricchezza della sua grazia.

Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi 

con ogni sapienza e intelligenza,

poiché egli ci ha fatto conoscere

il mistero della sua volontà, secondo quanto,

nella sua benevolenza, aveva in  lui prestabilito

per realizzarlo nella pienezza dei tempi:

il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose,

quelle del cielo come quelle della terra.

 

2

1,17-23

     Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui.

     Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza.

     Egli la manifestò in Cristo,

quando lo risuscitò dai morti

e lo fece sedere alla sua destra nei cieli,

al di sopra di ogni principato e autorità,

di ogni potenza e dominazione

e di ogni altro nome che si possa nominare

non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi

e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui

che si realizza interamente in tutte le cose.

 

3

 

2,4-8. 13-18

     Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.

     Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo.

Egli infatti è la nostra pace,

colui che ha fatto dei due un popolo solo,

abbattendo il muro di separazione che era frammezzo,

cioè l'inimicizia,

annullando, per mezzo della sua carne,

la legge fatta di prescrizioni e di decreti,

per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo,

facendo la pace,

e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo,

per mezzo della croce,

distruggendo in se stesso l'inimicizia.

Egli è venuto perciò ad annunziare pace

a voi che eravate lontani

e pace a coloro che erano vicini.

Per mezzo di lui possiamo presentarci gli uni e gli altri, in un solo Spirito.

 

 4

3,14-21

     Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore.

     Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la potenza di Dio.

A colui che in tutto ha potere di fare molto di più

di quanto possiamo domandare o pensare,

a lui, la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù

per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli. Amen.

        

5

 

Dai Discorsi di san Bernardo sul Cantico dei Cantici.

Sermones in Cantica canticorum, LXI, 3-6.  PL 183, 1072-1073.

 

     Dove trovare per i deboli una pace sicura e incrollabile se non nelle piaghe del Salvatore? Tanto più sicuro mi sento là dentro, quanto più forte è lui per salvarmi. Freme il mondo, pesa il corpo, insidia il demonio; sto saldo, perché fondato sopra una pietra ben solida.

     Ho peccato tanto. La coscienza sarà turbata, ma non sconvolta, perché mi ricorderò delle piaghe del Signore. Infatti è stato trafitto per i nostri delitti. Che cosa può essere talmente mortale che non sia vinto dalla morte di Cristo? Se mi ricorderò di un farmaco così potente ed efficace, nessuna malattia per quanto grave mi spaventerà.

     Sbagliò colui che disse: Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono! Disse così perché non apparteneva alle membra di Cristo, non contava sui meriti divini di lui al punto da stimare suo ciò che è del Salvatore. Io invece, pieno di fiducia, mi approprio di quel che mi manca dalle viscere di Cristo, perché sono ricche di misericordia e in esse non mancano aperture dalle quali può scaturire questa sua compassione.

 

6

 

     Trapassarono le sue mani e i suoi piedi e con una lancia gli forarono il costato. Attraverso queste fessure posso succhiare miele dalla rupe e olio dai ciottoli della roccia, cioè gustare e vedere quanto è buono il Signore.

     Egli nutriva pensieri di pace e io non lo sapevo. Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliereMa il chiodo che penetra in lui mi è diventato chiave per scoprire la volontà di Dio. Perché non dovrei guardare attraverso quei fori? Lo grida il chiodo, lo grida la piaga: veramente in Cristo Dio riconcilia a sé il mondo.

     La lancia penetra nel suo cuore, perché egli sappia compatire le mie debolezze. Attraverso le ferite del corpo si svela il mistero del cuore; appare manifesto il grande sacramento dell'amore, la bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge.

 

7

 

     Perché attraverso le ferite non dovrebbe manifestarsi quella bontà misericordiosa? Dove più chiaramente che nelle tue ferite avrebbe potuto risplendere che tu, o Signore, sei soave e mite, e pieno di misericordia? Nessuno ha una compassione più grande di colui che dà la vita per gli schiavi e i condannati.

     Tutto il mio merito è la misericordia del Signore. Non sarò privo di meriti, finché egli non sarà privo di misericordia. Se la misericordia del Signore è tanta, anche i miei meriti sono tanti.

     E se fossi consapevole di molti e gravi peccati? Ma dove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia. E se la grazia del Signore è da sempre, dura in eterno, anch'io canterò senza fine le grazie del Signore. Loderò forse la mia giustizia? Signore, ricorderò che tu solo sei giusto. Ma la tua giustizia naturalmente è anche la mia, perché tu ti sei fatto per bontà di Dio giustizia per me.

 

8

 

     La tua giustizia è giustizia eterna. Che cosa c'è di più lungo dell'eternità? La tua giustizia larga e senza fine ci avvolgerà ampiamente entrambi. In me copre il cumulo delle mie colpe, mentre in te, Signore, avrà solo da occultare i tesori del tuo amore, le ricchezze della tua bontà.

     Ecco le ricchezze che mi aspettano nelle fenditure della roccia. Lì troverò la tua sconfinata tenerezza, nascosta soltanto per coloro che si perdono. Si possono infatti dare le cose sante ai cani e le perle ai porci? Ma Dio ci ha rivelato i suoi tesori mediante il suo Spirito, attraverso le sue piaghe ci ha introdotti nel suo santuario. Quale fonte di dolcezza, quale pienezza di grazia e quale perfezione di virtù lì vi troviamo.

     Mi recherò dunque in questi luoghi reconditi, così traboccanti per me, e seguendo l'insegnamento del Profeta, abbandonerò le città e abiterò nelle rupi. Imiterò la colomba che fa il nido nei crepacci; rannicchiato come Mosè nella cavità delle rupe, otterrò di vedere il Signore, almeno di spalle, quando passerà la sua Gloria.

 

9

 

Dal vangelo secondo Giovanni.

15,9-17

Prima di passare da questo mondo al Padre, Gesù diceva ai suoi discepoli: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore".

 

Dalle "Istruzioni" di san Colombano abate.

Instructio XI. PL 80, 250-252.

 

     Mosè ha scritto nella Legge: Dio creò l'uomo a sua immagine e somiglianza. Considerate, vi prego, la grandezza di questa espressione. Dio, onnipotente, invisibile, incomprensibile, ineffabile, inestimabile, plasmando l'uomo dal fango della terra, l'ha reso nobile con la dignità della sua immagine. Che c'è di comune tra l'uomo e Dio, tra il fango e lo spirito? Perché Dio è spiritoÈ dunque un segno di grande stima che Dio abbia donato all'uomo l'immagine della sua eternità e la somiglianza della sua stessa vita. La grandezza dell'uomo è la sua somiglianza con Dio, a condizione che la conservi. Ma d'altra parte è motivo di grande condanna per lui profanare l'immagine di Dio. Infatti se l'uomo corrompe con un impiego contrario ciò che ha ricevuto dal soffio stesso di Dio e contamina la bellezza della creazione, allora altera in sé la somiglianza con Dio e tutto ciò che possedeva viene cancellato.

     Se invece farà buon uso delle facoltà che Dio ha concesso alla sua anima, allora conserverà la somiglianza con Dio. Dio ci ha insegnato che dobbiamo rendergli tutti i doni che ha messo in noi al momento della creazione. Ci è chiesto innanzitutto di amare il nostro Dio con tutto il cuore, perché egli ci ha amati per primo fin dal principio, prima ancora che esistessimo.

 

10

 

     Amare Dio significa rinnovare in noi la sua immagine. Ama veramente Dio chi osserva i suoi comandamenti. Egli ha detto infatti: Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Questo è il suo comandamento, l'amore reciproco, secondo le sue parole: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato. L'amore vero, però, non consiste solo in parole, ma coi fatti e nella verità. Rendiamo dunque al nostro Dio, al nostro Padre, la sua immagine con santità inviolata, perché egli è santo e ha detto: Siate dunque santi, perché io sono santocon amore, perché egli è amore, secondo quanto afferma Giovanni: Dio è amore; con bontà e verità, perché Dio è buono e vero.

     Non siamo dunque pittori di un'immagine diversa da questa. Dipinge l'immagine di un tiranno colui che è autoritario, irascibile, superbo.

 

11

 

     Per non introdurre in noi un'immagine tirannica, consentiamo a Cristo di dipingere egli stesso in noi la sua immagine. Egli l'ha dipinta quando ha detto:Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Ma a che serve conoscere che questa pace è buona, se non vegliamo per custodirla? Ciò che è molto buono è solitamente anche molto fragile; e i beni preziosi richiedono una cura più grande e hanno bisogno di una custodia più assidua. La pace è così fragile che può essere perduta per una parola superficiale e dissolversi per una piccolissima offesa fatta a un fratello. Adulando qualcuno, tu lo danneggi, non lo blandisci, quando lo disprezzi. Se tu dirai: Stupido, la pace sarà violata e tu sarai sottoposto al fuoco della Geenna.

     Pertanto coloro che aspirano a portare a compimento l'amore fraterno devono evitare di parlare istintivamente e muovere la lingua lasciandosi trasportare dai moti dell'animo, poiché saremo chiamati a rendere conto non soltanto delle parole offensive, ma anche dei discorsi oziosi. Bisogna quindi aver cura di non indugiare a lungo in molte parole, ma dire solo ciò che è strettamente necessario. Nulla infatti piace tanto agli uomini quanto parlare a sproposito e occuparsi di ciò che non li riguarda, proferire senza alcun criterio parole oziose e criticare gli assenti. Perciò coloro che non possono dire: Il Signore mi ha dato una lingua da iniziati, perché io sappia indirizzare allo sfiduciato una parola, tacciano, o se parlano dicano una parola di pace.

 

12

 

     Se chi non ama rimane nella morte, dove andrà a finire colui che avrà parlato male di un fratello? Riguardo a queste cose sono opportune più le lacrime che non le parole. Che cosa infatti la legge di Dio raccomanda di più e più calorosamente dell'amore? E nonostante ciò raramente troverai qualcuno che si comporti così.

     Che cosa potremo dire a nostra discolpa? Ci possiamo forse scusare dicendo che l'amore è faticoso e difficile? L'amore non è una fatica; l'amore è quanto vi è di più dolce, di più salutare, di più sano per il cuore. Se infatti il cuore non è ormai esanime per i vizi, la guarigione per esso sta nell'amare e in ciò che piace a Dio; tuttavia, niente è più gradito a Dio che l'amore, particolarmente quello spirituale, dal momento che la Legge e tutti i comandamenti, secondo le parole dell'Apostolo, si riassumono in questo: chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Colui che infatti porta a compimento la legge osservando il comandamento dell'amore, riceve la vita eterna, come dice anche Giovanni: Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli.

 

 

 

Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

 

 

Anno C

 

Sacratissimo Cuore di Gesù

Venerdì dopo la 1a dom. dopo la SS. Trinità

 

I

 

Dalle Meditazioni per la festa del Sacro Cuore di san Giovanni Eudes.

 

Mèditations pour la fète du Sacré Coeur,5,1‑6; 6,2; 7,2‑3; 8,2‑3. Oeuvres,Lethielleux,Parigi,1932,402‑407.

 

Non potremo mai stimare abbastanza la grazia indescrivibile che il Salvatore ci ha fatto. donandoci il suo divin cuore.

Immaginate un uomo che è talmente amato dal suo principe al punto da poter esclamare: "Il cuore del Re è mio, io posseggo il cuore del mio principe! Che fortuna la sua! Che motivo di gioia!".

Ebbene, noi abbiamo infinitamente di più. Il Re dei re ci ama cosi ardentemente che ognuno di noi ha il diritto di dire: "Il cuore di Gesù è mio, posseggo il cuore del mio Salvatore".

Si, questo cuore ammirabile è mio, e per parecchi motivi. E' mio, perché l'eterno Padre me l'ha donato attraverso lo Spirito Santo, per intercessione della Vergine Maria. E' mio, perché Gesù stesso continua senza posa a donarmelo.

Gesù mi da il suo cuore perché sia il mio rifugio in ogni sventura, perché sia il mio oracolo e il mio tesoro, ma anche perché mi sia modello e regola di vita e di azione.

Voglio concentrare il mio sguardo su questa regola con uno studio continuo, per seguirla fedelmente. Per amor tuo, o Salvatore, voglio seguire la regola del tuo cuore. Voglio amare tutto ciò che ami tu e unicamente odiare il peccato.

Con la tua grazia voglio amare i nemici e fare tutto il bene che potrò a chi mi vuol male.

 

2

 

Ecco le regole che mi propongo di osservare per amor tuo, o Salvatore: voglio amare il mio Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze; voglio mettere tutto il mio diletto nel seguire sempre e dovunque la sua adorabilissima volontà. Voglio talmente avere in odio ed in abominio ogni sorta di iniquità che, tramite la tua santa grazia, moriro piuttosto che acconsentirvi.

Gesù mio, fa che io ami la croce e le afflizioni e in esse metta la mia gioia a motivo dell'amore che tu hai per me. Fa che possa dire con l'Apostolo: Sono pieno di consolazione., pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione. l. (2 Cor 7,4)

Rendimi partecipe del tuo grandissimo amore verso la Madre tua, perché, dopo te, ella sia il primo oggetto della mia venerazione e della mia devozione più accesa.

Imprimi nel mio cuore il tuo odio contro il mondo, che voglio detestare come un vero anticristo, dato che ti resta sempre avverso e ti ha crocifisso crudelmente.

Concedimi la grazia, o Dio del mio cuore, di conservare sempre una carità intera e perfetta verso gli altri. Ecco la regola del tuo sacratissimo cuore, la regola delle regole: Pace e misericordia.2. (Gal 6,16 )

 

3

 

Che fortuna possedere un tale cuore, il cuore di Gesù Siamo ricchi di un tesoro ineguagliabile.

E insieme ci grava un obbligo enorme verso la tua incomprensibile bontà, o Signore.

Tu hai chiesto al Padre che noi fossimo uno con lui e con te, come tu e lui siete uno. Vuoi dunque da noi un cuore solo con il tuo adorabile Padre e con te. Vuoi essere il nostro capo e noi le tue membra, un cuore e una mente sola con te.

Ci hai reso figli del medesimo Padre,. di cui sei l'Unigenito. Ecco perché ci dai il tuo cuore per amare con lo stesso tuo cuore il Padre. Ci garantisci che questo amabile Padre ci ama con lo stesso amore che ha per te. Infatti hai detto al Padre: Tu li hai amati come hai amato me.3(Gv 17,23)

 E ci insegni che tu ci ami con il cuore stesso del Padre: Come il Padre ha amato me i anch'io ho amato voi.  4 (Gv 15,9 )

Ecco perché ci hai donato il tuo cuore, per amare te e il Padre con il vostro stesso amore. Con questo cuore immenso vi renderemo adorazione, lodi e azioni di grazie in modo degno della vostra infinita grandezza.

 

4

 

Che cosa è richiesto per mettere in atto questo grande cuore che Dio ci ha dato? Come faremo per adorare, lodare, ringraziare, amare Dio o praticare la virtù e attendere al servizio divino?

Occorre anzitutto rinunziare a se stessi, rinunziare al proprio cuore avvelenato dal peccato e dall'amor proprio. Poi ci daremo a Gesù per unirci al suo divin cuore nell'opera che stiamo per iniziare, in modo da avere l'amore, l'umiltà e tutte le sue altre disposizioni. Cosi potremo adorare, amare, lodare, servire e glorificare Dio con il cuore stesso di Dio.

Usa tu stesso, o Salvatore, la potenza del tuo braccio per separarmi da me stesso e unirmi a te; strappa il mio miserabile cuore per mettere il tuo al suo posto, sicche io possa esclamare: Rendero grazie al Signore con tutto il cuore 5, (Sal 110,1) cioè con il gran cuore del mio Gesù, divenuto il mio stesso cuore.

0 cuore amabilissimo, tenerezza infinita, si il cuore del mio cuore, l'anima dell'anima mia, la mente della mia mente, la vita della mia vita, l'unico principio dei miei pensieri, delle mie parole, delle mie azioni, di tutte le mie facoltà e di tutti i sensi interni ed esterni. 0 cuore unico, in te posseggo tutto.

 

5

 

Il cuore del nostro Redentore è sàturo d'umiltà. Per esserne convinti, consideriamo come egli disprezzò la stima e la gloria dei mondo nel corso della sua esistenza terrena.

Gesù e il Figlio unico di Dio, con il Padre condivide la divinità, è il re della gloria, regge cielo e terra, e merita gli omaggi e l'adorazione di ogni creatura. Se volesse irradiare il minimo raggio della sua maestà, l'universo intero si prostrerebbe ai suoi piedi per adorarlo.

Invece non fa apparire quasi per niente la sua grandezza ne quando nasce ne per tutto il corso della sua vita, neppure dopo risorto e tanto meno nell'eucaristia, dove è glorioso e immortale. Fugge quando i Giudei vogIiono intronizzarlo e dichiara che il suo regno non è di questo mondo, tanto rigetta ciò che esso sfoggia di glorioso e luccicante.

0 Gesù, imprimi questi sentimenti nel mio cuore e fa che io tema la stima e gli elogi come veleno infernale.

 

6

 

L'amore infinito del Figlio di Dio verso il Padre non solo lo portò a patire tante umiliazioni, ma anche a inabissarsi nelle ignominie e a riporre gioia e delizie nel riparare perfettamente il disonore fatto al Padre. Lo fece anche per liberarci dalla rovina eterna, per acquistarci le glorie immortali del cielo, per distruggere in noi l'orgoglio, fonte di ogni peccato, e per stabilirvi l'umiltà, fondamento di ogni virtù.

0 Gesù, siano rese grazie infinite alla tua santissima umiltà e lodi immortali al Padre tuo eterno. Egli ti ha esaltato In proporzione di quanto ti umiliasti, e ti ha dato un nome superiore ad ogni nome. Tutte le ginocchia del cielo, della terra e sotto terra si pieghino per adorare e glorificare il mio Gesù, e ogni lingua confessi che il mio Salvatore gode della gloria Immensa ed eterna del Padre? 6(Fil 2,9‑11)

 

7

 

Tutte le sofferenze dei martiri sono poca cosa, anzi un nulla rispetto ai dolori sconfinati del cuore adorabile del Re dei martiri. Rappresentatevi tutti i dolori, le afflizioni, le angosce, le sventure, i tormenti di tutti I fedeli martirizzati e di ogni autentico cristiano che furono e saranno sulla terra: ebbene, tutti quei mali furono come altrettante piaghe sanguinose per il santissimo cuore di Gesù.

Il cuore del nostro Salvatore ha una sensibilità tenerissima, ed è colmo di amore infinito per i suoi figli; quando essi soffrono croci e afflizioni, questi dolori si abbattono da ogni parte sul suo amabilissimo cuore, come sul loro centro.

Non vi è mente che possa capire i martirii dolorosissimi che il cuore amante di Gesù soffrì per tali motivi. Cercò di esprimerlo il profeta Isaia, dicendo: Egli si addossato i nostri dolori;7. (Is 53,4)

e san Matteo gli fa eco: Egli si è preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie

8. (Mt 8,17) Può davvero essere chiamato Re dei martiri e fulcro della croce l'amabilissimo cuore di Gesù.

 

Chi geme sotto la sferza del dolore può trovare conforto nel sapere che tutte le sue angosce passano per il dolce cuore di Gesù, che per amore nostro le sperimento per il primo.

 

8

 

Tutte le sofferenze del Salvatore non sono nulla rispetto a quelle che il suo cuore divino patì in croce. Esse furono cosi violente che lo trafissero di dolore sicche egli rese anima nelle mani del Padre.

0 Salvatore, cosa mai ti fece soffrire tanti tormenti fino a morirne, se non l'amore infinito che hai per il Padre e per noi?

Davvero sei morto insieme d'amore e di dolore, e il tuo cuore si è spezzato, schiacciato e schiantato di dolore e d'amore per la gloria del Padre e la nostra redenzione.

Cuore adorabile di Gesù, che ti rendero per la tua eccessiva bonta? Vorrei avere tutti i cuori esistenti in cielo e In terra, per sacrificarteli nelle fiamme del tuo amore.

Padre santo, potrai forse rifiutare ciò che ti si chiede tramite il cuore amabile del Figlio tuo., morto d'amore e di dolore, perché amava te e noi? Questo non è possibile, poiche cielo e terra verrebbero annientati.

 

Percio ti supplico, Padre adorabile, per il cuore divino del tuo Figlio, trapassato d'amore e di dolore per me: prendi totale possesso del mio cuore e li stabilisci per sempre perfettamente il regno del santissimo amore di Gesù e di Maria.

 

 

9

 

Dal vangelo secondo Giovanni.

15,9-17

Prima di passare da questo mondo al Padre, Gesù diceva ai suoi discepoli: "Come il Padre ha amato me,

cosi anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore".

 

Omelia dal Trattati di sant'Agostino sul vangelo di Giovanni.

In Io,tr.82,1‑3;83,1.3. PL 35,1843‑1845.1846.

 

Il Vangelo ci dice che Dio Padre è glorificato quando portiamo molto frutto e ci dimostriamo veri discepoli di Cristo; allora non facciamocene un titolo di gloria, quasi fosse da attribuire alla nostra capacita cio che abbiamo realizzato. Questa grazia viene da Dio; quindi non torna a gloria nostra, ma a gloria sua.

In un'altra circostanza il Signore dice: Cosi risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone, e subito dopo aggiunge: E rendano gloria al Padre vostro che e nei cieli

 1. (Mt 5,16 ) Non voleva infatti che i discepoli credessero di compiere da se tali opere.

La gloria del Padre è appunto che noi portiamo molto frutto e siamo veri discepoli di Cristo.

Ma chi ci fa cosi se non colui che ci ha prevenuti con la sua misericordia?

Noi infatti siamo opera sua. creati in Cristo Gesù per le opere buone.2.( Ef 2, 10 )

Come il Padre ha amato me. cosi anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Ecco il principio di tutte le nostre opere buone. Da dove potrebbero venire se non dalla fede che opera per mezzo della carità? E come potremmo noi amarlo, se egli non ci amasse per primo? Con estrema chiarezza sempre Giovanni ce lo insegna in una sua lettera: Noi amiamo, perché egli ci ha amato per primo.3 (1 Gv 4,19 )

 

 

10

 

Rimanete nel mio amore. In qual modo vi rimarremo? Ascolta ciò che segue: Se osserverete i miei comandamenti., rimarrete nel mio amore.

E' l'amore che ci mette in grado di osservare i comandamenti, oppure è la fedeltà ad osservarli che ci consente di amare? Ma chi dubita che l'amore non preceda l'osservanza? Chi non ama non ha un motivo per mettere in pratica i comandamenti. Quando Gesù ci dice: Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore., non indica ciò che fa nascere l'amore, ma quello che lo attesta. Come se dicesse: "Non crediate di rimanere nel mio amore se non osservate i miei comandamenti. Solo se li osservate, potrete rimanervi; cioè, apparira chiaro che dimorate nel mio amore se osservate i miei comandamenti".

Questo perché nessuno s'inganni dicendo che ama Dio, mentre non fa quanto egli comanda. In altre parole, noi in tanto lo amiamo, in quanto osserviamo i suoi comandamenti; e quanto meno obbediamo ad essi, tanto meno lo amiamo.

Non è dunque per ottenere il suo amore che osserviamo quanto ci comanda: se egli non ci amasse per primo, non potremmo tradurre in atto i suoi precetti. Questa è la grazia rivelata agli umili, mentre ai superbi rimane nascosta.

 

11

 

Questo vi ho detto., perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

Cos'è la gioia di Cristo in noi? La compiacenza ch'egli prova a rallegrarsi di noi. E cos'è la nostra gioia che egli vuole completa? Godere di stare insieme con lui. Tant'è che il Signore aveva detto a Pietro:Se non ti lavero, non avrai parte con me. 4. (Gv 13,8 )

Insomma, la gioia di Cristo in noi è la grazia che ci dona, e questa grazia costituisce anche la nostra gioia.

Cristo ne fruiva fin dal principio, fin da quando in eterno ci ha eletto prima della costituzione del mondo.

Il gaudio della nostra salvezza, che da sempre lo rallegrò, perché da sempre egli lo ha conosciuto e da sempre ad esso ci ha predestinati, comincio ad abitare in noi quando egli ci ha chiamati.

Abbiamo ragione nel definire nostra questa gioia, perché un giorno ci rendera beati. Nel frattempo essa conosce una crescita e un avanzamento continuo, tesa com'è a perseverare verso il pieno compimento. Questa gioia comincia nella fede di chi rinasce nel battesimo e toccherà il vertice nel premio di chi risorgerà alla vita eterna.

 

12

 

Rimaniamo ancorati al precetto del Signore di amarci gli uni gli altri, e cosi osserveremo qualsiasi altro comandamento, perché questo li racchiude tutti.

Questo amore è diverso da quello che gli uomini, in quanto uomini, si portano l'un l'altro.

Per distinguere i due atteggiamenti, il Signore soggiunge: Come io vi ho amati.

Cristo ci ama per renderci capaci di regnare con lui. Sempre questo medesimo scopo deve guidare l'amore reciproco gli uni verso gli altri in modo che esso resti ben distinto dall'affetto che di solito gli uomini nutrono a vicenda e che in realtà non è vero amore.

Invece coloro che si amano per aderire a Dio, ci riescono davvero: essi prima amano Dio, per sapersi poi amare l'un l'altro. Una tale carità non brilla fra tutti gli uomini; anzi, sono pochi quelli che si amano affinché Dio sia tutto in tutti. 5. (1 Cor 15,28)

 

Send this page to a friend -
 
Manda questa pagina ad un amico