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Letture della preghiera notturna dei certosini

 

 

QUINTA SETTIMANA

TEMPO DI PASSIONE

 

L'invito a partecipare ai dolori di Cristo (104) si fa sempre più incalzante. Occorre che siamo crocifissi con lui (105.106).

 Il nostro sguardo e il nostro amore si volgono completamente verso Colui che si è annientato fino alla morte di croce per redimerci (107.108). Non è più possibile alcun ripiegamento su di noi.

La liturgia tocca il vertice nel celebrare il mistero della Redenzione.

 

 

104

Lunedì

 

Dagli “Inni" di Simeone il nuovo Teologo. Inno 40,vv34ss. S Ch 174,487ss.

 

Sta a sentire quello che può fare ogni uomo che voglia essere salvato e soprattutto tu che più di ogni altro mi implori! Portati in spalla la croce, e stringila vigorosamente, e fino alla morte sopporta le pene delle prove, i dolori delle tribolazioni, i chiodi delle angustie. Ricevi tutto con gioia, come una corona di gloria.

E se ti mostri come l'ultimo degli uomini, loro schiavo e servo, più tardi io ti esibirò come il primo di tutti, secondo la mia promessa. Se tu ami i tuoi nemici e quelli che ce l'hanno con te, se preghi dal fondo del cuore per chi ti calunnia e fai loro del bene in quanto ti è possibile, sei davvero diventato simile all'Altissimo, il Padre tuo dei cieli.

Otterrai in tal modo un cuore puro e vedrai in cuor tuo Iddio che mai alcuno ha potuto vedere.

Nel caso che ti capiti anche di essere perseguitato per la giustizia, allora salta di gioia, abbandonati all'allegrezza, perché il Regno dei cieli ti appartiene, e cosa vi è di più grande di questo?

Sono stato crocifisso, sono morto della morte degli scellerati; gli oltraggi che mi furono fatti sono divenuti gloria per il mondo, vita e splendore, per i morti sono ormai risurrezione e argomento di fierezza per chiunque ha creduto in me; la mia morte ignominiosa fu veste di immortalità e di autentica divinizzazione per tutti i credenti. Ecco perché chi imita le mie sofferenze parteciperà anche alla mia divinità; sarà erede nel mio regno, condividerà con me beni indicibili, misteriosi, e sarà mio compagno per l'eternità.

 

105

Martedì

 

Dalle "Lettere" di Hadewijch.

(Lettera VI. Martingay,1972,pp.86,91,96s.)

 

Devi vivere quaggiù nei lavori e nei dolori dell'esilio, contemporaneamente al fatto che amerai e giubilerai dentro di te con il Dio eterno e onnipotente, in un dolce abbandono.

Tuttavia, ognuno può rendersene conto da solo; sappiamo tanto poco soffrire e sopportare a tutti i livelli! Una piccola noia improvvisa che ci punga, una maldicenza, una bugia che ci riferiscono a nostro riguardo, tutto quello che ci sottrae un po' di onore, di riposo o di libertà: quanto tutto questo ci ferisce subito e in profondità!

Eppure dobbiamo portare la croce con il Figlio di Dio; è questo il dolce esilio che ci è imposto a motivo del giusto amore, nel quale con puro abbandono e santi desideri dobbiamo aspettare il tempo nuziale in cui l'amore si rivelerà facendo saltare fuori la sua nobile virtù e la sua potenza sulla terra come in cielo. Fin d'ora però l'amore si manifesta con così grande ardire all’anima innamorata che questa si sente come gettata fuori di sé; l'amore le rapisce cuore, sensi, la fa vivere e morire del vero amore. Tuttavia, prima che l'amore rompendo le sue dighe rapisca l'uomo a sé stesso per farne un solo spirito, un solo essere con l'Amore, bisogna che l'anima serva nobilmente nell'esilio. E' un servizio splendente che si esercita in ogni azione virtuosa e che soffre in piena obbedienza; così c'è da perseverare con zelo instancabile pronti sempre ad ogni opera di virtù e di carità. Ecco ciò che io chiamo essere crocifisso con Cristo, morire con lui e con lui risorgere.

 

106

Mercoledì

 

Dalle "Lettere"di Barsanufio e Giovanni di Gaza.

(Lettere 191 e 345. Solesmes, 1972, pp.248.157)

 

Devo scegliere il meno confortevole per soffrire un poco, ricordandomi soprattutto del Divin Maestro che ha assaggiato il fiele e l'aceto, per causa mia. E' questa la volontà di Dio; invece il volere della carne cerca il benessere dappertutto. Eccotene la prova: diciamo: chiudi svelto la porta, perché mi prenderò un colpo d'aria; oppure: ecco, hai salato troppo la minestra e non posso mangiarla. E così via. Questa è la volontà cattiva. Rinnegala e sarai salvo. E' faticoso operare la propria salvezza e ci si inganna se immaginiamo di essere salvati avendo il comodo in tutto.

Considera invece quante ingiurie e oltraggi ha sopportato Cristo prima di essere crocifisso. E poi è salito sulla croce. Perciò nessuno può giungere con frutto alla quiete perfetta e godere del santo riposo della perfezione se prima non ha sofferto con Cristo e sopportato tutto quello che lui ha sopportato, ricordandosi della parola dell'Apostolo: Se soffriamo con lui, con lui saremo glorificati. (Rm 8,19) Non illuderti, non c'è altra via di salvezza, oltre a questa. Il Signore sia con te secondo la sua volontà, perché, come dice il vangelo, tu costruisca il tuo edificio sulla roccia che è Cristo.

 

 

107

Giovedì

 

Dai "Sermoni sul Cantico dei Cantici" di s.Bernardo.

Sermo 20,2. P1 183,867‑868.

 

Sopra ogni cosa ti rende amabile a me, o Gesù buono, il calice che hai bevuto, l'opera della nostra redenzione. Questo richiede facilmente il nostro amore per te; è quanto meglio eccita la nostra devozione, quanto la esige con più ragione e sprona più efficacemente, anzi ci spinge con la massima forza.

Il nostro Salvatore soffrì in modo inenarrabile quel giorno, né tanto faticò così nel costruire l'universo. Per creare gli fu sufficiente proferire una parola, un comando, e tutto fu fatto. Ma nella redenzione dovette sopportare di essere contraddetto nelle parole, giustificarsi negli atti contro chi ostile lo spiava; dovette subire nei tormenti crudeli beffeggiatori e morire tra gli insulti. Ecco come egli ha amato. Aggiungi che questo amore non fu una risposta al nostro amore ma un'aggiunta agli altri benefici. Chi infatti per primo gli ha dato qualcosa, sicché i doni ricevuti da Dio fossero da stimare il ricambio? San Giovanni afferma: Non siamo stati noi ad amore Dio, ma è lui che ha amato noi. (1 Gv 4,10) Il colmo è che ci ha amati quando ancora non esistevamo; anzi, è giunto al punto di amarci quando gli opponevamo resistenza, secondo la testimonianza di san Paolo: Quand'eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo. (Rm 5,10) Diversamente, se non ci avesse amato da nemici, non ci avrebbe avuti come amici; e se non avesse amato coloro che ancora non esistevano, non avrebbe mai avuto qualcuno da amare.

 

108

Venerdì

 

Dal "Libro delle preghiere" di Gregorio di Narek.

77a. Preghiera, S Ch 78,414ss.

 

Con timore misto ad allegrezza, oserò dire qualcosa delle sofferenze che per me tu hai sofferto, o Dio di tutti.

Ti hanno disteso sull'altare della Croce come una vittima; ti hanno inchiodato quasi tu fossi un malfattore; ti hanno inchiodato come un ribelle; tu che sei la pace celeste, quasi tu fossi un brigante; tu che sei la causa della vita, come degno d'esser distrutto dalla morte; tu che hai esposto l'Evangelo, come un bestemmiatore della legge; il Signore e il compimento dei profeti, come un trasgressore delle Scritture; tu che sei il raggio di gloria e il sigillo di pensieri insondabili del Padre, come avversario della volontà di colui che ti ha generato.

Signore, tu hai accolto tutte quelle sofferenze liberamente e con volontaria compiacenza, sopportandole nell'umanità che ti sei unita a te. E dopo aver subito tali ignominie con pazienza indicibile, sei risuscitato, vivente per potenza tua propria in una luce esaltante, con la tua integra umanità e la tua perfetta divinità. Tu, o Signore, che sei benedetto per la tua gloria, lodato per la tua pietà, sii esaltato sempre per la tua misericordia, nei secoli dei secoli.

 

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