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Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

 

Anno A

 

Tempo Ordinario

 

Settima Domenica

 

 

9

 

Dal vangelo secondo Luca.

18,31-43

Mentre Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco stava seduto a mendicare lungo la strada. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: "Passa Gesù il Nazareno!". Allora cominciò a gridare: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!".

 

Omelia di san Gregorio Magno su questo vangelo.

Homilia in Evangelium lib.I, hom.II, 2-5. 7.   PL 76, 1082-1084.

 

     Mentre il nostro Creatore si avvicina a Gerico, il cieco riacquista la luce; parallelamente, mentre la Divinità assume la debolezza della nostra natura, il genere umano riacquista la luce che aveva perduto. Da dove, infatti, Dio accetta sofferenze umane, proprio di lì l'uomo è elevato alla vita divina.

     Quel cieco significativamente è descritto seduto ai margini della via e mendico. Dice infatti la stessa Verità: Io sono la via. Chi dunque non conosce lo splendore della luce eterna è cieco, ma se già ha fede nel Redentore, siede lungo la via; se, però, trascura di chiedere e cessa di rivolgere suppliche per avere la luce eterna, è un cieco seduto lungo la via, senza però mendicare. Se invece ha fede, riconosce la cecità del suo cuore e supplica per ottenere la luce della verità, allora siede lungo la via e in atteggiamento di mendicante.

     Chiunque riconosce le tenebre della propria cecità e ammette di essere privo della luce eterna, esclami dall'intimo del cuore e con la voce della mente: Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me.

 

10

 

     Quelli che precedono Gesù in cammino (e sgridano il cieco) simboleggiano la massa dei desideri egoisti e il tumulto dei vizi. Essi, prima che Gesù giunga al nostro cuore, disperdono con la tentazione i nostri pensieri e turbano le voci del cuore nella preghiera.

     Spesso, infatti, quando decidiamo di tornare a Dio dopo i peccati compiuti e tentiamo di sgretolare con la preghiera i vizi ormai contratti, ritornano alla mente i fantasmi delle colpe commesse; respingono gli sforzi della nostra mente, sconvolgono l'animo e soffocano gli accenti della nostra preghiera.

     Quelli che precedevano il cieco, lo sgridavano, dunque, perché tacesse. Prima, infatti, che Gesù venga nel nostro cuore, le colpe commesse, scagliandosi con i loro fantasmi contro la nostra mente, ci sconvolgono nella stessa nostra preghiera.

     Vediamo come si è comportato, di fronte a questi fatti, il cieco che doveva essere guarito. Eccolo che continua ancora più forte: Figlio di Davide, abbi pietà di me! Nonostante la folla lo rimproveri perché taccia, egli supplica con accenti di sempre maggiore intensità. Noi pure, quanto più siamo assaliti dal tremendo turbine di seducenti pensieri, dobbiamo insistere nella preghiera con ardore sempre più grande.

 

11

 

     Spesso dobbiamo affrontare proprio nella preghiera i fantasmi delle colpe commesse. Ma è assolutamente necessario che la voce del nostro cuore, quanto più duramente repressa, con tanta maggior forza insista per fronteggiare il tumulto dei pensieri malvagi; essa deve prefiggersi di giungere all'ascolto misericordioso del Signore grazie alla forza dell'insistenza.

     Ognuno, come credo, sente compiersi in sé ciò di cui parliamo, perché quando invertiamo gli affetti da questo mondo a Dio e ci diamo alla pratica dell'orazione, ciò che prima compivamo con gioia va sopportato poi come inopportuno e molesto nella preghiera. A stento il ricordo riesce ad essere allontanato dagli occhi del cuore a opera dei santi desideri, e i fantasmi vengono rimossi a fatica attraverso i gemiti della penitenza.

     Quando però insistiamo con fervore nella nostra preghiera, riusciamo a fermare nella mente Gesù che passa. E se perduriamo con forza a pregare, Gesù sosta per infondere luce. Dio prende dimora nel cuore e noi ritroviamo la luce perduta.

 

12

 

     Facciamo attenzione alla domanda che Gesù rivolge al cieco: Che vuoi che io faccia per te? Forse ignorava ciò che voleva il cieco chi aveva il potere di ridonare la vista? Vuole, però, che sia domandato ciò che già prevede da noi richiesto e da lui elargito. Con grande insistenza egli ci esorta infatti all'orazione e tuttavia afferma: Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Per questo esige che si chieda, perché il cuore diventi fervido nella preghiera.

     Certo il cieco non chiede oro al Signore, ma la luce. Anche noi non chiederemo al Signore ingannevoli ricchezze, doni terreni, effimeri onori, ma la luce; e non quella imprigionata in uno spazio, sopraffatta dal tempo, soggetta a mutare per l'interruzione delle notti e di cui fruiamo come gli animali. Cerchiamo la luce che possiamo contemplare solo con gli angeli, di cui non è tracciato l'inizio e nulla costringe a finire.

     La fede è la via per giungervi; per questo, al cieco che doveva essere guidato giustamente viene detto: Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato.

 

 

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Dal vangelo secondo Luca.

18,31-43

Mentre Gesù si avvicinava a Gerico,un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: “Passa Gesù il Nazareno!”Allora incominciò a gridare:"Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!".

 

Dal Discorsi dì sant'Agostino.

Sermo 349,5-7. PL 38,1531-1533.

 

Fratelli, amate Cristo, desiderate la sua luce. Se quel cieco desiderava la luce del corpo, quanto più noi dobbiamo bramare quella del cuore!

Gridiamo a Cristo, non con la voce ma con tutta la vita. Viviamo santamente e sdegniamo il mondo; valga zero per noi ciò che passa. Allora la nostra vita, come quella del cieco, sarà messa in discussione dalla gente del mondo, che ostenterà un'apparente amicizia verso di noi.

Costoro amano la terra, gustano la polvere, non attingono nulla dal cielo e vogliono solo respirare l'aria dell'autosufficienza. E' certo che ci interpelleranno se ci vedono sdegnare quanto appartiene alla natura e alla terra. Ci diranno: Perché queste privazioni? Che razza di pazzia sarebbe questa? Costoro sono da assimilare a quelli che nel vangelo rimbrottano il cieco per farlo tacere. Tanti cosiddetti cristiani si oppongono al vivere da credenti. Osservate la folla che cammina con Gesù: vuole respingere l'uomo che desidera la luce e rifiutargli i benefici di Cristo. Quanti cristiani le assomigliano! Per vincerli, viviamo santamente.

 

 

10

 

Tutta la nostra vita sia un grido lanciato verso il Signore Gesù. E lui si fermerà, perché qui nel vangelo si ferma. Considerate anche quel grande mistero: proprio mentre il cieco gridava Cristo passò e sostò per guarirlo. Che il passaggio del Signore ci sproni a gridare.

Ma che cosa vedere in questo passare di Cristo? Soffrendo per noi sulla terra, egli passava. Nascendo, passava, perché non viene più al mondo; crescendo, passava, perché non cresce più; prendendo il latte, passava, perché non lo prende più. Addormentandosi rotto dalla fatica, passava, perché non dorme più; mangiando e bevendo, passava, perché non lo fa più. Fu preso, incatenato, percosso, coronato di spine, schiaffeggiato, coperto di sputi. appeso al palo, ucciso, trafitto dalla lancia, sepolto e poi risorto: in tutto ciò egli passava. Ma salendo al cielo, ora siede alla destra del Padre e non passerà più.

 

11

 

Grida con tutte le forze e in tale proporzione Cristo ti illuminerà. Come Verbo nel seno del Padre egli non subiva mutamento, perché immutabile. Ora il Verbo era Dio e il Verbo si fece carne (Gv 1.1.14). Durante il suo passaggio, quella carne tanto operò e soffrì, ma il Verbo in essa era immutabile.

L'illuminazione del cuore dipende dal Verbo, fonte della gloria per l'uomo Gesù. Se sottrai il Verbo, che diventa la sua carne? Tal quale la tua. Ma per onorare la carne di Cristo, il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14). Gridiamo perciò verso di lui e viviamo santamente.

Vi dicevo, fratelli, d'amare Cristo. Non dico: non amate vostro padre, oppure: non amate i vostri figli, no; amate di più Cristo! E non pensate che sia mio quest'invito, perché Cristo stesso ha proclamato: Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me (Mt 10.37).

 

 

12

 

Non ti spaventi udendo le parole: Non è degno di me? Non  essere degno di Cristo significa essere senza di lui. Se non sei con lui, dove sarai? Te ne starai col diavolo, se non sei con Cristo. E dove sarà il diavolo? Ascolta Cristo stesso: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli (Mt 25.41).

Se non avvampi per il fuoco del cielo, tèmi almeno quello dell'inferno! Se non ami la compagnia degli angeli, abbi paura di condividere quella dei demoni Se non desideri il Regno, tréma al pensiero della fornace eterna.

In te abbia il sopravvento dapprima il timore, poi venga l'amore. Il timore sia il tuo pedagogo, che ti conduca al Maestro per cedere il posto alla carità.

 

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