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Letture della preghiera notturna dei certosini

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Compassione della B.V.Maria

 

Sabato di Passione

 

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1

 

Dalle Omelie di Giovanni Giusto Lanspergio sulla Passione di Cristo.

Homilia XLVII in passionem Christi. Opera omnia, Monsterolii, 1890, t.III, 101-103.

 

     Non sappiamo di preciso in che momento la Madre del Signore si fece presente alla passione di Cristo suo Figlio. Però ella non ha certamente mai ignorato in spirito quale sarebbe stata la sorte di Gesù: aveva una comprensione penetrante dei profeti e l'avvenimento era stato preannunziato da suo Figlio.

     Certo che quando Gesù è confitto in croce, sua Madre sta lì. Il Signore la vuole con sé nel suo supplizio. L'aveva risparmiata dai travagli del parto e la libererà pure dalle pene connesse alla morte; benché Maria sia morta, non ha sofferto di quel trapasso, tanto che si parlerà della sua dormizione più che della sua morte.

     Adesso però, ai piedi della croce del Figlio, Maria sperimenta la doglie del parto e gli spasimi della morte. Gesù la vuole vicina per affidarla a Giovanni che d'ora in poi veglierà su di lei. Gesù vuole accanto la Madre in quell'ora perché la presenza e il compatire di lei acuiscano la sua propria passione, rendendo così più sovrabbondante la redenzione dell'umanità.

     Soprattutto il Salvatore vuole ai piedi della croce la Madre che lo contempli nei suoi dolori, che sia straziata nell'anima dai supplizi che lui subisce nel corpo. Diverrà così partecipe e cooperatrice della passione di Cristo e della nostra redenzione, come già lo fu dell'incarnazione del Verbo.

 

2

 

     La Vergine sta accanto alla croce: in un mare di dolore, il volto rigato di lacrime, il cuore straziato per le ferite del Figlio. Ella lo vede totalmente in preda ai patimenti e all'angoscia; nel corpo lacerato e sanguinante, dalla pianta dei piedi alla testa non vi è una parte che non sia ferita o contusa.

     Maria vede suo Figlio livido e così sfigurato da non avere più aspetto di uomo. Un lebbroso, un ammasso di piaghe e lividure sta davanti a lei: il più abietto degli uomini. Questa la scena che penetra nel cuore della Madre come una spada: non uno dei particolari del dramma le sfugge o le è risparmiato.

     Però Maria sta ritta sotto la croce non solo con il corpo, ma con fede incrollabile.Ella crede, crede con forza che per Cristo tutto non finisce con la morte. Il terzo giorno egli risorgerà per sua propria potenza.

 

3

 

     Il vangelo ci narra che accanto a Gesù crocifisso stanno la Madre e il discepolo amato. Il Signore amava il discepolo, ma molto di più sua Madre. Una madre straordinaria la sua, con una capacità di affetto per il figlio superiore a quella di qualsiasi altra madre. Nessuna creatura può amare il suo Dio e Creatore, nessuna madre può amare suo figlio come la Vergine Maria. Era il suo figlio unico e su di lui si concentrava tutto l'affetto materno.

     Certo, è così per tante altre mamme. Però lui era figlio soltanto di lei. Cristo non ha avuto un padre terreno. Quanto appartiene alla natura umana o riceviamo da entrambi i genitori, Gesù lo ha avuto dalla Madre e soltanto da lei.

     Come Maria ha dato alla luce il Figlio senza intervento di uomo, così ella ha ricevuto tutto l'amore che di solito i figli spartiscono fra i due genitori. Per di più, ne Figlio Maria ama il suo Dio, il suo Creatore: amore questo, la cui intensità eguaglia la fede assoluta con cui lo riconosce.

 

4

 

     Maria ama nel Figlio colui che l'ha colmata di doni eccelsi, elevandola a un onore e a una funzione ineguagliabili, perché l'ha voluta Madre di Dio. Sopraffatta da tanti benefici, ella cantò: Tutte le genti mi chiameranno beata, perché grandi cose ha fatto in me lOnnipotente. Così renderà amore per amore a colui che tanto l'ha amata.

     Per legge di natura amiamo chi ci ama: a veemenza e fedeltà d'amore rispondiamo con la medesima intensità. Maria sapeva che Cristo l'amava di qualsiasi uomo in terra. Poteva non corrispondere in misura superiore a tutti e sopra tutto?

     Ma come tanto ha amato, tanto la Vergine ha patito. Sempre amore e dolore si coniugano quando uno vede soffrire la persona amata. Il martirio che ora Maria subisce alla vista del Figlio torturato e agonizzante nasce dall'immensità del suo amore per lui.

 

5

 

     Gesù vede la Madre addolorata ritta ai piedi della croce. Che madre questa! Non di un uomo soltanto, ma di Dio. Madre splendente del fulgore virgineo, madre più santa di ogni altra; e il cuore di Gesù si sente straziare.

     La Madre invia al cuore del Figlio frecce di amore e di compassione che lo feriscono a morte. A sua volta, l'impeto dell'amore filiale di Gesù e la spada della passione che subisce trafiggono la Madre. Il tormento di ognuno è acuito da quello dell'altro.

     Già si è detto che Cristo volle accanto a sé Maria come cooperatrice della nostra redenzione, per darcela poi un giorno come madre di misericordia. Era dunque necessario che la Madre tenerissima di Cristo sotto la croce ci generasse come figli di adozione. Secondo la natura ella è madre di Cristo; doveva però diventare anche madre adottiva e spirituale di noi tutti. Incorporati in Cristo, siamo le sue membra mistiche; così siamo anche figli di Maria, non secondo la carne, ma per adozione.

 

6

 

     Grazie ai patimenti che Cristo subì per noi, veniamo incorporati in lui mediante la fede e il battesimo; diventiamo suoi fratelli, membra molteplici sotto un solo capo formiamo un solo corpo. Membra del corpo di Cristo, siamo perciò figli di Maria.

     Per sostenere i dolori di questo parto spirituale, Maria, madre nostra, sta ai piedi della croce. Dolori e generazione entrambi spirituali. Simeone aveva predetto che una spada, non materiale ma spirituale, avrebbe trafitto la sua anima. I tormenti che Cristo sopporta nel corpo, Maria li soffre nell'anima, per cui Gesù subisce un doppio martirio, il suo e quello materno. Egli soffre il tormento della Madre non meno della propria passione. Conosce profondamente il cuore verginale di lei e ne percepisce tutti gli spasimi.

 

7

 

     Vedere soffrire il Figlio era per la Madre una pena intollerabile, eppure non poteva staccare gli occhi da lui. Là, ritta e ben viva, lo piange e soffre mille morti.

     Intanto Gesù sente che si avvicina la fine e vuole adempiere verso Maria i suoi doveri filiali. Affida la Madre a Giovanni, affida Giovanni a Maria. Il vangelo giustamente sottolinea che la Vergine continuava a stare presso la croce. Gli apostoli erano fuggiti, gli altri amici rimanevano discosti. Quando Gesù volge lo sguardo a destra e a sinistra, non trova nessuno che lo riconosca. Lei sola, Maria, a onore di tutte le donne del mondo, perdura fedele, sola con lui fra tanti tormenti.

 

8

 

     Gesù vedendo sua madre...Così si esprime il vangelo. Cristo aveva soltanto l'uso della lingua e degli occhi; se ne serve per onorare e servire la madre. La vede e le parla: lo sguardo esprime tenero affetto, le parole sollecitudine concreta.

     Donna, ecco tuo figlio!39 La chiama donna, non madre. È una delicatezza per il tenero amore della Vergine. Se l'avesse chiamata con il nome dell'affetto filiale, non avrebbe spezzato il suo delicatissimo cuore? Come avrebbe potuto quel cuore sopportare la separazione da un figlio così pieno di amore, tanto nobile e buono? E come avrebbe potuto sentirsi dire: Ecco il tuo figlio, accennando con lo sguardo a Giovanni; poi sentirsi affidata al discepolo con le parole: Ecco la tua madre?  Raccomandandoli l'uno all'altra, Cristo unisce quelle due anime vergini.

     Nella persona di Giovanni egli affida a sua madre noi tutti, membra del Corpo mistico di cui è il capo e davvero costituisce Maria la madre di ciascuno di noi tutti.

 

9

 

Dal vangelo secondo Giovanni.

19,25-27

 

     Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala.

 

Dal Commento al vangelo di Giovanni di Ruperto di Deutz. (Pronuncia: Doitz).

Comment. in Jo, lib. XIII. PL 169, 789-790.

 

     Presso la croce su cui è inchiodato il Figlio sta la Madre. Ella soffre dolori spasmodici, come nel travagli del parto quando viene al mondo una creatura. Ha il cuore schiantato per il supplizio del Figlio, come le aveva predetto Simeone: Anche a te una spada trafiggerà lanima.

     Gesù, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo:” Ecco la tua madre!”. A che titolo il discepolo che Gesù amava è figlio della Madre del Signore e lei stessa è madre di lui? Evidentemente perché Maria aveva dato alla luce la causa della salvezza di tutti, allorché senza dolori aveva messo al mondo dalla propria carne il Dio fatto uomo. Ora invece lo partorisce con atroci dolori, stando presso la croce come è stato predetto.

 

10

 

     Nell'ora della sua passione il Signore ha giustamente paragonato gli apostoli ad una donna in doglie, dicendo: La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dellafflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Poi soggiunge: Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi rivedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà.

     Se il paragone con la donna che partorisce conviene agli apostoli, calza alla perfezione per questa madre che sta presso la croce di Cristo. Ecco perché un tale Figlio trova una tale Madre simile alla donna quando mette al mondo un figlio. Ma perché dico simile? Maria è davvero donna, davvero madre e in quel momento prova sul serio i dolori del parto. Quel travaglio questa donna non lo conobbe, come le altre madri quando le nacque il bambino. Ora invece ella soffre, è nel dolore e prova tristezza, perché è venuta la sua ora. È l'ora in vista della quale concepì per opera dello Spirito Santo e portò in grembo il nascituro; l'ora per la quale si sono compiuti per lei i giorni del parto; l'ora in cui Dio si è fatto uomo interamente dal suo grembo.

 

11

 

     Quando quest'ora sarà passata, quando la spada avrà trapassato il suo spirito affranto, questa donna non ricorderà più lo strazio della spada, perché un uomo nascerà a questo mondo: egli sarà proclamato come uomo nuovo, che rinnoverà il genere umano e otterrà il dominio eterno su tutto l'universo. Nascerà l'uomo nuovo, quello cioè sottratto alla morte e liberato dalla sofferenza, primogenito tra i morti, trasferito dalle angustie di questa vita all'immensità della patria eterna.

     Poiché la beata Vergine ha sofferto presso la croce i dolori del parto e ha generato la salvezza di tutti noi durante la passione del suo unico Figlio, ella è indiscussa madre di noi tutti. Era giusto quindi che Giovanni si facesse carico di colei che era ormai sua madre, secondo la parola di Gesù: Ecco il tuo Figlio!

 

12

 

     Quando Gesù disse al discepolo: Ecco la tua madre, a buon diritto avrebbe potuto dirlo di qualsiasi altro dei suoi, se fosse stato presente, perché Maria è la madre di tutti. Tuttavia era più bello che ella, come vergine, venisse affidata al discepolo vergine.

     E a questo discepolo fu concessa la grande grazia di descrivere, nel testo evangelico, il Verbo stesso che questa madre aveva partorito nella carne; ed egli nella misura in cui era possibile a un uomo mortale, lo ha fatto meglio di chiunque altro fra tutti i mortali.

     E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Ciò non significa nei suoi possedimenti, che del resto non aveva e dove comunque non sarebbe andato ad abitare dal momento che egli era uno di coloro i quali, per seguire il Signore avevano lasciato tutto.

  Dobbiamo interpretare l'espressione suddetta nel senso che, all'interno della comunanza di beni ripartita secondo le necessità di ognuno, a Giovanni spettava quanto ci voleva per il sostentamento di Maria.


 

 

 

 

 

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 1

 Da "Il libretto dell'eterna Sapienza" di Enrico Susone.

Cap.17. 0pere,Pao1ine,A1ba,1971,314.

 

Il dolore della Madre trafigge il cuore del Figlio, e la morte innocente del Figlio caro provoca il martirio dell'afflitta Madre. Egli la guarda e la consola con bontà, ella tende mestamente le mani verso di lui. Preferirebbe morire per lui nei tormenti perché la propria morte le sarebbe meno penosa. Chi dei due soffre di più? Di quale è più grande l'angustia? Sono due dolori insondabili, che non ammettono paragone con nessun altro. Cuore materno, tenero animo di donna, come sopportare tale sconfinata sofferenza? Sia benedetto il tuo tenero cuore, dal dolore senza confronti! Tutto quello che fu mai detto o scritto sulla sofferenza del cuore è come un sogno di fronte alla realtà. Madre del Salvatore, aurora nascente, sii benedetta sopra tutte le creature. Sia benedetto il tuo bel volto, ornato dal rubino dell'eterna Sapienza, come prato fiorito di rose rosse. E tu, affascinante volto del Signore, come tu muori! Corpo splendente di bellezza, come tu pendi! Sangue puro, come scorri caldo sulla Madre che ti generò.

 

2

 

O amabile Sapienza, nulla mi sarebbe in questa vita più dolce, tu lo sai, che poter piangere senza tregua sulla compassione di un cuore a te totalmente donato. Purtroppo, impedito dall'aridità e dalla durezza, il mio cuore ne è incapace. Insegnami, soave Sapienza del Padre, come debbo comportarmi in questo momento cruciale. La Sapienza risponde al suo servo: Non meditare sulla mia passione da svogliato o alla svelta, soprattutto se disponi di tempo sufficiente; ma rievocala a lungo, con un ricordo posato e cordiale, con dolente compassione. Assapora la dolcezza del legno della Croce, gustalo con affettuosa attenzione. Se non riesci a piangere con Gesù che piange né a soffrire con lui dolente, almeno godi dei benefici a te offerti e ringrazia il cielo di tutti i suoi doni gratuiti. Se non sei toccato dalla compassione e neppure dal desiderio di riconoscenza, se il tuo cuore resta chiuso al ricordo della mia sofferenza, esplora come puoi la mia passione a lode di Dio, e aspetta dalla bontà divina i sentimenti che non puoi ottenere da te. Persevera a chiedere, a bussare, a pregare fino a quando tu non li riceva.

 

3

 

La meditazione frequente della mia passione ti giova, fra l'altro, per due benefici: per vincere la tristezza disordinata e per diminuire la pena del purgatorio. Con un esempio più che con le parole, ti mostrerò come il mio dolore espelle i dolori dell'anima. C'era un discepolo della Sapienza, il cui nome è nel libro della vita, che all'inizio della sua conversione fu oppresso da una tristezza disordinata e mortale, al punto da non poter leggere, né pregare o fare alcunché di buono. Mentre un giorno sedendo in cella, era tormentato da tale patimento che lo affliggeva in modo incredibile, gli fu detto dall'alto come da una voce intellettuale: Perché siedi ozioso, consumandoti in te stesso? Alzati, medita la mia passione e vincerai il tuo dolore grazie alla mia amarezza. A quelle parole il frate si alzò e si mise a rivivere con fervore la memoria della passione. Da allora fu risanato mediante quella salutare medicina e in seguito non sentì più i morsi della tentazione, grazie a quella pratica costante.

 

 

4

 

Ormai è tempo, ‑ dice la Sapienza che se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua! (Mc 8,34) Sappi che tale devota imitazione mi sarà accetta come se tu avessi perseverato con me e fossi morto insieme con me allora morente. Sarà questa la croce che devi portare, se vuoi essere mio amante. Impara a ricevere derisioni e calunnie come premio dei tuoi atti di virtù e d'obbedienza; impara ad apparire vile e disprezzabile senza che si sospetti quanta pazienza o grazia divina stiano alla radice di tale atteggiamento; impara a passare per incapace o per scemo quando penseranno che pur volendo vendicarti, non osi o non sai farlo; impara a sopportare ciò con pazienza e volentieri per Dio, come meglio puoi, impara a pregare per i nemici e a scusarli, raccomandandoli presso di me. Impara a vincerti in questa lotta trafiggente a imitazione e gloria del Crocifisso. Ogni volta che avrai fatto questo tu renderai attuale la morte del Signore e imprimerai in te l'immagine del Crocifisso.

 

5

 

Ogni volta che sai dominarti nelle vicissitudini della vita per amore di Dio, tu stai accanto al tuo diletto Crocifisso: siine assolutamente certo. Ecco come dovrai comportarti per essere unito a lui: Compi opere buone, e cammina con innocenza e semplicità nella via del Signore. Qualora tu sia schernito e perseguitato da gente invidiosa, che parli dovunque male di te e non cessi di depravare la tua vita agli occhi di chi ti stima, non turbarti, ma piuttosto rallegrati di ciò; sii pronto in ogni ora a perdonare con sincero affetto i tuoi persecutori, scusa dal fondo del cuore tutte le loro offese, al punto da dimenticarle completamente; per di più, offri consiglio e aiuto opportuno ai tuoi calunniatori. Tutto questo fallo per amore del Crocifisso: egli perdonò i suoi carnefici che non glielo chiedevano e volle giovare ad essi intercedendo per loro presso il Padre.

 

6

 

Fuggi le gioie del mondo, lascia gli agi e le consolazioni terrene, fuorché per quello che richiede il bisogno. Questa separazione volontaria compensa l'abbandono in cui fui lasciato da tutti, nell'ora della passione. Nel lasciare parenti e amici carissimi diventi un discepolo e un fratello diletto che soffre con me ai piedi della croce. Quando ti spogli della tua volontà propria allora tu vesti la mia nudità. Fai brillare in te l'immagine della mia morte quanto cedi volontariamente a chi ti impugna, ti accusa o ti infligge contrarietà, quando sopporti l'ira e l'impazienza di coloro che ti attaccano con ingiuste parole, quando fai vergognare i tuoi avversari con la dolcezza del tuo cuore e delle tue parole e quando spezzi il loro orgoglio con il sorriso del volto, con la tua bontà e mansuetudine.

 

7

 

Devi aver sempre in cuore la memoria della mia passione, e riferire ad essa tutte le avversità che soffri: assumila per quanto ti è possibile. Quando per segreta disposizione della mia provvidenza ti sottraggo la consolazione interiore e ti lascio desolato, non cercare altrove conforto, ma comportati come un vero crocifisso: attendi pazientemente, leva lo sguardo al Padre che è nei cieli, abbandona te stesso, getta in Dio ogni tuo pensiero. Quanto sarà maggiore la prova dell'uomo esteriore e l'abbandono dell'uomo interiore unito al volere di Dio, tanto più somigliante sarai al Crocifisso, e più gradito al Padre nella pienezza del suo amore. Proprio l'avversità permette di esaminare la resistenza dei soldati di Cristo.

Non cedere a soddisfare le tue voglie, ma infrangile virilmente; berrai allora il fiele amarissimo insieme col tuo Diletto. Abbi sete della salvezza di tutti gli uomini, presta ai superiori un'obbedienza devota, e sforzati di portare le tue opere alla perfezione della virtù e al compimento totale.

 

8

 

Modellati sull'esempio della mia fedelissima Madre, e del discepolo prediletto; conserva sempre il ricordo della mia passione nella memoria del cuore, nel ruminare devoto della preghiera e nell'imitazione affettuosa delle azioni. Se farai ciò, diverrai conforme a me e io ti ricompenserò con abbondanti delizie. Provami con le opere il tuo amore per me. E' giunta la tua ora. Accorri, affrettati a ricevere per me la morte spiritualmente. Quale gloria per il Padre dei cieli vederti accettare una simile croce! Quale gioia per il Maestro dei maestri avere un tale fedelissimo discepolo! Sii il diletto che muore per il suo Diletto e che corrisponde alla sua passione tanto da avere in te gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù. .(Fil 2,5) Sarai colmato di gloria nei cieli, sarai degno di tutti gli onori celesti. Compagno di Cristo nella grande tribolazione, lo sarai anche nell'immensa consolazione.

 

9

 

Dal vangelo secondo Giovanni.

19,25-27

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala.

 

Da "Maria ai piedi della croce" di Giorgio di Nicomedia.

Oratio VIII In S.Mariam assistentem cruci. PG 100,1475-1478.

 

Coloro che ne hanno fatto l'esperienza conoscono lo strazio delle ultime raccomandazioni di un morente, come esse penetrino in fondo al cuore provocando vivo dolore. Sono come l'ultima espressione dell'essere amato con il quale si condivise l'esistenza.

Ai piedi della croce Maria viene a sapere come il Figlio ch'ella conosceva così bene e aveva cura di lei, stava per lasciarla. Ma conosce pure che il Verbo ineffabile le rimarrà perennemente accanto.

"Madre, d'ora in poi ti sarò accanto in maniera divina e avrò cura di te con l'amore dovuto a mia madre. Avrai con te per figlio il mio discepolo prediletto ed egli ti presterà tutti i servizi che gli ispirerà la sua pietà filiale.

Grazie a lui voglio colmare il vuoto causato dalla mia assenza per diminuire la tua pena sconfinata.

 

 

10

 

Cerca di placare il tuo acuto dolore, allevia l'angoscia che ti contrista pensando al grande dono che ti faccio. Tu hai l'animo a pezzi, consumato da una fiamma interiore devastante e il tuo cuore è ferito in modo spaventoso. Il tuo amore verso di me va ben oltre la capacità naturale, né d'altra parte è possibile che tu non senta nulla. Ma io eliminerò una parte del dolore che ti assilla interiormente donandoti una forza d'animo che sappia dominarlo, poiché sei mia madre.

Con le ignominie che mi sono inflitte ho voluto ridare onore al disonorato genere umano. Queste stesse ingiurie, mentre per me sofferente nella carne sono segno di immensa gloria, per te sono rivelazione e annunzio della mia grandezza. Accanto a te ora hai il discepolo sul cui petto reclinai il capo; poni fine perciò alle tue sofferenze e, vivendo con lui e con gli altri, occupa il posto lasciato vuoto da me.

 

11

 

Nella persona di Giovanni intendo affidarti anche gli altri discepoli. Desidero che tu stia insieme con essi, e fino a quando sarai in vita, tu faccia in modo di sostituire la mia presenza fisica. Sii per essi ciò che le madri mostrano di essere per i loro figli; anzi, di più: sii ciò che io rappresentavo per loro quando ero presente.

A loro volta essi ti porteranno quel rispetto che è proprio di figli sottomessi. Ti venereranno con il culto che si addice alla madre del Signore e io mi comunicherò loro per mezzo tuo, perché abbiano te come mediatrice di pronta riconciliazione con me".

Dopo aver così amorevolmente parlato alla madre, Cristo si rivolge al discepolo e gli dice: Ecco la tua madre! O eccelso onore per un discepolo, eredità più ricca di qualsiasi bene esistente! Di quale dono di grazia l'amato discepolo diventa messaggero! Ottiene di essere chiamato fratello del Creatore e di ricevere come madre e accogliere con sé la regina dell'universo.

 

12

 

Ecco la tua madre! "Ecco, - dice Cristo - te l'affido. Poiché ritorno nella mia gloria, la lascio a te al posto della mia visibile presenza. Supplisci a quell'affetto filiale che le avrei dovuto; venerala come si addice alla madre del tuo Signore e Maestro. Poiché ella godrà della mia continua presenza divina, abbia anche il tuo premuroso aiuto, senza mai cedimenti.

Entrambi, tu con la parola e io con i fatti, elimineremo il suo dolore. Tu confortala adeguatamente. mentre - io le infonderò una forza d'animo incrollabile.

Io la costituisco madre non soltanto per te ma anche per tutti gli altri; la pongo a guida dei discepoli e voglio che sia onorata in modo speciale per questo privilegio di madre.

Benché vi abbia ordinato di non chiamare nessuno padre sulla terra, tuttavia voglio che la onoriate e chiamate madre, perché è stata per me una dimora più sublime dei cieli e ha mostrato una volontà del tutto soprannaturale."

 

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