Home

Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

 

Anno A

 

Tempo Ordinario

 

Dodicesima Domenica

 

 

9

 

Dal vangelo secondo Luca.

15,1-10

Gesù disse questa parabola: "Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?".

 

Dai Discorsi di Giovanni Taulero.

Sermon pour le 3e dim. après la Trin.,7.8. Sermons de  Tauler. Trad. Hugueny, Théry, Corin, "La vie spirituelle", Paris, 1930, t.II, 157-158.160-161.

 

     Il vangelo ci dice che il Pastore si mise a cercare la pecora. Come va intesa questa ricerca? Dio si adopra e desidera avere un uomo umile, mite, un uomo povero, un uomo puro, un uomo abbandonato che sia sempre di umore costante. Ciò non significa mettersi a sedere e tirarsi il cappuccio sul capo, come un monaco in coro. No veramente! Ma devi lasciare che Dio ti cerchi, ti opprima e ti riduca a nulla, finché non avrai imparato l'umiltà in ogni circostanza, da qualunque parte o persona ciò venga.

     Chi cerca un oggetto smarrito non fruga in un solo posto, ma da tante parti, di qui e di là, fino a quando non l'abbia trovato. Vedi, figlio mio, così Dio deve cercarti in molte maniere. Làsciati soltanto trovare sotto le prove di ogni genere che ti capitano, da qualunque parte provengano. Qualunque sia l'affronto o l'umiliazione, ricevi tutto come se provenisse unicamente dal Signore. È lui che ti cerca attraverso questo.

     Egli vuole avere un uomo mite. Perciò devi essere così sovente e così sballottato che la sofferenza ti pesti bene e tu impari la dolcezza.

 

10

 

     Dio vuole avere un uomo dal cuore di povero. Abbandonati! Se ti tolgono beni, amici, parenti, tesori o una qualsiasi cosa a cui ti sei attaccato, ciò avviene perché tu possa consegnare a Dio il tuo fondo nudo e povero. Dio ti cerca lì: làsciati trovare!

     Egli vuole avere un uomo puro. Così ti cerca attraverso tante disgrazie affinché tu sia purificato e trasfigurato tramite esse. Tutti i colpi che ti possono cadere o di fatto ti cadono addosso, da qualunque parte possano esplodere o piombare, chiunque te li sferri, nemico o amico, magari persino tua madre, tua sorella, tuo nipote o tuo zio, ricevili non dall'uomo, ma puramente e semplicemente da Dio: in ciò làsciati cercare da Dio.

 

11

 

     Figli miei: questa che vi ho descritta è davvero la diletta pecora che il Signore ha cercato e trovato. Egli preferì lasciare le altre novantanove, sì, cento volte novantanove persone che sono gente soddisfatta di sé. Le ha lasciate nel deserto, dove sono scarsissimi i frutti. Infatti c'è poco o nessun frutto in queste persone piene di compiacenza e di amore per se stesse.

     Ma quando il Signore ha trovato la pecora che a lungo cercò, la prende in spalla o se la mette sulla schiena, va dagli amici e vicini e dice: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora. Amici e vicini sono in tal caso tutte le schiere del cielo: angeli, santi e ogni caro e diletto amico che Dio ha in cielo e sulla terra. Costoro provano tutti la più ineffabile gioia: è indicibile la gioia che c'è per quella pecora. Il gaudio che si ha per questo, nessuna intelligenza umana potrebbe concepirlo o comprenderlo. È veramente un abisso.

 

12

 

     Dio prende allora questa pecora, l'amabile pecora, se la pone sulle spalle e la porta con sé. La spalla è tra il corpo e la testa, e tocca entrambi. Ciò significa che il Signore mette questa cara pecora tra la sua santa umanità e la sua divinità adorata. La sua santissima umanità è per queste persone un puntello che le eleva in alto, fino alla divinità adorabile.

     Come uomo, Cristo si carica delle sue pecore e le sostiene in tutte le loro operazioni. Fino a quel momento esse compivano da sé tutte le azioni esterne o interne; ma ora Dio le porta e fa lui tutte le loro opere in esse e per mezzo di esse. Sia che parlino, mangino, stiano ferme, Dio compie tutto ciò in loro; così esse vivono e si librano in Dio.

     Sono queste le persone di cui il vangelo dice che c'è maggiore gioia in tutti i santi e gli angeli per un peccatore che si converte che non per cento altri, sì, per mille volte mille altri. Poichè Dio trova in essi la sua gloria e sono questi i peccatori che veramente noi vediamo avvicinarsi a Dio.

 

 

 

 

Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

 

 

Anno C

 

Tempo Ordinario

 

Dodicesima Domenica

 

9

 

Dal vangelo secondo Luca.

15,1-10

Gesù disse questa parabola: "Quale donna se ha dieci dracme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova?".

 

Dal Trattato sulla verginità di san Gregorio di Nissa

De virginitate,XII,2‑4. SC 119,408‑416.

 

L'uomo caduto nel luridume del peccato perse il privilegio di essere immagine del Dio incorruttibile; in cambio assunse l'immagine fangosa e corruttibile che ci e nota.

La Scrittura suggerisce di farla sparire, lavandola all'acqua di una condotta pura, in modo che una volta raschiato l'involucro di terra, appaia di nuovo la bellezza dell'anima.

Se depone ogni elemento estraneo, l'uomo tornerà allo stato che gli è proprio e naturale; ma questo non gli è possibile se non ridiventa quello che era all'origine, quando fu creato.

Tale spogliamento non può essere opera nostra, perché l'uomo non ha la possibilità di diventare simile a Dio con i propri mezzi. Ciò dipende soltanto dalla munificenza di Dio che ha gratificato la nostra natura della somiglianza con lui. L'uomo può solo impegnarsi a togliere le incrostazioni che il vizio gli ha solidificato dentro, per far risplèndere la bellezza offuscata della sua anima.

 

10

 

Penso che il Signore insegni ciò di cui parlo, quando nel vangelo dice a coloro che sono in grado di ascoltare la sapienza del mistero divino: Il regno di Dio è in voi. 1 (Lc 17,21)

La parola rivelata indica all'uomo che il bene di Dio non è separato dalla nostra natura, non si situa lontano da chi sceglie di cercarlo: il tesoro è racchiuso in ciascuno di noi. Però è ignoto e nascosto quando è soffocato dalle 2(Lc 8,14) preoccupazioni.. dalla ricchezza e dai piaceri della vita . Può essere ritrovato ogni volta che rivolgiamo il nostro pensiero verso di lui.

Devo rendere ciò che ho detto più credibile con altri argomenti? Il Signore stesso lo conferma con la parabola della dramma perduta. Se delle virtù simboleggiate appunto nelle monete ne viene a mancare anche una soltanto, allora tutte diventano inutili e lasciano l'anima come vedova.

 

11

 

Per ritrovare la moneta perduta, il Signore ci ordina di accendere anzitutto la lampada, forse alludendo alla ragione che mette in luce i segreti; 3 Cf (1 Cor 4,5) occorre poi cercare la dramma perduta nella nostra casa, vale a dire in noi stessi.

La dramma è il simbolo dell'immagine del Re, che non è persa del tutto, ma solo nascosta nello sterco. Per sterco penso vada inteso il luridume dell'atteggiamento carnale.

Quando lo si è spazzato via, grazie alla cura che uno prende di purificare la sua vita, l'oggetto cercato riappare in piena luce. Allora l'anima che l'ha ritrovato, ha ragione di rallegrarsi e di rendere le vicine partecipi della sua gioia.

La nobile immagine è così scoperta e può tornare a risplendere. Quest'effigie rappresenta il sigillo dell'immagine di Dio, impressa sulla moneta d'argento che è il nostro cuore, perché Dio plasma il cuore di ognuno. 4 (Sal 32,15)

Ritrovato l'oggetto, tutte le facoltà presenti nell'anima ‑ le vicine della parabola ‑ si fissano nella contemplazione dell'ineffabile bellezza dell'effigie e ne traggono una felicità divina.

 

12

 

Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduto.

Chi sono le vicine, ossia le potenze che coabitano con l'anima e si rallegrano per la scoperta della moneta? Sono la ragione, il desiderio, la disposizione alla tristezza e all'ira; queste e altre potenze, dì cui è dotata l'anima, possono davvero essere reputate amiche, purché contemplino il buono e il bello. Esse hanno ragione di rallegrarsi quando agiscono per glorificare Dio, senza essere più gli strumenti del peccato.

Che significa il ritrovamento dell'oggetto che si cercava? Si tratta del ritorno allo stato primitivo dell'immagine divina nascosta attualmente dalla corruzione della carne. In altri termini, dobbiamo ridiventare come il primo uomo creato all'inizio della sua esistenza.

Com'era dunque? Era nuovo, perché non aveva ancora indossato tuniche di pelle, questa veste di morte; egli poteva fissare con fiduciosa libertà il volto di Dio, e non giudicava ancora il bene dal gusto e dalla vista: soltanto nel Signore cercava la gioia.

 

Send this page to a friend -
 
Manda questa pagina ad un amico