Letture della preghiera notturna dei certosini |
[Anno A] [Anno C] |
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Anno A
Tempo Ordinario
Quinta Domenica
9
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli".
Dai Discorsi di sant'Agostino. Sermo LXIX, 1-4. PL 38, 441-442.
Perché il Signore ci invita a venire da lui, se non perché siamo stanchi? La sua promessa è quasi scontata: dal momento che aveva chiamato a sé quanti erano affaticati, questi avrebbero forse chiesto per quale ricompensa furono chiamati: E io - egli rispose - vi farò riposare. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, non a fabbricare il mondo, non a creare tutte le realtà visibili e invisibili, non a compiere miracoli nel mondo e risuscitare i morti, ma che io sono mite e umile di cuore. Vuoi essere alto? Comincia dal più basso. Se pensi di costruire l'edificio alto della santità evangelica, prepara prima il fondamento dell'umiltà. Quanto più grande è la mole dell'edificio che uno desidera e progetta d'innalzare, quanto più alto sarà l'edificio, tanto più profonde scaverà le fondamenta. L'edificio, che viene costruito, s'innalza sì verso il cielo, ma chi scava le fondamenta sprofonda nella fossa. Dunque, anche una costruzione prima d'innalzarsi si abbassa e il coronamento non è posto se non dopo l'abbassamento compiuto.
10
Qual è il coronamento dell’edificio che ci proponiamo di costruire? Fin dove dovrà arrivare la sua sommità? Lo dico subito: fino alla visione di Dio. Voi comprendete che cosa grande e sublime sia contemplare Dio. Chi lo desidera capisce ciò che dico e ciò che sente. A noi è promessa la visione di Dio, del vero Dio, del sommo Dio. Questa è la felicità: vedere colui che vede. Gli adoratori dei falsi dèi li vedono facilmente, però vedono dèi che hanno occhi ma non vedono. A noi invece è promessa la visione del Dio vivente e vedente, perché bramiamo di contemplare Dio, del quale la Scrittura dice: Chi ha formato l’orecchio, forse non sente? Chi ha plasmato l’occhio, forse non guarda?
11
Che tu lo voglia o no, Dio ti vede, e non hai possibilità di nasconderti ai suoi occhi. Se salirai in cielo, egli è lì; se scenderai agli inferi, lì pure egli è. Tu sei in angustie poiché non vuoi desistere dalle tue azioni cattive e vuoi non essere visto da Dio. È una gran pena. Vuoi fare il male ogni giorno e pensi di non essere visto? Ascolta Cristo che dice: Venite a me, voi tutti che siete affaticati. Non metterai fine alla fatica con il fuggire. Preferisci forse fuggire da lui anziché rifugiarti in lui? Prima però trova un luogo dove scappare e poi prendi la fuga. Se però non puoi fuggire da lui perché è presente dappertutto, corri a rifugiarti in Dio: egli è tanto vicino a te ch'è presente dove sei tu. Rifúgiati in lui. Ecco, fuggendo hai oltrepassato i cieli: egli è lì; sei disceso agli inferi: egli è anche lì. Qualunque sarà il deserto della terra ove sceglierai di vagare, anche lì c'è chi ha detto: Non riempio io il cielo e la terra? Se dunque egli riempie il cielo e la terra e non hai modo ove fuggire lontano da lui, non ti affannare; fuggi verso chi ti sta vicino, per tema di non sentirlo venire.
12
Il Signore ti ha guardato con occhio di misericordia per chiamarti quando eri indegno. Quanto più amichevolmente fisserà il suo sguardo su di te quando ti premierà se sarai degno, egli che ti ha guardato con occhio di misericordia per chiamarti quando eri indegno? Al Signore, ch'egli ancora non conosceva, Natanaele domandò: “Come mi conosci?” Gli rispose Gesù: “Io ti ho visto quando eri sotto il fico”. Cristo ti ha veduto nella tua ombra, non ti vedrà nella sua luce? Prepàrati a contemplare nel cielo colui che ti ha veduto nella sua misericordia. Ma poiché alto è il destino che ti arride, prima pensa al fondamento. "Ma a quale fondamento?" potrai domandare. Impara da lui che è mite e umile di cuore. Scava in te il fondamento dell'umiltà e arriverai alle vette dell’amore.
Anno C
Tempo Ordinario
Quinta Domenica
9 Dal
vangelo secondo Matteo.
11,25-30
In
quel tempo Gesù disse: Da
"La divina Eucaristia" di san PierGiuliano Eymard. La
divine Eucharistie, serie
I.Poussielgue,Parigi,1873,239-243. Gesù
mi rivela lo spirito che lo anima mediante queste parole: Imparate
da me, che sono mite e umile di cuore. Quando i figli di Zebedeo
vorrebbero appiccare il fuoco alla città ribelle, Gesù li
rimprovera: Non sapete di quale spirito siete (Lc 9,55, Volgata). Lo spirito di
Gesù è intriso di umiltà e mitezza; per assomigliare a lui ci
occorre dunque una mansuetudine amata e accettata per amore. L'umiltà
del cuore è appunto l'albero che dà il fiore e il frutto della
mitezza. Se Gesù parla dell'umiltà del cuore, vuol dire che non era
umile di mente? Certo non aveva l'umiltà di mente negativa, quella
che è la logica conseguenza del peccato e del nulla insiti nella
nostra natura corrotta. Gesù non era soggetto a questa forma di
povertà; tuttavia la manifestò nel suo agire, per esserci di
modello. 10 Gesù
aveva l'umiltà di mente positiva, che non consiste nell'umiliarsi
della propria miseria, ma nel riferire il bene a Dio, umiliandosi cioè
nel bene stesso. Infatti egli era in tutto dipendente dal Padre, lo
consultava, e obbediva a chi ne faceva le veci in terra. Gesù
riportava al Padre la gloria di ogni bene; la sua umiltà di mente è
stupenda, meravigliosa, divina. Egli stesso dirà: Non cerco la mia
gloria, ma quella di chi mi ha mandato (Cf Gv 8,50; 7,18). Si tratta
di un'umiltà splendente, che trabocca amore e spontaneità. A
noi s'addice un pensiero umile, perché siamo ignoranti e peccatori:
si tratta di un dovere di giustizia. E vi siamo anche obbligati come
discepoli e servi di Gesù. Però
il Signore nel suo comandamento ci ha parlato soltanto dell'umiltà
del cuore. Si direbbe che al suo amore sembri umiliarci troppo parlare
dell'altra forma di umiltà, quella del pensiero: essa implicherebbe
un peso soverchio di miserie, peccati, ragioni di spregio. Siccome
l'amore di Gesù conosce questo aspetto penoso, egli si limita a
invitarci a essere come lui umili
di cuore. 11 In
che cosa consiste essere umili di cuore? Significa
ricevere da Dio con cuore sottomesso gli effetti della povertà come
un bene, come qualcosa che dà somma gloria a Dio. Essere
umili di cuore vuol dire accettare il proprio stato con i relativi
doveri, di qualunque genere siano, senza vergognarsene. L'umile di
cuore è anche chi sa essere semplice e naturale nelle grazie
straordinarie ricevute da Dio. Se
amo Gesù, devo assomigliargli; se amo Gesù, amerò quello che lui
ama, quel che lui pratica e predilige, vale a dire, l'umiltà. E'
più facile essere umile nel cuore che non nella testa, giacché si
tratta di coltivare un sentimento molto onorevole ed elevato:
assomigliare a Gesù Cristo, amarlo, glorificarlo mettendo a profitto
le sublimi occasioni per umiliarsi. L'abbiamo
quest'umiltà del cuore, meglio, questo amore di Gesù umiliato? Forse
sì, qualora sia quell'umiltà che si coniuga con la dedizione, la
gloria, il successo; chi dona, dà prova di dedizione pura e scevra di
vanagloria. Però non pratica quell'umiltà che si abbassa con
Giovanni Battista, il quale diminuisce e nasconde sé stesso, felice
di essere abbandonato per nostro Signore. E neppure si potrà parlare
dell'umiltà di Gesù sacramentato, che si cela e si annienta per
glorificare il Padre. La
vera lotta che deve trionfare sulla natura sta appunto qui: amare
l'umiltà di Gesù. E' questa la sua vittoria in noi, la sua gloria. 12 Si
può essere umili nella prosperità, nell'abbondanza, tra successi,
onori e potere. Non è cosa poi tanto difficile: vi è una certa gioia
in questo umiliarsi che consiste nel riferire la gloria a Dio. Invece
l'umiltà positiva del cuore fiorisce nelle umiliazioni esterne e
interne, che assalgono mente cuore corpo azioni. Allora siamo
sopraffatti dalla bufera. L'hanno sperimentata Nostro Signore e tutti
i santi. Allora amare Dio e riuscire a rendergli grazie di quello
stato costituisce la .vera umiltà di cuore. Come
si può acquistarla? C'è semplicemente da calarsi nelle disposizioni
intime del Signore, vederlo, consultarlo, agire sotto il suo influsso
divino, in sua compagnia, nel suo amore. Occorre raccogliersi nella
sua divina umiltà di cuore. |
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