Letture della preghiera notturna dei certosini |
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Tempo Ordinario
Quarta Domenica
9
Dal vangelo secondo Matteo.
Gesù, essendo salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta.
Dai Discorsi di sant'Agostino. Sermo LXIII,1-3. PL 38, 424-425.
Vi parlo con l'aiuto di Dio della lettura appena iniziata del santo vangelo, per esortarvi affinché non dorma la fede nei vostri cuori all'infuriare delle tempeste e dei marosi di questo mondo. Non parrebbe certo che Cristo Signore avesse la morte e il sonno in suo potere, se il sonno si impadronì dell'Onnipotente mentre era sulla barca in alto mare. Se credete questo, la fede dorme in voi: ma se in voi veglia Cristo, la vostra fede è desta. L'Apostolo dice: Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori. Dunque anche il sonno di Cristo è segno di un mistero. I naviganti sono le anime, che passano in questa vita come sopra una barca. Anche quella nave raffigura la Chiesa. Tutti certo sono tempio di Dio; ciascuno poi naviga nel suo cuore e non naufraga se pensa a cose buone.
10
È giunta al tuo orecchio un'ingiuria: è vento; sei adirato, è un maroso. Quando il vento soffia e i flutti si agitano è in pericolo la nave; è in pericolo il tuo cuore e va alla deriva. Desideri vendicarti dell'oltraggio udito: ed ecco ti vendichi e, cedendo al male altrui, hai fatto naufragio. Come mai? Perché Cristo dorme in te. E perché dorme in te? Ti sei dimenticato di lui. Sveglia dunque Cristo, ricordati di Cristo, vigili in te Cristo; pensa a lui. Che cosa volevi? Essere vendicato. Ti è accaduto questo, mentre egli quando veniva crocifisso disse: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno. Dormiva nel tuo cuore colui che non volle essere vendicato. Sveglialo, ricordati di lui. Il suo ricordo sia la sua parola: suo ricordo sia il suo comandamento.
11
Se in te veglia Cristo, di' a te stesso: Che uomo sono io da voler essere vendicato? Chi sono io da permettermi di minacciare un altro? Forse morirò prima di vendicarmi. Ma quando col respiro affannoso, ardente d'ira e assetato di vendetta, uscirò dal corpo, non mi riceverà colui che non ha voluto vendicarsi, non mi accoglierà colui che disse: Date e vi sarà dato, perdonate e vi sarà perdonato. Dunque, frenerò la mia ira e tornerò alla pace del mio cuore. Cristo ha comandato al mare ed è venuta la bonaccia Prendete come norma, nelle vostre tentazioni, quel che ho detto dell'iracondia. La tentazione è sorta: è vento; se sei rimasto turbato, è maroso. Sveglia Cristo: ti parli. Anche per te egli sgridi i venti.
12
Chi è costui al quale anche il vento e il mare obbediscono? Chi è costui al quale obbedisce il mare? Suo è il mare, egli l’ha fatto, canta il salmista. Tutto è stato fatto da lui. Imita piuttosto i venti e il mare: sottomettiti al Creatore. Il mare ascolta l'ordine di Cristo e tu sei sordo? Il mare obbedisce e il vento cessa; e tu, ti gonfi?... Io dico, io faccio, io progetto; che cos'è tutto questo se non soffiare e non volerti calmare alla parola di Cristo? Nella perturbazione del vostro cuore non lasciatevi vincere dai flutti. Tuttavia, dato che siamo uomini, se il vento avrà smosso le passioni della nostra anima, non disperiamo: svegliamo Cristo per poter navigare nella bonaccia e giungere alla patria.
Tempo Ordinario
Quarta Domenica
9 Dal
vangelo secondo Matteo.
8,23-27 Gesù,
essendo salito su una barca, i
suoi discepoli lo seguirono. Ed
ecco scatenarsi nel mare una tempesta. Dalle
Omelie di san Giovanni Crisostomo su questo vangelo. In
Mt.,hom.28,1.2. PG
57,350-353. In
questo episodio Cristo schizza l'immagine delle prove che in avvenire
avrebbero assalito i discepoli. Più tardi, infatti, Gesù permetterà
sovente che gli apostoli si trovino immersi in tempeste più veementi
di questa. Anche
Paolo lo conferma scrivendo: Non
vogliamo che voi ignoriate, fratelli, come la tribolazione che ci è
capitata in Asia, ci ha colpiti oltre misura, al di là delle nostre
forze sì da dubitare anche della vita. Nella
stessa lettera egli aggiunge: Da
quella morte però Dio ci ha liberati (2 Cor 1,8‑10). Cristo,
per insegnare ai suoi apostoli che, per quanto violenti si levino i
flutti, essi devono sempre aver coraggio e fiducia in lui, comincia
col rimproverarli. 10 Il
turbamento dei discepoli è loro di grande vantaggio: il miracolo
apparirà ben più prodigioso e il suo ricordo sarà impresso per
sempre nella loro memoria. Quando Dio progetta un evento
straordinario, lo accompagna con una serie di circostanze
particolarmente adatte a conservarne il ricordo, per evitare che il
miracolo sia coperto dall'oblio. Mosè,
per esempio, fu atterrito vedendo la sua verga mutata in serpente.
Anzi, più che spavento provò una terribile angoscia, e allora
riconobbe l'eccezionalità di quel prodigio. Proprio
questo capita ora agli apostoli: quando si credono perduti, allora
vengono salvati, perché, ricordando il pericolo, riconoscano la
grandezza del miracolo. Gesù
dorme. Se fosse stato sveglio, i discepoli non si sarebbero
spaventati, oppure non avrebbero invocato aiuto o non lo avrebbero
supposto capace di sventare quel pericolo. Gesù dorme, dando così
tempo alla paura di impadronirsi di loro. I
discepoli erano testimoni di moltissime guarigioni, ma non ne erano
coinvolti personalmente, sicché ne restavano in certo modo
indifferenti. Benché non fossero ne zoppi, né affetti da qualche
altra infermità, dovevano però fare anch'essi l'esperienza della
bontà del Signore. Cristo permette dunque la tempesta. Ancor
prima della bufera che sconvolge le onde, egli placa quella che
infuria nelle anime dei discepoli. Rivolgendo loro questo rimprovero,
disse: Perché avete paura,
uomini di poca fede? In tal modo Cristo insegna che lo spavento
non dipende dalle prove che piombano addosso, ma dalla debolezza
dell'anima. Qualcuno
potrebbe obbiettare che non per viltà o per scarsa fede gli apostoli
si avvicinarono al Signore destandolo. Io risponderei: Gli apostoli
mostrarono in modo evidente di non avere ancora una giusta idea di
Cristo; pensavano che se egli fosse stato sveglio avrebbe potuto
placare la tempesta, ma che non lo poteva fare da addormentato. 12 I
discepoli come giudicano l'uomo Gesù? Egli aveva l'aspetto di uno
qualunque, che dorme e ha bisogno di una barca. Proprio questo suscita
la loro perplessità, sicché si dicono tra loro: Chi
è mai costui? Il sonno e l'apparenza esterna mostrano l'uomo,
mentre la tempesta placata rivela Dio. Anche
Mosè aveva fatto un prodigio simile. Il paragone indica la supremazia
di Cristo: Mosè aveva fatto quel prodigio come servo, Gesù agisce da
Signore. Non tende la verga, non leva le mani al cielo, non ha bisogno
di pregare. Con la stessa naturalezza con cui un padrone comanda alla
sua schiava, egli agisce da Creatore. Con la parola, con il solo
comando calma e frena il mare; subito tutta la tempesta si placa,
senza che resti alcuna traccia di bufera. |
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