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Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

  Anno A

 

Tempo Ordinario

 

Ventisettesima Domenica

 

 

9

 

Dal vangelo secondo Giovanni.

6,41-51b

Gesù diceva ai Giudei: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno".

 

Dal Commento di san Cirillo d'Alessandria a questo vangelo.

In Joannis Evangelium, lib. IV, cap.2.  PG 73, 560-563. 576-580.

 

     Io sono il pane della vita, dice il Signore ai Giudei. Da ciò imparino che, se vogliono restare incorrotti e liberarsi dalla stessa morte dovuta al peccato, devono divenire partecipi di colui che può dare la vita, distrugge la corruttibilità e annienta la morte: questo è il compito vero e degno di colui che è vita per natura. 

     Poi, affermando che ai loro padri fu data nel deserto la manna, Gesù dice che non ricevettero il pane che veramente discende dal cielo, cioè il Figlio; perciò paragona necessariamente la figura con la realtà, affinché in questo modo capiscano che il pane disceso dal cielo non fu la manna, ma colui che mediante l'esperienza dei fatti palesa la sua  natura celeste.

     La manna non dava certamente la vita, ma era soltanto un rimedio contro la fame del corpo, preso come immagine di una realtà superiore. Quelli, invece, che ricevono in sé il pane della vita avranno, come premio, l'immortalità e, liberi dalla corruzione e dagli altri mali, saliranno all'altezza eterna e perpetua della vita in Cristo.

     Né è un impedimento che quelli che sono stati fatti partecipi di Cristo debbano necessariamente provare la morte. Sebbene la morte tocchi ad essi in quanto sono uomini, tuttavia, come dice Paolo, vivono per vivere, poi, con Dio.

 

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     Occorreva credere in Cristo e dare senza indugio il consenso alle sue parole, sforzandosi di comprendere la forma della sua eucarestia, piuttosto che dire temerariamente, comportandosi da ubriachi: Come può costui darci la sua carne da mangiare? In questo modo anche la parola costui è pronunziata con disprezzo: tale parola dimostra implicitamente la loro arroganza.

     Cristo è paziente e molto misericordioso, come si può riscontrare dal testo suddetto. Incurante di polemizzare con la grettezza degli increduli, propone loro, di nuovo, la conoscenza vivificante del mistero, e superando, come Dio, l'orgoglio di quella gente, insegna il cammino della vita eterna. Non spiega ancora il modo in cui avrebbe dato la sua carne da mangiare: sapeva, infatti, che essi giacevano nelle tenebre e non potevano capire in nessun modo quel mistero. Dimostra, invece, quanto vantaggio ne sarebbe seguito dal mangiare la sua carne, perché, convincendoli, col proporre loro il godimento eterno, a voler vivere subito, in qualche modo li istruisse a credere. Una volta che essi avessero creduto, avrebbero potuto logicamente anche imparare a capire. Lo dice il profeta Isaia: Se non credete, non capirete. Occorreva dunque che, poste in essi prima le radici della fede, fosse insinuata, in secondo luogo, la conoscenza di ciò che ignoravano; non si doveva pensare che la ricerca preceda la fede.

 

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     Credo che Gesù, tralasciando giustamente di spiegare in che modo avrebbe dato loro da mangiare la sua carne, li esorta a credere prima ancora che essi indaghino. Infatti, avendo spezzato il pane, lo diede a quelli che già credevano, dicendo: Prendete e mangiate: questo è il mio corpo. Egli è, infatti, vita per natura, in quanto è stato generato dal Padre vivente; ma lo è anche,  tuttavia, il suo santo corpo congiunto, in qualche modo, e unito infallibilmente al Verbo che vivifica tutto: perciò il corpo è ritenuto suo, ed è creduto come una sola cosa con lui.

     Dopo l'incarnazione è indiviso: bisogna tuttavia comprendere che il Verbo che è da Dio Padre e il tempio assunto dalla Vergine non sono una stessa cosa quanto alla natura. Infatti, il corpo di Cristo non è consustanziale al Verbo divino, ma una sola cosa con lui, per una unione e un incontro che sono incomprensibili. E poiché la carne di Cristo è divenuta vivificante, in quanto unita al Verbo divino, che è vita per natura, quando la gusteremo, allora avremo in noi la vita, uniti strettamente a lui, come la carne dimora col Verbo.

 

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     Se ciò che è corrotto viene vivificato soltanto con il contatto della sua carne, come non sentiremo più efficace quella Eucaristia vivificante, quando anche la mangeremo? Ci trasformerà del tutto in ciò che è il suo proprio bene, ossia nell'immortalità, quando saremo stati partecipi di lui.

     E non meravigliarti per questo o, come fanno i Giudei, non chiedere come, ma pensa piuttosto a questo: l'acqua, fredda per natura, quando viene versata nella pentola e messa sul fuoco, allora, non ricordandosi quasi della sua natura, si trasforma nella energia di chi è più forte. Allo stesso modo, anche noi, sebbene per la natura della carne siano corruttibili, tuttavia, unendoci alla vera vita, liberatici della nostra debolezza, ci trasformiamo in ciò che è proprio di lui, cioè nella vita.

     Occorreva, infatti, che non solo l'anima fosse trasformata nella novità della vita per mezzo dello Spirito Santo; ci voleva che questo nostro corpo materiale e terreno fosse santificato con una partecipazione più visibile e affine e fosse chiamato alla incorruttibilità.

 

 

 

Letture della preghiera notturna dei certosini

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Anno C

 

Tempo Ordinario

 

Ventisettesima Domenica

 

 

9

 

Dal vangelo secondo Giovanni.

6,41-51b

Gesù diceva ai Giudei:"lo sono il pane vivo, disceso dal cielo.Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno".

 

Dal Trattato sul Misteri di sant'Ambrogio.

De Misteriis,44‑48.58. PL 16,403‑405.

 

Nessuno, considerando solo le realtà visibili (giacché quelle invisibili non possono essere percepite da occhi umani), venga a dire: "Dio fece piovere la manna per i Giudei, li saziò di quaglie; ma per la sua Chiesa diletta, non seppe che preparare dei doni di cui è detto: Quelle cose che occhio non vide,, ne orecchio udì, ne mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano".1(1 Cor 2,9)

Perché nessuno dica cosi, vogliamo impegnarci in pieno a dimostrare che i sacramenti della Chiesa sono più antichi di quelli della Sinagoga e più eccellenti della manna.

La Genesi ci insegna che sono più antichi. La Sinagoga, infatti, ebbe principio dalla legge di Mosè, ma Abramo e di gran lunga anteriore. Quand'egli godeva i frutti della sua vittoria sui nemici e aveva riavuto il nipote, si vide venire incontro Melchisedek, per presentargli le offerte che accolse con venerazione.

Notate come non fu Abramo a fare l'offerta, ma Melchisedek, che ci viene presentato senza padre, senza madre, 2 senza genealogia, senza principio di giorni ne fine di a; di lui la lettera agli Ebrei dice anche che rimane sacerdote in eterno 2. .(Eb 7,3) E poi il suo nome Melchisedek, re di Salem, tra dotto in latino, significa "re di giustizia" o "re di pace". Tutto ciò lo rende simile al Figlio di Dio .2

 

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Capisci chi è Melchisedek? Può un uomo essere "re di giustizia", quando a stento arriva a un po' di virtù? Uno potrà essere chiamato "re di pace se appena appena un uomo pacifico?

Cristo è senza madre secondo la natura divina, perché fu generato da Dio Padre, e con lui è una sola sostanza. Egli è senza padre, secondo la natura umana, perché nacque da una vergine. Non ha ne principio ne fine, perché è lui stesso il principio e la fine di ogni essere, il primo e l'ultimo.

Il sacramento eucaristico che hai ricevuto non è quindi il dono di un uomo, ma quello di un Dio; ti e offerto da colui che benedisse Abramo, nostro padre nella fede, di cui tu ammiri le grazie e le imprese.

Così resta dimostrato che i sacramenti della Chiesa sono più antichi di quelli della Sinagoga; sappi ora che sono anche migliori. E' mirabile che Dio abbia fatto piovere la manna per i padri e che si nutrissero con un alimento quotidiano disceso dal cielo. Perciò fu detto: L'uomo mangio il pane degli angeli.3.( Sal 77,25) Ma quelli che mangiarono quel pane morirono tutti nel deserto; invece questo alimento che tu ricevi, questo pane vivo. disceso dal cielo, somministra il sostentamento per la vita eterna, e chiunque ne avrà mangiato non morrà in eterno. E' infatti il corpo di Cristo.

 

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Considera ora chi sia più eccellente: il pane degli angeli, mangiato dagli ebrei nel deserto, o la carne di Cristo,la quale è indubbiamente un corpo che dà la vita? La manna veniva dal cielo, la manna di Cristo, cioè il suo corpo, sta sopra il cielo. Quella era un dono divino, questo è Dio che si dona.. Quella, se si conservava per il giorno seguente, si guastava. Questo è alieno da ogni corruzione. Chiunque lo gusta con sacro rispetto non potrà soggiacere alla corruzione.Per gli ebrei scaturì acqua dalla rupe, per te sangue da Cristo. L'acqua dissetò per un momento; te, invece, il sangue lava per sempre. Il giudeo beve e ha sete; tu quando avrai bevuto non potrai mai più aver sete.

Quell'evento era figura, questo si realizza in verità. Se quello che ammiri è ombra, quanto grande è la realtà presente di cui ammiri l'ombra!

Senti come è ombra quello che si verificò presso i padri. Bevevano da una roccia spirituale che li accompagnava. e quella roccia era il Cristo. Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e perciò furono abbattuti nel deserto. Ora ciò avvenne come esempio per noi.4.( 1 Cor 10,4‑6)

 

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Hai imparato a conoscere ciò che vale di più: è migliore la luce dell'ombra, migliore la realtà dell'immagine, migliore il corpo del Creatore della manna del cielo. Anche la Chiesa, vedendo una grazia così grande, esorta i suoi figli, esorta i suoi *intimi ad accorrere ai sacramenti dicendo: Mangiate, amici. bevete inebriatevi, o cari. 5.( Ct 5,1)

Quello poi che mangiamo, quello che beviamo, lo Spirito Santo te lo ha specificato altrove per mezzo del profeta, dicendo: Gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato l'uomo che in lui si rifugia.6.( Sal 33,9)

In quel sacramento c'è Cristo, perché è il corpo di Cristo. Non è dunque un cibo corporale, ma un nutrimento spirituale. Anche l'Apostolo dice a proposito della figura che annunziava questo sacramento: I nostri padri tutti mangiarono lo stesso cibo spiritual 7.( 1 Cor 10,3) e.Infatti il corpo di Dio

e un corpo spirituale, è il corpo di Cristo, animato dallo Spirito di Dio.

 

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