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Letture della preghiera notturna dei certosini

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Anno A

 

Tempo Ordinario

 

Venticinquesima Domenica

 

 

9

 

Dal vangelo secondo Matteo.

9,1-8

Portarono a Gesù un paralitico steso su un letto. Egli, vista la loro fede, disse al paralitico: "Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati".

 

Dalle Omelie di san Giovanni Crisostomo su questo vangelo.

In Mt. hom. XXIX, 1-2.  PG 57, 359-360.

 

     In questa occasione Gesù costringe con maggiore vigore i suoi avversari a confessare che egli è uguale al Padre: glielo fa esprimere con la loro stessa bocca. E qui il Signore mostra anche come gli sia estranea la vanagloria. 

     La folla è così fitta attorno a Gesù da bloccare l'ingresso della casa tanto che hanno dovuto calare il paralitico dal tetto. Ora al Signore non preme di operare la guarigione fisica di quell'uomo, ma attende che gli avversari gliene offrano l'occasione. Cura dapprima quello che non si vede, l'anima, e perdona all'uomo i suoi peccati.

     Ciò procurava la salvezza del malato, ma non dava molta gloria a Cristo. Così, certuni spinti dalla loro malignità e volendo approfittare da ciò che Gesù diceva per accusarlo, provocano, loro malgrado, l'erompere dell'evento prodigioso. Infatti, Gesù, sagace come sempre, si vale della loro invidia per rendere più lampante il fatto prodigioso.

 

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     Gli scribi furiosi dicevano: Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati, se non Dio solo?

     Vediamo ciò che dice Cristo. Distrugge i loro sospetti? Se non fosse stato in tutto uguale al Padre avrebbe dovuto dire: "Perché avete di me un'opinione che non corrisponde alla verità? Io sono lontano dal disporre di un tale potere". Invece non dice nulla di simile, al contrario conferma e convalida tutto: sia con le parole sia con il miracolo.

     Poiché chi parla di sé può infastidire l'interlocutore, Cristo si vale della testimonianza degli altri per confermare chi egli è in realtà. E, - meraviglia! - in forza della sua infinita sapienza, non si serve soltanto della testimonianza degli amici, ma anche di quella dei nemici. Eccolo servirsi della testimonianza dei suoi amici quando risponde al lebbroso: Lo voglio, sii sanato e al centurione: In Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande.

     Dimostra poi chi egli è per mezzo dei suoi nemici. Quando, infatti, costoro dicono tra sé che nessuno può rimettere i peccati se non Dio solo, egli aggiunge: Perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora al paralitico, prendi il tuo letto e va' a casa tua.

 

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     Non è questo il solo caso in cui Cristo si comporta così; anche altrove, quando i suoi avversari sottolineano: Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio, egli non respinge la loro opinione, ma la conferma. Dichiara infatti: Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere.

     C'è qui in realtà un'altra non piccola prova che Gesù è Dio, uguale al Padre. I Giudei asserivano che solo Dio ha il potere di rimettere i peccati. Ebbene, Cristo non soltanto rimette i peccati, ma ancora prima di questo, compie un'opera che è solo di Dio: rivela gli intimi segreti dei cuori. Gli scribi, infatti, non avevano espresso ciò che pensavano.

     A riprova che è solo Dio a conoscere i segreti pensieri degli uomini, ascoltate queste parole del profeta: Solo tu conosci il cuore dei figli dell'uomo. E ancora. Tu provi mente e cuore, Dio giusto. Geremia dice: Il cuore dell'uomo è profondo e impenetrabile; chi lo può conoscere? E altrove sta scritto: L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore.

 

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     Cristo vuole offrire sempre dimostrazioni chiare e inconfutabili. Così anche questa volta con la guarigione del paralitico prova che i suoi peccati gli sono davvero rimessi; e prova la sua guarigione comandandogli di prendere sulle spalle il lettuccio. Ne risulta che nessuno può definire un'illusione quanto è accaduto.

     Tuttavia, prima di operare il miracolo, Gesù rivolge una domanda agli scribi: Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina? In altri termini: "Che cosa vi sembra più facile: guarire un corpo infermo o perdonare i peccati di un'anima? Ovviamente è più semplice sanare membra paralizzate. Quanto l'anima è superiore al corpo, tanto più diventa arduo rimetterle i suoi peccati. Tuttavia, mentre una delle due operazioni è invisibile, l'altra si vede. Vi aggiungo dunque la guarigione del corpo, meno importante ma più visibile, perché ciò che appare ai vostri occhi vi porti a credere ciò che è più grande, benché invisibile".

     Così Gesù cominciava a rivelare con le sue opere quanto Giovani Battista aveva detto di lui: Ecco colui che toglie il peccato del mondo!

 

Letture della preghiera notturna dei certosini

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Anno C

 

Tempo Ordinario

 

Venticinquesima Domenica

 

9

Dal vangelo secondo Matteo.

9,1‑8

Portarono a Gesù un paralitico steso su un letto. Egli, vista la loro fede, disse al paralitico: "Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati".

 

Omelia di papa Paolo VI.

Per la 18a domenica dopo Pentecoste. 20 settembre 1964.

Insegnamenti di Paolo VI, Poliglotta Vaticana,1965,vol.2°,1170‑1174.

 

Il punto di maggior interesse in,questo episodio è che Gesù davanti a un povero immobilizzato e infelice, scopre una infelicità anche maggiore, una miseria anche più acuta. Vuole, anzitutto, occuparsi della sua salute morale; e, buono e onnipotente in sommo grado, compie il miracolo della guarigione spirituale prima di quella fisica.

Ha fatto egli stesso il confronto: quale delle due guarigioni è la più facile? Dell'anima o del corpo? E conclude dimostrando essere molto più importante il benessere dello spirito che non quello fisico.

Da qui scaturiscono alcune domande sugli aspetti più salienti del vangelo. Che cosa Gesù vede negli uomini? Come ci giudica? Il suo occhio che cosa scorge in noi? Esaminandoci rileveremo che davanti a Gesù non vi è alcun segreto. Per lui tutto è trasparente.

Anzi, se vorremo capire qualcosa di bello nel vangelo, dovremo sempre pensare che le scene svolgentisi attorno a Gesù hanno per lui una limpidezza singolare, cristallina, inimitabile. Gesù vede tutto. come afferma san Giovanni in uno dei primi capitoli del suo vangelo.1 (Gv 2,25)

 

 

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Cristo vede i valori positivi e i difetti dell'uomo. Nei bambini vede una innocenza angelica e se ne compiace, perché essi sono i cittadini autentici del regno celeste.

E che cosa nota per esempio nella Samaritana? Anche quella povera creatura resta sgomenta. "Oh, si esclama questo profeta ha letto nel mio spirito; sa chi sono io!". Ed eccola andare gridando ai suoi conterranei: "E' venuto un grande profeta; ha detto ogni cosa della mia vita senza conoscermi".

Cristo che cosa vedrà nell'implorante Maddalena, che tutti vorrebbero schiacciare col disprezzo e l'accusa pubblica spietata? La povera umanità da redimere e salvare.

Iddio ha amato il mondo. Egli osserva le profondità del cuore umano che, anche sotto la superficie del peccato e del disordine, possiede ancora una ricchezza meravigliosa di amore; Gesù col suo sguardo la trae fuori, la fa straripare dall'anima oppressa.

A Gesù, dunque, nulla sfugge di quanto è negli uomini, della loro totale realtà, in cui sono il bene e il male.

 

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Gesù guarda noi che siamo della povera gente con tanti malanni. Al paralitico che gli si presenta davanti spiega che vi sono delle paralisi anche più gravi e stringenti di quella fisica. "Tu hai molti peccati, te li rimetto, te li perdono!

Gesù è il liberatore assoluto. Egli, dopo aver sollecitato in noi, con questa sua luce, un esame di coscienza, per cui avvertiamo la colpa ma pur la redenzione. entra nell'anima come un torrente di letizia, di bontà e di amore. "Se lo vuoi, egli ci conforta, io ti ridono l'integrità, l'innocenza, la grazia di sentirti veramente quello che devi essere, restituito alla tua statura, alla tua bellezza originaria, e come il Signore ti ha creato a immagine e somiglianza sua .

Gesù è il divin artefice dell'ineffabile riscatto. Si comprende allora come il vangelo, finche ci sarà un mondo di uomini travagliati dai propri peccati, miserie, infelicità, disperazioni, susciterà sempre un eco che non potrà mai attenuarsi non solo perché il vangelo è parola di verità, ma è pur luce di speranza che gli uomini non possono dare a se stessi.

 

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Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati. Anzi, con le miserie morali in gran parte potranno essere sanate quelle fisiche. Si pensi che cosa sarebbe la faccia del mondo se i peccati degli uomini fossero eliminati, se le colpe morali fossero tolte!

Non è che siano due cose conseguenti: in altre pagine evangeliche il Signore dirà che la sventura

fisica non è di per se fatalmente collegata a quella morale. Basti ricordare il cieco nato. Sta però il fatto che se fossero guarite le tante miserie morali, la nostra vita sarebbe migliore, più sana, e più igienica anche: sarebbe assai più felice.

L'unità dell'uomo è una realtà: essa comporta delle interferenze fra l'uno e l'altro mondo: quello morale e quello materiale, quello interiore e quello esterno.

Perciò oggi andremo a Gesù offrendo il divin Sacrificio, anche noi presentandoci dinanzi a lui come il paralitico.

Con tutta umiltà gli chiederemo che la fiducia nella sua onnipotenza e bontà si rinnovi nell'anima nostra. Ognuno supplicherà: Signore, salvami. Tu solo hai parole di vita eterna.

 

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