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Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

  Anno A

 

Tempo Ordinario

 

Ventunesima Domenica

 

 

9

 

Dal vangelo secondo Matteo.

6,24-34

Poiché i discepoli si erano avvicinati a Gesù sulla montagna, egli dichiarò loro: "Per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale più del cibo e il corpo più del vestito?".

 

Dai Discorsi di Giovanni Taulero.

Sermon pour le 15e dim. après la Trinité. Sermons de Tauler, trad. Hugueny, Théry, Corin, "La vie spirituelle", Paris, 1927, t. III, 77-84.

 

     Notate come accada che pochissimi osano confidare in Dio che può ogni cosa, e gli uomini si affannano, si danno da fare, lavorano, agiscono, ognuno come se dovesse vivere eternamente. Tutto ciò proviene dal fondo di cupidigia che è in noi. Se vi si guardasse dentro, ci si potrebbe spaventare nel vedere come l'uomo in tutte le cose cerca il proprio tornaconto a spese degli altri, nelle parole, nelle opere, nei doni, nei servizi; ha sempre di mira il suo bene personale, si tratti di piacere, di utilità, di onore, di servizio: sempre qualcosa per sé. Tale ricerca è portata avanti dappertutto, sia in ordine a Dio sia in ordine alle creature.

     Questo difetto ha messo radici così profonde che tutte le pieghe più riposte dell'animo ne sono piene, al punto che l'uomo vede solo le realtà della terra. Proprio come quella donna ricurva di cui parla il vangelo, che era completamente piegata verso terra e non poteva guardare sopra di sé. Povero cieco che sei, religioso in apparenza e non in verità! Perché non confidi in Dio che ti ha donato tanti benefici e ti ha liberato dall'assillo avvelenato del mondo falso e cattivo?

 

10

 

     La sollecitudine delle cose esteriori produce tre sorta di grossi danni nell'uomo: in primo luogo accieca la ragione e l'intelletto; spegne il fuoco dell'amore fervido e ardente; infine rovina e ostruisce la via dell'accesso interiore a Dio, proprio come una cattiva nebbia e un denso fumo, che alzandosi impediscono all'uomo il respiro.

     Questa sollecitudine nasce dal peccato e dal vizio della cupidigia. Badate a ciò che vi preoccupa mentre siete ancora in tempo, cercate il regno di Dio, affinché si trovi e si scopra là dove sta nascosto ed è soffocato, nel fondo dell'anima. Ci vogliono molte battaglie perché non si trova mai veramente se prima non cade questo difetto: cosa che non avviene in un giorno.

     Ciò di cui l'uomo vuole impossessarsi deve conquistarlo con fatica e impegno; prima che l'uomo esteriore si sottragga all'amore delle cose fugaci e delle sollecitudini esteriori, si richiede una diligenza molto accorta.

 

11

 

     Occorre che ci esercitiamo ad attirare l'uomo esteriore nell'uomo interiore e ragionevole; poi i due uomini, cioè le facoltà sensibili e le facoltà razionali, dovranno trasferirsi completamente nell'uomo più interiore, nell'arcano dello spirito, dove sta la vera immagine di Dio. Quando l'uomo, così raccolto, si slancia totalmente nell'abisso divino in cui era eternamente prima della sua creazione, allora, non appena Dio trova l'uomo rivolto verso di lui con tanta purità e nudità di spirito, l'abisso divino s'inclina e discende nel fondo così convertito; trasforma il fondo creato e lo attira mediante tale trasformazione nell'increato, per cui lo spirito diventa uno con Dio.

     Se l'uomo potesse vedersi in tale condizione, si vedrebbe così nobile da credere di essere per così dire Dio stesso. Si vedrebbe centomila volte più nobile di quanto lo sia in se stesso, e vedrebbe tutti i pensieri, intenzioni, parole, opere e modi di agire suoi e di tutti gli uomini. Tutto ciò che è mai avvenuto lo conosceresti a fondo se potessi giungere in questo regno, e in tale nobiltà sparirebbe e cadrebbe ogni sollecitudine.

 

12

 

     San Paolo ammonisce a conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace. Figli, la pace che si trova nello Spirito e nell'interiorità merita la nostra attenzione, perché nella pace si trova tutto ciò che si è detto: là si scoprono e si trovano il regno e la giustizia. L'uomo non deve lasciarsi togliere la pace da nessuno, qualunque cosa capiti, danno o profitto, onore o ignominia.

     Mantieni sempre l'uomo interiore nella vera pace, nel vincolo della pace, cioè nella carità universale e indivisa: amare ognuno come se stesso.

     Ponetevi davanti l'amabile modello, nostro Signore Gesù Cristo, e considerate come ha operato la sua carità che l'ha portato a soffrire più di quanto hanno mai sofferto tutti i santi e tutti gli uomini. Egli in tutti i suoi giorni fu privo di consolazione di quanto lo fosse mai stato ogni uomo, finì con la più amara morte di cui mai uomo sia morto e tuttavia le sue facoltà superiori non erano meno beate di quanto lo sono ora.

 

 

Letture della preghiera notturna dei certosini

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Anno C

 

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Ventunesima Domenica

 

 

9

 

Dal vangelo secondo Matteo.

6,24‑34

 

Poiché i discepoli si erano avvicinati a Gesù sulla montagna, egli dichiarò loro:"Per la vostra vita

non affannatevi di quello che mangerete o berrete,e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale più del cibo e il corpo più del vestito?".

 

Dalle Rivelazioni di Gíuliana di Norwich.

Une révèlation de l'amour de Dieu. Belefontaine, 1977,79‑82. 97‑98. 148‑149.

 

Il Signore mi mostrò una visione spirituale del suo amore intimo. lo vidi che egli è tutto quello che esiste di buono e di confortevole per la nostra salvezza. Cristo ci copre del suo amore come di una veste, ci avvolge, ci abbraccia e stringe a sé. Stende sopra di noi le sue ali con tenerezza affettuosa, giacché gli è impossibile abbandonarci.

In visione vidi proprio che egli è per noi tutto quello che di buono esiste. Cristo mi mostrò allora una cosetta grande come una nocciola; gli stava nel cavo della mano e sembrava tonda come una pallina.

La considerai e mi domandavo: Cosa sarà? Mi fu risposto in modo generico trattarsi della creazione.

Io mi stupivo che quella pallina potesse sussistere: mi sembrava che avrebbe potuto essere annientata in un batter di ciglia, tanto era minuscola.

E mi fu risposto nell'intimo della coscienza: Sussiste e sussisterà sempre, perché Dio l'ama; sicché tutto ciò che esiste riceve l'essere dall'amore di Dio.

 

10

 

Contemplando quella minuscola cosa nella mano di Dio, compresi che aveva tre proprietà: la prima è che Dio l'ha creata, la seconda che la ama, la terza che la custodisce.

Che significa ciò per me? Che Dio mi ha creato. mi ama e mi custodisce. Finché io non gli sarò sostanzialmente unito, ossia finché non aderirò a lui al punto che non vi sia nulla di creato tra Dio e me, non potrò mai conoscere amore, riposo e felicità vera.

Chi realizzerà quest'opera? In verità, sarà Dio stesso, mediante la sua misericordia e la sua grazia, dal momento che per questo scopo mi ha creato e poi mi ha tanto misericordiosamente ricreato.

Dio infatti vuole che lo conosciamo e gli piace che troviamo in lui la nostra quiete. Nulla fuori di lui può colmarci: ecco perché nessuna anima trova riposo finché tutto il creato non sarà per lei un bel nulla.

Quando l'anima amante si è totalmente spogliata per possedere colui che è tutto quello che vi è di buono, allora essa è capace di ricevere la quiete spirituale.

 

11

 

Dio vuole che sappiamo che egli ci protegge sempre. sia nella consolazione sia nella tristezza, e che ci ama sia nella desolazione sia nel gaudio.

Talvolta, per il suo bene, l'anima può sentirsi abbandonata da Dio, anche se non ha commesso peccato. Ma Dio dà liberamente la consolazione quando gli piace, e permette che siamo talvolta nel buio dello spirito. Entrambi questi stati provengono dal suo amore.

Dio ci vuole stabiliti nel conforto che viene da lui,con tutte le nostre energie, poiché la beatitudine è eterna, mentre la sofferenza passa e rotola verso il nulla. Dio non vuole che cediamo alla sofferenza attraverso sentimenti di angoscia e di pianto. Dobbiamo dunque superarli immediatamente e mantenerci nella gioia eterna di Dio onnipotente che ci ama e ci protegge.

 

12

 

La ragione per cui siamo talvolta stremati dal dolore sta nel fatto che non conosciamo l'amore. Benché le Persone divine posseggano ogni qualità con la medesima perfezione, mi fu mostrato soprattutto l'amore, perché è il più vicino noi. Eppure siamo tanto ciechi a riconoscerlo!

Molti uomini e donne credono che Dio è onnipotente, può far tutto; crédono che è onnisciente e sa far tutto; ma che egli sia amore onnipotente e voglia far tutto, la non arrivano.

Questa ignoranza è quello che più disturba i cuori innamorati di Dio. Fra tutti gli attributi della santissima Trinità, l'amore è infatti la qualità in cui Dio vuole che poniamo la nostra fiducia, perché l'amore cambia per noi in dolcezza la potenza e la sapienza.

Come nella sua sollecita bontà Dio dimentica i nostri peccati, appena ce ne pentiamo, così vuole che anche noi dimentichiamo le nostre colpe e le nostre paure inquietanti.

 

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