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Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

  Anno A

 

Tempo Ordinario

 

Diciannovesima Domenica

 

 

 9

 

Dal vangelo secondo Luca.

10,23-37

Un dottore della legge si alzò per mettere Gesù alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?". Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?". Costui rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso".

 

Dai Discorsi di san Fulgenzio di Ruspe.

Sermo V, De caritate, 2-6.  CCL 91A, 919-923.

 

     Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole ci dice san Paolo. Sconcertante debito, fratelli, questa carità che l'Apostolo ci ammonisce di versare senza mai finire di esserne i debitori. Debito beato, debito sacro, che procura diritti sul cielo e ammassa tesori eterni.

     Fratelli, nessuno si senta autorizzato a pagare il debito della carità per smetterla una buona volta di esserne debitore; più lo si paga e più resta da pagare, e lo si aumenta proprio pagandolo quando è reclamato. Infatti colui che non si stimasse sempre in debito di amore, non potrebbe assolutamente rallegrarsi di aver posto termine a un onere, ma dovrebbe invece piangere perché ha perso il dono di amare.

     Forse mi domanderete: "Verso di chi sono in debito? A chi devo pagare il prezzo dell'amore?". Vi risponderò che dobbiamo prestare il servizio della carità a tutti gli uomini, noti o sconosciuti, buoni o perversi, amici e nemici.

 

10

 

     Ricordiamo, fratelli, le parole del Signore: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. Ecco, il Signore ci ordina di estendere la nostra carità perfino ai nemici e di aprire il nostro cuore di cristiani anche a coloro che ci perseguitano.

     E quale sarà la nostra ricompensa? Che cosa sarà dato a chi osserva questo comandamento? Ce lo mostri il Signore stesso il premio che ha preparato a coloro che praticano la carità, lui che gratuitamente, per mezzo dello Spirito Santo, la infonde nei nostri cuori. Egli che si degna di farci dono della carità benché indegni, ci dica che cosa darà in premio a coloro che praticandola se ne saranno resi degni.

     Sì, ci parli il Signore e con le sue stessa parole ci esprima che grandezza egli promette: Sarete figli dell'Altissimo.

 

11

 

     Forse il precetto di amare i nemici ha un certo sapore amaro per chi lo riceve. Ma invece dolce sia la ricompensa che viene promessa a colui che obbedendo lo metterà in pratica. Per trionfare su quella amarezza dobbiamo serbare in cuore il gusto di questa soavità. Quelli, infatti, che ameranno i loro nemici e faranno del bene a chi li odiano, saranno figli di Dio. Ciò che poi riceveranno questi figli di Dio, ce lo dice l'Apostolo: Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio e coeredi di Cristo.

     Udite dunque o cristiani, udite, o figli di Dio, eredi di Dio e coeredi di Cristo. Per possedere l'eredità del Padre è indispensabile che siate larghi della vostra carità, non solo con gi amici, ma anche coi nemici. Non rifiutate a nessuno la carità, che è un bene comune, non terreno, ma celeste, elargito indistintamente a tutti gli uomini. Esercitatela tutti, e per farlo più pienamente, estendetela sia ai buoni che ai cattivi.

 

12

 

     La carità è un dono di Dio. L'avidità invece è un laccio del diavolo; e non solo un laccio, ma anche una spada, perché dopo aver catturato, uccide. La carità è la radice di tutti i beni, l'attaccamento al denaro è la radice di tutti i mali.

     L'avidità si tormenta continuamente perché non è mai sazia di ciò che riesce ad avere. La carità invece è sempre lieta, perché più ha, più dà. E mentre l'avaro più accumula e più impoverisce, chi è generoso, più dà e più si sente ricco. L'avidità cerca sempre di vendicare i torti ricevuti e si agita; la gioia del perdono distende la carità nella pace.

     L'avidità sfugge le opere di misericordia, la carità è felice di praticarle. L'amore si affatica nel mondo, ma in Dio trova riposo. Qui di giorno in giorno si perfeziona con l'esercizio, in cielo viene posseduto senza limiti nella sua pienezza.

 

 

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Dal vangelo secondo Luca.

10,23-37

Un dottore della legge si alzò per mettere Gesù alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?". Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?". Costui rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza con tutta la tua mente il prossimo tuo come te stesso".

 

Dai "Cento capitoli gnostici" di Diàdoco di Fotica.

Les cent chapitres, 17.21.14.15. SC 5b,93‑94.90‑92.

 

Quando una piaga è lasciata sporca, non le giova il farmaco che le applica il medico; se però viene pulita, sente subito l'azione del farmaco e si avvia verso la guarigione.Lo stesso è per l'anima: finché è trasandata e coperta dalla lebbra delle passioni, non è capace di sentire il timore di Dio, anche se le viene annunziato incessantemente il suo giudizio terribile e potente.Ma appena l'anima mette tutto l'impegno a purificarsi, allora sente che il timore di Dio, come se fosse un farmaco di vita, la brucia con l'operazione intima delle accuse, in un fuoco ‑ per così dire ‑ di impassibilità. A mano a mano quindi che si purifica, essa procede verso la purificazione perfetta; cresce tanto nell'amore quanto diminuisce nel timore, per giungere infine alla carità perfetta. Qui, ‑ come si è detto ‑ non c'è timore, ma totale abbandono, prodotto dal desiderio di Dio.Se vogliamo raggiungere la gioia delle gioie, la gioia senza fine, incominciamo con il timore di Dio, poi passiamo all'amore, che è la pienezza della legge della perfezione in Cristo. 1( Rm 13,10)

 

10

 

Chi ama sé stesso non può amare Dio; chi invece non ama sé stesso per possedere le ricchezze ben più sublimi dell'amore di Dio, costui ama Dio. Questi non cerca mai la sua gloria, ma quella di Dio. Infatti chi ama sé stesso ricerca la propria gloria; chi invece ama Dio, desidera la gloria del suo Creatore.

E' proprio dell'anima, che sperimenta Il fascino dell'Altissimo ed è innamorata di lui, ricercare con ritmo costante la gloria di Dio, compiendo in ogni cosa la sua volontà e rallegrandosi profondamente di essergli soggetta. Perché a Dio è dovuta la gloria per la sua liberalità verso di noi, all'uomo Invece s'addice la sottomissione, per poter essere ammesso alla sua intimità. Perciò quando avremo agito esultanti per la gloria di Dio, incominceremo a dire senza posa, come Giovanni 2 Battista: Egli deve crescere e io invece diminuire.2( Gv 3,30 )

 

11

 

Chi ama Dio con l'affetto del cuore è da lui conosciuto;3( 1 Cor 8.3 ) infatti ognuno ama Dio con tanta carità quanta ne riceve nel profondo dell'anima. Perciò, chi si trova in questo stato,ama ardentemente la luce della conoscenza di Dio, fino a sentirla penetrare nelle sue ossa; e così, dimentico di sé, è tutto trasformato dalla carità.

 

Chi è veramente così, è e non e in vita: infatti, pur restando ancora nel corpo, cammina spinto dalla carità con una continua tensione dell'anima verso Dio. Col cuore ardentemente infiammato dal fuoco della carità, è divenuto una sola cosa con Dio per la fiamma del desiderio, tanto che, libero dall'amore di sé per la carità di Dio, può esclamare con l'Apostolo: Se siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi.4( 2 Cor 5.13 )

 

12

 

Quando uno incomincia a percepire con abbondanza l'amore di Dio, allora incomincerà ad amare il prossimo col senso spirituale: è questa la carità di cui parlano tutte le sante Scritture. L'amicizia secondo la carne si dissolve troppo presto: basta un piccolo motivo, perché essa non è un vincolo spirituale. Invece, se l'irritazione afferra l'anima in cui opera Dio, quest'anima non spezza il legame della carità. Si infiamma invece di nuovo alla vampa dell'amore di Dio, ritorna rapidamente al bene e con molta gioia ricerca l'amore del prossimo, anche se ne riceve grande offesa o danno. Nella dolcezza di Dio, infatti, l'anima consuma interamente l'amarezza della discordia.

 

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