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Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

Anno A

 

Tempo Ordinario

 

Diciottesima Domenica

 

 

9

 

Dal vangelo secondo Marco.

7,31-37

Condussero a Gesù un sordomuto, pregando di imporgli la mano. E portatolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua.

 

Dalle Omelie di Beda il Venerabile.

Homilia II, 19  in dom. XII post Pent.  PL 94, 234-235.

 

     Oggi il vangelo ci mostra un sordomuto curato in modo mirabile dal Signore: quest'uomo simboleggia tutti quelli tra noi che per grazia divina sono liberati dagli inganni del diavolo. Infatti l'uomo, da quando gonfio di superbia ha prestato orecchio alle parole mortali del serpente indirizzate contro Dio, è diventato sordo all'ascolto della parola di vita; è diventato muto per elevare le lodi del Creatore da quando ha presunto di parlare col seduttore. Ha chiuso gli orecchi all'ascolto della lode del Creatore in mezzo agli angeli, dopo che incautamente li aveva aperti per ascoltare l'offesa rivolta allo stesso Dio dalla parole del nemico; ha chiuso la bocca all'esaltazione del Creatore insieme con gli angeli, dopo che superbo l'aveva riempita con la prevaricazione del cibo proibito, quasi che volesse perfezionare l'opera divina,

     O misero venir meno del genere umano che, viziato alla radice, si è corrotto sempre di più man mano che andavano crescendo i suoi rami. Così quando il Signore è venuto nella carne, eccetto pochi fedeli della Giudea, quasi tutto il mondo era nell'errore, sordo e muto a riconoscere e testimoniare la verità. Ma dove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia. Ecco che il Signore viene al mare di Galilea, dove sa che è malato colui che sta per risanare. Colmo di amore, viene dai cuori gonfi, turbolenti e instabili degli uomini. Tra di essi - egli lo sa - ci sono quelli che appartengono al regno della sua grazia.

 

10

 

     Poiché il sordomuto non poteva né riconoscere né pregare il Salvatore, gli amici lo conducono al Signore e lo supplicano per la sua salvezza. Appunto così deve effettuarsi la guarigione spirituale: se i fratelli non riescono  a far sì che uno si converta, ascolti e riconosca la verità, lo presentino allo sguardo della tenerezza divina, vadano a mendicare il soccorso dalla mano di Dio.

     La misericordia del medico celeste non si farà attendere se non esita o viene meno l'intensa supplica di quelli che pregano. Perciò il testo soggiunge immediatamente: Portandolo in disparte lontano dalla folla, Gesù gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua. Gesù mette le dita negli orecchi del sordo per farlo udire, ogni volta che mediante i doni della grazia spirituale converte all'ascolto della sua parola i non credenti di lunga data. Tocca con la saliva la bocca del muto affinché parli, ogni volta che tramite il ministero della predicazione offre all'uomo le ragioni della fede che deve professare. Infatti, le dita del Signore simboleggiano i doni dello Spirito Santo, secondo quanto egli stesso insegna dicendo: Scaccio i demoni con il dito di Dio,] ciò che un altro evangelista esprime in modo più chiaro: Scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio.

 

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     La saliva emessa dal capo e dalla bocca del Signore è la parola del Vangelo: traendola dall'invisibile mistero della divinità, egli si è degnato offrirla visibilmente al mondo, perché potesse venir risanato.

     Notiamo che il Signore prima di toccare gli orecchi e la lingua del malato che voleva guarire, lo prese e lo trasse in disparte dalla folla. La prima speranza di salvezza è che uno abbandoni il tumulto e la folla dei vizi cui è assuefatto e abbassi umilmente il capo, per ricevere i doni della salvezza. Non potrà sperare di ritornare sano, finché non prova paura a rimanere aggrovigliato nelle sue contraddizioni, a crogiolarsi in parole inutili, a essere devastato da pensieri disordinati.

 

12

 

     Chi grazie alla misericordia e all'aiuto del Signore ha mutato la torbida vita di prima, chi ha concepito nel cuore l'ispirazione della grazia divina, chi ha imparato la professione della vera fede dalla parola dell'insegnamento evangelico, può ottenere subito la gioia della salvezza.

     Ecco perché il testo sacro ci dice che il Signore allontanò il malato dalla folla, gli mise le dita negli orecchi, gli toccò la lingua con la saliva, alzò gli occhi al cielo ed emise un sospiro. In tal modo ci è indicato da dove dobbiamo sperare la salvezza e con qual umile fervore essa vada cercata e richiesta.

     Gesù alza gli occhi al cielo e sospira, perché si rammarica a vederci impantanati nelle regioni di questa terra, mentre ci ha creati perché possedessimo i beni celesti. Egli alza gli occhi al cielo e sospira per farci comprendere che noi - tu e io - dopo aver disertato le gioie del cielo per gli allettamenti della terra, vi dobbiamo tornare attraverso lacrime e sospiri.

 

 

Letture della preghiera notturna dei certosini

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Tempo Ordinario

 

Diciottesima Domenica

 

 

9

 

Dal vangelo secondo Marco.

7,31‑37

Condussero a Gesù un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua.

 

Dalle Conferenze di san Giovanni Cassiano.

Collatio XIII,15‑17. PL 49,940‑945.

 

Nella sua inscrutabile bontà, la multiforme sapienza di Dio procura la salvezza agli uomini. Essa elargisce la grazia secondo la capacità di ognuno, perché le guarigioni non avvengano in proporzione della potenza infinita di Dio, ma della fede che egli ci ha donato e ritrova in noi.

 

Ad alcuni Dio concede la guarigione in virtù di una preghiera, ad altri la dona spontaneamente, senza esserne richiesto. Guarisce alcuni, dopo averli invitati alla speranza: Vuoi guarire? 1(Gv 5,6 ) Ad altri, che non lo sperano, dà spontaneamente il suo aiuto. Con alcuni, prima di operare il miracolo, esplora il desiderio: Che volete che io vi faccia?2 (Mt 20,32 ) Ad un altro che ignora il modo per ottenere ciò che pur desidera, il

Salvatore lo propone con bontà: Se credi, vedrai la gloria di Dio. 3(Gv 11,40 )

Su alcuni il Signore sparge a profusione la grazia che risana i mali più diversi e l'evangelista può dire che guari tutti i loro ammalati.4(Mt 14,14 ) Con altri, invece, la fonte delle guarigioni sembra seccarsi e sta scritto che il Signore non pote operare nessun prodigio a causa della loro incredulità?5( Mc6,5-6)

 

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Se la potenza del Signore è capace di tutti i miracoli raccontati nelle Scritture, perché stupirsi che la grazia divina operi analoghi prodigi anche per mezzo dei servi di Cristo?

Pietro e Giovanni salivano al tempio, quando uno storpio dalla nascita, incapace di muovere un passo, chiese l'elemosina. Ma i due apostoli, Invece delle monetine di bronzo che quell'uomo cercava, di propria iniziativa gli restituirono l'uso delle membra. Lo sciancato Invocava l'aiuto di qualche soldo, gli apostoli lo arricchirono con il dono di una guarigione insperata. Non possiedo né argento né oro, disse Pietro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno cammina!6(At 3,6)

Questi esempi, tratti dai racconti evangelici, ci convincono che Dio procura la salvezza al genere umano per vie incomprensibili e in modi innumerevoli. Il Signore invita tutti quelli che hanno fame e sete di lui ad ardere di una brama più grande, e spinge svogliati e renitenti a realizzare i desideri che ha scorto nascosti nel fondo del loro cuore.

 

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Dio stesso ispira i santi desideri ed è all'origine delle buone opere. Per questo egli dona senza riserve la perseveranza. Perciò noi preghiamo Dio, chiedendogli non solo protezione e salvezza, ma anche aiuto e sostegno.

Il Signore che Invochiamo è protettore e salvatore, perché di sua iniziativa sollecita alla salvezza chi ignora o ricusa la fede. Ed è sostegno e rifugio, perché suole accogliere e fortificare chi fa a lui ricorso, mentre assiste quanti si radicano in lui.

Ammirando in spirito la multiforme generosità dell'economia divina, l'apostolo Paolo si sente naufragare nell'oceano senza fondo e senza rive della bontà di Dio, per cui esclama commosso: 0 profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore? 7. (Rm 11,33‑34)

Il grande Apostolo delle genti è così afferrato da quella visione che non teme di sottolineare la radicale incapacità della nostra mente a scandagliare il fondo di quell'inestimabile abisso.

 

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Chiunque credesse di poter concepire o spiegare le ragioni che hanno guidato Dio a operare la salvezza dell'umanità nella pienezza dei tempi, costui contesterebbe la verità delle parole apostoliche, pretendendo che i giudizi divini siano comprensibili. Egli sarebbe animato da un'audacia priva di senso religioso, poiché il Signore stesso afferma: I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Quanto il cielo sovrasta la terra,tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. 8. (Is 55,8‑9)

Nella sua indefettibile bontà, il Signore si degnato di gratificarci del suo amore. Per farcelo intuire, egli ha cercato di paragonare quest'amore a un moto dell'affetto umano e si valso dell'immagine più nobile che ha trovato: il cuore tenerissimo di una mamma.

Dio ha scelto questo esempio, perché non ce n'era uno più prezioso in tutta la natura umana. Ecco perché dichiara: Si dimentica forse una donna del suo bambino ? Poi, non contento di questo raffronto, immediatamente lo oltrepassa e soggiunge: Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai.9 (Is49,15)

 

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