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Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

Anno A

 

Quinta Domenica di Pasqua

 

 

9

 

Dal vangelo secondo Giovanni.

16,5-15

Prima di passare da questo mondo al Padre, Gesù diceva ai suoi discepoli: "È bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò".

 

Omelia dai Trattati di sant'Agostino sul vangelo di Giovanni.

In Io, tr. XCVII,1; XCVI,4.  PL 35,1877-1878. 1875-1876.

 

     Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Non dobbiamo immaginare che il Signore in queste parole abbia voluto nascondere chissà quali arcani segreti, che il maestro può insegnare ma che non saranno mai alla portata del discepolo. Pensiamo invece alle verità religiose della dottrina cristiana che noi apprendiamo e insegniamo normalmente leggendo e scrivendo, ascoltando e parlando. Se Cristo volesse dircele nel medesimo modo con cui le dice agli angeli, direttamente lui, Verbo unigenito del Padre e coeterno al Padre, chi mai sarebbe in grado di accoglierle? Nessuno, fosse pure giunto a quel grado di spiritualità cui non erano ancora pervenuti gli apostoli, quando il Signore diceva loro queste cose, e a cui pervennero solo in seguito alla venuta dello Spirito Santo.

     Qualunque cosa si può conoscere in ordine alla creatura, è sempre nulla in confronto del Creatore, che è Dio sommo, vero e immutabile. Ma come si può non parlare di Dio? Chi è che non lo nomina, leggendo o discutendo, domandando o rispondendo, lodandolo ed esaltandolo, in qualsiasi modo se ne parli e perfino bestemmiandolo? E tuttavia, benché tutti parlino di Dio, chi lo comprende come deve essere compreso, anche se il suo nome è sempre sulla bocca di tutti e tutti ne sentono parlare? Chi può raggiungerlo con l'acume della sua mente? Chi avrebbe mai saputo che egli è Trinità, se egli stesso non ce lo avesse rivelato? E ora tutti parlano di questa Trinità; tuttavia quale uomo potrà pensare della Trinità come gli angeli?

 

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     Continuamente si parla in pubblico in ordine all'eternità, alla verità e alla santità di Dio: alcuni intendono bene questi discorsi, altri male, o meglio alcuni li comprendono e altri no; poiché chi capisce male, non capisce. Ma tra quelli stessi che intendono bene, c'è chi riesce a penetrare i concetti con maggiore acutezza e profondità degli altri, anche se nessuno riesce a comprendere come gli angeli.

     Nell'anima, cioè nell'uomo interiore, si verifica una crescita che si compie, non soltanto con il passaggio dal latte al cibo solido ma anche per una assimilazione sempre maggiore del cibo solido. E questa crescita non consiste in uno sviluppo fisico, ma in una maggiore chiarezza interiore, poiché si ha per cibo la luce intelligibile.

     Se volete quindi conoscere in questo senso, e volete comprendere sempre meglio Dio, e se, quanto più crescete, tanto più volete comprenderlo, non dovete chiedere e attendere aiuto da un maestro, che parla alle vostre orecchie, cioè da uno che, operando all'esterno, pianta e innaffia, ma da colui che fa crescere.

 

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     Non aspettatevi, carissimi, di ascoltare da noi quelle cose che allora il Signore non volle dire ai discepoli, perché non erano ancora in grado di sostenerle; ma cercate piuttosto di progredire nella carità, che viene riversata nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che vi è stato donato. In questo modo, fervorosi nello spirito e innamorati delle realtà spirituali, potrete conoscere, non mediante segni che si mostrino agli occhi del corpo, né mediante suoni che si facciano sentire agli orecchi del corpo, ma con lo sguardo e l'udito interiore, la luce spirituale e la voce spirituale che gli uomini carnali non sono in condizione di sostenere.

     Non si può infatti amare ciò che s'ignora del tutto. Ma quando si ama ciò che in qualche modo si conosce, in virtù di questo amore si riesce a conoscerlo meglio e più profondamente. Se dunque progredirete nella carità, che in voi riversa lo Spirito Santo, egli vi insegnerà tutta la verità,  o come si trova in altri codici, egli vi guiderà alla verità tutta intera; infatti sta scritto in un salmo: Mostrami, Signore, la tua via, perché nella tua verità io cammini.

     E così non avrete bisogno di dottori esterni per apprendere quelle cose che allora il Signore non volle dire, ma basterà che vi lasciate tutti ammaestrare da Dio. Sarete così in grado di contemplare con la vostra anima le cose che avete appreso e creduto attraverso le letture e le spiegazioni ricevute da fuori circa la natura incorporea di Dio; essa non può essere circoscritta da alcun luogo né estesa come una massa enorme attraverso l'immensità dello spazio, ma è in ogni luogo tutta intera, perfetta e infinita, senza splendore di colori né configurazioni di linee, senza segni letterali e senza successione di sillabe.

 

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     Ecco, forse vi ho detto qualcosa che viene di lassù, e tuttavia voi l'avete ricevuto, e non soltanto siete riusciti a sopportarlo, ma vedo che perfino l'avete ascoltato con piacere.

     Se però il Maestro interiore, che quando parlava ancora esteriormente ai discepoli, disse: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso, volesse dirci interiormente ciò che io vi ho esposto circa la natura incorporea di Dio, ma nel modo come lo dice agli angeli, che vedono sempre la faccia del Padre, ancora non saremmo capaci di accogliere la sua rivelazione. Tenendo conto di questo, non credo che l'annuncio: Vi insegnerà tutta la verità, oppure: vi guiderà alla verità tutta intera, possa realizzarsi pienamente per qualcuno, chiunque egli sia, in questa vita: chi infatti, vivendo in questo corpo che si corrompe e appesantisce l'anima, potrà conoscere tutta la verità, se l'Apostolo dice: La nostra conoscenza è imperfetta? Ma è lo Spirito Santo, di cui adesso abbiamo ricevuto il pegno, a garantire che noi perverremo a quella pienezza di cui il medesimo Apostolo parla: Allora vedremo a faccia a faccia, e aggiunge: Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto.

     Non è dunque in questa vita che sapremo tutto e che raggiungeremo quella perfetta conoscenza che il Signore promise nel futuro per mezzo della carità dello Spirito, dicendo: Egli vi insegnerà tutta la verità, oppure: egli vi guiderà alla verità tutta intera.

 

 

 

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Quinta Domenica di Pasqua

 

 

9

 

Dal vangelo secondo Giovanni.

16,5-15

Prima di passare da questo mondo al Padre, Gesù diceva al suoi discepoli: “E’ bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò"

 

Dai Discorsi teologici di san Gregorio Nazianzeno.

Oratio Theologica V(31),26.28‑29. PG 36,163.166.168.

 

L'Antico Testamento annunziò in modo esplicito l'esistenza del Padre, mentre l'esistenza del Figlio fu annunziata in modo più oscuro. Il Nuovo Testamento manifestò l'esistenza del Figlio, mentre fece intravedere la natura divina dello Spirito. Oggi lo Spirito è presente in mezzo a noi e ci concede più distintamente la propria manifestazione.

Sarebbe stato rischioso proclamare apertamente il Figlio quando la divinità del Padre non era stata ancora riconosciuta. Né c'era da aggiungere il peso della fede nello Spirito Santo ‑ se così ci si può esprimere - quando ancora non era ammessa la divinità del Figlio.

Se si fosse presentata troppo tempestivamente la Trinità, i fedeli avrebbero potuto perdere anche ciò che già avevano acquisito, così come troppo cibo può appesantire uno stomaco delicato o il sole può accecare gli occhi malati. Perciò era meglio far avanzare i fedeli a poco a poco, farli cioè ascendere, come dice Davide, (Cf Sal 83,6) per un progressivo itinerario di gloria in gloria, affinché la luce della Trinità fosse contemplata dai loro sguardi sempre più luminosi.

 

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Anche agli apostoli lo Spirito fu comunicato progressivamente, secondo la loro capacità di riceverlo.

Nei primi tempi dell'annunzio evangelico lo Spirito corrobora le loro forze, dopo la passione è alitato su di loro, e infine, dopo l'Ascensione, si posa su di essi sotto forma di lingue di fuoco.

Gesù stesso rivela lo Spirito solo a poco a poco. Se siamo attenti al testo evangelico, vi leggiamo dapprima: Io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Consolatore, lo Spirito di verità. (Gv 14,16-17) Il Signore si esprime così perché gli apostoli non lo pensino in qualche modo rivale del Padre o sotto l'influsso di una potenza estranea a Dio.

Gesù poi dichiara: Il Consolatore che il Padre manderà nel mio nome. (Gv 14,26) Qui egli tralascia di dire io pregherò, per esprimere soltanto che sarà il Padre a mandare lo Spirito.

Più oltre, per chiarire la propria autorità, Gesù dichiara: Ve lo manderò. (Gv 16,7)

E infine, per renderci nota la potenza dello Spirito,  soggiunge: Quando sarà venuto lui, lo Spirito di verità. (Gv 16,8)

 

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Con chiunque mi è amico, credo e mi auguro di credere sempre in Dio Padre, in Dio Figlio e in Dio Spirito Santo: tre Persone distinte in un solo Dio indiviso nella gloria, nell'onore, nella sostanza, nel regno, come sapientemente si è espresso uno di coloro che portano Dio dentro di sé (Probabile riferimento al trattato di Basilio su "Lo Spirito Santo").

 Chi pensa diversamente non può contemplare l'aurora della gloria celeste. Non si potrà dire di lui: Più del sole meridiano splenderà la tua vita, l'oscurità sarà l'aurora. (Gb 11,17) Costui va dietro alle idee di moda e non può farsi un'idea giusta delle realtà essenziali.

Se lo Spirito non merita la nostra adorazione, come può rendermi divino per mezzo del battesimo? Se, invece, la merita, come può non essere oggetto del nostro culto? In tal caso, come può non essere Dio? L'una cosa è collegata all'altra, come un'aurea catena di salvezza.

Lo Spirito ci rigenera e la rigenerazione ci rende creature nuove e questo rinnovamento ci permette di contemplare la gloria di colui che ci ha ricreati. Lo si può affermare anche partendo dalla reticenza della Scrittura. Ma eccoti uno sciame di testimonianze che dimostreranno come la divinità dello Spirito sia ampiamente insegnata nei Libri sacri. Basta non essere troppo duri di mente o estranei allo Spirito.

Fa' attenzione: quando Cristo nasce, lo Spirito lo precede. Quando Cristo è battezzato, lo Spirito gli rende testimonianza; lo spinge nel deserto perché sia tentato, e poi lo riconduce in Galilea. Quando Cristo opera prodigi, lo Spirito lo accompagna. Quando Cristo risorge, lo Spirito gli succede. Se lo Spirito non fosse stato Dio, come avrebbe potuto compiere ciò?

 

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Lo Spirito Santo opera una creazione nuova mediante la risurrezione del battesimo.

Lo Spirito conosce ogni cosa, insegna, soffia dove vuole e come vuole.

Lo Spirito guida, parla, manda, mette a parte gli apostoli; egli si adira ed è tentato dagli uomini.

Lo Spirito rivela, illumina, dona la vita, perché è lui stesso la luce e la vita.

Lo Spirito fa di noi i suoi templi, ci deifica, compie la nostra santificazione al punto che agisce prima del battesimo e dopo il battesimo viene in nostro aiuto: egli compie tutto quello che compie Dio.

Lo Spirito si diffonde in lingue di fuoco, distribuisce i suoi doni, suscita apostoli, profeti, evangelisti, pastori e dottori. Nel libro della Sapienza leggiamo:

In essa c'è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, mobile, penetrante, senza macchia,  terso, inoffensivo, amante del bene, acuto, libero. (Sap 7,22)

Questo spirito è lo Spirito Santo, la stessa Sapienza. Lo Spirito manifesta la sua azione in mille forme,ci spiega e ci rivela ogni cosa con libertà somma. Eppure in tutto ciò rimane l'Immutabile.

 

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