Tempo di Avvento
Prima
Domenica
9
Dal vangelo secondo Luca.
21,25-36
Gesù parlava ai suoi discepoli
della sua venuta: "Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle
stelle. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza
e gloria grande".
Dai Discorsi di Giovanni Giusto Lanspergio.
Sermo in dom.2 Adventus. Opera omnia,
Monsterolii, 1980, t.I, 20-24.
Quando
cominceranno ad
accadere queste
cose, alzate
e levate
il capo,
perché la
vostra liberazione
è vicina.
Se riandiamo a quel che nel vangelo precede queste parole,
vediamo il Signore annunciare vari segni della fine del mondo: sono
presagi tristi e gravidi di calamità. Perciò egli lascia anche parole di
conforto ai suoi amici di elezione, scontenti del mondo; annuncia loro
che è prossima la liberazione: essi non periranno nella conflagrazione
universale, anzi cesseranno per loro schiavitù, pene, gravami, e ogni
genere di afflizione. In quel giorno, Dio tergerà ogni lacrima dagli occhi
dei suoi santi, perché spariranno i lutti, il dolore, i gemiti, la morte e
tutte le altre tristezze del passato.
Gesù consola i suoi discepoli assicurando che il profilarsi di
eventi catastrofici significherà l'avvicinarsi della salvezza. Egli però
vuole anche incutere terrore negli scellerati e avvertirli che quegli
sconvolgimenti segneranno la fine del loro benessere. Sarà il crollo di
tutto ciò su cui avevano riposto la propria fiducia, l'inizio di una
desolazione e di una angoscia destinate a durare in eterno.
10
Le croci degli uomini sono molteplici e varie, specialmente
quelle che non appaiono all'esterno. Comunque sia, il Signore predice ai
suoi discepoli: La
vostra liberazione
è vicina. Quasi
a dire: Il vostro cuore non sarà sempre in angustie, l’odio del mondo
contro di voi o le derisioni e le ingiurie dei suoi adepti non dureranno
in eterno.
Quando vedrete avvicinarsi la fine del mondo, abbandonatevi
pure alla gioia: sta ormai spuntando il termine dell'esilio e delle vostre
calamità. Alzate il capo, ravvivate la speranza, perché è vicina la vostra
liberazione. Si spezzeranno le catene della prigionia e apparirà la patria
che bramate. Figli miei, perché mai, prigionieri ed esiliati come siamo
quaggiù, noi amiamo la prigionia e l'esilio? Perché siamo così riluttanti
ad abbandonare la terra?
Per chi ama Dio, la partenza da questo mondo apparirà come
redenzione, libertà, pace e sicurezza. Invece la vita presente è
schiavitù, dolore, fatica, afflizione di spirito. Beati gli oppressi,
davvero beati gli afflitti che non si lasciano mai sconvolgere di fronte
alla sconcertante malvagità di questo mondo: essi hanno imparato a
possedere se stessi mediante la speranza.
11
Innalzare giorno e notte al Padre celeste preghiere e
invocazioni, bussare alla sua porta supplicandolo che ci accolga un giorno
presso di sé: ecco il nostro mestiere di creature. Questo desiderio deve
starci profondamente a cuore, radicato nel fondo dell'animo; deve essere
così continuo, incalzante e veemente che qualsiasi cosa succeda attorno a
noi non ci tocchi più. Non baderemo se il mondo ci esalta o ci abbassa, ci
odia o ci ama.
Non è più la nostra parte lottare in difesa del proprio onore,
accapigliarsi per i soldi, neppure sentirsi soddisfatti per effimere mète
raggiunte. Invece attendiamo in silenzio l'avvento di Cristo, protesi
all'ascolto del Precursore che dice: Ecco
lo Sposo,
andategli incontro!
Quanto sono beati quelli che ascoltano questo annuncio con una
gioia permeata di certezza. Le dieci vergini, delle quali cinque erano
sagge e cinque stolte, simboleggiano tutti noi di quaggiù. Capiterà a
ognuno di udire nel mezzo della notte - l'ora appunto in cui meno ce
l'aspettiamo - Ecco lo
Sposo, andategli
incontro! A
quella voce gli uni tremeranno, gli altri esulteranno.
12
Vuoi gioire anche tu quando Cristo verrà? Sii buono e fedele,
e l'avvento del Signore ti rallegrerà. Molto tempo è passato da quando
Cristo, fattosi uomo, venne sulla terra. Eppure deve ancora compiersi la
sua seconda venuta, quando egli verrà a giudicarci all'ora della nostra
morte.
Vi è infine una terza venuta del Signore: quella che avviene
nell'intimo dell'uomo. È un evento
irrinunciabile; senza di esso, che Cristo si sia incarnato e abbia vissuto
sulla terra non serve proprio a nessuno. Per chi non accoglie Cristo nel
suo cuore, l'incarnazione di Dio non sarà la salvezza ma la condanna. Non
valersi dei doni divini e ripagarli con l'ingratitudine, fa precipitare
nella rovina. Questa terza venuta del Signore si compie ogni giorno. Ogni
giorno egli bussa al nostro cuore per entrarvi e ogni giorno
noi dobbiamo preparargli una dimora.
Svegliatevi, dunque, figlioli, perché è ormai tempo di
destarsi dal sonno.
Non c'è più da indugiare nell'attesa; in questo stesso
istante dobbiamo distogliere dal peccato il cuore, la mente, tutte le
energie spirituali e corporali, per volgerle a Dio.
Oggi stesso cominciamo a correggerci, perché non è garantito
che domani siamo ancora in vita. Oggi sorgiamo dal sonno, cambiamo rotta
dirigendoci verso Dio e prepariamo la dimora al Signore che viene. |