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Letture della preghiera notturna dei certosini

 

SANTI INNOCENTI martiri (7 gennaio)

 1

Dall'Apocalisse di san Giovanni apostolo, cap. 63. 6,9-17.

Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli aveva­no resa. E gridarono a gran voce:

"Fino a quando, Sovrano,

tu che sei santo e verace, non farai giustizia

e non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra?".

Allora venne data a ciascuno di essi una veste candi­da e fu detto loro di pazientare ancora un poco, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli che dovevano essere uccisi come loro.

Quando l'Agnello aprì il sesto sigillo, vidi che vi fu un violento terremoto. Il sole divenne nero come sacco di crine, la luna diventò tutta simile al sangue, le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra, come quando un fico, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i fichi immaturi. Il cielo si ritirò come un volume che si arrotola e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto.

Allora i re della terra e i grandi, i capitani, i ricchi e i potenti, e infine ogni uomo, schiavo o libero, si nascosero tutti nelle caverne e fra le rupi dei monti: e dicevano ai monti e alle rupi: Cadete sopra di noi e nascondeteci dalla faccia di Colui che siede sul trono e dall'ira dell'Agnello, perché è venuto il gran giorno della loro ira, e chi vi può resistere?

 

2

 

7,1-8

Dopo ciò, vidi quattro angeli che stavano ai quattro angoli della terra, e trattenevano i quattro venti, perché non soffiassero sulla terra, né sul mare, né su alcuna pianta.

Vidi poi un altro angelo che saliva dall'oriente e aveva il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso il potere di devastare la terra e il mare: "Non devastate né la terra, né il mare, né le piante, finché non abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi".

Poi udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: cento quarantaquattro mila, segnati da ogni tribù dei figli d'Israele:

dalla tribù di Giuda dodicimila;

dalla tribù di Ruben, dodicimila;

dalla tribù di Gad, dodicimila,

dalla tribù di Aser dodicimila;

dalla tribù di Neftali dodicimila;

dalla tribù di Manasse dodicimila;

dalla tribù di Simeone dodicimila;

dalla tribù di Levi dodicimila;

dalla tribù di Issacar dodicimila;

dalla tribù di Zabulon dodicimila;

dalla tribù di Giuseppe dodicimila;

dalla tribù di Beniamino dodicimila;

 

3

 

7,9-17

Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran voce:

"La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all'Agnello".

Allora tutti gli angeli che stavano davanti al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo:

"Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen".

Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: "Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?". Gli risposi: "Signore mio, tu lo sai". E lui: "Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.

Non avranno più fame,

né avranno più sete,

né li colpirà il sole,

né arsura di sorta,

perché l'Agnello che sta in mezzo al trono

sarà il loro pastore

e li guiderà alle fonti delle acque della vita.

E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi".

 

4

 

14,1-5

Poi guardai ed ecco l'Agnello ritto sul monte Sion e insieme centoquarantaquattromila persone che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo.

Udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori di arpa che si accompagnano nel canto con le loro arpe.

Essi cantavano un cantico nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e ai vegliardi. E nessuno poteva comprendere quel cantico se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra.

Questi non si sono contaminati con donne, sono infatti vergini e seguono l'Agnello dovunque va. Essi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l'Agnello. Non fu trovata menzogna sulla loro bocca; sono senza macchia.

 


  5

  Dai Misteri principali di Cristo"di Ernaldo di Buonavalle.

Liber de cardinalibus operibus Christi,III. PL 189,1626-1ó28.

 

Quando Erode si accorse che i Magi se ne erano andati prendendo un'altra strada, deplorò di essere stato ingannato. Per il principe delle tenebre è infatti cosa fastidiosissima rendersi conto che la preda è sfuggita ai trabocchetti che la sua astuzia aveva teso.

Ora il tiranno, infiammato da una rabbia ancor più feroce, smania di trucidare bimbi innocenti. Ma nella sua persecuzione contro i santi egli è beffato, perché, mentre crede di perdere coloro che uccide, procura ad essi uno stato di vita migliore.

1 martiri trasformano in vantaggio ciò che il tiranno macchina a loro perdizione. Attraverso una rovina momentanea, acquistano in un batter d'occhio la vita che dura.

 

Ecco, questi pargoli che Erode nemico della natura. nemico della pietà.. mostro di ferocia bestiale e di cru­deltà inaudita uccide, in un istante diventano martiri. Mentre strappati in luogo di Cristo e per Cristo dal seno delle madri, sono abbattuti, col loro martirio offrono la testimonianza che non possono ancora pre­sentare con la parola.

 

6

 

Lo spirito di questi piccoli, lasciando subitamente l'involucro infantile, non è trattenuto dal tenero corpo e dall'acerba età. Libero dagli impacci dell'infanzia, ormai in possesso della pienezza della ragione, si affretta a correre incontro a Cristo, chiede a lui la ricompensa dei suoi combattimenti. Da lui è introdotto alle gioie della luce e della pace eterna.

Lo spirito di questi bimbi celebra in cielo la solennità dell'Epifania e si rallegra non già della luce di una stella, ma dello stesso splendore della divina presenza.

La festa di Natale si concluse in cielo con il canto degli angeli; quaggiù trovò il compimento. grazie alla bocca dei bambini e dei lattanti, al clamore delle trombe di vittoria risuonanti fino al cielo. Il vagito degli infanti si è mutato in gioia, e in giubilo il loro lutto. L'esercito degli innocenti segue non la stella, ma l'Agnello e porta il solenne vessillo del suo gloriosissimo trionfo.

 

7

 

Il mondo non poté contaminare l'esercito infantile, che era appena sceso in campo a combattere. La rapida, subitanea morte non permise che fossero inquinati quei piedi che non avevano mai ancora calpestato il fango. Nell'inizio stesso della vita tutta quella falange innocente fu sospinta, senza che avesse subito danno nell'integrità, alla gloria della vera vita.

L'intelligenza che si sarebbe potuta sviluppare con il crescere negli anni, fu d'un tratto sciolta dalla durata e trovò il pieno compimento, sfuggendo alle vicissitudini del tempo. I sensi, avvinti dal sopore dell'infanzia, si svegliarono, le palpebre si aprirono, e quegli innocenti videro la luce, ottennero instantaneamente la beatitudine che è promessa agli operatori di pace e ai puri di cuore.

 

8

 

Quei bimbi sono ascesi lungo la scala di tutte le virtù senza il concorso di insegnamenti umani e hanno raggiunto la piena misura. Hanno ottenuto nel coro dei beati il primo posto, come protomartiri; introdotti nei segreti del cielo intercedono per noi la clemenza di Dio a cui sono strettamente uniti.

Passati dalla culla al cielo, sono divenuti i senatori e i giudici del Campidoglio celeste. Poiché non hanno bisogno di perdono per qualche colpa, sono presenti alle decisioni divine sia di misericordia, sia di giustizia. Ma più spesso seguono l'Agnello dovunque va  (Ap 14,4)   valendosi della sua mansuetudine piuttosto che della sua ira.

Sono stati lavati nel suo sangue frammisto al latte, hanno consacrato le primizie del battesimo mediante il martirio, aprendo la via ai fratelli. Quando la necessità esclude ogni indugio, il sangue non è meno efficace per lavare l'anima di quanto lo sia l'acqua santificata dalle parole sacramentali. In questa specie di battesimo cruento non manca il flusso vivificatore, perché il sangue, come l'acqua nel corso di un fiume, scorre per tutto il corpo.


 

9

 

Dal vangelo secondo Matteo          

2,13-18

Erode, accortosi che i Magi

si erano presi gioco di lui, s'infuriò

e mandò ad uccidere tutti i bambini

di Betlemme e del suo territorio.

Dai Discorsi di san Pietro Crisologo.

Sermones 151 & 152. PL 52, 604. 606-607.

 

L'odierna lettura ha commosso i cuori, ha scosso le viscere, ha riempito di stupore l'udito. Abbiamo sentito dire: Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto".

Fratelli, la fuga di Cristo dipese da un mistero, non dal timore; fu una liberazione della creatura, non un pericolo per il Creatore; dipese dalla potenza divina, non dall'umana fragilità; non fu per la morte del Creatore, ma per la vita del mondo.

Infatti, colui che era venuto per morire, perché avrebbe dovuto fuggire la morte? Cristo avrebbe ucciso tutta la causa della nostra salvezza, se avesse permesso di essere ucciso da bambino. Cristo era venuto per confermare con gli esempi ciò che aveva insegnato con i precetti. Era venuto per fare egli stesso ciò che aveva ordinato di fare e per dimostrare possibili, una volta vedute, le cose che sembravano impossibili ad ascoltarle.

Era venuto per infondere nel mondo con i miracoli la conoscenza della sua divinità e togliere le ignoranze all'ignoranza del genere umano. Era venuto per eccitare alla fede con le sue virtù i pigri cuori dei mortali. Era venuto per sconfiggere il diavolo in aperto scontro, affinché gli uomini lo vincessero mediante il comando divino e lo abbattessero mediante l'esempio umano.

Cristo era venuto per mantenere le promesse della sua presenza, per concedere di vederlo a quelli cui aveva permesso di conoscerlo.

 

10

 

Cristo era venuto per scegliere gli apostoli, maestri del mondo, e riempirli delle dottrine celesti, munirli delle virtù, armarli dei miracoli. Questo, allo scopo che essi domassero con i prodigi gli uomini feroci, risanassero con i portenti gli infermi, istruissero nelle verità i riottosi.

E infine, Cristo era venuto a uccidere la morte morendo, a distruggere gli inferi scendendo in essi; era venuto a schiudere i sepolcri risorgendo, a donare i terrestri ai celesti salendo al cielo.

Tutte queste cose sarebbero state certamente perdute per noi, se Cristo, quand'era nella culla, non fosse fuggito.

Ma tu, ascoltatore, potresti osservare: Potendo agire in modo diverso, perché si sottomise a tante e tali offese?

Perché? Anzitutto perché, senza l'uomo, l'uomo non poteva essere salvato né, senza le offese umane, le offese umane potevano essere troncate. Sostiene la propria causa chi si prende cura di quella d'un altro. Colui che non vi partecipa, non può troncare le sofferenze umane. Cristo ci ha accolto dentro di sé per darsi a noi: sopportò le nostre sofferenze per eliminarle. Ecco perché Cristo fuggì.

 

11

 

Erode. accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò' e mando ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio.

Che fa Cristo? Nato re e re del cielo, perché, trascurò i soldati della sua innocenza? Perché non si curò dell'esercito dei suoi coetanei? Perché abbandonò le scolte assegnate alla sua culla, così che il nemico, che cercava solo il re, infierì contro tutti i soldati?

Fratelli, Cristo non trascurò i suoi soldati, ma diede loro una sorte migliore, poiché concesse loro di trionfare prima di vivere, fece sì che ottenessero senza lotta la vittoria, donò loro le corone prima delle membra. Volle che mediante le virtù lasciassero da parte i vizi, possedessero il cielo prima della terra e non fossero introdotti nelle vicende umane prima che in quelle divine. Cristo, dunque, mandò innanzi i suoi soldati, non li perdette; raccolse il suo esercito, non lo abbandonò.

Beati quelli che abbiamo visto nati al martirio, non al mondo! Beati coloro che cambiarono le fatiche in riposo, i dolori in sollievo, le sofferenze in gioia!

Vivono, vivono, perché vivono veramente quelli che meritano d'essere uccisi per Cristo.

Beati i grembi che portarono tali creature. Beate le lacrime che, versate per loro, concessero ai piangenti la grazia del battesimo. Infatti, in un modo diverso con un solo dono le madri sono battezzate nelle loro lacrime e i figli nel proprio sangue. Nel martirio dei figli le madri hanno subito il martirio; la spada, trafiggendo le membra dei figli, giunse al cuore delle madri. Ed è necessario che siano partecipi del premio, perché furono compagne nel martirio.

 

12

 

Le madri sopportarono ogni angoscia e dolore. Perciò non saranno prive della gioia del martirio, poiché del martirio versarono le lacrime.

A questo punto l'ascoltatore faccia attenzione; faccia attenzione per comprendere che il martirio non avviene per merito, ma per grazia.

Quale volontà c'era, quale arbitrio nei pargoli, nei quali la stessa natura era ancora involuta, per così dire prigioniera? Riguardo al martirio, dunque, attribuiamo tutto a Dio, nulla a noi. Non dipende dalla forza umana, ma da un dono divino vincere il diavolo, consegnare il corpo, disprezzare le sofferenze, svalutare i tormenti, stancare il carnefice, ricevere gloria dalle offese, ottenere la vita dalla morte. Chi corre al martirio confidando in se stesso, non giunge alla corona.

Colui che per noi si degnò nascere in una stalla, voglia condurci ai pascoli del cielo,lui il Cristo Gesù.

 

TEMPO DELL'EPIFANIA

 Soltanto la Luce divina può fare conoscere all'uomo la nascita di Dio nel suo cuore (28) e insegnargli la vera adorazione (27). Infatti l'incarnazione è e resta mistero (30), ma grazie ad essa ci viene il battesimo di rigenerazione (31) e ci è offerta la beatitudine (32).

 27

Dai "Discorsi" di Giuliano di Vézelay.

Serm.2 in Epiph. S Ch

I magi, prostratisi, adorarono il Bambino 25 . Fa lo stesso anche tu. I Magi, come tuoi maestri, ti insegnano un elemento del culto divino, cioè il modo con cui devi adorare Dio. Prostratisi lo adorarono 26 , dice il vangelo. Ma il tuo comportamento non è affatto così. Tu entri nella casa di preghiera, la casa dove Gesù è adorato, e subito ti afflosci o ti siedi, sfibrato e pigro come sotto il fardello di un peso gravoso e ti sistemi con disinvoltura, quasi con cura ricercata; però lo fai non per pregare, ma per dormire. Quanto alle preghiere stesse, ammesso che queste si possano chiamare preghiere! e ai salmi, li percorri ad una tale velocità che tagli e abbrevi quasi di metà i versetti.

Salomone piegò le due ginocchia in terra, quando il tempio fu terminato e lui, infaticabile interlocutore di Dio dette libero corso ad una lunga preghiera. Il salmi sta dice che quando Salomone pregava, egli era prostrato nella polvere, il suo corpo era steso a terra 27  . Tutta la sua persona era impegnata nell'adorazione tanto da esclamare: Venite, prostrati, adoriamo in ginocchio davanti al Signore 28 . Forse ti è troppo difficile imitare addirittura dei re che nel bel mezzo dell'agitazione e degli assilli di corte seppero pregare con tale devozione e simile fervore? Imita almeno i Magi: Prostratisi lo adorarono 26 .

 28

Dagli Scritti di un ignoto autore reno-fiammingo.

Dov'è il re dei Giudei che è nato? 29  Noi vogliamo adorarlo e onorarlo con la mirra, con l'incenso e con l'oro.

L'anima sa bene che Dio esiste, sì, grazie al solo lume naturale della ragione. Ma chi è o dove sia, le è del tutto sconosciuto e nascosto e non ne sa assolutamente nulla. Ora sorge in lei un amabile desiderio e cerca e chiede con assiduità e vorrebbe sapere del suo Dio che le è così velato e nascosto. In tale diligente ricerca si leva per lei una stella, cioè una luminosità e uno splendore di grazia divina; una luce dell'alto sembra dirle interiormente egli è nato, e le indica anche il luogo di questa nascita. Nessuna luce naturale potrebbe infatti indicare dove sia il Signore. Molte persone vogliono ricercare questa nascita con il solo lume della ragione, e tutte sono costrette ad arrestarsi smarrite; di lì non ne vien fuori nulla. Non si può provare questa nascita, perché la stessa luce che l'ha annunziata deve manifestare anche cosa sia quella nascita e dove è avvenuta.

Ma quando la ragione evade da sé stessa, rinunzia a sé e si trasforma nel puro e nudo spirito, allora brilla unicamente quella stella divina. E soltanto a ciò tende la vita di tutti gli uomini, nel disimpegno dal resto e nella semplicità.

Oeuvres complètes de J. Tauler TRALIN, Paris, 1911, T.1,381-383.

29

Dai "Discorsi" di san Gregorio Nazianzeno.

Dio è la somma Luce. Incomprensibile per il nostro intelletto, intraducibile nelle nostre parole, egli illumina ogni natura dotata di ragione. Dio è per l'intelletto ciò che il sole è per i sensi: quanto più noi siamo purificati, tanto più egli si manifesta a noi; più ne abbiamo l'esperienza intuitiva, più l'amiamo, e più l'amiamo, meglio anche lo possiamo comprendere. Diventiamo allora come specchi che riflettono quella luce divina, che si diffonde pochissimo per coloro che si tengono fuori del suo irradiamento. Questa luce è quella che si contempla nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo.

Ala era pure una luce la colonna di fuoco che guidava Israele nella marcia e mitigava i rigori del deserto: una luce il carro di fuoco che ghermì Elia senza bruciarlo; una luce la luminosità che avvolse i pastori quando l'increato si congiunse col temporale. Fu una luce quel bagliore della stella che precedeva i Magi verso Betlemme per servire loro da guida e far da scorta alla Luce che, pur restando superiore, è scesa fino a noi per vivere con noi e unirsi alla nostra natura. Sempre una luce fu la divinità che gli Apostoli intravidero di sfuggita sul monte e il cui splendore fu troppo vivo per l'occhio umano. Luce infine, e più che mai luce, lo splendore del battesimo che contiene il grande e stupefacente mistero della nostra salvezza.

Hom.40. PC 36,364s.

30

Dai "Capitoli teologici" di san Massimo il confessore.

Il Verbo di Dio si è manifestato nella carne una volta per sempre. Ma in chi lo desidera, egli vuole continuamente rinascere secondo lo spirito, perché ama gli uomini. Così ridiventa bambino e si forma in loro con il progredire delle virtù. Il Verbo si manifesta nella misura in cui sa di poter essere ricevuto da chi lo accoglie: non limita la manifestazione della sua grandezza per gelosia, ma misura l'intensità del suo dono secondo il desiderio di chi brama vederlo. Il Verbo di Dio si manifesta sempre, secondo le disposizioni di chi lo riceve: tuttavia, data l'immensità del mistero, egli rimane ugualmente invisibile per tutti. Per questo motivo I'apostolo, penetrata con acutezza la potenza del mistero, dice: Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e nei secoli. 30  Egli dimostrava così di aver ben compreso la perenne novità del mistero ed intuiva che l'intelligenza non potrà mai possederlo come una cosa invecchiata. Cristo Dio nasce nel tempo e si fa uomo assumendo una carne umana dotata di anima intelligente; nasce nel tempo, lui che fa uscire dal nulla tutto ciò che esiste. Ed ecco che un giorno brilla dall'Oriente una stella e conduce i Magi al luogo dell 'incarnazione del Verbo. Una realtà creata indicava così misticamente colui che è al di là di ogni percezione sensibile, colui che supera la parola della legge e dei profeti, colui che guida le genti alla fulgida stella della conoscenza.

1,8ss. PG 90,1181ss.

31

Dalle «Considerazioni sulla fede" di Diàdoco di Fotica.

Per salvarci, anima e corpo, il Verbo santo di Dio si è incarnato. Ci ha elargito, da Dio com'egli è, l'acqua della salvezza mediante il suo battesimo di rigenerazione. Eccoci nuova creatura per mezzo dell'acqua, grazie all'azione dello Spirito santo e vivificatore. Immediatamente la purezza torna a splendere in noi, almeno in coloro che vengono a Dio con una volontà totale. Infatti, quando lo Spirito Santo fissa in noi la sua dimora, mette in fuga il peccato. Una, semplice è l'impronta divina nell'anima; perciò è impossibile che si sovrappongano in lei le figure di due personaggi. Voglio dire che quando la grazia, in una unione d'amore infinito, si adatta all'anima geolpendovi la sua immagine, come pegno della somiglianza futura, dove potrà trovare posto il personaggio del maligno? Tesi nella corsa della santa competizione, crediamo che con il bagno dell'incorruttibilità il serpente multiforme è cacciato dai tesori dello spirito. Possiamo avere allora ancora pensieri maligni misti a quelli puri? Non stupiamoci. L'acqua che rigenera, cancella la macchia del peccato, ma non cambia ora la duplice disponibilità del nostro volere. Abbiamo da conservare in noi con la potenza di Dio impugnando le armi della giustizia quanto non abbiamo saputo custodire quando eravamo in balia della carne. Ma se l'uomo comincia a progredire con l'osservanza dei comandamenti e 1Invocazione incessante del Signore Gesù, il fuoco della grazia si diffonde in lui.

N.78. 5 Ch 3.

32

Dai "Trattati teologici" di Simeone il nuovo Teologo.

Beati quelli che hanno accolto Cristo venuto come luce nelle tenebre, perché sono divenuti figli della luce e del giorno. Beati quelli che quotidianamente si nutrono di Cristo, nella contemplazione e nella conoscenza, come il profeta I saia del carbone ardente, perché saranno purificati da ogni macchia nell'anima e nel corpo. Beati quelli che ogni istante gustano questa luce ineffabile con la bocca dell'intelligenza, perché cammineranno composti come in pieno giorno e passeranno il tempo in gioconda serenità.

Beati quelli che vivono stabilmente nella luce di Cristo, perché ora e nei secoli sono suoi fratelli e coeredi e lo saranno per sempre.

Beati quelli che hanno acceso la luce nel loro cuore e non l'hanno lasciata spegnere, perché dopo questa vita andranno con splendore davanti allo sposo e, portando le fiaccole, entreranno con lui nella camera nuziale.

Beati quelli che si sono avvicinati alla luce divina, vi sono penetrati e sono divenuti interamente luce fondendosi con essa, perché si sono spogliati interamente del loro abito di oscurità e non piangeranno più lacrime amare. Beati quelli che vedono la loro veste brillare come se fosse Cristo, perché subito saranno colmati di una gioia ineffabile, e, esterefatti, piangeranno di felicità davanti alla prova che sono già divenuti figli ed eredi della risurrezione.

Tr. X,777ss. S Ch 129, 315-319

 

PRIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO  

(12 gennaio)

9

Dal vangelo secondo Luca.

2,41-52

I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni

a Gerusalemme per la festa di Pasqua.

Quando Gesù ebbe dodici anni,

vi salirono di nuovo secondo l'usanza.

 

Dalle Omelie di Origene su questo vangelo.

Comm.in Lc.,hom.18,2-5;19,1-2. SC 87,267.269.273.275.

 

A dodici anni Gesù rimane a Gerusalemme senza che i suoi genitori se ne accorgano. Trepidanti essi lo cercano e non riescono a trovarlo. Interrogano parenti, amici e conoscenti: tra di loro non c'è. Lo cercano, dunque, i suoi genitori; lo cerca il padre che lo aveva custodito e accompagnato in Egitto. Gesù, tuttavia, non si lascia trovare subito appena lo cercano. Non lo trovano tra parenti e consanguinei: il mio Gesù non si lascia trovare in mezzo alla confusione.

Ascolta, dove, dopo averlo tanto cercato, riescono a trovarlo, perché anche tu, insieme con Maria e Giuseppe, possa trovarlo. Il vangelo narra che, cercandolo, lo trovarono nel tempio. In nessun altro luogo se non nel tempio. Non basta, ma in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava.

Anche tu, dunque, cerca Gesù nel tempio, cercalo nella Chiesa, cercalo tra i maestri che sono nella Chiesa e non si allontanano da essa. E lo troverai.

 

10

 

Se uno dice di essere maestro e non possiede Gesù, costui è maestro solo di nome. Gesù, Verbo e Sapienza di Dio, non si lascia trovare presso di lui.

Lo trovarono - dice Luca - in mezzo ai dottori. In un altro passo della sacra Scrittura è detto a proposito dei profeti nelle assemblee: Se uno di quelli che sono seduti riceve una rivelazíone, chi parlava, taccia (Cf 1 Cor 14,30). Nello stesso senso devi intendere ora le parole: 1n mezzo ai dottori.

Lo trovano che non solo sta seduto, ma anche interroga e ascolta i dottori. Anche adesso Gesù è qui con noi che ci interroga e ci ascolta.

E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore‑. Perche? Non certo per le sue domande, anche se erano straordinarie, ma per le sue risposte. Interrogava i dottori e, poiché a certe sue domande essi non erano capaci di rispondere, rispondeva lui.

In questo contesto rispondere significa più di un momento del dialogo. Qui rispondere indica un insegnamento attinto dalla Scrittura. Ti auguro, fratello, di lasciare istruire anche te dalla legge divina.

 

11

 

Mosè parlava e Dio gli rispondeva a faccia a faccia (Cf Es 19,19). Le sue risposte gli insegnavano quelle cose che egli non conosceva. Gesù interroga e risponde e, come ho già detto, se le sue domande sono straordinarie, molto di più lo sono le sue risposte.

Preghiamo e cerchiamolo con tormento e angoscia affinché noi pure possiamo sentirci provocare con le sue domande, a cui egli stesso poi risponda. Non invano è scritto: Tuo padre e io. angosciati, ti cercavamo. Bisogna che chi cerca Gesù, non lo cerchi negligentemente, alla leggera, senza impegno, come fanno alcuni che non riescono perciò a trovarlo. Noi invece diciamo: Angosciati, ti cercavamo. Ed egli all'anima nostra che lo cerca con passione e impegno, risponderà: Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?

 

 

12

Gesù cresceva in sapienza, età e grazia. Non appartiene alla natura umana essere ricolmi di sapienza prima dei dodici anni. Una cosa è possedere parzialmente la sapienza, un'altra esserne ricolmi. E' evidente, dunque, che qualcosa di divino si manifestò nella carne di Gesù, qualcosa che sopravanzava non soltanto l'uomo, ma qualsiasi creatura razionale.

Dice il vangelo che "cresceva". Infatti spogliò sé stesso, assumendo la condizione di servo (Fil 2,7) e con la stessa potenza con la quale si era umiliato, ora cresce. Era apparso dèbole, perché aveva assunto un corpo dèbole, e proprio per questo nuovamente si fortifica. Il Figlio di Dio si era umiliato e per questo è poi ricolmato di sapienza.

E la grazia di Dio era sopra di lui (Lc 2,40). Egli aveva la grazia di Dio non quando raggiunse l'adolescenza, non quando insegnava apertamente, ma anche quand'era ancora fanciullo. Come ogni cosa in lui era ammirabile, così lo fu anche la sua fanciullezza, fino al punto da possedere la pienezza della sapienza di Dio.

 

BATTESIMO DEL SIGNORE (13 gennaio)

 

 

Da "La vita in Cristo" di Nicola Cabàsilas.

De vita in Christo,I,3;II,1.5.8. PG 150,503,506,523.

 

Noi non potevamo elevarci fino a Dio con i nostri mezzi, ma lui è disceso per incontrarci. Noi non lo cercavamo, ma lui ci desiderava. La pecora si mette forse in cerca del pastore? La dramma sospira il proprietario? Dio invece si è chinato verso la terra, ha cercato la sua immagine. E' andato nei luoghi dove la pecora si smarriva, per prendersela in spalle e ritrarla dall'errare.

Dio ci ha resi partecipi della vita celeste, però senza trasferirci in cielo, ma lasciandoci in terra. Non ci ha condotti nei cieli, ma li ha fatti discendere fino a noi, secondo la parola del profeta: Abbassò i cieli e discese (Sal 17,10) .

Dunque il Sole di giustizia entra in questo mondo tenebroso attraverso i sacri misteri come per altrettante finestre. Mette a morte la vita conforme a questo mondo e suscita quella celeste: così la luce del mondo vince il mondo, lei che ha detto: Io ho vinto il mondo? (Gv 16,33) In un corpo fragile e mortale Cristo ha introdotto una vita stabile ed eterna.

 

2

 

Quando in una casa entra un raggio di sole, la lampada non attira più gli sguardi, perché domina vittorioso lo splendore del giorno. Lo stesso accade quando il mistero della vita futura penetra col suo fulgore in un'anima: esso vince la vita carnale e la bellezza di quaggiù, e ne copre la luce. E' questa la vita nello Spirito, che supera ogni desiderio della carne, secondo il detto paolino: Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne (Gal 5,16).

E' questa la via che il Signore ha tracciato venendo a noi, è questa la porta da lui aperta entrando nel mondo. Quando è tornato al Padre, Gesù non ha voluto chiuderla dietro di sé, ma per essa dal Padre ritorna agli uomini, anzi è presente sempre, è con noi e lo sarà sempre, mantenendo le sue promesse.

Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo  (Gn 28,17), direbbe il patriarca. E quale è questa apertura per cui gli angeli scendono in terra se non lo stesso Signore degli angeli?

Perciò, quando il Salvatore si degnò di ricevere il battesimo di Giovanni, quasi prefigurando il battesimo che egli avrebbe dato, aprì i cieli, insegnandoci così che per mezzo del battesimo vedremo le regioni celesti. Quando egli dichiara che non può entrare nella vita chi non è battezzato, allude al santo lavacro come a un ingresso e a una porta.

 

3

 

Essere battezzato è nascere secondo Cristo, quando l'uomo esce dal nulla e riceve l'essere e la sostanza di figlio di Dio. La parola "nascita" ha molti sensi; anzitutto, il battesimo è una nascita, perché è il primo dei misteri che ci introducono nella vita nuova; poi il nome stesso di rigenerazione indica una nuova nascita; infine, i riti e i canti, con i quali celebriamo il sacramento, invitano a vedere nel battesimo il principio e il fondamento della vita. Ecco l'ordine della celebrazione: prima il neofito è lavato, poi riceve l'unzione e infine accede alla sacra mensa.

Se Cristo volle essere battezzato con tutti gli altri, quanto più noi dobbiamo stimare questa nuova nascita! Quali sono gli altri nomi del battesimo? Lo chiamiamo rinascita, generazione, creazione nuova, sigillo, e anche immersione, veste, unzione, dono, illuminazione, lavacro. Tutti questi nomi significano la medesima realtà: essi introducono gli uomini, che sono e vivono secondo Dio, nel mistero del compimento finale. Intendere il termine "nascita" alla lettera non significherebbe assolutamente nulla.

 

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I termini "rinascita" o " rigenerazione" manifestano che i battezzati ritrovano in questa seconda nascita il loro volto primitivo, la cui forma era andata perduta. Quando uno scultore riprende la materia di una statua e la riplasma, egli la rigenera.

Appunto questa è l'operazione del battesimo in noi: incide nelle anime nostre una figura ideata, rendendoci conformi alla risurrezione del Salvatore: di qui il nome di sigillo, perché imprime l'immagine regale, nel senso che il volto beato di Cristo si imprime nel battezzato.

Ma poiché la forma avvolge la materia e non lascia apparire l'informe, chiamiamo questo mistero anche veste e immersione. Paolo ci parla di questa veste e di questo sigillo, per cui Cristo è scolpito e plasmato in noi. Egli scrive ai Galati ed esclama, lui che era stato reso muto: Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore, finché non sia formato Cristo in voi! (Gal 4,19) Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo (Gal 3,27).

 

5

 

Nel giorno del battesimo, Dio ci riconosce suoi, secondo il detto di Paolo: Ora avete conosciuto Dio, anzi da lui siete stati conosciuti (Gal 4,9). In quel giorno udiamo pronunziare il nostro nome nuovo e diventiamo chiaramente conosciuti grazie a tale parola che dà significato. Dio ci riconosce allora nella verità. Perciò il salmista, alludendo a quelli che non hanno nessuna comunione con la vita divina, dice: Non pronunzierò con le mie labbra i loro nomi (Sal 15,4).

L'uomo che si allontana dalla luce è ridotto a un cieco ignorante, perché senza la luce nessun oggetto visibile può essere manifesto allo sguardo. Allo stesso modo, non possiamo essere conosciuti da Dio se non accogliamo un raggio della sua luce. La ragione è questa: ciò che non è illuminato dalla luce di Dio, addirittura non esiste. La Scrittura dice infatti che il Signore conosce i suoi (Cf Nm 16,5), mentre egli dichiara di non conoscere le vergini stolte (Cf Mt 25,12).

 

6

 

Il battesimo è anche dono, perché è nascita. Che differenza c'è tra la rigenerazione spirituale e la nascita fisica? A ben considerare, ci rendiamo conto che è impossibile persino pensare o desiderare i benefici che derivano dal battesimo, perché sta scritto: Quelle cose che mai entrarono in cuore di uomo (1 Cor 2,9) e la nostra mente non può concepirle finché non le abbia sperimentate. Quando udiamo parlare della libertà e del regno che ci è preparato, pensiamo a qualche tipo di vita felice, come può essere compreso dall'intelligenza umana. Invece qui si tratta di qualcosa di assolutamente diverso, che supera il nostro pensiero e il nostro desiderio.

Il battesimo è detto unzione, perché incide negli iniziati il Cristo, l'unto per noi, ed è sigillo, perché imprime in essi il Salvatore. Il crisma, infatti, quale autentico sigillo, penetrando dovunque perfettamente lungo tutta la struttura del corpo di colui che lo riceve e modellandolo, in lui imprime l'unto, cioè Cristo, e gli dà la sua forma.

Abbiamo esaminato i vari nomi del battesimo: sigillo, veste, immersione. Abbiamo anche parlato di dono e di illuminazione che portano allo stesso effetto della nascita. E' chiaro che tutti i nomi del sacramento dell'iniziazione esprimono una realtà unica: il lavacro battesimale è per noi l'inizio della vita in Cristo.

 

7

 

La nostra vita in Dio è radicalmente nuova, perché non ha nulla in comune con le nostre vecchie abitudini o tendenze. Tale vicinanza alla natura divina non può essere concepita, perché, pur essendo propria della natura umana, è vita di Dio. Infatti era la vita di un uomo e chi la viveva era puro da ogni peccato, in quanto Dio e anche uomo. Ecco perché è assolutamente necessario che nell'atto di essere rigenerati nasca in noi la vita di Cristo: anche per questo usciamo dall'acqua battesimale senza peccato.

Ciò risulta chiaro pure da ciò: la nascita nel battesimo è principio di vita futura, acquisizione dei nuovi sensi e preludio della vita celeste. Tuttavia non potremmo prepararci per quella nuova esistenza se la vita di Cristo non cominciasse in noi fin d'ora. Cristo è il padre del secolo futuro, come Adamo lo è del presente, poiché il progenitore precedette gli uomini nella vita corruttibile.

Non è possibile vivere questa vita umana senza avere ricevuto i sensi corporei di Adamo e le potenze vitali proprie dell'uomo; così è impossibile penetrare vivi in quel mondo beato se Cristo non fosse venuto ad abitare tra gli uomini e non li avesse plasmati a sua immagine.

 

8

 

Il Nuovo Testamento supera il Vecchio per la qualità delle sue parole: ora Cristo vi è presente, in modo ineffabile egli trasforma e plasma le anime.

Con la parola, con la dottrina, con le leggi dell'antica Alleanza non era possibile che gli uomini giungessero al fine desiderato. Forse sarebbe stato possibile con l'insegnamento, però mancavano le opere, soprattutto l'opera sovressenziale della crocifissione e morte del Dio incarnato.

Ciò fu evidente fin dal principio negli stessi apostoli e padri della fede. Quegli uomini poterono avvalersi dell'insegnamento del Salvatore, contemplarono e condivisero la sua vita, furono spettatori delle sue azioni miracolose che superano la nostra capacità naturale. Poi lo riconobbero nel Risorto e furono testimoni della sua ascensione.

Ma dopo tutto ciò, non furono rinnovati, non divennero più generosi o più spirituali, finché non ricevettero il battesimo e lo Spirito Santo non irruppe nei loro cuori.

Allora diventarono uomini nuovi, ricevettero la vita nuova e ad essa condussero gli altri, vivendo e diffondendo l'amore di Cristo.

Quando il sole ascende in cielo, fa sentire la vampa dei suoi raggi; accade la medesima cosa per gli effetti perfettibili dell'abluzione spirituale. Quando Dio guida i santi allo zenit della perfezione, questi lo conoscono e lo amano; essi non sono attirati da vuoti discorsi, ma trasformati dalla forza del battesimo che rinnova gli amati da Dio.

Il Signore crea in essi un cuore puro, toglie quello di carne, tirandoli fuori dal sonno della morte. Dio scrive non su tavole di pietra ma sulla tavola di carne del cuore. E non vi incide semplicemente la legge, ma lo stesso legislatore. E' lui a incidere sé stesso  (Cf. 2 Cor 3,3).

 

 

9

 

Dal vangelo secondo Luca.

3,21-24

Quando tutto il popolo fu battezzato

e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo,

stava in preghiera,

il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo.

 

Dalle Omelie su questo vangelo di san Beda il Venerabile.

In Marci evangelium,1ib.I. PL 92,137-139.

 

Quando Giovanni vide che i suoi ascoltatori diventavano sempre più capaci di intenderlo, apertamente annunziò loro che Gesù era Figlio dì Dio. Disse: Chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: "L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo". E io ho visto e ho reso testimonianza che questi e il Figlio di Dio (Gv 1,33-34).

Anche noi siamo battezzati dal Signore nello Spirito Santo, non solo quando nel giorno del battesimo siamo immersi nel fonte della vita per la remissione dei peccati: ciò avviene ogni giorno, quando la grazia del medesimo Spirito ci spinge a compiere le opere che Dio gradisce.

Il Signore ricevette il battesimo da Giovanni per tre motivi.

Poiché era nato uomo, doveva conformarsi umilmente alla giustizia della legge.

Poi, doveva approvare il battesimo di Giovanni, ricevendolo egli stesso.

Infine, occorreva dimostrare mediante la colomba che lo Spirito Santo scenderebbe sui battezzati nel fonte purificatore, simboleggiato dalle acque santificate del Giordano.

 

10

 

Nel battesimo del Signore si manifesta il mistero della Trinità. Lo Spirito scende su di lui sotto forma di colomba e si ode la voce del Padre che rende testimonianza al  Figlio.

Gesù vede aprirsi i cieli, ma non perché quella realtà materiale si spacchi: si tratta di una visione spirituale identica a quella di cui parla il profeta Ezechiele all'inizio del suo libro.

La colomba si ferma sul capo di Gesù, affinché nessuno creda che la voce del Padre sia diretta a Giovanni invece che al Signore. E' molto opportuna la sottolineatura dell'evangelista che specifica come la colomba si fermi su Cristo. Si tratta infatti di un dono particolare conferito al Mediatore tra Dio e gli uomini: lo Spirito Santo, una volta sceso su di lui a ricolmarlo, non si ritirerà mai più e resterà sempre in lui.

Talvolta i fedeli possono ricevere grazie straordinarie dallo Spirito Santo per compiere miracoli o atti di virtù eroica, ma questi doni non sono permanenti. Invece non ci viene mai meno la grazia dello Spirito per le opere di pietà e di giustizia che mantengono vivo l'amore di Dio e del prossimo. Per questo il Signore ci promette l'assistenza dello Spirito, dicendo: Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi (Gv 14, 17) .

Tuttavia lo Spirito rimane sempre sul Signore in modo assolutamente particolare. Siccome è il Figlio di Dio, a lui non è dato come a noi secondo la misura della nostra fede. Giovanni ne parla quando afferma: E noi vedemmo la sua gloria,  gloria come di unigenito dal Padre, pieno di  grazia e di verità (Gv 1, 14).

11

 

Non pensiamo però che lo Spirito rimanga sul Signore a cominciare da quando è battezzato nel Giordano, perché lo ebbe in pienezza fin dal momento in cui fu concepito nel seno della Vergine.

La manifestazione della discesa dello Spirito Santo al Giordano è il segno della grazia spirituale che ci viene conferita con il battesimo. Infatti a noi rigenerati nell'acqua e nello Spirito per la remissione dei peccati, viene di solito conferita una sovrabbondanza di grazia mediante l'imposizione della mano del vescovo.

Dopo il battesimo Gesù vide i cieli aprirsi; anche a noi si apre la porta del Regno mediante la grazia battesimale. Questa porta fu sbarrata davanti ai nostri progenitori cacciati dal paradiso dopo il peccato, e l'ingresso rimase vietato a tutto il genere umano dalla spada fiammeggiante di un cherubino.

Quando il fedele è toccato dalle acque della vita, il fuoco di quella spada si spegne: egli si riconcilia con gli spiriti angelici, ritornando nella pace del suo creatore. Se conserverà i sacramenti della fede, mediante la purezza del cuore e la castità delle membra, potrà entrare subito nel regno dei cieli, appena lascerà questo mondo.

 

12

 

Per quale motivo si sarebbero aperti ì cieli per il Signore che nella sua divina potenza domina cielo e terra, anche se incarnandosi venne ad abitare con noi mortali?

Perché la voce del Padre echeggiò dai cieli: Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto? Deve forse insegnare al Figlio qualcosa che egli non sappia?

Queste manifestazioni servono per rivelare a noi ciò che dobbiamo credere: cioè che l'uomo battezzato da Giovanni con altri è il vero Figlio di Dio, il Signore di Giovanni e di tutta l'umanità, il solo davvero capace di battezzare nello Spirito.

La voce del Padre ci insegna inoltre che possiamo diventare figli di Dio attraverso l'acqua della purificazione e lo Spirito che santifica. Infatti a quanti l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio (Gv 1, 12).

 

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