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Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

TEMP0 DI AVVENTO

 

Anno A

 

SECONDA SETTIMANA

 Arrivano i tempi messianici

 

La sobrietà della vita solitaria (8), che affronta con animo lieto e grato le prove, colma le lacune e appiana le angolosità del cuore (9), rendendolo pronto per l'incontro (10.12).

È il Figlio stesso di Dio che rende capace il cuore umile e ben disposto di superare gli ostacoli (11). Così l'au­sterità del deserto fiorisce nel possesso di Dio (7).

 

7

 Lunedì

 

Dalle Lettere di sant'Eucherio.

Epistola de Laude eremi, 3.43. PL 50,702‑703.711‑712.

 

Lo chiamerei a buon diritto il deserto un tempio del nostro Dio, non limitato da mura. Noi dobbiamo proprio crederlo: colui che vi abita in silenzio, vi gusta una gioia segreta.

Spesso Dio si mostrò in quel luogo ai suoi santi e, quasi invitato all'eremo, non sdegnò d'intrattenersi con gli uomini. Già Mosé nel deserto aveva visto Dio e il suo volto diventò splendente; nel deserto Elia si velò la faccia, tremando al pensiero di vedere Dio. E sebbene Dio sia presente a tutte le cose, perché a lui appartengono, ed è in ogni luogo, tuttavia egli si degna di visitare in modo speciale il deserto, mistero di cielo.

La ho visto, o buon Gesù, gruppi di santi e le loro as­semblee: nulla bramano, nulla desiderano se non colui che unicamente bramano.

Aspirano ad avere libero tutto il tempo per dedicarlo alle lodi di Dio? Lo hanno.

Desiderano godere la compagnia dei santi? La godono.

Bramano il possesso di Cristo? Possiedono il Salvatore.

Desiderano raggiungere la pienezza della vita eremiti­ca? La raggiungono nel cuore.

In tal modo, per somma grazia di Cristo, meritano di godere nel tempo molto di ciò che si ripromettono dalla vita futura. Già possiedono la realtà che sperano. Anche durante la stessa fatica hanno un non piccolo premio, perché nell'opera loro è già come presente l'essenza del premio stesso.

 

 8

 Martedì

 

Dai Capitoli sulla sobrietà di Filoteo sinaita.

La Filocalia, capp.28.33.8.Torino,1983,vol.20,410.412.400.

 

Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una volta che ci siamo resi conto di queste parole evangeliche, non rifiutiamo le fatiche degli esercizi spirituali: dalla terra infatti germoglia il grano, ma da tali fatiche germogliano gioia spirituale ed esperienza di bene.

Dobbiamo dunque, ognuno di noi, purificarci esterior­mente ed internamente nel Signore, sorvegliare i nostri sensi e ogni giorno filtrare le nostre attività, eliminando la passione e il peccato.

Ieri, vivendo nel mondo, nell'ignoranza e nella vanità, abbiamo servito, con tutto il nostro intelletto e i nostri sensi, all'inganno del peccato; allo stesso modo bisogna che, trasferiti alla vita secondo Dio, con tutto il nostro intelletto e i nostri sensi serviamo a Dio vivo e vero.

Quando saremo giunti a un certo stato di sobrietà, insieme con Gesù potremo custodire il cuore dai vizi e venire illuminati da lui nell'intimo, con l'ardente desiderio di gustare la sua bontà mediante l'intelletto.

Per quest'unico motivo abbiamo infatti ricevuto la legge di essere puri nel cuore: perché quando la preghiera continua avrà disperso le nubi della malignità dal nostro animo, potremo vedere come in un puro cielo sereno il Sole di giustizia, Gesù Signore.

 

9

 Mercoledì

 

Dalle Centurie di san Massimo il Confessore.

Capitoli vari sulla teologia e l'economia, sulla virtù e il vizio. II Centuria,53‑54.

La Filocalla,Torino,1983,vol.20,200‑201.

 

Ogni valle sarà colmata. Non però "ogni valle" senza altra specificazione e nemmeno “ la valle di ognuno": poiché non verranno colmate le valli di quelli che non hanno prepa­rato la via del Signore e non hanno fatto retti i sentieri di lui.

Quando dunque la valle, cioè l'anima di quelli che hanno preparato la via del Signore e raddrizzato i suoi sentieri, si riempie di conoscenza e di virtù per l'avvento del Verbo di Dio che cammina in essi in forza dei comandamenti, allora tutti gli spiriti della falsa conoscenza e della malizia sono "abbassati", perché il Verbo li calpesta e li assoggetta. Egli abbatte la forza malvagia che s'innalza contro la natura umana, la livella come appianerebbe monti e colli e se ne serve per colmare le valli.

Infatti il rigetto delle passioni contro natura e l'assunzione delle virtù secondo natura riempie le valli dell'anima e abbassa la signoria degli spiriti malvagi che s'innalza come montagna.

I "luoghi aspri" cioè i pendii delle tentazioni involonta­rie, divengono "vie piane", soprattutto quando l'intelletto, con gioia e letizia, si compiace nelle debolezze, nelle tribo­lazioni e nelle necessità; allora esso elimina tutta la signoria delle passioni volontarie per mezzo delle pene non volute.

La Scrittura infatti ha chiamato “luoghi aspri” il presen­tarsi di quelle tentazioni involontarie che però si trasforma­no in “vie piane” grazie alla sopportazione unita al rendi­mento di grazie.  

 

10

 Giovedì

 

Dai Discorsi dì Guerrico dIgny.

Senno III de Adventu Domini,2. SC 166,122‑126.

 

Tieniti pronto, o vero Israele, per l'incontro col Signore, perché non solo tu gli apra quando viene e bussa, ma quan­do ancora è lontano, tu gli vada incontro con letizia e col cuore pieno di gioia.

Nutri fiducia per il giorno del giudizio e prega con tutta l'anima che venga il suo regno. Se in quel momento vuoi essere trovato pronto, prima del giudizio esamina te stesso, secondo il consiglio del saggio. Sii pronto a compiere qualunque opera buona,                                             e non meno pronto a sopportare qualsiasi male, perché le tue labbra possano aprirsi al canto, senza che il cuore le smentisca: Pronto è il mio cuore, o Dio, pronto è il mio cuore. Sono cioè pronto a compiere con il tuo aiuto ogni giustizia e a sostenere ogni calamità.

Tu, Signore, vieni dunque incontro a me, che ti vengo incontro. Io non posso elevarmi alla tua altezza, se tu chi­nandoti all'opera delle tue mani, non mi porgi la destra. Vienimi incontro e vedi se in me c'è una via di menzogna che io ignoro. Allontanala allora, abbi misericordia di me e con la tua legge guidami alla vita eterna: cioè conducimi a Cristo, che è la via per la quale si va e l'eternità alla quale si perviene, la via immacolata, la beata dimora.

 

11

Venerdì

 

Dal Trattato sulla Provvidenza di Teodoreto di Ciro.

De Providentia, oratio X. PG 83,748.

 

Dio non si prende semplicemente cura degli uomini ma provvede loro, perché li ama. La potenza del suo amore è talmente grande che egli ha costituito il Figlio, consostan­ziale a lui, come nostro medico e salvatore. Il Padre ha creato l'universo con l'opera del suo Unigenito, generato prima dell'aurora, e grazie a lui ci ha donato il privilegio di essere suoi figli adottivi.

Il genere umano, però, aveva disertato, passando dalla parte del tiranno crudele ed era precipitato nel baratro della malvagità. L'uomo calpestava impunemente le leggi della natura, nonostante che la creazione facesse udire la propria voce e proclamasse la presenza del Creatore.

L'eloquente splendore dell'universo non aveva più nessuna forza per far reagire l'uomo caduto in una insensibilità estrema.

Davanti a questa situazione disperata, il Creatore, nella sua sapienza e giustizia intervenne per la nostra salvezza. Ma egli non ha voluto offrirci il dono della libertà, servendosi solo della sua onnipotenza; neppure gli è piaciuto mettere in campo unicamente la misericordia contro il nemico del genere umano, perché costui non accusasse d'ingiustizia la misericordia.

Dio invece ha escogitato una via ricca d'amore per l'uomo e insieme adorna di giustizia. Il Salvatore spinge infatti di nuovo a battaglia la nostra natura sconfitta, che egli ha unito a se, e per riparare la disfatta subita la dispone a sbaragliare colui che un tempo riportò iniquamente vitto­ria. Il Signore conduce l'uomo a liberarsi dalla tirannide di chi lo aveva soggiogato in dura schiavitù, perché egli possa riacquistare l'antica libertà.

  

12

 Sabato

 

Dai Discorsi di san Bernardo.

De Adventu Domini, sermo I,10. PL 183,39‑40.

 

Voi conoscete già la persona di colui che viene, il luogo di provenienza è la destinazione a cui è diretto: non ignorate la causa e il tempo della sua venuta. Rimane da cercare per quale via egli venga, e dobbiamo informarcene con diligenza, per potergli andare incontro in modo conveniente.

In realtà, come è venuto una volta, visibile nella carne, a operare la salvezza sulla terra, ora viene ogni giorno in modo spirituale e invisibile, a salvare le singole anime, come sta scritto: Il nostro respiro è l'Unto del Signore. E perché tu comprenda che questa venuta è nascosta e spirituale, il testo soggiunge: Alla sua ombra vivremo fra le nazioni.

Perciò è giusto che se il malato non può andare molto lontano incontro al medico, cerchi almeno di alzare il capo e tenersi in piedi verso colui che viene.

Uomo, non hai bisogno di attraversare i mari, non di penetrare le nubi, non di varcare i monti. Ti ripeto: non ti viene mostrata una lunga via: vai incontro al tuo Dio fino a te stesso, perché vicina a te e la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore . Vagli incontro fino alla compunzione del cuore e alla confessione della bocca, per uscire almeno dal letamaio della tua misera coscienza; sarebbe cosa inde­gna che entrasse lì l'Autore della santità.

Questo lo diciamo a proposito della venuta di Cristo che deve illuminare l'anima di ciascuno con la sua potenza invisibile.

 

 

Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

 

 

 

TEMP0 DI AVVENTO

 

Anno C

 

 

SECONDA SETTIMANA

 

L'austerità del deserto scava il desiderio di Dio (7), e la sobrietà custodisce il cuore (8), per la venuta  di Cristo. Allora il Verbo in persona completerà la nostra deificazione, (9), perché i nostri sforzi non potranno mai elevarci sino alla sua altezza (10).  Sì, davvero viene il Diletto (11) e ogni uomo vedrà la salvezza di Dio (12).

 

7

Lunedì

 

Dalle "Centurie" di san Massimo il confessore.

Centurie sulle virtù, 1,59.44.15. FG 2°,178.174.169.

 

Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Un uomo avvolto in morbide vesti? (Mt 11,7).  Il santo vangelo insegna a rinnegare la carne e a fare professione di vita secondo lo Spirito. Parlo di quelli che morendo a ciò che è umano, conforme a questo secolo, vivono secondo Dio. Morti in questo secolo al comportamento carnale, per amore di Dio, si distinguono per il fatto che sopportano con gioia molte tribolazioni e tormenti, angustie, persecuzioni e innumerevoli forme di prove tentatrici. Tuttavia, termine di ogni afflizione è la gioia; di ogni fatica, il riposo; di ogni disonore, la gloria. In breve, termine di ogni sofferenza per la virtù è l'essere con Dio, restare con lui per sempre e godere il riposo che non ha fine.

 Infatti colui che ha vinto con il divino desiderio la tendenza dell'anima verso il corpo, diviene libero. Dio, che attira la brama di colui che desidera, è senza confronto più eccelso di tutto e non permette che chiunque desidera lui, inchiodi la sua brama a qualcosa che viene dopo di Dio.

 Desideriamo perciò il Signore con tutta la capacità della nostra natura e non lasciamo che la volontà ci venga trattenuta da qualche creatura. Solleviamoci con l'intima disposizione sopra ogni realtà sensibile: non permettiamo che qualcosa della natura rechi danno alla nostra volontà di essere con Dio, che per natura è oltre ogni limite naturale.

 

 

8

Martedì

 

Dai "Capitoli sulla sobrietà" di Filoteo il sinaita.

 Nn.28.33 .8. FG 2°,410.412.400.

 

Che cosa siete andati a vedere nel deserto? (Mt 11,7).   Una volta che ci siamo resi conto di queste parole evangeliche, non rifiutiamo le fatiche degli esercizi spirituali: dalla terra, infatti, germoglia il grano, ma da tali fatiche germogliano gioia spirituale ed esperienza di bene. Dobbiamo dunque purificarci interiormente ed esteriormente nel Signore e sorvegliare ciascuno dei sensi, purificandoli ogni giorno dalle azioni passionali e peccaminose.

 

Come ieri, nella nostra ignoranza, vivendo nel mondo, servimmo con tutto il nostro intelletto e i nostri sensi, all'inganno del peccato; così bisogna che trasferiti alla vita secondo Dio, con tutto il nostro intelletto e i nostri sensi serviamo a Dio vivo e vero.

 

Quando saremo giunti a una certa abitudine di sobrietà, potremo con Gesù custodire il cuore dai vizi, e nel cuore venire illuminati da lui con un ardente desiderio di gustare la sua bontà mediante l'intelletto. Non per altro motivo abbiamo infatti ricevuto la legge di essere puri nel cuore, se non perché, dopo aver messo fuori da questo cielo interiore le nubi della malignità, disperse dalla preghiera continua, possiamo vedere nel puro sereno il sole di giustizia, Gesù Signore.

 

9

Mercoledì

 

Dalle "Centurie" di san Massimo il confessore

Nn. 53-54. FG 2°, 200-1.

Ogni valle sarà colmata (Is 40,4). " Non però 'ogni' senza altra specificazione, e neppure ‘la valle di ognuno': poiché non si tratta della valle di quelli che non hanno preparato la via del Signore e non hanno fatto retti i sentieri di lui. Quando dunque la valle - cioè l'anima - di quelli che hanno preparato la via del Signore e hanno fatto retti i sentieri di lui si riempie di conoscenza e di virtù per l'avvento del Verbo di Dio che cammina in essi in forza dei comandamenti, allora tutti gli spiriti di quella che indebitamente si chiama conoscenza e gli spiriti del male sono 'abbassati' perché il Verbo li calpesta e li assoggetta. Egli abbatte la forza malvagia che si innalza contro la natura umana, la livella come fosse grandezza e altitudine di monti e colli, e se ne serve per colmare le valli. Infatti, il rigetto delle passioni contro natura e l'assunzione delle virtù secondo natura riempie le valli dell'anima e abbassa la signoria degli spiriti malvagi che si innalza a guisa di montagna. I 'luoghi aspri', cioè l'abbattersi delle tentazioni involontarie, diverranno 'vie piane'. E questo soprattutto quando l'intelletto, con gioia e letizia, si compiace nelle debolezze, nelle tribolazioni e nelle necessità, eliminando tutta la signoria delle passioni volontarie per mezzo delle pene non volute. La Scrittura infatti ha chiamato 'luoghi aspri' il presentarsi di quelle tentazioni involontarie che però si trasformano in 'vie piane' grazie alla sopportazione unita al rendimento di grazie.

 

10

Giovedì

 

Dai "Discorsi" dì Guerrico d'Igny.

serm.III in Adv, 2. S Ch 166,123-127:

 

Tienti pronto, o vero Israele, per l'incontro col Signore perché non solo quando viene e bussa tu gli apra, ma quando ancora è lontano, tu gli vada incontro allegramente e col cuore pieno di gioia. Nutri fiducia per il giorno del giudizio e prega dunque con tutta l'anima che venga il suo regno. Se in quel momento vuoi essere trovato pronto, prima del giudizio preparati la giustizia, (Cf Sir 18,19) secondo il consiglio del saggio; sii pronto a compiere ogni opera buona e non meno pronto a sopportare qualsiasi male, perché le tue labbra possano aprirsi al canto, senza che il cuore le smentisca: Pronto è il mio cuore, o Dio, pronto è il mio cuore (Sal 56,8) . Pronto a compiere con il tuo aiuto, ogni giustizia, e pronto a sostenere ogni calamità.

 

Tu, dunque, Signore, vieni incontro a me, che ti vengo incontro; poiché io non posso elevarmi alla tua altezza, se tu chinandoti all'opera delle tue mani non mi porgi la destra (Gb 14,15). Vienimi incontro e vedi se c'è via di menzogna in me; e se trovi in me una via di menzogna che io ignoro, allontanala e avendo misericordia di me, con la tua legge guidami sulla via eterna: cioè conducimi a Cristo, che è la via per la quale si va e l'eternità alla quale si perviene, la via immacolata, la beata dimora.

 

11

 Venerdì

 

Dal "Commento al Cantico dei Cantici" di Guglielmo di san Teodorico.

Nn. 147-150. PL 180,526-527.

 

L'anima sposa, avida di ritiro dopo le sacre tenerezze, fugge i luoghi pubblici, ama sedersi nel segreto della cella, nella solitudine del cuore, nei penetrali della coscienza; lì si dedica alla purificazione del cuore, sollecita di mondare il suo volto nello specchio e nell'enigma, per vedere un giorno a viso aperto (1Cor 13,12).

 

Tutta tesa, così, al ritorno dello Sposo, alla sua voce, al suo volto, l'orecchio di lei è subito colpito da un lieve mormorio, quasi di chi viene da lontano, parlando con gli amici; ed esclama: La voce del mio Diletto! (cf Ct2,8) La voce dello Sposo è la grazia repentina che raggiunge la memoria della sposa; la sua parola è il tocco amoroso che le dà modo di comprenderlo. Perciò alla voce dello Sposo che viene, la sposa esclama: Eccolo! (cf Ct2,8) Alla sua parola, mentre egli è già presente, e le parla quasi mostrandolo col dito, dice: E ' lui!

 La sposa esce ad incontrare il Verbo di Dio quando la sua tenerezza si slancia, impaziente di conoscerlo. Lo vede venire, quando sente nell'anima l'opera della sua misericordia. Che cosa è mai la sua misericordia a nostro riguardo, se non la sua bontà che in ogni occorrenza ci previene? Con una più intima e personale intelligenza dell'amore, la sposa contempla lo Sposo che viene a lei, quando sperimenta in sé in realtà e con affetto i diversi modi delle sue visite.

 

 

12

Sabato

 

Dai Discorsi di san Bernardo.

Sermo I Advent. PL183,39s.

 

Conoscete già la persona di Colui che viene, come anche il luogo dal quale e al quale viene; non ignorate nemmeno il motivo e il tempo della sua venuta. Rimane solo una cosa da sapere, e cioè la via per la quale viene. Dobbiamo esaminare accuratamente anch'essa, per potergli andare incontro come egli merita.

 

Ma come per attuare la salvezza in terra, venne una volta visibilmente nella carne, così viene ogni giorno in spirito e invisibilmente per salvare le anime dei singoli, come sta scritto: Spirito davanti al nostro volto è Cristo Signore. E perché tu sappia che questa venuta è occulta, aggiunge: Alla sua ombra vivremo fra le nazioni. (Lam 4,20)

 

Perché è giusto che se il malato non riesce ad avanzare per un bel tratto incontro a un così grande medico, si sforzi almeno di alzare la testa e di tenersi in piedi davanti a colui che viene.

 

Non è necessario, o uomo, di passare il mare, attraversare le nubi o valicare le Alpi. Non ti viene indicata una via molto lunga: dentro te stesso, va' incontro al tuo Dio. Vicino a te è il Verbo, sulla tua bocca, nel tuo cuore (Rm 10,8). Vagli incontro fino alla compunzione del cuore e alla confessione della bocca, per uscire almeno un po' dal letamaio della misera coscienza, perché è indegno che l'autore della purità entri lì dentro. Questo è detto della venuta mediante la quale egli si degna illuminare l'anima di ciascuno con la sua potenza invisibile.

 

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