Lettera al Priore della Certosa di Serra San Bruno 2 maggio 1991 |
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LETTERA di Giovanni Paolo II
al Reverendissimo Padre
Dom Gabriele Maria Lorenzi Priore della Certosa di Serra San Bruno l.
Con animo riconoscente al Signore per i continui doni di grazia ad essa
elargiti, la Comunità Religiosa di Serra San Bruno desidera ricordare
quest'anno il IX centenario della propria Certosa, fondata agli inizi del
mese di giugno del 1091. Come
è noto, san Bruno, chiamato a Roma dal mio Predecessore Urbano II, per
averlo accanto a sé come consigliere ed amico; supplicò quel Pontefice
di poter ritornare nella solitudine del monastero, per riprendere la vita
contemplativa ed eremitica, alla quale il Signore insistentemente lo
chiamava. Secondo
la tradizione, fu appunto Papa Urbano II che volle donare a san Bruno la
zona solitaria e suggestiva di Santa Maria della Torre, in cui sorse la
storica Certosa, e riposano tuttora le venerate spoglie mortali del santo. «Solo
quelli che ne hanno fatto l'esperienza - scriveva il santo proprio da
codesto luogo, dopo averne esaltato la bellezza - sanno quale utilità e
gioia divina donano la solitudine e il silenzio dell'eremo a quelli che li
amano...Qui si acquista quello sguardo pieno di serenità che ferisce
d'amore lo Sposo celeste, quell'occhio puro e luminoso che vede Dio... Qui
Dio dona ai suoi atleti, per la fatica del combattimento, la ricompensa
desiderata: la pace che il mondo non conosce e la gioia nello Spirito». San
Bruno, sottratto alla prima fondazione di Chartreuse, trovò costì, nel
contesto meraviglioso del paesaggio che circonda la Certosa, le condizioni
ideali per la vita contemplativa tanto desiderata: il silenzio, la
solitudine, la possibilità di dedicarsi esclusivamente all'orazione. 2.
In questa ricorrenza, mi è gradito unirmi alla Comunità di Serra San
Bruno ed a tutte le Chiese della Calabria per rendere grazie al Signore
del dono fatto a codesta terra e, in particolare, della viva e fedele
testimonianza che l'Ordine certosino continua ad offrire ai fedeli. I
valori della contemplazione, infatti, toccano l'intima vita della Chiesa,
la quale con tutti i contemplativi condivide la vocazione della totale
dedizione a Dio nell'orazione, nel servizio liturgico e nella meditazione
delle verità eterne. Annunciando
il Regno di Dio, la Chiesa attua la conversione dei cuori ed estende nel
tempo l'opera di Cristo. Essa compie così il suo pellegrinaggio su questa
terra, e, come esule, cerca e pensa fin d'ora alle cose di lassù, dove
Cristo siede alla destra di Dio. A tutti coloro che si dedicano senza
sosta e senza esitazione alla preghiera, disposti a camminare in piena
libertà di spirito per le vie della fede, la Chiesa ha da sempre
dimostrato un amore di predilezione. 3.
Da parte mia, desidero che si comprenda sempre più quanto sia essenziale
ed insostituibile la vita contemplativa ed eremitica, espressione e segno
vivo della carità perfetta. I monaci della Certosa ricordano ai cristiani
di ogni condizione che fissare il proprio sguardo amoroso su Dio, nella
quiete del raccoglimento spirituale, è sorgente di vera speranza. Tale
aspirazione, sempre presente nella coscienza del contemplativo e
dell'eremita, appartiene all'intera Chiesa, quale sposa di Cristo, a lui
associata con un patto indissolubile d'amore. Per questo essa è
consapevole di vivere nei suoi monaci l'esperienza dell'amore infinito di
Dio e di Cristo e di testimoniare con loro, nello stesso tempo, il suo
ardente desiderio di essere con Cristo e di entrare con lui nel banchetto
della vita eterna (cfr. Gv 3,2). La
Chiesa è consapevole altresì che il monaco eremita, quasi sepolto nel
cuore di Cristo, imita ed attua ancor oggi la preghiera di Gesù, allorché,
congedate le folle, saliva solo sul monte a pregare e stava a lungo lassù,
fino a notte inoltrata (cfr. Mc 14,23). In
quella preghiera Gesù manifestava ai discepoli la sua perfetta ed
ininterrotta unione con il Padre ed insegnava loro che solo partendo dalla
contemplazione del Padre può trovare pieno compimento il precetto
fondamentale della carità verso Dio e verso il prossimo. 4.
Auspico che codesta celebrazione giubilare possa servire anche a far
conoscere meglio la spiritualità certosina, la quale esige che, anche
quando si è presi dalle urgenti attività pastorali ed organizzative,
l'ideale contemplativo rimanga sempre in cima alle aspirazioni di chi
vuole raggiungere la perfezione cristiana. Esorto, pertanto, i monaci di Serra San Bruno a farsi
costantemente interpreti presso Dio delle peculiari necessità della
Chiesa nello spirito di vera comunione. I monaci abbiano a cuore i
problemi e gli impegni delle Comunità cristiane di codesta Regione,
specialmente l'urgenza della formazione dei giovani ad una visione
veramente cristiana della vita. Si chieda insistentemente a Dio che le
nuove generazioni non siano indotte nella tentazione della violenza e non
siano asservite a strutture di peccato; ma ispirino i loro ideali a quello
evangelico della solidarietà spirituale, umana e sociale, consapevoli che
la giovinezza è tempo reale di grazia per la costruzione di personalità
forti e coerenti. 5. Unitamente ai Venerati Vescovi delle Comunità
diocesane della Calabria, chiedo ai monaci di sostenere con la preghiera i
Sacerdoti in cura di anime, affinché siano confortati nelle fatiche del
loro ministero ed ottengano la grazia di una instancabile generosità
nella dedizione intera ed esclusiva al vero bene dei fedeli. Implorino il
dono di numerose vocazioni sacerdotali e religiose, affinché non manchino
pastori miti e forti, capaci di radunare il Popolo di Dio, di nutrirlo con
i Sacramenti della salvezza, di illuminarlo con la parola e con la
testimonianza di una vita santa e santificante. Non manchi mai nella preghiera di codesta Comunità
l'implorazione per la pace: di essa il mondo sente tanto più bisogno,
quanto più sperimenta l'inclinazione alla violenza. La Vergine Maria, Patrona dell'Ordine certosino,
modello di tutti coloro che vivono nella vera contemplazione di Dio,
protegga codesta Comunità di Serra San Bruno e tutte le Comunità
certosine. Ad esse ed a quanti parteciperanno alle manifestazioni
centenarie della fondazione della Certosa, nonché a tutte le Chiese
particolari della Calabria imparto di cuore una speciale Benedizione
Apostolica. Dal
Vaticano, il 2 maggio dell'anno 1991. GIOVANNI PAOLO II
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