Il Priore

 

 

Ogni certosa è diretta da un priore; non ci sono mai stati abati alla direzione dei monasteri dell’Ordine. Il primo priore, S. Bruno, fu un uomo dal cuore pieno di bontà. La lettera che scrisse ai suoi figli di Certosa è tutta piena di affetto e di delicate premure per i suoi; e i suoi figli di Calabria hanno detto, dopo la sua morte, che Bruno aveva per loro «il vigore di un padre e la tenerezza di una madre».  

Come degno successore di Bruno, il priore di ogni certosa deve essere per «tutti i suoi figli, monaci del chiostro e fratelli, come segno dell'amore del Padre celeste, e unirli in Cristo in modo tale che formino un’unica famiglia e ognuna delle nostre case, secondo l’espressione di Guigo, sia veramente una chiesa certosina».  

L’ufficio di priore  

La carica di priore non è in alcun modo una dignità che conferisca una condizione di superiorità all’interno della comunità. Si tratta di un’autorità che è prima di tutto e principalmente un servizio. «Il priore, ad esempio di Cristo, sta in mezzo ai suoi fratelli come colui che serve». Guigo, quinto priore di Certosa, ha definito il suo ruolo in poche frasi che valgono tutto un programma: «Non devi cercare che i tuoi figli, al cui servizio il Signore ti ha assegnato, facciano ciò che vuoi tu, ma ciò che a loro giova. Devi piegare te al loro vantaggio, non piegare essi alla tua volontà, dato che ti sono stati affidati non per essere loro a capo, ma per loro giovamento».

Esteriormente il priore non ha alcun segno di distinzione che lo possa far riconoscere come superiore. Egli è in tutto uguale agli altri.

Il priore guida i suoi fratelli con la parola e più ancora con l’esempio, mettendo per primo in pratica ciò che insegna. Malgrado le preoccupazioni e gli impegni della sua carica, si dedica con pienezza alla preghiera, al silenzio e alla vita di cella, così da meritare la confidenza dei suoi fratelli e realizzare con loro una vera comunione d’amore. Da parte loro, i monaci vedono nel priore il rappresentante di Cristo; per questo accolgono i suoi insegnamenti in spirito di obbedienza e di umiltà. Gli Statuti non esitano ad auspicare che i priori «non osino proferire parole che Cristo non avrebbe detto al loro posto».

Prima di prendere una decisione importante o di decidere una questione che riguarda tutta la comunità, il priore consulta tutti i monaci o i suoi più prossimi consiglieri; insieme si mettono in ascolto dello Spirito Santo nella comune ricerca della volontà di Dio. Ognuno è allora felice di cooperare, secondo il proprio ruolo, alla vita della famiglia certosina e, parimenti, all’edificazione del Corpo di Cristo.

L’autorità del priore non è assoluta perché deve, egli per primo, osservare gli Statuti dell’Ordine. Inoltre è responsabile di ogni suo atto di fronte al Capitolo Generale, che lo può ammonire o anche deporre. In più è soggetto alle direttive dei visitatori che ogni due anni fanno la visita canonica della casa.  

Il vicario  

Ogni priore è assistito nella sua carica da un vicario, che occupa sempre in comunità il posto alla destra del priore, essendo la seconda persona della casa.

Oggi il vicario è incaricato soprattutto dei monaci del chiostro. Con l’esempio e con la parola li mantiene nell’osservanza fedele e in una santa pace. Deve avere per ciascuno una sollecitudine materna, principalmente per quelli che sono provati da malattie o da difficoltà.