Dal 1091 al 1193 |
|||
|
|||
San Bruno ebbe per procuratore ed aiuto il Beato Lanuino, che divenne superiore del monastero dei fratelli, dedicato a Santo Stefano ed ubicato dove ora sorge la Certosa. Fu lui l'architetto della prima costruzione del complesso monastico certosino, nonché della grangia di Montauro. Normanno d'origine, venne in Italia ed in Calabria con San Bruno. Dal 1091 tutti i diplomi normanni e le Bolle papali vengono invariabilmente indirizzati a Bruno e Lanuino. Quando morì San Bruno il 6 ottobre 1101, il naturale e qualificato successore a maestro o priore della Certosa era Lanuino, suo compagno fedele e suo collaboratore scelto. |
|||
Ma
alcuni monaci dovettero sentirsi turbati dal suo dinamismo e restarono dubbiosi.
La Santa Sede, sollecitata ad intervenire, inviò un suo delegato a presiedere
il capitolo nella persona del Cardinale Riccardo, vescovo d'Albano. .»Lanuino
fu eletto maestro dell'Eremo» - dice Francesco Russo in Bibliotheca
Sanctorum, vol. VII, col. 116-17 - dai 31 monaci, che formavano allora la
comunità della Certosa di Calabria. Pasquale II se ne congratulò con lui nella
Bolla «Quo magnopere desideravimus» del 26 novembre 1101, con la quale lo
invitava a recarsi a Roma per la prossima Quaresima «per scambiarci meglio i
sentimenti del nostro cuore». «Durante gli anni, in cui presiedette la
Certosa, il suo dinamismo ebbe modo di affermarsi, specialmente nella
sistemazione dei monasteri posti alla sua dipendenza. Favorito dai Normanni, che
gli fornirono uomini e mezzi, mise mano alla grandiosa costruzione del
monastero, tradusse in pratica le consuetudini monastiche bruniane e organizzò
la vita religiosa» (ibid.).
|
|||
|
|||
«Pasquale
II lo invitò a partecipare al sinodo romano del 1102; due anni dopo lo incaricò
di recarsi a Mileto per convincere il capitolo di quella Chiesa ad assicurare
alla diocesi un successore al Vescovo morto; nello stesso anno lo delegò alla
scelta di un degno abate per il monastero benedettino di San Giuliano, presso
Rocca Falluca; nel 1108 lo nominò Visitatore Apostolico di tutti i monasteri
della Calabria; infine nel 1113 confermò con due Bolle le disposizioni da lui
impartite circa la disciplina dell'eremo e della Certosa».
|
|||
Fra
i nomi dei Maestri che si succedettero all'Eremo, noi troviamo quello di
Lamberto, reputato Beato, di Leone, Germano, Rodolfo del Crocifisso, Sicchero,
Andrea, Nicola, Landricco, Enrico, Benedetto, Guido e - per tre volte -
Guglielmo di Messina. Vi fu un'epoca in cui, dopo le prime donazioni territoriali e le relative «conferme» papali e diocesane, varie altre se ne aggiunsero, da parte della nobiltà calabrese.
|
|||
Il possedimento, per conseguenza, si arricchì notevolmente, si estese
tutt’intorno per vasto raggio, tanto che finì per spingere i monaci lontano
dalla stretta osservanza di vita solitaria insegnata da San Bruno. Addirittura,
nel 1193, una parte della comunità lasciò l'Ordine certosino e passò a quello
dei cistercensi di Fossanova (Latina) cosicché finì col condurre vita
essenzialmente cenobitica. L'altra parte si ritirò alle falde settentrionali
dell’Aspromonte, nella zona di Castellace, oggi frazione di Oppido Mamertina, a
circa 200 metri di altitudine. Una località di quella zona è chiamata «Li moràbiti» gli eremiti, (dall'arabo «muràbit» = eremita).
|